Fumetti/Cartoni americani > Scott Pilgrim
Ricorda la storia  |      
Autore: Bocca Dorata    21/12/2013    2 recensioni
Questa è la probabile storia “un po' gay” di come Wallace Wells e Scott Pilgrim siano finiti a vivere assieme in un unico appartamento.
(Ah ovviamente, come vedete dalle note, non c'è alcuna traccia di una qualche relazione gay tra Wallace e Scott, ho riutilizzato solo le parole del dialogo tra Scott e Kim su come lui fosse finito a vivere proprio con Wallace XD)
“Cazzo bello, la prossima volta alla quarta birra grande ti fermo”
“Ma io non bevo!” esclamò Scott indignato.
“Sì, certo. Me lo hai detto anche ieri, prima di tracannarti quasi tre litri di birra” commentò con tono sarcastico Wallace mentre, sogghignando, si versava un grosso bicchiere di succo d’arancia.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




“E’ una storia parecchio gay?”
 
 



“Envy Addams ha lasciato Scott Pilgrim!”
Fu più o meno questa la prima frase che Wallace sentì chiaramente rimbombare sopra la confusione e la pessima musica che risuonava nel solito, banalissimo pub di Toronto dove lui, Scott e gli altri si ritrovavano praticamente ogni venerdì sera a sbronzarsi e a lamentarsi di qualcosa.
Per poco il ragazzo non si era soffocato con l’ennesimo drink che aveva ordinato. Forse era arrivato al terzo. Forse di più.
“Cosa?”
Scott non gliel’aveva detto. Proprio no. Ed era strano, visto che si dicevano sempre tutto. E visto che si parlava della sua fidanzata di sempre, di Envy ragazza-perfetta Addams (o anche perfetta-stronza come preferiva chiamarla lui).
“Sì amico” confermò la ragazza rubandogli un lungo sorso di tequila e buttandosi nello sgabello di fianco al suo “è successo qualcosa tipo due minuti fa. Dovresti vedere che razza di taglio di capelli orribile si è fatto Pilgrim” aggiunse, come se fosse stata una notizia degna di una qualsivoglia nota.
“Li ho visti laggiù, che razza di sfigato che è, mio Dio. ” e indicò vagamente un’ala più a destra del locale, quella riservata ai fumatori.
Wallace si alzò dallo sgabello mollando alla tipa (Dominique o una cosa del genere) il bicchiere di tequila mezzo vuoto e andando a cercare quell’imbecille di Scott.
Doveva essere andato a disperarsi da qualche parte, sicuro, perché Scott quando si parlava di ragazze diventava una vera e propria bambinetta ipersensibile e lacrimosa. Una specie di piccola checca isterica eterosessuale. Un ossimoro vivente.
E la cosa sarebbe anche potuta essere vagamente divertente, se non fosse che in quel momento Wallace era fottutamente preoccupato per l’amico.
Si trattava di quel tipo di amici tendente al pianto, all’esagerazione delle situazioni negative e dalla sbronza fin troppo facile.
Sì. Doveva essere preoccupato.
Lo ritrovò, dopo fin troppo tempo per i suoi gusti, nel bagno degli uomini, con un taglio di capelli cortissimo e veramente brutto, adagiato contro una parete in stato catatonico.
Era peggio di quanto avesse pensato.
“Ehi, bello”
Scott mugugnò qualcosa di incomprensibile, senza voltarsi nella sua direzione.
Pessimo modo per iniziare una conversazione.
“Dai su, vieni di là.”  aggiunse Wallace afferrando per le braccia Scott e cercando di tirarlo su in piedi, puzzava di alcol “Non vorrai mica lasciarmi senza il ragazzo più sexy di tutto il locale?”
Scott emise altri versi incomprensibili al genere umano.
Quella conversazione si stava trasformato in un cazzo di monologo.
Wallace gli diede delle leggere pacche consolatorie e gli rassettò i vestiti “Dai, andiamo a sbronzarci un po’, ti va?”
“…Ma io non bevo”
Wallace non poté trattenere un ghigno a sentirgli finalmente pronunciare quella frase.
Eccolo lì, il solito Scott Pilgrim di sempre. Con le sue solite risposte di merda.
“Sì, certo.”
 

 

 
Quando riaprì gli occhi Scott si vide costretto a richiuderli subito, accecato dalla luce del mattino.
Aveva la testa che gli scoppiava e gli sembrava quasi di riuscire a sentire come una specie di martello pneumatico che gli batteva ferocemente nel cervello, quasi i suoi neuroni avessero deciso di costruire una specie di nuova piazza nella sua calotta cranica.
Poi si ricordò tutto.
Dio.
Envy l’aveva mollato. Se ne era andata. La sua Natalie se ne era andata per sempre.
“Sparisci, Scott”
Gli veniva da vomitare.
“Ehi, buongiorno dolcezza” esclamò improvvisamente una voce che Scott non riuscì ad identificare.
Il ragazzo decise di riaprire cautamente gli occhi e, guardandosi intorno, notò che si trovava in una stanza spoglia, steso su di un ampio materasso matrimoniale poggiato semplicemente a terra.
Non credeva di aver mai visto quella stanza in vita sua.
“Sei sveglio, finalmente. Oggi, bello, è una giornata magnifica, gli uccellini cinguettano, il sole scintilla e... Oh beh, per lo meno dietro quelle nuvole scintilla di sicuro”
Seguendo quella voce Scott vide un ragazzo in boxer e canottiera intento a cucinare qualcosa in padella.
“E tu chi sei?!” La situazione era fin troppo caotica. E quel mal di testa gli impediva di raccogliere anche solo un’idea sensata.
“Woah! Calma amico, va bene che hai bevuto ieri, ma non esagerare.” esclamò il ragazzo sedendosi nell’unica poltrona di tutta la stanza con in grembo un abbondante piatto di uova e pancetta “Sono io, hai presente? Wallace Wells, il tuo compagno gay figo dell’università. Ci ho provato con te una volta, tipo. Frequentavo insieme qualcosa come Storia Moderna, o Letteratura? …Vabbè una roba così.”
Scott si rialzò leggermente dal materasso, passandosi stancamente una mano sugli occhi. Sì, anche lui ricordava qualcosa di simile. Più o meno. Non aveva mai avuto una buona memoria.
Ma anche per lui era strano non ricordarsi affatto dove potesse trovarsi in quel momento.
Cercò di fare velocemente mente locale, anche se quel martello pneumatico non smetteva di sbattere violentemente in tutto il suo cervello.
Il giorno prima era andato al solito pub del cazzo dove lui, Stephen Stills, quella stronza di Julie, Envy e Wallace andavano tutti i venerdì. Poi Envy aveva deciso bene di piantarlo in asso per un fighetto che lui manco aveva mai visto. E poi...
Poi…
Vuoto.
“Ma dove sono?”
Ok, era la seconda domanda stupida in meno di due minuti, ma sentiva che sennò davvero non ci avrebbe più capito proprio niente.
“Cazzo bello, la prossima volta alla quarta birra grande ti fermo”
“Ma io non bevo!” esclamò Scott indignato.
“Sì, certo. Me lo hai detto anche ieri, prima di tracannarti quasi tre litri di birra” commentò con tono sarcastico Wallace mentre, sogghignando, si versava un grosso bicchiere di succo d’arancia “Comunque in sostanza, bello, siamo usciti ubriachi fradici dal locale, tu eri completamente depresso e tra una cosa, l’altra e un’assurda agenzia di traslochi aperta anche di notte ci siamo ritrovati ad affittare questa sottospecie di buco di merda assieme.”
“…E perché non me lo ricordo?”
Ecco un’altra domanda imbecille. A cui non poteva che aggiungersi una risposta altrettanto imbecille.
“Non lo so, ma era davvero tanta birra. E tante patatine amico. Tantissime patatine.”
“E quindi…” iniziò Scott non ancora del tutto sicuro di aver capito bene “Ora viviamo tipo insieme?”
“Bingo!” esclamò Wallace puntandogli contro una forchetta con fare solenne “Sono ufficialmente diventato il tuo coinquilino gay”
La situazione era palesemente assurda.
“E ci hai provato con me?”
Era una domando offensiva, lo sapeva, ma tanto Wallace non si offendeva mai, anzi, rideva sempre di tutto e tutti.
“Io ci provo sempre con te, Scott. Sei irresistibilmente sexy.” rispose con un ghigno l’altro scompigliandogli i capelli e ricordandogli quanto se li fosse tagliati dannatamente corti. Cortissimi.
“Ma questa notte abbiamo dormito come due veri e propri angioletti, cosa non fa fare l’alcol è?”
Scott annuì distrattamente, la testa che gli scoppiava, rialzandosi dal letto. Era ancora vestito esattamente come la sera prima (si era semplicemente tolto scarpe e calzini) e puzzava incredibilmente di birra.
Che schifo.
“Beh, quindi che facciamo, ce la teniamo questo schifo di topaia o cosa?” gli chiese Wallace mentre lo seguiva vagamente con lo sguardo.
Scott parve pensarci su un attimo.
In fondo aveva proprio bisogno di cambiare aria. Aveva bisogno di cambiare proprio tutto.
“Direi di sì…”
“Bene! Anche perché ho detto al proprietario che andavamo oggi a firmare le carte. Oggi alle tre. Quindi preparati Scott, se non vuoi che vada a dire a tua madre quale grande fallimento tu sia.” sogghignò Wallace riponendo il suo piatto vuoto nel lavello.
“Oh beh, ma tanto manca ancora tantissimo tempo…”
“Umh… no bello, mancano tipo due ore.”
“Che?! Ma sarà a malapena l’alba!” mugugnò Scott cercando con gli occhi qualcosa che assomigliasse vagamente ad una finestra nelle pareti di quel minuscolo appartamento ancora quasi deserto.
“Solo se l’alba è a mezzogiorno e mezza.” Replicò Wallace.
“Che palle”
“Mai furono pronunciate parole più vere, amico”





Allora, premetto che non ho mai letto nulla di questo fandom ed è la prima volta in cui ci scrivo, ma spero che vi possa piacere, a presto :D

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Scott Pilgrim / Vai alla pagina dell'autore: Bocca Dorata