Anime & Manga > HunterxHunter
Segui la storia  |       
Autore: marzia ds    22/12/2013    0 recensioni
"In quel preciso istante, si accorge di lui: seduto sul davanzale di una finestra sproporzionatamente larga, la gamba sinistra in bilico fuori dall'argine delle imposte, l'altra appena piegata ma pur sempre poggiata sull'asse di legno laccata di bianco, un ragazzo dai sinuosi ciuffi eburnei screziati d'argento s'intrattiene giocando col fiocco dell'obi malamente allacciato, le iridi chiare che, annoiate, fissano un punto qualsiasi del panorama che scorge oltre il bosco nel suo cortile."
{Killugon - Kurapika x Pairo - Accenni Past!Killumi}
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Mirage


Zia Mito l'ha sempre considerata una brutta abitudine, quella di camminare nel parco comunale poco dopo il crepuscolo. Eppure Gon non riesce a capire cosa ci sia di pericoloso, i viottoli sono sempre deserti nonostante la vegetazione incolta e la tranquillità perenne, in mesi e mesi, infatti, non ha mai avuto il privilegio di veder varcata l'entrata in ferro battuto da qualcuno all'infuori della sua persona. Per questo, mentre il sole dell'ultimo venerdì del mese cala all'orizzonte, si prende la libertà di saltellare sui massi che compongono il suo immaginario percorso ad ostacoli, superando il limite invalicabile delle querce ormai prossime a perire dopo secoli di sopravvivenza. Quando alza nuovamente lo sguardo, arrivato al traguardo tanto agognato, si accorge di esser circondato da un ambiente familiare seppur nuovo, mai visto e assimilato. La giacca verde che indossa, un regalo della sua carissima nonna per il quattordicesimo compleanno del suo unico nipote, svolazza resistendo goffamente alle sferzate di vento gelido. I brividi percorrono la sua schiena ma, l'eccitazione che pian piano irradia le sue membra, dipingendo di una sfumatura d'oro le sue iridi, è un chiaro segno della sua improvvisa noncuranza: la prospettiva di un'avventura notturna, benedetta solamente dalla luce della luna dimezzata, si fa strada prepotente nella sua mente, facendogli perdere precocemente la cognizione di tempo e spazio. Si abbassa appena, legando al meglio i lacci sciolti dei suoi anfibi, iniziando poi a correre alla cieca, ansioso di perdersi nel tifone dei sensi. La vista non lo aiuta, precludendogli ogni dettaglio riconoscibile solo attraverso un'osservazione più o meno accurata, l'olfatto, in compenso, percepisce aromi dolci e sconosciuti che lentamente mandano in tilt il suo cervello. Abbassa le palpebre, cercando la giusta via da percorrere attraverso quell'istinto che non l'ha mai tradito, e quando l'odore di menta e poi di miele soggiogano e inebriano le sue narici oltremodo sensibili, la strada da seguire diventa nitida. Si avventura nel giogo di ombre, incurante, gira a destra seguendo una falsa pista, ritorna a quell'unico salice che poco prima ha oltrepassato, questa volta svolta dalla parte opposta e s'immette in un percorso delimitato da enormi cipressi. Non sente più la resistenza dei ciuffi d'erba sotto i suoi piedi, l'impressione di aver finalmente trovato un percorso già utilizzato da altri prima di lui si accentua quindi nel suo petto, crescendo parallelamente all'entusiasmo per quella nuova scoperta. Improvvisamente inizia a correre, i suoi passi seguono la velocità dei propri battiti, fermarsi senza nulla fra le mani sembra ormai impossibile, la sua ingordigia è ormai insaziabile. Rallenta di botto, arrivato dinnanzi ad una recinzione di metallo: è visibilmente tranciata in più punti, i riflessi color rame della ruggine, invece, fanno ben intendere la poca stabilità di quel divisorio ormai corroso dalle intemperie. Un cattivo presentimento monta in lui, investendolo, e per un solo istante una morsa gli stringe il cuore, facendolo accasciare al suolo, ansante. Dovrebbe assecondare la curiosità senza fine o l'istinto che l'ha sempre ben guidato? La risposta è quanto mai ovvia eppure la sua scelta ricade sull'alternativa più rischiosa: si avvicina senza far rumore alla rete metallica, afferrandone con forza le maglie, creando così un'apertura adatta alla sua statura. Prima di oltrepassare, però, si guarda indietro cercando di imprimere nella propria memoria lo scenario dinnanzi a lui, vanamente, distratto dal pensiero della sua amata zia che, data l'ora tarda, sarà già morta di paura. Ci riflette un momento, probabilmente raccontarle la verità lo costringerebbe a tornare seduta stante a casa, in compenso la sua scarsa abilità nel mentire gli impedirebbe di raccontarle una qualsiasi bugia. Infila le mani nelle tasche dei pantaloni, sovrappensiero, incontrando però la resistenza del cellulare da tempo inutilizzabile, scaricatosi ore prima. Gon, sperando nella sua buona sorte, tenta ugualmente di accenderlo, spiccando un salto di gioia quando questo decide di concederli un ultimo sprazzo di vita. Le sue dita premono più o meno velocemente le lettere sulla tastiera in una lotta contro il tempo che spera di vincere, e, esattamente dopo l'avviso del corretto invio del messaggio di testo, l'aggeggio elettronico spira esausto, aspettando di essere attaccato ad un caricabatteria. Finalmente pronto oltrepassa l'ultima barriera rimastagli, ritrovandosi nella parte retrostante di un'immensa villa, i rampicanti che gli impediscono appena il movimento. Strabuzza gli occhi, impressionato: mai gli era capitato di osservare così da vicino una dimora tanto imponente e ben curata. Rimane paralizzato per qualche secondo, il suo sguardo vaga su ogni pianta o fiore, partendo dai cespugli di camelie che costeggiano le mure per poi finire con i gigli bianchi che, in teneri mazzi, si raccolgono ai lati delle panchine sparse qua e là. Non può fare a meno di provare soggezione, le sue gambe sono diventate pesanti per diversi minuti, nonostante tutto l'ostinazione ha preso il sopravvento mentre il suo corpo veniva abilmente nascosto dalle siepi rigogliose. L'udito si acuisce d'un tratto, alle sue orecchie arrivano suoni che mai prima d'ora aveva potuto ascoltare, e circospetto, spinto per l'ennesima volta da quella genuina curiosità che presto o tardi lo condurrà in grossi guai, si dirige verso la fonte di quella baraonda indistinta. Si sporge attraverso le fronde di un separé arboreo, ben attento a non farsi scoprire, non riuscendo ugualmente ad impedire che le sue labbra si aprano completamente, palesando il suo sgomento: un uomo di mezz'età è seduto su una panca di granito, le gambe completamente divaricate, mentre, chinato sul suo inguine, un giovane dalla lunga capigliatura scura come l'inchiostro, coperto a malapena da un kimono kaki privo di obi, intrattiene magistralmente il suo lauto cliente. Il giovane Gon, rosso da capo a piedi, si preclude l'udito tappandosi goffamente le orecchie con le mani, sperando così di non dover sentir oltre i voluttuosi versi che il benestante signore esala con fiato assente. Si accorge troppo tardi, la testa ancora affollata dall'eco di quei gemiti macchiati di lussuria, di aver superato la sua entrata impropria, ritrovandosi invece a vagare ancora una volta per il retro di quella presunta casa di piaceri carnali. Non può fare a meno di guardare il terreno, ritrovandosi imprigionato in un labirinto di rami e foglie, sperando di trovare qualche indizio che possa condurlo sulla giusta via. Si addensa nel suo petto, contemporaneamente al disagio dell'essersi perso, la paura di esser scoperto dai proprietari o chi per loro, ricordandosi improvvisamente di essere pur sempre finito all'interno di una proprietà privata. Si sta addentrando troppo, pensa in un attimo di lucidità, ricominciando a dirigersi verso ovest. La boscaglia si dirada appena e, come un bambino gioioso, ricomincia a correre verso quel barlume di salvezza, dimentico sia della stanchezza che di ogni sentimento negativo che gli impregnava l'animo. In quel preciso istante, si accorge di lui: seduto sul davanzale di una finestra sproporzionatamente larga, la gamba sinistra in bilico fuori dall'argine delle imposte, l'altra appena piegata ma pur sempre poggiata sull'asse di legno laccata di bianco, un ragazzo dai sinuosi ciuffi eburnei screziati d'argento s'intrattiene giocando col fiocco dell'obi malamente allacciato, le iridi chiare che, annoiate, fissano un punto qualsiasi del panorama che scorge oltre il bosco nel suo cortile. Il bruno rimane incantato, distogliendo completamente la propria attenzione dal terreno sotto i suoi piedi, schiacciando un ramo secco che, spezzandosi, provoca un rumore quasi impercettibile. In una manciata di secondi si ritrova a ringraziare i suoi buoni riflessi, scansando di pochissimo un coltello diretto contro la sua spalla, probabilmente lanciato con l'obbiettivo di paralizzarlo.

-Chi sei?- domanda poco dopo l'albino, pronto a ferire l'intruso con una seconda lama.

Il bruno si mostra, le guance gonfie, l'aria indispettita, puntandogli contro un dito accusatorio.

-Non potevi chiedere chi fossi prima di cercare di colpirmi? Sei sleale! Io non ho modo di difendermi!- urla più che può, i pugni che ora sostano sui fianchi, in una posa tutt'altro che minacciosa. L'accusato lo guarda stralunato, dubbioso, scoppiando poi in una risata sguaiata quando capisce che quelle parole tanto stupide sono pronunciate con la massima serietà. Non riesce a smettere per diversi minuti, lo stomaco inizia a dolergli, eppure come non ridere di gusto davanti a tanta ingenuità? Il pupillo della famiglia Zoldyck non sa darsi una risposta. Smette di colpo, sentendo dei passi in lontananza, probabilmente la giovane Kanaria tutt'affaccendata nel suo turno di guardia, e, tempestivamente, lascia cadere un'estremità della lunghissima cintura che gli fascia la vita, facendogli segno di raggiungerlo lì su, arrampicandosi. Il corvino non ha bisogno di farselo ripetere e, con uno scatto, raggiunge il suo appiglio, facendo forza sulle braccia per poter arrivare nella stanza di quello che dev'essere uno degli abitanti della lussuosa dimora.

Il suo salvatore gli porge una mano, aiutandolo nella scalata dell'ultimo metro, tirandolo poi all'interno della stanza con un movimento brusco, tappandogli al contempo la bocca già pronta a protestare.

Ogni sua rimostranza viene messa a tacere da un'occhiata omicida dell'albino: le sue iridi si tingono di zaffiro, il suo sguardo diventa difficile da sopportare, opprimente, claustrofobico. Gon non ha molti amici da quando si sono trasferiti, eppure ricorda di aver sempre avuto un certo ascendente sulle persone burbere ed irascibili come lui; per questo non ha paura di gattonargli accanto, tirando con forza le sue gote, nel vano tentativo di alleggerire la tensione. Il giovane lo guarda impassibile per un momento, cercando di assimilare l'accaduto, riprendendosi poco dopo con il viso arrossato e dolorante, vendicandosi istantaneamente con un pugno ben assestato sulla scombinata zazzera bruna.

-Mi hai fatto male!- dice solo l'intruso, mettendo nuovamente il broncio

-Anche tu, stupido!- ribatte l'altro irritato, sedendosi scompostamente a terra. Il più basso non risponde, perso in chissà quale elucubrazione mentale, ritornando a percepire gli stimoli esterni solo quando il suo volto si illumina, arrivato finalmente al termine di qualunque ragionamento il suo cervello stesse cercando di effettuare.

-Gon, Gon Freecs- afferma senza alcun nesso logico, porgendogli la mano. Il ragazzo dallo sguardo tagliente l'osserva, indeciso, contraccambiando quel gesto tanto inusuale. Solitamente i suoi clienti conoscono perfettamente sia il suo nome proprio che quello della sua famiglia, e di certo non perdono minuti preziosi in presentazioni o bazzecole del genere.

-Io sono Killua, Killua Zoldyck- pronuncia quindi con un minimo di reticenza.

L'ospite indesiderato gli sorride grato, spiazzandolo ancora, bloccandosi poi quando le sue iridi nocciola, in un vagare del tutto casuale, incontrano il suo pene scoperto, l'indumento completamente aperto in assenza dell'obi.

-Copriti!- balbetta arrossendo il pece, imbarazzato, abbassando le palpebre, precludendosi poi la vista anche con le mani per impedire a se stesso di guardare anche solo per errore.

-Non sei uno di quelli che entrano di nascosto fingendosi clienti facoltosi per avere prestazioni gratuite?- domanda curioso, afferrando i polsi dell'altro per poterli spostare, scrutando con un'ingenuità che non gli appartiene lo sguardo quanto mai spaesato del giovane difronte a lui.

-Ecco, in realtà sono arrivato qui per caso... Oggi mi sono addentrato in una parte del parco comunale che non conoscevo e, a furia di vagare senza meta, sono giunto ad una recinzione non proprio integra. Passando di lì, dopo essermi liberato di qualche pianta di troppo, sono finito nella villa. Procedendo nel giardino, attirato da un vociare non troppo sommesso, ho intravisto un ragazzo dai capelli scuri come l'onice che...- non riesce a finire di raccontare le sue peripezie, l'infiltrato, diventando nuovamente di una vivace tonalità di rosso. Non è in grado di contrastare, sebbene il desiderio sia crescente, l'occhiata vacua che il proprietario nuovamente assume, sussurrando poi, rivolto più a se stesso che a lui, il nome "Illumi".

La tensione venuta a crearsi non dura molto, lo stomaco del quattordicenne brontola rumorosamente e la sua risata imbarazzata riempie l'ambiente. Killua lo guarda comprensivo, alzandosi, raggiungendo l'armadio appariscente che sosta in un angolo della stanza mentre il suo ospite non lo perde di vista nemmeno per un attimo, incuriosito. La seta cade in un tonfo sulle piastrelle lucide, la schiena coperta di sottili cicatrici si mostra nel suo innaturale pallore, le gambe e le natiche si contraggono invece per raggiungere un scomparto nascosto del pregiato guardaroba: quando Gon ritorna alla realtà, ancora in parte stordito dalla perfezione di un corpo che non sembra appartenere a questo mondo, un paio di logori pantaloncini color notte nascondono l'intimità di quel che potrebbe essere un suo coetaneo, il busto invece è celato da un abnorme canotta che gli accarezza le cosce, anch'essa dall'aspetto piuttosto consunto. Il bruno lo guarda soddisfatto, felice di poter conversare con lui mentre indossa qualcosa di più consono al suo standard di abito informale, non mancando di pensare che quell'abbigliamento ne risalti le forme minute, ancora acerbe, donandogli anche un aspetto più accessibile.

-Hai fame, no? Serviti pure- lo invita il giovane padrone, mostrandogli un vassoio d'argento riccamente imbandito. Il pece non ci pensa troppo, fiondandosi immediatamente sul tavolo che occupa un quarto abbondante dell'intera camera, infilzando con una delle troppe posate una bistecca apparentemente succulenta, divorandola all'istante. L'albino lo studia interessato, il viso poggiato sulle nocche gelate, riscoprendo un'irruenza che desidererebbe tanto possedere anche lui: non gli hanno mai permesso di esprimersi, di avere voce in capitolo, fin dalla più tenera età gli hanno insegnato che la sua opinione, i suoi desideri erano nulli rispetto al volere della famiglia.

-Killua, tu cosa ci fai qui dentro?- chiede improvvisamente smettendo di ingozzarsi, deglutendo con fatica un boccone di carne di manzo.

-Nei romanzi ci chiamano cortigiane, ora si utilizzano una vasta gamma di sostantivi... Quello maggiormente diffuso dovrebbe essere prostituta, o qualcosa del genere- risponde senza pensarci troppo, le unghie curate che sfilacciano il centrino dai complessi ghirigori

-Eppure Zia Mito...- cerca di contestare il corvino, interdetto, non potendo credere alle parole che ha appena udito

-Se soffri non urlare, non lamentarti; se il loro seme ti invade, macchiando il tuo stomaco e la tua dignità, sopporta sorridendo accondiscendente; se desiderano sentirti gemere, fai echeggiare nella tua camera mugolii voluttuosi, incitali a continuare... Questa è l'unica ragione per la quale sono nato, o almeno così dice Illumi- mormora con sguardo assente, recitando quella nenia impressa a fuoco sulla sua carne e nella sua testa. Le parole che ha appena udito pesano sul cuore e sulla coscienza, cercare una soluzione gli sembra un obbligo, le catene che lo imprigionano, impregnate di sangue rappreso e non, sono visibili ai suoi occhi, simili al peggiore dei mali: non è mai riuscito ad ingoiare una qualsiasi ingiustizia senza dire la sua e di certo questa non sarà la prima volta.

-Non ho idea di chi sia questo Illumi di cui parli, ma... Che ne diresti di venire via con me? Mia zia per me è come una madre, la nonna sarebbe ben contenta di avere qualcuno in casa... Da quando papà è in coma irreversibile si sente spesso sola e qualcun'altro da accudire e coccolare non gli dispiacerebbe di certo!- propone con un sorriso gentile, pregno di speranze, lasciando spiazzato il prediletto della famiglia Zoldyck. Non dovrebbe, eppure si crogiola nell'idea di poter vedere il mondo fuori da quella gabbia di cristallo, di poter avere finalmente una famiglia normale; la prospettiva, per quanto irrealizzabile sia, lo rende euforico per qualche momento, accettare sembra quasi l'unica alternativa.

Il castello di sabbia crolla quando l'eco dei passi leggeri di suo fratello maggiore raggiunge il suo udito e la priorità diventa far scappare l'intruso che l'ha reso umano per poche ed inestimabili ore.

-Grazie Gon, sono contento di averti conosciuto- confessa d'un tratto, alzandosi, legando saldamente un'estremità dell'obi intorno alla sua vita. Il pece lo guarda dispiaciuto, intuendo la sua risposta e, poco prima di calarsi per la parete color avorio, poggia le sue labbra sulla guancia del prigioniero, sorridendogli incoraggiante.

-Verrò a prenderti!- promette quando ormai la sua ombra si perde fra le fronde degli alberi

-Non dimenticarti il mio nome!- continua alla ricerca della strada di casa, cercando di seminare una bestia dal manto scuro che lo insegue senza sosta.

-Nostra madre ha richiesto la mia presenza con estrema urgenza pochi minuti fa, dicendomi che aveva sentito la voce di un ragazzino provenire dalla tua camera. Pensavo ti fossi arreso anni fa, Kiru- pronuncia mellifluo il rampollo dal viso perennemente inespressivo, la mano già ancorata al polso dell'adorato fratello minore. Lo spoglia con pochi movimenti concisi, beandosi del terrore che, nonostante tutto, tinge ancora d'indaco le iridi della sua vittima. Le sue labbra pronunciano scuse false ed inconcludenti, il suo egocentrismo invece cresce man mano che l'anima già dilaniata del suo allievo si frantuma in milioni di schegge impossibili da rimettere insieme. Adora punirlo, ama fargli credere che non ci sia altro mondo se non la fedeltà che nutre inconsapevolmente nei suoi confronti. Illumi, pazientemente, attenderà che il caro Killua si sottometta completamente, iniziando a provare quell'amore contorto che fin dal giorno in cui venne alla luce il pece prova per lui.

Angoletto Autrice

Non pubblicando nulla da giugno ho deciso di ritornare in grande stile (?) iniziando la pubblicazione di questa long. Ho iniziato da poco la mia avventura nell'universo di Hunter x Hunter, seguo settimanalmente l'anime mentre sto cercando pian piano di recuperare i volumi del manga, troppo costosi per essere recuperati tutti insieme. In cosa vi imbatterete leggendo questa storia, quindi? Beh, nel primo capitolo ve ne ho dato un'idea: Killua è una prostituta, Gon un quattordicenne piuttosto normale dal carattere semplice e spontaneo, Illumi il cattivo da battere per poter andare avanti. Nel prossimo capitolo incontreremo i nostri altri protagonisti, Pairo e Kurapika, sperando che possiate affezionarvi a loro, magari apprezzando il mio tentativo di farvi conoscere questa coppia che io adoro. Parlando della pubblicazione, invece, aggiornerò settimanalmente (salvo imprevisti), probabilmente nel weekend. Che altro dire? Nulla penso, solamente fatemi sapere se vi piace o meno e, andando avanti, se pensiate che sia necessario aggiungere altri tag alla storia, in quanto sono stata indecisa fino all'ultimo.
Tranquilli, ho finito.
Bye By marzia ds

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: marzia ds