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Autore: Jagiya Eomma    22/12/2013    7 recensioni
Non pensate a loro come a un re e al suo generale, ma come a due innamorati che hanno superato le barriere del tempo per arrivare fino ai nostri giorni, raccontandoci così la loro storia travagliata.
Alessandro Magno sin da giovane ha sempre avuto un sentimento travolgente per Efestione, il suo amico d'infanzia. E non sembra l'unico. I due sono innamorati pazzamente l'uno dell'altro, ma non hanno il coraggio di rivelare il loro amore. La situazione si complica quando c'è di mezzo la gelosia e Efestione inizia a incontrare un giovane ladro, che gli ruberà il cuore.
❁❁❁❁
Sin da piccolo mi perdevo nei tuoi occhi color zaffiro, volevo attorcigliare i tuoi ricci color ambra tra le mie dita e volevo baciare le tue labbra color rubino. Sapevo che era un sogno, una folle illusione, ma in fondo al cuore speravo che un giorno avrei potuto averti, sia il tuo corpo che il tuo cuore. Mi sentivo un vile a fantasticare su notti in tua compagnia, durante le quali ti dimenavi sotto di me, urlavi il mio nome, tremavi al mio tocco...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il dono del ladro


“E… ne! …estione! Efestione!”
Efestione sobbalzò. Spaesato, spostò gli occhi a destra e a sinistra e si trovò davanti il viso ansioso di Sandro.
“Cosa hai oggi? Non presti attenzione a quel che dico.”
“Scusami. Oggi sono un po’ stanco…” si distese sul fieno su cui era seduto. Un raggio di sole gli colpì violento gli occhi, infastidendoli.
Sandro si mise davanti a lui, coprendo la luce disturbatrice.
“Se vuoi riposati, sarò qui al tuo risveglio.” gli baciò la fronte e gli mostrò uno dei sorrisi più dolci al mondo.
-Perché non mi sono innamorato di te sin dall’inizio?- si chiese Efestione prima di rifugiarsi tra le sue braccia.
Sandro si lasciò sfuggire una risatina di soddisfazione e lo strinse al suo petto.
“Mi piace il battito del tuo cuore… Non so perché, ma mi tranquillizza…” disse Efestione prima di cadere in un sonno profondo.
Sandro gli passò una mano sul viso fanciullesco e poi si soffermò sulle labbra. Le guardò per alcuni istanti, ma non resistette al loro rossore e le baciò. Ormai erano diventate vitali per lui.

Al suo risveglio Efestione si ritrovò il viso di Sandro a pochi centimetri dal suo. Un’ondata di calore lo pervase, facendo accelerare il suo battito. Lentamente liberò una mano dall’abbraccio in cui lui l’aveva avvolto per tutto il tempo e gli sfiorò il viso. Sorrise nel vederlo così tranquillo. Di solito i suoi occhi guizzavano da una parte all’altra e sulle labbra c’era sempre un sorriso riservato solo per lui. Sfiorò le sue labbra e subito queste reagirono, incurvandosi in un sorriso.
“Se hai intenzione di profanare le mie labbra, posso far finta di dormire ancora un altro po’.”
Sandro aprì gli occhi.
Il suo volto innocente cambiò radicalmente in uno malizioso e provocatorio.
Efestione rise e gli diede uno leggero pugno nello stomaco.
“Vuoi uccidermi? Se è per mano tua posso morire in pace.”
“Peccato. Speravo che prima di morire potessimo…”
“Potessimo…?” Sandro guizzò gli occhi e le orecchie.
Efestione, con movimenti felini, gli saltò sopra e si avvicinò al suo collo.
“Potessimo … - gli leccò lentamente il collo, lasciando una scia umida dietro di sé – …Andare a restituire questo gioiello a chi l’hai rubato, mio insaziabile ladruncolo.”

Efestione gli prese una collana che aveva nascosto tra i vestiti. La fece scivolare dalla tasca e la osservò, meravigliato dalla bellezza di quella pietra blu.
“Hai gli occhi di un’aquila! Però… In realtà questo è un dono per te.” Sandro si mise seduto, portando Efestione sulle sue cosce, prese la collana e gliela mise al collo.
“E’ bellissima! Però sapere che è rubata mi…”
“Shhh” lo azzittì con un bacio, assaporando le sue dolci labbra. Quando si staccarono, Efestione gli portò le braccia al collo e gli disse un soave: “Grazie.”
Sandro lo abbracciò.
Stettero intrappolati in quel abbraccio per alcuni minuti, prima di essere interrotti.
“Sandro sei qui! Ti prego aiutaci!” gridò un bambino in lacrime.
“Cosa è successo?” chiese lui preoccupato, balzando in piedi.
“Vieni!” il bambino lo prese per un braccio e lo trascinò via.
Efestione li seguì, voleva vedere cosa fosse successo.

Corsero fino ad arrivare in una piccola piazza. Si sentirono lamenti e pianti di bambini.
“Brutti bastardi! Dove l’avete preso questo? Pezzenti come voi non potrebbero mai comprarlo!” urlò un uomo che scagliò a terra un bambino già sanguinante.
Sandro, vedendo quella scena, fu travolto dalla rabbia e diede un forte pugno all’uomo, che perse l’equilibrio e cadde. Dopo di lui ne arrivarono altri tre, che non esitarono a sfoderare le spade. Sandro era disarmato, ma per fortuna Efestione si era portato la spada, che non indugiò ad usare. Si mise davanti a Sandro e li affrontò uno ad uno. Quando ebbe finito con l’ultimo, si girò per vedere se Sandro era incolume. Però dietro a lui apparve un altro sfidante e Sandro, accorgendosi della sua presenza, cercò di proteggere Efestione. La lama affilata gli lacerò il braccio e cadde a terra straziato dal dolore. Allora Efestione, furioso, conficcò la spada nell’addome di colui che aveva ferito Sandro. L’uomo si accasciò a terra e una pozza di sangue cominciò a sgorgare dalla sua ferita, dissanguandolo.
Poi Efestione aiutò Sandro ad alzarsi e prese in braccio il bambino che era stato picchiato.
Sotto la guida di Sandro, portò entrambi i feriti al medico più vicino. Quest’ultimo, amico di Sandro, si occupò subito di loro. Quando Sandro si tolse la maglietta, Efestione rimase sconvolto. La suo schiena era lacerata e aveva cicatrici ovunque, grandi e profonde.
“Oh Zeus… Sandro ma cosa…”
“Questo ragazzone viene da me sin da quando era piccolo. Già da allora si cacciava in tutti i tipi di guai, e per questo spesso ne usciva “graffiato”.” lo informò il medico.
“Shh, vecchio, non rovinare la mia reputazione da bravo cavaliere!” scherzò Sandro con una smorfia di dolore.
Efestione e il medico risero amaramente.

“Ecco, ho finito. Mi raccomando, la prossima volta stai più attento!” disse il medico finendo di fasciargli il braccio.
“Lo farò. Ma lui come sta?” chiese, guardando il bambino disteso su un telo.
“Per fortuna siete arrivati in tempo, se avrebbero continuato a percuoterlo, non ce l’avrebbe fatta.”
Gli occhi di Sandro si dipinsero di furia e disprezzo.
“Come possono fare una cosa del genere ad un bambino? Lui non ha alcuna colpa!” strinse la mano in un pugno e colpì una parete.
“Stai attento!” lo ammonì il medico.

Sandro ed Efestione lo ringraziarono ed uscirono. I due non si dissero niente finché arrivò il momento di dividersi.
“Forse non dovresti più venire qui.”
“Perché?”
“Non voglio che tu rischi la tua vita per me, Efestione. Oggi erano in pochi, ma la prossima volta potrebbero essere di più! Non sopporterei di vederti morire!” lo abbracciò e lo strinse forte, come se quella fosse l’ultima volta che si sarebbero incontrati.
“No! Non ti voglio lasciare!”
“Ti prego, non fare così… Voglio solo il tuo bene!”
“Pensi che potrei mai perdonarmi di averti lasciato combattere da solo e averti lasciato morire? Sarebbe un dolore insopportabile per me…”
“Ma Efestione…”
Efestione lo baciò, sigillando le sue labbra da qualunque protesta.
“Io non ti lascerò! Ora devo andare, ci vediamo domani.”
“Che uomo ostinato…” sospirò e lo lasciò andare, forzando un sorriso.

Quando non lo vide più, le ginocchia lo abbandonarono e cadde a terra ansimante. Il dolore era insopportabile, ma si era trattenuto tutto il tempo per non far preoccupare Efestione. Con fatica si trascinò verso il fienile e appena ci arrivò si lasciò andare sul morbido fieno. Lentamente chiuse gli occhi e si lasciò trasportare nel mondo dei sogni, l’unico che poteva dargli sollievo dal dolore.
  
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