Fanfic su attori > Cast Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: Horse_    20/12/2013    3 recensioni
Ti svegli –o apri gli occhi, questo non lo sai, perché nell’ultimo periodo dormi poco– di soprassalto perché hai sentito una voce.
Che ora potrà mai essere? Questa è la domanda che ti poni nel momento in cui i tuoi occhi azzurri si aprono trovando solo il buio davanti a te.
Ma chi ti può aver chiamato? In casa siete solo tu, Nina, Nietzsche e Moke –il buon vecchio Moke.
Quando i tuoi pensieri si mettono in ordine capisci che o senti le voci –come il piccolo Gilbert– o Nina si è svegliata.
Pensi all’ultimo periodo: ultimamente accade spesso.
La tua futura moglie che si sveglia in piena notte colpita da un senso di nausea oppure da strane voglie, come l’altra notte: pizza con i gamberetti e ketchup –non con la salsa rosa, perché le dava nausea al solo pensiero– alle tre di notte.
Solo il pensiero da la nausea anche a te.
Ormai è da nove mesi che vai avanti così, ma ami le sue strane voglie e il suo cambiamento di umore.
***
Osservi ancora la splendida immagine che hai davanti a te e ti senti finalmente completo.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sentirsi completi




[Storia Nian; punto di vista di Ian].
Questa One-Shot potrebbe essere considerata come il seguito dell'altra, ma non è necessario averla letta.
Non mi dileguo troppo, ci sentiamo sotto :)





Ti svegli –o apri gli occhi, questo non lo sai, perché nell’ultimo periodo dormi poco– di soprassalto perché hai sentito una voce.
Che ora potrà mai essere? Questa è la domanda che ti poni nel momento in cui i tuoi occhi azzurri si aprono trovando solo il buio davanti a te.
Ma chi ti può aver chiamato? In casa siete solo tu, Nina, Nietzsche e Moke –il buon vecchio Moke.
Quando i tuoi pensieri si mettono in ordine capisci che o senti le voci –come il piccolo Gilbert– o Nina si è svegliata.
 
Pensi all’ultimo periodo: ultimamente accade spesso.
La tua futura moglie che si sveglia in piena notte colpita da un senso di nausea oppure da strane voglie, come l’altra notte: pizza con i gamberetti e ketchup –non con la salsa rosa, perché le dava nausea al solo pensiero– alle tre di notte.
Solo il pensiero da la nausea anche a te.
Ormai è da nove mesi che vai avanti così, ma ami le sue strane voglie e il suo cambiamento di umore.
 
Ami tutto di lei: dalla sua pancia tondeggiante ai suoi cambiamenti di umore che più volte ti hanno costretto ad andare fuori da casa tua senza un motivo, ma ami anche questo.
Ritorni a pensare a quella voce e solo in un secondo momento ti accorgi che, si, è Nina che ti sta chiamando e sembra allarmata.
 
“Ian…” ti chiama allarmata.
“Mmm…” mugugni qualcosa.
“Ian!” ti chiama di nuovo, sempre più allarmata, tirandoti via le coperte.
 
Mugugni ancora in segno di protesta e per il freddo, hai sonno.
 
“Si?” le domandi combattendo la stanchezza.
“Ian, mi si sono rotte le acque!” ti risponde lei con una finta tranquillità mal celata.
 
Non colleghi bene le parole e ti abbandoni sul cuscino, ma quando componi bene la frase e capisci che tua figlia –si, è una bambina– vuole venire al mondo ti alzi di scatto accendendo l’interruttore della luce che è accanto a te.
Guardi Nina che ha gli occhi sbarrati e ti fissa, non sapendo cosa fare, ma il problema è che non sai neanche tu cosa fare.
 
“Oh… Si… Dobbiamo prendere la borsa per l’ospedale, devo andare a prendere la macchina e…” inizi a farfugliare qualcosa.
 
Il problema è che durante questi mesi ti sei sempre posto la domanda sull’essere un bravo padre, se saresti riuscito a cambiare i pannolini a tua figlia, ad insegnarle a camminare e avevi anche pensato ai vari modi per uccidere i ragazzi che le si sarebbero avvicinati, ma non avevi pensato ad un momento come questo.
 
“Ian, calmati, dobbiamo sol-” cerca di rassicurarti, ma lascia la frase in sospeso colpita dall’inizio di una contrazione.
 
Tu sai che questo è solo l’inizio, ma sei preoccupato lo stesso. Il dottore ti aveva detto che la bambina sarebbe dovuta nascere attorno al 30 luglio ed oggi è solamente la notte del 18 giugno, più di un mese prima.
 
“Non preoccuparti, andrà tutto bene.” la rassicuri con una tranquillità che un po’ tranquillizza anche te. Ne avevi bisogno.
 
Ti guardi attorno in cerca di una maglietta e la trovi lì, appoggiata alla sedia, proprio dove l’avevi lasciata poche ore prime e te la infili. Non hai bisogno dei jeans, li hai addosso.
Prendi anche una giacca per Nina perché, seppur di giorno fuori si arrivi anche fino ai 38 C°, di notte le temperature scendono anche di molto.
 
Aiuti Nina ad infilarsi la giacca, mentre le posi un delicato bacio sulla fronte. La vedi così indifesa, trema –ha paura, questo lo sai perché per te è come un libro aperto–, ma tu cerchi comunque di rassicurarla, non vuoi trasmetterle tutta la tua ansia che con il passare dei minuti cresce sempre di più.
Afferri la borsa del bambino al volo e non sai come –forse per miracolo– riuscite ad arrivare in macchina.
 
Apri la portiera della macchina, alla tua sinistra, e fai sedere Nina, poi, dopo aver chiuso la porta, ti siedi nel posto del guidatore e metti in moto, con un solo obbiettivo: l’ospedale più vicino.
Si, l’ospedale, perché la tua ragazza non ha voluto sentirne di andare in una clinica privata –cosa che sarebbe stata più conveniente vista la situazione–, ma lei aveva preferito un ospedale e con i suoi occhi da cerbiatta era riuscita a convincerti, come sempre.
 
Perché è così: Ian Somerhalder non può resistere a Nina Dobrev.
Senti il suo respiro farsi più accelerato e la vedi stringere i denti, tentando di tenere tutto dentro.
Le accarezzi una guancia e con l’altra mano l’enorme pancia –che ormai avevi l’abitudine di vedere– e la rassicuri, le sussurri che va tutto bene e che insieme affronterete tutto.
 
Dopo una guida spericolata e qualche rimprovero da parte di Nina siete finalmente arrivati in ospedale. Sono le due e mezza di notte, avete impiegato mezz’ora nel raggiungere l’ospedale, da quando le si erano rotte le acque.
Esci velocemente dalla macchina e sempre molto velocemente apri la porta di Nina e l’aiuti a slacciarsi la cintura.
Le porgi una mano per aiutarla ad alzarsi perché vuoi che faccia meno movimenti possibili, ma lei ti guarda spaventata.
 
“Ho paura.” ti dice mentre alcune lacrime cadono sulle sue guance.
 
Ha paura, lo sai.
Ha poco più di venticinque anni ed ha paura, ma anche tu hai paura. E’ il vostro primo figlio dopotutto.
 
“Guardami Neens, andrà tutto bene, te lo prometto. Devi stare tranquilla!” le sussurri dolcemente porgendole nuovamente la mano.
 
Lei, seppur titubante, l’accetta e dopo essere scesa con il tuo peso la sorreggi ed insieme varcate la soglia dell’ospedale.



 

 
***
 




 
Non sai di preciso da quanto tempo sei qui fuori, davanti ad una porta bianca con un numero inciso sopra: 115.
Ormai hai imparato anche le misure di quella porta, forse. Sai che la maniglia è a destra e c’è un puntino verde in alto a sinistra e nel muro hai perfino visto uno striscio che assomiglia ad un fulmine.
Sei in quel posto da mezz’ora o forse un’ora? Questo non lo sai.
E’ da un bel pezzo che dei dottori stanno visitando Nina e tua figlia e tu hai paura.
 
Attorno a te ci sono Paul con Phoebe, Candice, Kat e poi ci sono i tuoi genitori, tuo fratello e tua sorella. I genitori di Nina li hai avvisati appena arrivati in ospedale, saranno qui a breve.
Ti passi continuamente una mano tra i capelli agitato perché non sai più a cosa pensare; anche “bello capello” –Paul– è agitato quanto te e si sta passando, come fai tu, una mano tra i capelli, ma c’è una piccola differenza: i tuoi sono spettinati, mentre i suoi sono perfetti.
 
Ti domandi come possa far rimanere in piedi quei capelli 24 ore su 24 e ti prometti di domandarglielo, non appena terminerà tutto questo.
Una dottoressa, in camice bianco, esce dalla camera di Nina e ti vieni incontro.
Ti sembra di averla già visto e poi ti ricordi che è l’ostetrica che segue Nina.
Ti alzi di scatto e le vai incontro, con il cuore a mille.
 
“La signorina Nina ha chiesto di lei.” ti dice rassicurante.
“Come stanno?” le domandi con la voce tremolante.
“Stanno bene!” ti risponde lei rassicurandoti un po’.
 
Le sorridi e dopo aver passato uno sguardo veloce sui presenti –che ti sorridono sollevati– entri all’interno della stanza 115.
Appena varcata la soglia e chiusa la porta, il tuo sguardo si ferma su Nina che non appena ti vede sorride.
 
La guardi e noti che è spossata, ha i capelli sciolti sulle spalle ed alcuni sulla fronte.
Noti delle macchina attaccate a lei che –da quello che sai– servono per monitorare la bambina.
Ti avvicini lentamente, come per paura di disturbarla.
 
“Hey…” la chiami.
“Ciao…” mormora lei sorridendoti.
 
Prendi una sedia e ti siedi di fianco a lei.
Le prendi una mano e la accarezzi dolcemente perché vuoi farle sapere che sei lì con lei.
Nina appoggia la testa sul cuscino e tu le posi una dolce carezza sulla guancia.
Guardi rapidamente l’orologio: sono le quattro e quarantacinque.
E’ da più di due ore che siete qui e non succede nulla; sai solo che ci vorrà del tempo, molto tempo, ma nessuno ti dice nulla.
 
Senti una pressione sulla tua mano, smetti di fissare l’orologio e ti volti verso la tua donna che serra la bocca e chiudi gli occhi.
Sai che le contrazioni sono molto dolorose e, da quello che ti ha detto la dottoressa, ora sono più ravvicinate rispetto a due ore fa e molto più forti.
 
“Stringi la mia mano Nina!” le dici invitandola a stringere.
 
Vuoi che pensi solo a stringere la tua mano e che senta meno dolore possibile anche se sai che è impossibile, ma per lo meno ci provi.
Nina stringe di più la tua mano e senti di avere come una morsa intorno ad essa. Fa male, ma sai che non è niente al confronto di quello che sta passando lei.
Dopo secondi –per te e per lei interminabili– lascia la tua presa e ti chiede scusa con lo sguardo.
 
“Hey…Ogni volta che hai una contrazione pensa solo a stringere la mia mano, va bene?” le domandi dolcemente.
“No…” mormora dondolando la testa.
“Non preoccuparti per me, pensa solo a te ora. Stai bene?” le domandi.
“Si…” mormora lei.
 
Vuoi solo il suo bene e, da una parte, ti senti in colpa per quello che le sta accadendo.
Se potresti partoriresti tu al posto suo, ma come ben sai quello tocca alle donne, gli uomini possono solo stare a guardare.
 




***
 




Sei in sala di aspetto, fuori da quella maledetta camera.
Dentro con lei ci sono Candice e Kat, mentre tu sei qui fuori con la testa tra le mani.
Non ce la fai più a vederla così sofferente.
E’ arrivata in un punto in cui le contrazioni arrivano con pochi minuti di distacco e sono sempre più prolungate. Qui la faccenda sta andando per le lunghe.
 
Accanto a te hai Paul e tuo fratello. I tuoi genitori e tua sorella sono andati a prendere quelli di Nina all’aeroporto.
 
“Vuoi un caffè, Ian?” ti domanda tuo fratello.
 
Scuoti la testa e continui a fissare il vuoto davanti a te, non sapendo cosa fare.
Soffri per lei e in qualche modo vuoi alleviare tutto il dolore che sta provando, ma sai che non puoi fare niente, ti senti così impotente.
 
“Che cosa ti prende?” ti domanda Paul.
 
Si, Paul. Ha capito che cosa c’è che non va.
Non che tuo fratello non l’abbia capito, ma Paul è Paul. Lui capisce sempre tutti e cerca di dare i migliori consigli. E’ per questo che è il tuo migliore amico, oltre al fatto che vi conoscete da più di sei anni ormai.
 
“Non ce la faccio…” mormori.
“A fare cosa?” ti domanda il tuo amico.
“Non posso vederla soffrire così, non posso!” esclami voltandoti verso Paul con gli occhi lucidi.
“Hey… Nina sta bene… Sta solo passando un po’ più tempo del dovuto, ma lei sta bene, loro stanno bene.” ti dice lui cercando di rassicurarti.
“Non sta succedendo niente Paul… E’ da più di quattro ore che siamo così e non c’è nessun miglioramento… Sta soffrendo e basta! Ed è tutta colpa mia!” urli ormai stanco di tenerti tutto dentro.
 
Non ti importa se sei dentro ad un ospedale e non ti importano neanche le occhiatacce delle infermiere di turno, ti senti tremendamente in colpa.
 
“Non è colpa tua Ian…” mormora Paul guardandoti negli occhi.
“Ian, ti senti veramente in colpa per questo?” ti domanda tuo fratello.
 
Tu annuisci, incapace di parlare.
 
“Dovresti sentirti in colpa per non essere dentro lì con lei, Ian. Nina ha bisogno di te lì dentro, non di Candice o Kat. Non fraintendermi, le adoro, ma quello che vuole lì dentro sei solo tu! Sta soffrendo, è vero. Siamo qui da tanto tempo, ma andrà tutto bene vedrai. Ian, va’ da lei, cerca di tranquillizzarla, insieme supererete tutto!” ti dice tuo fratello.
 
Lo guardi e sai che ha ragione. Si che lo sai che ha ragione!
Ma forse sei troppo codardo per ammetterlo a te stesso. Dovresti essere lì dentro con lei e consolarla, invece sei qui fuori e lasci il posto a Candice e a Kat.
Ti alzi, sorridi a tuo fratello ringraziandolo mentalmente –non servono parole, lui ha capito– e sorridi anche a Paul, poi ti avvii dentro.
 
Entri dentro la stanza e vedi Candice e Kat che non appena ti vedono sorridono e ti lasciano il posto uscendo fuori.
Non appena se ne vanno alzi lo sguardo su Nina e la vedi lì nel letto dell’ospedale, stremata.
E’ lì da più di quattro ore che sta lottando per mettere al mondo vostra figlia e tu te ne sei rimasto fuori.
 
Ora si che ti senti veramente in colpa. Ci hai fatto l’abitudine, il senso di colpa è troppo grande.
Ti avvicini a lei che alza gli occhi verso di te.
 
“Dove sei stato?” ti domanda visibilmente irritata.
“Ero… Scusami…” mormori.
“Scusami tu… Io…” mormora tentando di lottare contro una contrazione che è appena iniziata.
 
Sai che non è lei che parla veramente, ma il dolore la fa parlare così.
Potrebbe urlarti anche contro, ma a te non importa.
 
“Respira… Respira…” le sussurri dolcemente mentre le accarezzi una mano.
 
Cerca di respirare e ci riesce in effetti, poi, quando termina la contrazione, si lascia cadere sul letto stremata.
 
“Non ce la faccio…” mormora tremando.
“Si che ce la fai, ci sono io qui con te!” la rassicuri posandole un bacio sulle labbra.
“Perché… Perché non succede nulla?” ti domanda con gli occhi lucidi.
 
Questo non lo sai neanche tu.
I medici ti continuano a ripetere che va tutto bene, ma tu hai una strana sensazione.
Un’altra contrazione la colpisce –di nuovo– e tu le presti una tua mano.
Lei la stringe forte e cerca di combattere con tutte le sue forze la contrazione, ma non riesce a reprimere del tutto un urlo.
Quando anche questa finisce si appoggia con la testa sul cuscino e tu le accarezzi una guancia.
 
Prendi una decisione: sarai tu stesso a parlare con la dottoressa, subito.
Proprio nel momento in cui ti alzi e stai per aprire bocca per avvisare Nina della tua decisione –drastica– entra la famosa dottoressa con cui volevi gentilmente parlare.
 
 




***




 
La bambina scende più piano del previsto ti hanno detto.
Ti hanno anche detto che se entro due ore la situazione non cambia si dovrà ricorrere ad un cesareo, per non far soffrire le tue due donne o, nel peggiore delle ipotesi, metterle in pericolo.
Sono quasi le 7.30 di mattina. Avete passato quasi tutta la notte in ospedale e non è cambiato quasi niente.
 
Perché deve essere tutto così difficile?
E’ questa la domanda che ti poni da due ore o forse più.
Hai un altro problema: la dottoressa avrebbe attuato subito il cesareo, ma Nina non ha voluto.
Quando la dottoressa ve l’ha chiesto e Nina ha scosso il capo hai provato a ribattere, ma quando i tuoi occhi si sono scontrati con i suoi hai letto paura.
 
Nina non ha mai amato gli ospedali e neppure i dottori e già essere arrivata a questo punto è un gran traguardo per lei.
Inoltre ha sempre espresso il desiderio di voler far nascere vostra figlia naturalmente e non in modo “chirurgico” e ha continuato a sostenere le sue idee anche dopo più di cinque ore in quelle condizioni.
 
E’ sempre stata una donna che ha dato se stessa per tutto e quando qualcosa risultava difficile l’ha sempre superata lottando, come sta facendo adesso mentre viene colpita da fortissime contrazioni che si separano solo di pochi –pochissimi– minuti.
Finalmente, dopo un’altra mezz’ora, arriva di nuovo la dottoressa e fatti i necessari controlli ed aver controllato le condizioni di Nina ha sorriso dicendo un: “Finalmente si sta decidendo ad uscire!”
 
Hai capito che finalmente il momento è arrivato e che tra poco sarà tutto finito; Nina smetterà di soffrire e vostra figlia sarà finalmente venuta al mondo.
Dopo aver preso Nina, sistemandola su un lettino, ed averla portata in sala parto, ti conducono in una stanza poco lontano per farti indossare il camice e la mascherina.
Hai anche avvertito tutti e sono proprio lì fuori.
 
Ti tremano le mani ed hai bisogno di qualcuno che ti aiuti ad allacciare il camice e la mascherina e –fortunatamente– l’ostetrica ascoltando le tue silenziose preghiere ti aiuta a sistemarti.
La ringrazi sorridendo e ti rimproveri di aver pensato male di lei, anche solo per un brevissimo momento.
 
Finalmente esci da quella stanza con un camice verde e una mascherina sulla bocca.
Quando metti entrambi i piedi fuori dalla soglia hai tutti gli sguardi puntati addosso.
Qualcuno ti sorride cercando di rassicurarti, notando il tuo leggero tremore e le gambe –abbastanza– molli.
C’è chi perfino fa qualche battuta, come Paul e Julie, che non hanno perso la voglia di scherzare.
 
“Smolder, sei incantevole conciato così!” ti dice Paul sorridendoti.
 
Michael, Zach e Matthew lo fanno sedere, mentre Claire e Phoebe gli lanciano un’occhiata di rimprovero.
Si, ormai sono arrivati quasi tutti.
Sorridi, seppur debolmente, ed entri in sala parto, con il cuore a mille.
Ti ripeti –più e più volte– che non devi avere paura perché tra poco finirà tutto, ma ti senti ancora le gambe troppo molli e ti gira la testa.
 
Varchi la soglia e vedi Nina che è praticamente seduta su un lettino con lo schienale alzato, ma con la testa appoggiata comunque lì.
Entri e affrettando il passo vai da lei, prendendole la mano, facendole sentire la tua presenza.
L’ostetrica si posiziona davanti a lei dopo aver discusso con alcune infermiere ed un dottore e dice che si può cominciare.
 
 




***




 
“Forza Nina, spingi!” le dice l’ostetrica mentre Nina si solleva un po’ e spinge con tutta la forza che ha, ormai poca.
 
E’ da un’ora che continua a spingere, ma va tutto a rilento o, perlomeno, sempre più velocemente di prima.
L’ostetrica continua ancora ad incitarla e lei spinge di nuovo, ancora, ancora.
 
“Non c’è la faccio…” mormora lei ormai tutta sudata, con i capelli appiccicati sulla fronte, mentre il suo petto si alza e si abbassa regolarmente.
“Si che ce la fai, sei stata bravissima fino a qui, non puoi mollare proprio adesso…” le dici tentando di rassicurarla e in qualche modo questa risulta una supplica.
“Non c’è la faccio più, fa troppo male…” mormora con la voce rotta.
 
L’ostetrica le ordina di spingere e lei lo fa, ancora.
Non sai cosa dirle per tentare di calmarla, perché è agitata. Sai che quando è agitata –come capita a tutte le persone– non riesce più a collegare niente e ti giochi l’ultima carta.
 
“Pensa a quando nascerà, a quando potremmo stringerla tra le nostre braccia, a quanto sarà bello coccolarla, insegnarle a parlare e a camminare. So che ce la puoi fare Nina, fai quest’ultimo sforzo, io credo in te!” le dici spostandole una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio destro.
“Ci siamo quasi, vedo la testa!” dice l’ostetrica sorridendo.
 
Nina, forse rincuorata dalle tue parole o perché sente che sta per finire tutto, da un’altra spinta, più forte delle precedenti.
 
“Bravissima, continua così…” le sussurri dolcemente.
“Un’ultima spinta, forza, ancora una!” la incita l’ostetrica e ti fa cenno di avvicinarti.
 
Guardi Nina che ti invita a prendere posto vicino all’ostetrica e con le gambe che tremano le vai accanto.
Nina prende un gran respiro e spinge, spinge sempre più forte e dopo un suo urlo da’ una spinta decisiva.
L’urlo di Nina viene sostituito da un pianto, il pianto di vostra figlia.
Si, vostra figlia è nata ed è proprio lì, davanti a te.
 
Ti avvicini all’ostetrica e guardi un piccolo fagotto che tiene tra le braccia.
 
Vuoi prenderla subito per stringere tua figlia tra le braccia, ma prima –su richiesta dell’ostetrica stessa– tagli il cordone ombelicale, separando tua figlia definitivamente dalla tua futura moglie. Finalmente la prendi, prendi tua figlia tra le braccia.
La osservi e ti sembra bellissima, la più bella di tutte. E’ come se ti fossi innamorato per la seconda volta e sai che ormai una parte del tuo cuore appartiene anche a quello scricciolo che stringi tra le braccia.
 
E’ piccola, leggera, con i suoi enormi occhioni azzurri ereditati da te –sai che i neonati cambiano gli occhi poi, ma sei sicuro che lei avrà gli stessi occhi azzurri di ora, proprio come i tuoi– con qualche capello sulla piccola testolina.
Assomiglia molto a Nina da piccola, ma qualcosa ha preso da te, la tua fronte e i tuoi occhi. Il piccolo nasino –quello che stai accarezzando– è quello di Nina, ne sei sicuro.
 
E’ la cosa più bella che hai fatto, che avete fatto.
Muovi qualche passo e ti avvicini a Nina che ti guarda sorridendo e posa lo sguardo sul fagottino che tieni tra le braccia.
Le sorridi con gli occhi che brillano e glielo posi delicatamente tra le braccia.
Nina scosta un po’ la copertina che la ricopre e vedi i suoi occhi che brillano, se n’è innamorata anche lei.
 
“E’ bellissima…” mormora e noti delle lacrime sulla sua guancia.
“E’ nostra figlia…” le dici posandole un bacio sulla fronte e accarezzando delicatamente la bambina.
“Ti amo, vi amo!” ti dice baciandoti.
“Vi amo anche io, siete la mia vita.” le dici ricambiando il braccio.
 
Dopo ore di sofferenza, di frustrazione, di grande preoccupazione alle 9.32 della mattina del 18 giugno è nata vostra figlia: la piccola Elizabeth Katherina Somerhalder.
Osservi ancora la splendida immagine che hai davanti a te: la donna che ami con tua figlia e sai di essere l’uomo più felice del mondo e finalmente ti senti completo.


_____________________________________________________________________________________________________________________________________________


Angolo autrice:
Parto dal punto che non so come mi sia venuta in mente questa One-Shot.
Non volevo pubblicarla perchè la trovavo un po'... Non saprei... Ma ci tengo tantissimo. Ci ho messo anima e corpo per farla, ritagliandomi spazi di tempo praticamente inesistente.
Non so cosa ne pensate, se ho descritto male questa cose, ma per quanto riguarda la nascita di un bambino non sono proprio informata. Mi sono basata su conoscenze oppure su fonti via Internet oppure con film, per cui, se la cosa risulta troppo ridicola ditemelo pure, non mi offendo.
Il modo di raccontare è un po' insolito, ma ho trovato ispirazione così ^__^
Spero di avervi fatto sorridere e penare -ovviamente scherzo!- un po' e sarei davvero felice di sentire qualche parere.
Grazie ancora, a presto.
Giulietta.

 


 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Horse_