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Autore: Hansgeorg    19/12/2013    0 recensioni
[il signore degli anelli]
Le miniere di moria sono buie, accidenti!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moria:

Quattro giorni nelle più grandi miniere dei nani della Terra di Mezzo

 
 
Mentre la Compagnia si dirigeva verso le miniere di Moria, Samvise Gamgee si era posto alcune domande: perché, quando si proponeva di passare attraverso le miniere, Gandalf si incupiva all'improvviso?
E soprattutto, perché, quando sul Caradhras, dopo la valanga che li aveva seppelliti e le proposte di Boromir e Gimli, abbia scelto di lasciare che quell'imbecille di Frodo decidesse?
Arrivati di fronte alle mura (mura... una parete rocciosa sarebbe stato il termine più idoneo) delle miniere, Gandalf cominciò a tastare la roccia in cerca dell'entrata. Tutti sgranarono gli occhi nel vedere un potente e saggio mago come lui comportarsi in quel modo, e ad un certo punto Aragorn si avvicinò e gli chiese sottovoce:
“Gandalf, non vorrei metterti in imbarazzo, ma come mai stai tastando la parete delle mura?”
“Vedi, Aragorn, a una certa età la memoria comincia a fare cilecca, e dopo trecento anni ho scordato dove si trova la porta dell'entrata... Mi raccomando, non farne parola con gli altri, ne va della mia reputazione!” rispose Mithrandìr, mentre si avvicinava alla porta a tentoni.
Gli altri, passato lo stupore si sedettero e posarono gli zaini a terra; anche Aragorn si sedette, e nell'attesa tirò fuori la sua pipa e un pacchetto di erba-pipa.
Ad un certo punto, la luce della luna piena illuminò una scritta sulla roccia; a quel punto, Gandalf, si staccò dalla roccia e si avvicinò all'entrata infilandosi un paio di occhiali che teneva in una tasca del mantello; dopodiché, si avvicinò per leggere il testo, e Pipino gli chiese:
“Cosa c'è scritto, Gandalf?”
Il vecchio mago si schiarì la voce, e lesse ad alta voce la scritta;
“C'è scritto, 'Dite amici ed entrate'!”
“E perciò?” chiese lo hobbit.
“Beh, vuol dire che per entrare bisogna pronunciare la parola magica!”
“E tu la conosci?”
“Mmmmh,”
“Gandalf?”
“Mmmmh”
“Allora?”
Gandalf fissava la scritta e i disegni decorativi accarezzandosi la barba, mentre cercava di ricordarsi la parola quando Frodo si avvicinò e rilesse la scritta.
“Dite amici ed entrate? Ma certo! È un enigma!”
“Ma va'?” rispose Aragorn con aria annoiata.
“Mmmmh... Non mi ricordo più come si dice 'Amici' in elfico. Merdoch... merdon... ah, sì! Mellon!”
Per fortuna, Gandalf si ricordò la parola magica, e mentre la porta si apriva, Merry avvisò Gimli e Legolas che stavano giocando a poker con Boromir.
“Uffa! Proprio ora che stavo vincendo!” si lamentò Gimli.
“Stavi barando, nanerottolo!” gli fece notare l'elfo.
“Uhmmmm...” il nano rinunciò a controbattere, e si alzò per prendere il suo zaino; Legolas mise a posto il tavolino pieghevole e i due mazzi di carte nella sua sacca da viaggio.
Gandalf prese da una tasca del suo mantello una lampadina (a basso consumo, neh!) e la avvitò alla cima del bastone, per illuminare l'entrata della miniera.
Mentre Gimli blaterava vantando dei festeggiamenti d'accoglienza dei nani, Mithrandìr fece luce su di alcuni scheletri di nani usati come tirassegno; il nano all'improvviso si destò dalle sue chiacchiere e cominciò ad urlare:
“Nooo! Com'è possibile! Hanno ammazzato tutti i miei parenti! Nooo!”
“Ma chi può essere stato? Gli orchetti?” chiese Pipino.
“Merda! I goblin!” rispose Legolas guardando bene i corpi e chinandosi su uno di essi: “Bleah! Che puzza! Chi li ha attaccati non deve essersi lavato da almeno un mese!”
“Già! Non credo che abbiano preso i nani di sorpresa! Sarebbero stati peggio dell'odore dell'acqua di palude.” confermò Aragorn.
“Comunque ora usciamo di qui! Fuori!” esortò Boromir alla vista di quei cadaveri.
 
Mentre la Compagnia indugiava sulla soglia di Moria, Gollum stava seguendo da lontano il gruppo, e mentre loro entravano nelle miniere, si diede alla pesca; si gettò in acqua e afferrò a mani nude un grosso totano e cercò di portarlo in superficie. Il mollusco si ribellò e scagliò il Gollum lontano nel bosco, ma dato che era stato disturbato dalla lettura di un pornazzo, il totano si incazzò parecchio e se la prese con la Compagnia, afferrando coi tentacoli un paio di hobbit.
Frodo e gli altri cominciarono a gridare aiuto, e Legolas sbuffò, tirando fuori il suo arco.
“Ma è possibile che quei dannati mezzuomini si ficchino sempre nei guai?” si chiese l'elfo.
“Non lo so, magari è un loro passatempo, oppure una tradizione della loro gente” rispose Gimli.
“Che rottura, 'sti hobbit! Ma chi ce lo fa fare, di salvare loro sempre il culo?” disse Aragorn.
E mentre i soliti fessi salvavano Frodo e gli altri dal totanozzo, Gandalf spronò gli altri verso l'interno della miniera.
“Nelle miniere, presto! Entrate!”
A quel punto Grampasso afferrò Frodo ed entrò con gli altri dalla porta di Moria, e il totano li seguì all'interno facendo crollare la volta dell'entrata.
Rimasti al buio, Gandalf trasse un sospiro e riaccese la lampadina sulla punta del suo bastone:
“Che sfiga! Ora ci tocca attraversare le miniere!”
“Quanto ci metteremo?” chiese Pipino.
“Sono quattro giorni fino all'altra parte!” rispose lo stregone. “State in guardia: probabilmente ci toccherà affrontare dei goblin!”
“Oddio! Chissà puzza!” esclamò Legolas.
La Compagnia cominciò il suo lungo viaggio fino all'uscita dall'altra parte. Arrivarono sino ad un incrocio, da dove si diramavano tre vie, ognuna con un cartello sulla volta dell'entrata: la prima aveva un cartello rotto che diceva: 'BAL INC', la seconda due simboli che indicavano i servizi igienici, e la terza un simbolo con un omino che scavava, che lasciava intendere che la via portasse alle miniere.
Gandalf si fermò e disse:
“Oh cazzo, non mi ricordo dove portano queste vie!”
Si sedette, posò il bastone e il cappello, e si mise a pensare (oltre che a fumare); Pipino chiese a Merry sottovoce:
“Che succede? Perché ci siamo fermati?”
“Non lo so! Lo chiedi a me? Io non vedo l'ora di uscire da questo buco!”
rispose l'hobbit.
 
Intanto, Frodo, che si stava allegramente facendo una pipa, vide un essere che si muoveva strisciando furtivo nell'oscurità; si alzò di scatto e corse da Gandalf allarmato:
“C'è qualcosa che ci segue!”
“Oh, deve essere Boromir che è andato a cercare legna!” rispose lo stregone distrattamente, assorto nei suoi pensieri.
“No! Non è lui! È qualcosa di meno grosso e stupido!”
“Ah, allora dev'essere Gollum!”
“Gollum?”
“Non so di preciso da quanto ci segua (a dire il vero, non me lo ricordo!), ma lo fa solo perché vuole riprendersi l'anello!”
“Perché Bilbo non lo ha ammazzato quando glielo ha fregato? Per colpa sua ora ci troviamo i Nazgul alle calcagna!”
“Credo che lo abbia fatto per il fatto che il Gollum abbia recitato la solita scena del povero Sméagol pentito! Ma non credo fosse stato un gesto inutile: io penso che molti di quelli che muoiono meritano di crepare e molti di quelli che vivono devono morire, o forse è il contrario... insomma, forse non meritava di morire!”
Poi Gandalf guardò la volta del primo corridoio e ad un tratto si ricordò:
“Ah, quella dev'essere la via!”
“Te la sei ricordata finalmente!” esultò Pipino.
“No, Pipino! L'aria laggiù non puzza di cesso come qui! Quando sei in dubbio, segui il tuo naso!” ribatté Mithrandìr.
Legolas e Boromir si avvicinarono all'incrocio; l'elfo annusò l'aria intorno con aria schizzinosa:
“Oddio! Che puzza! Qualcuno qui ha pisciato fuori dalla tazza!”
Il capitano di Gondor guardò per terra nella direzione dell'entrata col cartello rotto: si chinò e raccolse un pezzo di cartello con delle scritte che dicevano 'ROG AZZATO'; lesse la scritta e aggrottò la fronte:
“Che cazzo vuol dire 'ROG AZZATO'?” chiese a Legolas.
Senza rispondere, l'elfo gli prese dalle mani il pezzo e lo accostò al frammento di scritta sulla volta del corridoio; fatto ciò, lesse la scritta:
“Mmmh, 'BALROG INCAZZATO'... mi ricorda qualcosa...”
Gimli gli arrivò alle spalle:
“Ma che vuoi che sia, orecchie a punta! Vai avanti, su!”
Legolas gettò a terra il pezzo e riprese il passo seguendo gli altri.
Arrivarono in un'enorme sala con un vasto colonnato; dopo qualche metro, Gimli vide una luce provenire da una stanza:
“No! Nooooo!”
Corse gridando verso l'entrata della cappella.
Gandalf lo vide e tentò inutilmente di fermarlo.
“Gimli! Aspetta!”
“Noooo!” continuò a gridare il nano.
Egli arrivò di fronte ad un grande sarcofago di pietra con alcune scritte sopra. Gandalf lo raggiunse e lesse l'epitaffio, constatando ciò che sospettava:
“'Qui giace Balin, bastardo, stronzo e pappone, signore di Moria' È morto dunque! L'hanno ammazzato!”
“Nooo!”
Gimli si inginocchiò davanti alla tomba appoggiandosi sulla sua ascia e cominciò a battere la testa contro la pietra piangendo.
Intanto, Mithrandìr lasciò il bastone ed il cappello a Pipino, e si chinò raccogliendo un vecchio diario. Lo aprì, e lesse ad alta voce le ultime pagine:
“'Hanno preso il ponte, sono passati dai cessi. Abbiamo sbarrato i cancelli, e qualche sfigato è rimasto fuori; anche noi purtroppo non possiamo più uscire, porca vacca! Qualcuno di noi, dopo essersi bevuto un casino di liquore, ha detto di aver sentito il suono di qualche tamburo provenire da Kazad-D‎ûm: i soliti ubriaconi!
Oh, cazzo! Stanno arrivando davvero!'”
Intanto, Pipino si voltò verso uno scheletro appoggiato su di un pozzo e impallinato di frecce; allungò la mano e girò una freccia, facendo cadere la testa giù nel pozzo; il teschio cadde giù trascinando con una catena il secchio del pozzo e il resto del cadavere.
L'imbarazzo fece cadere nella sala un silenzio di tomba.
Gandalf chiuse di scatto il polveroso libro e si voltò verso lo Hobbit con uno sguardo severo;
“Brutto coglione di un Tuc, gettati tu nel pozzo e facci il piacere di andare a morire ammazzato!”
 
Intanto, trenta metri più sotto due goblin stavano facendo gare di rutti dopo aver bevuto alcune pinte di birra, quando il secchio ed il cadavere caddero in testa ad uno dei due.
Goblin 1: “Ahio! Chi cazzo mi ha tirato in testa sta roba?”
Goblin 2: “Non lo so! Burp! Proveniva dal pozzo sopra di te!”
Goblin 1: “Merda! Allora vuol dire che c'è qualcuno Burp!”
Goblin 2: “E chi minchia può essere? Abbiamo ammazzato tutti quei puzzolenti nani!”
Goblin 1: “Burp! Allora vuol dire che è entrato nelle miniere!”
Goblin 2: “Chiamiamo subito gli altri! Burp! Abbiamo del lavoro da fare!”
I due goblin corsero verso i tamburi per dare l'allarme.
 
Gandalf e i suoi compagni udirono il suono di percussioni e alcune grida di adunata provenire dalle profondità della miniera; si mossero subito, sbarrando il cancello e mettendo gli hobbit al riparo dietro Mithrandìr.
Boromir guardò fuori attraverso un buco nel legno del portone, e vide un gruppo di goblin correre verso di loro nella cripta.
“Cazzo!” esclamò.
“Che c'è?” chiese Aragorn!
“Me la sto facendo addosso! Non c'è un cesso?” rispose Boromir.
“Ma devi farlo proprio ora?” disse Grampasso, piazzando un paio di asce in modo da bloccare la porta.
“Vi sembra il caso di litigare proprio ora?” li rimproverò Legolas.
Gimli salì sulla bara e brandendo la sua ascia gridò in modo provocatorio:
“Lasciateli venire! Troveranno ancora un nano qui a Moria che vive e respira!”.
“Ora non ti gasare, nanerottolo!” disse Gandalf.
Gli hobbit sguainarono le loro spaduncole (erano così piccole e smussate che non erano buone nemmeno a radere la barba sudicia di Aragorn) e si piazzarono dietro lo stregone.
All'improvviso, un troll alto due metri e mezzo irruppe nella cripta sfondando il portone con una grossa mazza, seguito da un gruppetto di goblin armati fino ai denti.
Uno di loro si fermò e disse ad uno dei suoi compagni, indicando Pipino:
“Ecco! È stato lui a buttarmi in testa quell'affare!”
“Ammazziamolo, forza!” rispose l'altro.
Iniziò così una feroce lotta tra i goblin e i membri più forti della Compagnia, i quali, oltre a evitare i colpi di mazza del troll, cercavano di infilzare gli avversari; e mentre questi fessi si ammazzavano a vicenda, gli hobbit, stando dietro Gandalf per evitare i colpi, incitavano i loro compagni nella lotta.
All'improvviso, però, lo stregone si spostò di lato per disarmare il troll, il quale afferrò una vecchia lancia che stava per terra e infilzò Frodo come uno spiedino.
Boromir si girò verso gli hobbit con espressione stupefatta.
“Porca troia!”.
“Te la sei fatta addosso?” gli chiese Gimli dopo aver affettato un goblin.
“No! Non ne sento la puzza!” rispose Legolas.
“Guardate! Quel coso ha ucciso Frodo!” disse Aragorn.
“Oh, no!” gridò Sam, che si gettò verso l'altro hobbit in lacrime; “Padron Frodo, no!”.
Aragorn si chinò sullo hobbit e tolse la lancia dal corpo del mezzuomo, il quale si riprese e si alzò tirando fuori da un taschino interno della giacca di cuoio il suo pacchetto di erba-pipa,che presentava un grosso buco in mezzo.
“Sto bene! Non mi ha infilzato!” esclamò con sorpresa.
Vedendo ciò, Boromir esclamò:
“Ma vaffanculo!”
Aragorn si rivolse a Frodo:
“Dovresti essere schiattato! Quella lancia ti avrebbe trafitto!”
“Sì, ma 'sto tappo ha un culo grande come una casa!” disse Boromir con evidente disappunto.
“Che culo...” annuì Gimli guardando il pacchetto trafitto.
Sam corse trafelato verso Frodo, preoccupato per la sua salute:
“Padron Frodo! Padron Frodo, state bene!”.
“Già, purtroppo!” commentò acido Aragorn.
Improvvisamente, si udirono altri goblin che stavano correndo verso la cripta, gridando epiteti e bestemmie che sarebbe meglio non trascrivere; udendo ciò, Gandalf si voltò allarmato verso l'entrata e smosse gli altri compari:
“Muoviamo il culo! Al ponte di Kazad-Dûm!”.
Detto ciò, il gruppo si mosse in tutta fretta verso la direzione indicata dallo stregone, seguito da un, infinità di goblin incazzati, che scendevano perfino dalle colonne sulle quali si erano arrampicati.
La Compagnia si trovò quindi circondata e si fermò: Aragorn e gli altri formarono un cerchio, spingendo gli hobbit al centro per proteggerli.
Ma, improvvisamente, nella sala si udì un suono che zittì tutti i presenti e spaventò a morte i goblin; questi ultimi, presi dal panico, fuggirono a gambe levate arrampicandosi sulle colonne o tornando giù nei tombini.
“Oddio! Cos'è 'sto rumore?!?” chiese Legolas allarmato, mentre si guardava intorno.
“Oh, niente! È soltanto il solito coglione che ha intasato il cesso!” rispose Gimli, senza accorgersi della luce rossa che proveniva dal corridoio alle loro spalle.
Ma il suono si ripeté, e Boromir chiese a Gandalf:
“Ma qualcuno mi vuole spiegare che cazzo è quest'affare?”.
Lo stregone chinò il capo e rispose:
“Un Balrog!”
“E che cazzo è un Balrog?” continuò Boromir.
“Già, che cazzo è un Balrog?” fece eco Aragorn.
“È un demone del mondo antico” li interruppe Mithrandìr.
“E che cazzo ci fa qui 'sto coso?!?” rispose Boromir, sfruttando tutto il suo genio.
“Forse i goblin lo hanno stuzzicato!” azzardò Aragorn.
“O forse sono stati i nani!” disse malignamente Legolas per stuzzicare Gimli.
“O forse gli elfi sono scesi giù a rompergli i maroni dandogli del puzzone e spruzzandogli addosso del nauseabondo profumo elfico!” replicò prontamente il nano.
“Sempre meglio che l'orrendo puzzo dei nani.” continuò l'elfo.
“Ma la volete finire?!?” li interruppe Gandalf.
“E ora che facciamo?” chiese Sam aggiungendosi alla marmaglia che discuteva.
“È vero! Che facciamo? Lo ammazziamo? Eh? Eh?” chiese il Capitano di Gondor allo Stregone, il quale s'incupì improvvisamente.
Dopo un po' alzò gli occhi verso gli altri che si aspettavano una risposta riguardo al da farsi, e li incitò:
“Fuggiamo, branco di babbei!”
“Ma perché? Non possiamo ucciderlo?” chiese ancora Boromir.
Aragorn lo spinse e il gruppo cominciò a correre verso il Ponte di Kazad-dûm, mentre il Balrog cominciò a seguirli con passo deciso.
Arrivarono finalmente nei pressi del ponte, dove si trovarono di fronte a delle rocce pericolanti; Gandalf spinse Grampasso in avanti:
“Portali fuori, Aragorn! Muovi il culo! Io cercherò di tenere a bada il Balrog!”.
“Ma che cazzo vuoi fare? Non fare l'eroe, scappa!” rispose il ramingo.
Ma lo stregone non rispose; anzi, si girò verso il mostro e iniziò a provocarlo facendo lo scemo e prendendolo per i fondelli.
Il mostro lo vide e cercò di passare sotto la volta del passaggio verso Kazad-dûm abbassando la testa e piegando le ginocchia, ma appena fece un passo in avanti batté la testa contro il soffitto, facendone crollare un pezzo.
Gandalf trovò il pretesto per sfotterlo:
“Tu non puoi passare, sfigato! Ritorna da dove sei venuto!”.
Aragorn lo tirò per una manica e lo condusse verso il ponte; Mithrandìr interruppe il suo sfotto' e seguì i compagni che stavano correndo verso l'uscita.
Arrivarono al ponte, e lo stregone aspettò che tutti gli altri attraversassero il ponte per fermarsi e girarsi indietro; il Balrog era riuscito in qualche modo a passare sotto l'entrata e a raggiungere Kazad-dûm, dove Gandalf si era fermato ad aspettarlo.
Appena il mostro e lo stregone si incontrarono faccia a faccia sul ponte, Mithrandìr, alludendo alla robustezza e alla grandezza del ponte, riprese a prenderlo per il culo con una sonora risata:
“Ah ah ah! Tu non puoi passare! Torna indietro, coglione! Io ci passo e tu no!”.
Per tutta risposta, il Balrog evocò una spada di fuoco e cercò di colpire il mago, il quale, usando il bastone creò una barriera magica che frenò l'attacco dell'avversario;
ciò gli diede nuovamente la scusa per continuare a sfotterlo:
“Visto? Non riuscirai mai a sconfiggermi! Va' a nasconderti, babbeo!”.
Incazzato nero (anche per lo sfotto'), il mostro fece comparire allora una frusta infuocata, facendola schioccare per spaventare lo stregone, il quale continuava a prenderlo per il culo.
Aragorn e gli altri osservavano lo spettacolo con ansia e timore, vedendo il loro compagno che oltre a fare gesti provocatori, lanciava insulti e provocazioni verso il potente mostro.
“Che cosa sta dicendo, Grampasso?” chiese Pipino ad Aragorn, il quale, non volendo far apparire il suo vecchio amico per come si stava comportando, rispose:
“Ehm, sono... Formule magiche! Vero, Legolas?”
“Cosa? Ah, sì, certo! Formule molto potenti!” rispose l'elfo, cogliendo al volo l'argomento.
Stufo di ricevere insulti da un insulso umano, il Balrog avanzò mettendo una zampa sul ponte; il mago lo vide, e preso dalla paura, alzò il bastone e picchiò la punta inferiore a metà del ponte, spezzandolo in due. La pietra cedette sotto il peso della creatura, che perse l'equilibrio e cadde nelle profondità delle miniere di Moria.
Gandalf osservò il mostro infuocato che cadeva nelle profondità delle caverne e tirò un sospiro di sollievo; mentre si voltava ancora scosso per il 'combattimento'(?!?), non notò il Balrog che lanciò la sua lunga frusta verso l'alto nella speranza di aggrapparsi al ponte, ma che invece afferrò la gamba del mago, che venne trascinato verso il basso dal peso del mostro.
Lo stregone si aggrappò con rapidi riflessi al moncone del ponte, e cercò di chiedere aiuto ai compagni nonostante avesse la lunga barba aggrovigliata davanti alla bocca:
“Aiutatemi, svelti!”
Ma Boromir e gli altri interpretarono il grido d'aiuto come se li avesse spinti a fuggire, così stettero lì impalati a guardare il loro compagno che perse la presa e precipitò nel vuoto.
Gli hobbit, e soprattutto Frodo, si lanciarono in un urlo di dolore disperato, mentre Aragorn e gli altri cercavano di portarli fuori dalle grotte.
“Dovevamo aiutarlo!” protestò Merry.
“Non hai sentito? Ci ha detto di fuggire!” rispose Boromir, spingendo fuori lo hobbit.
“Ma...” lo hobbit cercò di replicare, ma non fece in tempo poiché venne spinto fuori insieme agli altri compagni.
Ciò che restava della Compagnia fuggì dalle caverne dirigendosi sulle alture che precedevano i boschi di Lothlòrien, dove si diressero pur non sapendo che in quei luoghi abitava una Dama dei Boschi completamente folle adorata dagli Elfi.
  
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