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Autore: Beauty    21/12/2013    9 recensioni
Donne. Ragazze, perlopiù. Principesse e nobili. Tanti volti, tanti caratteri diversi fra loro.
Tante storie, tante favole differenti.
Ma il lieto fine esiste per davvero?
1. Maria Antonietta - La bella addormentata
2. Elisabetta di Baviera - Cenerentola
3. Mafalda di Savoia - Cappuccetto Rosso
4. Erzsébet Bàthory - Biancaneve
5. Anna Bolena - La bella e la bestia
6. Giuseppina Beauharnais - La sirenetta
7. Vittoria Hannover - La Regina delle Nevi
8. Alessandra Romanov - Il nano Tremotino
9. Olga Romanov - Il principe felice
10. Tatiana Romanov - Raperonzolo
11. Maria Romanov - Il brutto anatroccolo
12. Anastasia Romanov - I sei cigni
13. Carolina Matilde di Danimarca - La piccola fiammiferaia
14. Anna Neville - Biancarosa e Rosella
15. Elisabetta di York
16. Wallis Simpson
17. Anna di Clèves
18. Berengaria di Navarra
19. Sofia Paleologa
20. Ka'iulani Cleghorn
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Zarista
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Anna Bolena
 
La bella e la bestia
 
“La Bella, per tre mesi, menò in questo palazzo una vita abbastanza tranquilla. Tutte le sere la Bestia andava a farle visita, e durante la cena si tratteneva con lei, facendo mostra di molto buon senso, ma giammai di ciò che si chiama spirito fra le persone del mondo galante. Ogni giorno che passava, la Bella scopriva nuovi pregi nel mostro. A furia di vederlo, aveva fatto l’occhio alle sue bruttezze, e invece di temere il momento della sua visita, ella guardava spesso l’orologio per vedere quanto mancava alle nove, perché la Bestia a quell’ora era sempre precisa”.
 
 
 
Quel crocifisso d’oro che stringe fra le dita affusolate è uno dei tanti doni di suo marito. Anna non riesce a impedirsi di ricordare questo dettaglio – un dettaglio al sapore di veleno, ma non abbastanza da indurla a gettarlo via con malagrazia. E’ l’unica via di salvezza che le rimane. E poi, sino al momento in cui la sua testa non rotolerà sul legno del patibolo, lei è ancora una regina, e come tale morirà – dignitosamente, senza pianti isterici, lasciando uscire dalle proprie labbra solo il flebile sussurro di parole latine che, anche se non potranno salvare la sua vita, avranno forse pietà della sua anima.
A Gesù Cristo raccomando la mia anima; Signore Gesù, ricevi la mia anima…
Viene fatta inginocchiare, il suo copricapo scivola via guidato dalle mani rapide ed esperte delle sue dame di compagnia. Una benda nera le viene calata sugli occhi, e subito tutto diventa buio.
E’ così, la morte? Un abisso di oscurità, eterno e soffocante, da cui non si può essere liberati?
Anna credeva di averlo già vissuto, quell’abisso, quando anni prima suo padre l’aveva venduta al re. Le pare strano, inappropriato pensare a lui proprio ora che sta per morire, ricordare l’uomo che è stato la causa di tutto questo – perché Anna lo sa, ciò che sta accadendo non è colpa sua –, ma quel che più la ferisce è che al suo pensiero avverte ancora un battito al cuore che scalda il corpo, un battito che negli anni ha imparato a riconoscere e a non temere più.
Era stata arrabbiata, quando Thomas Bolena aveva intessuto le sue trame fitte come la tela di ragno, dapprima a causa dell’indignazione per il disonore subito da Maria, e in seguito, per la vergogna d’essere stata essa stessa data in pasto agli istinti del sovrano. I suoi genitori non avevano pensato ad altro, grazie al corpo di una figlia vergine tutti loro avrebbero tratto dei benefici, e poco importava se, quando il re si fosse stancato di lei, nessuno avrebbe più voluto sposare quella ragazza spezzata che era stata la sua concubina. Ad Anna pare quasi di rivivere quella prima volta in cui lo incontrò nelle sue camere, lui e lei soli – un uomo che sarà pur stato un re, ma brutto, appesantito, un poco rozzo.
Eppure, sebbene lui la toccasse con poco rispetto e nessuna cura, sebbene ciò che desiderasse da lei non fosse altro che un bel corpo giovane in grado di procreare, Anna aveva iniziato a chiudere gli occhi di fronte alla sua bruttezza, a volgere lo sguardo altrove per non incontrare i suoi difetti, a fingere che la sua rozzezza non esistesse, a guardare con amore quella che in fondo era solo bestialità.
Aveva gioito quando lui le aveva detto di amarla, goduto quando, scacciata Caterina, era salita all’altare al suo fianco, trepidato in quegli anni in cui non aveva fatto altro che cercare di compiacerlo, e illudersi che, nonostante la delusione di Elisabetta e del suo corpo non adatto a concepire un erede, lui ancora l’amasse.
Come muore una regina?, si domanda. Una regina muore con dignità, orgoglio, perdonando in cuor suo chi l’ha offesa e oltraggiata, ma conservando per lui un ricordo intriso di rancore mal sopito. Invece, per quanto lo desideri con tutta se stessa, non riesce a odiare il caro ricordo di suo marito.
Non sono venuta qua per accusare alcuno, né per dire niente a riguardo delle accuse e della condanna a morte, ma per pregare Dio affinché salvi il re e gli consenta di regnare a lungo su di voi, perché mai vi fu principe più dolce e misericordioso di lui: e con me egli è sempre stato un sovrano buono e gentile.
Ama un mostro, e sta per morire per mano sua. Abbandonata dal padre, rinnegata dalla madre, tradita dalla sorella, uccisa da un essere che lei aveva creduto, nonostante tutto, di poter amare. Ma, ora che sente il sibilo della lama abbattersi su di lei, un istante prima di morire, comprende la verità.
La bella non potrà mai sciogliere il cuore gelido di una bestia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
Angolo Autrice: Prima di passare a commentare questo capitolo, mi devo scusare in quanto mi sono resa conto di aver compiuto un errore storico nel precedente. Ho scritto che la contessa Bàthory ha quarantaquattro anni e che ne sono trascorsi tre dalla morte di suo marito. Svista mia. Ferencz Nàdasdy muore quando la Bàthory ha già compiuto quarantaquattro anni. Non so se qualcuno di voi ha notato questo errore ed è stato troppo gentile da non farmelo notare, ma…in ogni caso, chiarito lo sbaglio.
Passiamo ora ad Anna Bolena. I primi due paragrafi in corsivo sono frasi che, secondo le fonti storiche, sono state veramente dette dalla Bolena sul patibolo – la prima era uno stralcio di preghiera; la seconda, una parte del suo ultimo discorso al popolo inglese –, mentre la terza…è stata un po’ una sofferenza scriverla, e per un attimo ho anche accarezzato l’idea di riportare la frase in inglese, dato che sarebbe stata a maggior effetto, a mio parere – Beauty cannot tame the Beast –, ma poi mi sono arrangiata.
Che altro dire…beh, faccio i complimenti a Princess Vanilla e a VanEss13 per aver indovinato la fiaba che sarebbe stata accostata ad Anna Bolena ;). Due paroline: in questo periodo ho ispirazione altalenante e spesso e volentieri quello che scrivo non mi piace, quindi vi chiederei 2 favori: se avete critiche, SFOGATEVI!; e, per chi segue una long che ho cominciato in questa sezione Anastasia – L’ultima dei Romanov, vi assicuro che non la voglio abbandonare, abbiate pazienza ;).
Ringrazio Araba Stark, Jessica21, scrittriceaspirante, Roxylilly, SognatriceAocchiAperti, Autumn Wind, VanEss13, Princess Vanilla e Sylphs per aver recensito.
Il prossimo capitolo vedrà Giuseppina Beauharnais…ancora, quale favola sarà ;)?
Alla prossima,
Beauty
  
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