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Autore: S t o n e r    19/12/2013    1 recensioni
Questa è una lettera scritta da me, al mio defunto amore, Fred.
Ho creato il mio personaggio nella saga di Harry Potter.
IMPORTANTE: Molti atteggiamenti di Fred non corrispondono a quelli del libro; l'ho descritto timido e insicuro. Ma suvvia, lasciatemi fantasticare.
In questa lettera, ricorderò i momenti più felici passati con lui, e le modifiche che la sua morte ha portato nel mio futuro, che credevo già scritto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa è la mia prima fanfiction. Mi scuso per eventuali errori di battitura o grammaticali.
Buona lettura!




Caro Fred,
ormai sono passati sei anni dalla tua morte.
So bene che questa lettera non la leggerà nessuno, e che rimarrà il solo contenuto del cassetto ‘segreto’ che nascondo studiatamente dietro il letto. So bene che queste parole non ti raggiungeranno mai, ma ho bisogno di ritrovare la felicità che la tua morte mi ha portato via dal cuore, ricordando ciò che abbiamo condiviso, anche se farà male.
Mi ricordo ancora la prima volta che ti vidi; tu eri al secondo anno, mentre io al primo.
Mi ero persa; io, una bambinotta di soli undici anni in un luogo enorme come Hogwarts.
Credevo di essere spacciata, ma poi sei arrivato tu, con quel sorriso luminoso che stendeva a terra il buio incombente.
Mi porgesti una mano, mi chiedesti il nome e mi accompagnasti alla sala Comune di Grifondoro.
Da quel giorno, ho cominciato a sognarti ogni notte.
E ti ricordi quando scambiai George per te?
Ho cominciato a parlarci, come se ci conoscessimo. Dopo deve aver capito, perché si fece passare per te. Ma improvvisamente arrivasti tu, e gli desti un pugno in testa. Inizialmente mi spaventai; due Fred? –il sogno di una vita-.
Poi cominciaste entrambi a ridere, e così feci anche io, continuando a non capire. Ma poi, lentamente, vidi che il viso di uno era leggermente più scavato dell’altro. Gemelli. Eravate gemelli.
Da quel giorno, riuscii sempre a distinguervi. Sempre.
E ti ricordi di Hogsmeade?
Non sapevo se considerarlo un appuntamento o meno, ed ero così imbarazzata! Ma poi, tu ordinasti due burrobirre, e cominciammo a berle. Una volta rialzato il capo, le tue labbra erano ricoperte di schiuma.
Anche in quell’occasione, mi facesti sentir male dalle risate, anche se in realtà, da una parte risi per distrarmi, per togliermi dalla testa il pensiero fisso di volerti baciare, di asciugare quella schiuma con le mie labbra, poggiate sulle tue.
Riuscii a scorgere un lieve rossore espandersi sul tuo volto, cosa che riuscì solo a renderti più bello e tenero.
Poi arrivò il ballo del ceppo; mancava un solo giorno, e tu non mi avevi ancora invitata.
Ma poi, uscendo dalla biblioteca, ti sentii parlottare da solo nervosamente, e non appena mi vedesti arrossisti, cosa che mi ritrovai a fare a mia volta.
In mano tenevi un tulipano bianco, leggermente stropicciato.
Mi prendesti la mano, e mi sussurrasti all’orecchio –nonostante non ci fosse nessuno nei paraggi- se avessi voglia di venire al ballo con te. Ti risposi immediatamente di sì, e tu portasti le tue labbra sulla mia guancia.
Il nostro primo ‘bacio’, anche se solo sulla guancia.
E alla fine, finalmente, arrivò il ballo.
Indossai un vestito celeste, con il pizzo bianco ricamato sui bordi; la stessa identica tonalità del fiore che mi avevi regalato.
Non appena scesi le scale, ti vidi parlare e scherzare allegramente con Angelina; ho sempre saputo che lei aveva un debole per te.
George sembrò aver compreso la mia preoccupazione, così mi si avvicinò e mi offrì da bere. Provai a fingere di avere te davanti agli occhi, ma il vostro sorriso ha sempre avuto sfumature differenti. Eri insostituibile per me.
George mi chiese un ballo, ma io rifiutai, guardando, con angoscia,  nella tua direzione.
Tu scorgesti il mio sguardo, sorridesti e ti avvicinasti a me, non salutando neppure Angelina.
Sembravi infastidito dalla presenza di George.
Mi prendesti delicatamente una mano, e mi portasti sulla pista da ballo.
Poggiai le mie braccia attorno al tuo collo, facendomi condurre da te.
Dopo circa dieci minuti mi sussurrasti “Non qui”, e lì per lì non compresi, ma poi cominciasti a portarmi fuori dalla sala, da qualche parte, e solo alla fine capii.
Era il luogo in cui ci incontrammo la prima volta.
Ti scompigliasti i capelli insistentemente, e poi cominciasti a parlare.
Ho sempre odiato il mio nome, ma ogni qualvolta che questo usciva dalle tue labbra, assumeva una dolce melodia.
Lì ti dichiarasti, e mi ricordo ancora una parte del discorso, che ancora oggi riesce a commuovermi; “so di essere un ragazzino, che non fa altro che giocare e scherzare e che sono un irresponsabile, ma se amare vuol dire crescere, io voglio farlo con te.”
Gli occhi mi si inumidirono; le parole più dolci e sentite che una persona mi avesse mai rivolto prima d'allora. Ti girasti un secondo, poi ti fiondasti dinnanzi a me, esitante, temendo che non fosse ciò che io desideravo. E ti assicuro che lo desideravo, Fred. Eccome se lo desideravo.
Sei sempre stato molto più alto di me, così, quella prima volta, dovetti alzarmi in punta di piedi.
Mi accarezzasti la testa, scostandomi i capelli da davanti il viso,  tentando inutilmente di bloccarli dietro il mio orecchio.
E finalmente le tue labbra si poggiarono sulle mie. Una sensazione dolce, ma anche amara; la sensazione di fare una cosa giusta, ma anche una sbagliata.
Mi sentivo così felice, così innamorata; quel bacio così perfetto a tal punto da indurmi ad avere la sensazione di essermi impadronita della gioia di altre persone, come se fosse troppo solo per me.
Ancora oggi non ricordo quanto fosse durato; secondi? Minuti?
Ricordo solo che dopo, mi prendesti la mano e mi trascinasti nella Sala Grande, mano nella mano, proprio come una vera coppia. Qualcuno si fermò a lanciarci un’occhiata; riuscii a scorgere il sorriso di George.
Quella rimane ancora una delle giornate più felici che io abbia mai trascorso.
E poi, ovviamente, è toccato al tuo ultimo anno ad Hogwarts; terribile.
Sorridevi, ma sapevo che dentro piangevi, e da una parte probabilmente era colpa mia.
Quel giorno percorremmo per l’ultima volta i corridoi di quella scuola magica, insieme. Non lasciasti mai andare la mia mano, ripetendomi di continuo di quanto fossi speciale per te, e di quanto la mia presenza avesse contribuito a rendere quegli anni indimenticabili e magici.
Questo però, ovviamente, non ti tolse l’occasione di farmi assaggiare un qualche biscotto di tua invenzione; quei brufoli sono tremendi, e non sto parlando di quelli che si trovano sul volto.
Dopo cominciasti la gestione dei Tiri Vispi Weasley insieme a George. Ogni settimana mi portavi un regalo diverso, come biscotti dai colori stravaganti che non mangiai.
Nonostante ciò, mi ricordo ancora di quante piume, bolle, scaglie e code mi siano spuntate!
Non sei mai cresciuto, e questo è solo uno dei tanti motivi per la quale ti amo, Fred.
Penso che nessuno riuscirà più a farmi ridere come solo tu riuscivi a fare.
Quando George mi avvisò della tua morte, sorrisi, pensando fosse un altro dei vostri complotti per spaventarmi, ma tu non arrivavi per dirmi il solito “Ci sei cascata come un Allock!”, e lui non cercava di trattenere le risate.
Cosa dire? Cosa fare? Cosa pensare? Cosa essere, senza di te? Mi portai automaticamente una mano sul petto, che lentamente scese fino al grembo.
Quella notte la passai stretta a George.
Piangemmo la tua morte insieme, senza parlare; solo silenzio. L’unica cosa udibile erano i singhiozzi. Non mi accorsi nemmeno di essermi addormentata.
Al mio risveglio lui c’era ancora, come lo è tutt’ora nella mia vita, e nel mio letto, mentre ti scrivo tutto ciò.
Io non lo amo, e lui non ama me, ma ci sosteniamo a vicenda.
Non posso cercare un altro uomo; amare qualcun altro sarebbe impossibile, ma i sentimenti che provo per George sono i più simili a ciò che provavo e provo tutt’ora per te. Molte notti mi sveglia, dicendomi che stavo urlando il tuo nome nel sonno.
Dormo molto, sai?
Spero sempre di rivederti. Ma non il tuo ‘riflesso’, che spesso riesco a vedere in George; proprio tu.
Ma purtroppo, i sogni si tramutano in incubi.
Mi manchi; la tua voce che pronuncia il mio nome e sussurra di amarmi, la tua risata, le tue carezze delicate, i tuoi abbracci, il tuo odore. Tutto.
Avrei voluto raggiungerti, ma come potevo?
Devo pensare a lui.
Molte mi reputano una madre crudele, ma non potevo non dirgli la verità. Nostro figlio sa che il padre sei tu e non George.
Quanto vorrei che tu l’avessi conosciuto…
E’ bello, e ti somiglia molto.
Amo i suoi capelli rossicci, proprio come amo i tuoi. E la sua risata… La stessa che mi fece innamorare di te.
Io e George abbiamo fatto l’amore, una volta.
Pensavo che sarei riuscita a sentirti vicino, ma non è successo.
Abbiamo una figlia; ha due anni.
Desidero con tutto il cuore che tra Frederick e Lucy –così si chiamano- si crei un rapporto anche solo lontanamente simile a quello che c’era tra te e George.
Riesci a sentirmi, Fred?
Le mie parole raggiungono le tue orecchie?
Le mie lacrime inumidiscono le tue guance?
Senti ancora la pressione delle mie labbra poggiate sulle tue?
Senti ancora quel miscuglio di forza e debolezza, coraggio e paura che provammo la prima volta che facemmo l’amore?
Ricordi tutto questo?
Questo pomeriggio verremo tutti a trovarti; la tua famiglia, Lee, Harry, Hermione, io, nostro figlio e Lucy.
Tutti hanno l’abitudine di lasciarti un fiore, ma io e George preferiamo donarti qualche sua nuova invenzione, che sono sicura anche tu avresti trovato geniale e divertente, e sono anche sicura che da qualche parte, lassù, sorridi.
Ogni anno ti porto anche una foto di Frederick; ti parla molto anche lui.
Ogni volta che veniamo a trovarti, io e George ci allontaniamo l’uno dall’altra; sia fisicamente che spiritualmente.
Penso che invece dovremmo fare in modo che succeda il contrario. Entrambi abbiamo subito una grande perdita, sebbene la sua non sia nemmeno lontanamente paragonabile alla mia; per quanto io ti ami, ciò che c’è tra te e George non potrà mai essere pari a ciò che c’è tra me e te.
In questo momento, probabilmente, staremmo dormendo insieme, le dita e i corpi intrecciati.
Forse adesso saremmo sposati, sposati con tanti figli; magari tanti quanto i tuoi fratelli.
Non penso che mi sposerò mai con George; nessuno dei due lo vuole veramente.
Hai lasciato qualche frammento di te in me e qualcun altro in lui, ed entrambi cerchiamo di appropriarci di quello dell’altro.
Ma è davvero così che passerò ciò che resta della mia vita?
Trascorrere ogni giorno a guardarmi indietro, pensando a come la mia vita sarebbe potuta essere diversa e mille volte più felice se tu ci fossi ancora?
Sono una madre, Fred.
Il mio compito adesso è quello di farli crescere, ma come posso riuscire in questo, se io stessa non mi sento ancora cresciuta?
Non posso fingere che vada tutto bene, che tu sia ancora vivo e che George sia te, ma devo andare avanti.
Non giudicarmi per le scelte che ho preso e per quelle che prenderò; faccio questo per far star bene tutti, anche me, sebbene sia molto complicato.
Vivrò la mia vita insieme a George, cercando di aprirgli il mio cuore.
Cresceremo Frederick e Lucy insieme.
Ti amo Fred, e continuerò a farlo per sempre, ma adesso devo vivere, è giusto che sia così.
Ci incontreremo ancora. Non so quando, se presto o tardi, tra venti o tra trent’anni…
Ma quando accadrà, vivremo la morte insieme.
                         


                                                                                                               Per sempre tua
                                                                                                                          Carlotta.
 
  
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