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Autore: Flamel_    22/12/2013    5 recensioni
Dal testo: "Perché lui rovinava sempre tutto, tutto quello che odiava, quello che amava, quello che gli era indifferente –tutto: distruggeva tutto e non poteva permettersi sgualcire Violet in qualche modo. In fondo, lei era un angelo. Un angelo bianco che amava l’oscurità, certo, ma era pur sempre un angelo e l’inferno non poteva sfiorarla. Tate non poteva toccarla".
Una serie di momenti che riguardano Tate e la sua assurda mania di controllo e il suo "strano" rapporto con Violet, ispirati a Creep dei Radiohead e Patient Love di Passenger.
Spero vi piaccia.
[Tate/Violet]
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sbagliati insieme

 


"But I'm a creep, I'm a weirdo. 
What the hell am I doing here? 
I don't belong here".
Creep - Radiohead.
 

 

A Tate Langdon la parola “strano” piaceva solo se riferita a lui. Amava essere notato, anche per sbaglio, nei corridoi della scuola, per strada. Voleva che le persone si ricordassero di lui. Voleva essere speciale. Aveva ereditato l’ego di sua madre Constance, una figura così imponente da distruggergli la vita. L’unico modo per disfarsene, secondo Tate, era quello di cancellarla a sua volta. E ci stava lentamente riuscendo.
Era sempre stato il più bello della famiglia, il bambino perfetto, intelligente, brillante. Un po’ esuberante, ma quale bambino non lo è? Era un premio da mettere in mostra nelle occasioni importanti, coi pantaloni nuovi di velluto e la camicia di flanella contro il freddo. Constance gli diceva di sorridere. Sorridi al signore, Tate. Ringrazia la signora. Sii gentile. Ma lui sentiva l’ipocrisia di quelle stupide riunioni di beneficenza. I borbottii sprezzanti di sua madre si confondevano con quelli degli odiosi borghesotti di campagna. Ma Tate doveva ignorarli e sorridere. Perché è così che si comportano i bravi bambini, Tate, capisci?
Tate capiva, pure troppo. Si lasciava esporre in questo modo perché sapeva che per una volta ci sarebbe stato lui al centro dell’attenzione e non Adelaide, su cui erano concentrati tutti i pensieri di Constance. Ma quando i dieci minuti di fama terminavano, Tate tornava a sentirsi vuoto. Abbandonato. Nessuno gli rivolgeva più di un’occhiata, nessuno si accorgeva più di lui. Era di nuovo solo.


Strano.
Quella parola serpeggiava tra gli studenti del Westfield High School, i ragazzi si accostavano agli armadietti quando lui passava, fingevano di guardare altro; ma appena la figura di Tate si allontanava, si voltavano a osservarlo.
Quel tipo è così strano, si dicevano con gli occhi e dopo un istante tornavano ai loro compiti, alle interrogazioni e nessuno si accorgeva più di lui, ancora una volta, e di quell’attenzione non rimaneva nulla.
Nulla –o quasi. Perché Tate quel brivido ancora lo percepiva, la paura di quegli stupidi adolescenti la sentiva come se potesse respirarla. E si riempiva della loro paura, ma non ne era mai del tutto soddisfatto, non era pieno. Non era giusto così. Perché non tornavano a guardarlo?
Tate aveva bisogno di quell’angoscia. In fondo, era strano. Poteva essere anche pericoloso, ma nessuno se ne rendeva conto. Era solo Tate lo strambo e questo non bastava. Non bastava per niente.

 
“Vuoi sentirti onnipotente, Tate” gli aveva detto Violet una volta, gli occhi liquidi, pieni di odio, disprezzo, rabbia. Quanta rabbia. “Vuoi sentirti come un dio, avere tutto sotto controllo, vuoi che gli altri ti rispettino, ma vuoi anche che ti temano. Quando inizierai a capire che il mondo non gira attorno a te, Tate?”.
Queste parole avrebbe preferito non sentirle. Onnipotenza, rispetto, timore. Tate non era uno stronzo. Era un tipo strano, forse pericoloso, ma un dio… Era troppo.
“Io sono solo strano, Violet”.
“No, tu non sei strano. Sei come tutti gli altri. Adolescenti in cerca di attenzioni, ma che novità. Un frignone che non si fa scrupoli per ottenere quello che vuole. Addirittura stuprare.
Uccidere”.
“Violet, io-”.
“Forse hai ragione, non sei normale. Sei un mostro, Tate. Io non ti voglio più vedere”.


Violet invece era sempre stata singolare. Quel tipo di ragazza che se ne sta seduta in un angolo con un romanzo russo poggiato sulle gambe mentre fuma la sua sigaretta in silenzio. Anche lei si faceva notare, per qualche motivo. La sua presenza candida, eterea, ti accoglieva come un abbraccio caldo, di quelli che sa di famiglia. Era un angelo, niente di diverso.
Quando Tate la spiava senza che lei potesse vederlo, nella cameretta, così cupa che quasi gli ricordava la sua, aveva voglia di accarezzare quella pelle che sembrava così morbida ai suoi occhi, aveva voglia di sfiorarle i capelli, annusarne il profumo. Quando lei si stendeva sul letto, Tate sentiva quasi il bisogno fisico di coricarsi accanto a lei, di rendersi palese. Abbracciarla.
Ma rimaneva lì seduto sul pavimento a osservarla perché poteva farle male. Perché lui rovinava sempre tutto, tutto quello che odiava, quello che amava, quello che gli era indifferente –tutto: distruggeva tutto e non poteva permettersi sgualcire Violet in qualche modo. In fondo, lei era un angelo. Un angelo bianco che amava l’oscurità, certo, ma era pur sempre un angelo e l’inferno non poteva sfiorarla. Tate non poteva toccarla.

 

Aveva rubato una sua foto dallo studio del dottor Harmon. Una di quelle senza cornice, di metallo, troppo fredda per Violet. Ben Harmon non se n’è mai accorto, quel maiale. Dava tante cose per scontate, a quel tempo: sua figlia, sua moglie, il suo lavoro, la sua sanità mentale. Non meritava quella foto, così Tate l’aveva portata nello scantinato, lontana da Thaddeus, dove poteva guardarla, toccarla senza rovinarla mai. La foto era scivolata via dal vetro ed era caduta tra le sue mani. Destino?
Tate si era ripromesso che non l’avrebbe mai piegata nemmeno per sbaglio, ma l’avrebbe portata sempre con lui. Violet sorrideva in quella foto, era in un prato con tanto di margheritine. Doveva essere primavera. La sua figura pallida (era morta anche lei?) sembrava serena, la foto doveva risalire a prima dello scandalo in casa Harmon. Incredibile come una ragazzina del genere fosse sopravvissuta a una tale catastrofe emotiva. Forse il suo cuore aveva davvero smesso di battere. Forse era già morta.
Ma in ogni caso questo non gli consentiva di avvicinarsi a lei. Avrebbe tenuto la sua foto nella tasca dei jeans, avendo cura di non stropicciarne gli angoli, come una presenza sempre al suo fianco.

 

Violet non gli è stata vicina, non per sempre.
Per sempre è un tempo incredibilmente lungo, come fanno i viventi a suggellare questi patti eterni con estrema leggerezza? La vita è imprevedibile, il domani è incerto e loro pensano al per sempre. All’infinito, che nemmeno è concesso loro.
Pure loro, Tate e Violet, che avevano tutto il tempo del mondo alla fine si sono allontanati. Si sono strappati, anzi, e pure violentemente.
“Io non ti voglio più vedere” gli aveva detto. “Va’ via”, come si scaccia un insetto fastidioso, un animale. Ma Tate non si sentiva un animale. Si sentiva umano, anche più vivo di quando lo era realmente, la vista era finalmente illuminata dalla luce tutta particolare di Violet, la amava, era amato. Era felice.
Ma il suo fottuto senso di onnipotenza l’aveva trascinato di nuovo in quel baratro di oscurità che, Tate lo sapeva, non l’avrebbe mai abbandonato. Aveva ferito Vivien e Violet e l’aveva persa. Era scappata via, l’unica ragione al mondo che potesse mai farlo felice, era scappata via.
Per sempre.

 "And though you won't wait for me
I'll wait for you" 
Patient love - Passenger. 

 

«Anche se tu non mi aspetterai». Tate aveva il respiro lievemente accelerato, mentre parlava. A dir poco buffo, per un morto. «Io aspetterò per sempre te, Violet».
«Che cazzata» sbuffò lei senza nemmeno guardarlo. «Farai prima a morire, nell’attesa».
Le labbra di Tate si tesero in un sorriso amaro, ancora una volta sembrava pentito, gli occhi pieni di lacrime. «Mi hai cambiato la vita, hai cambiato me. Mi hai travolto come un uragano, mi hai aiutato più di qualsiasi psicanalista, più di chiunque altro. Tu sei speciale».
Finalmente Violet si voltò verso di lui, dopo anni che nemmeno lo guardava in faccia, e le fece male. «Evidentemente non ho funzionato così bene come credi. Mia madre è morta per colpa tua. Tu sì che mi hai cambiato la vita» sussurrò ironica, le labbra rigide, una smorfia contratta sul viso.
«Io ti amo, Violet». Tate si avvicinò a lei e fece per prenderle la mano, ma Violet arretrò con un passo. «Perdonami, ti prego». Prese la mano e la strinse con delicatezza, si accovacciò davanti a lei e la guardò come se fosse la prima volta. «Non lasciarmi andare ancora».
Le labbra di Violet tremarono, ne uscì un singhiozzo e qualche sospiro. «Non posso, non sarebbe giusto, Tate».
«Cosa è giusto, allora? Cosa in tutta questa faccenda è giusto? La casa è giusta? Le anime intrappolate qui dentro sono giuste? Io e te non siamo più sbagliati del resto. Siamo perfetti per questo, Violet, è il nostro posto».
«Io…» iniziò lei, ma le labbra di Tate bloccarono quelle parole che sicuramente non avrebbe voluto sentire. Fu come i loro primi baci, quelli sbagliati, nuovi, una rinascita insieme. Lo volevano entrambi, Violet ne era consapevole, ma era così sbagliato…
Violet chiuse gli occhi. «Non posso» sussurrò tra un bacio e l’altro. «Ti amo, Tate».
«Non lasciarmi andare» ripeté lui.
«L’ho già fatto».

 

 

 


 

Flamel_'s corner.

Buonasera, fandom di AHS. 
Sono nuova di qui. Ieri sera ho finito di vedere la prima stagione e ovviamente mi ha distrutto il cuoricino da shipper, quindi ho subito deciso che dovevo scrivere qualcosa. Mi sono messa a pensare a tutte le cose stupide che avevo notato durante la stagione e... tutto mi ha riportato a queste due canzoni, Creep dei Radiohead e Patient Love di Passenger. Sono state terribilmente d'ispirazione.
Questa One Shot è un po' spezzettata perché volevo raccogliere un po' i momenti che Tate può aver vissuto nella sua storia. I primi tre parlano del suo desiderio di controllo su tutto, anche sulla vita delle persone, gli altri quattro del suo rapporto particolare con Violet e di Violet. (Ma quanto la amo **).

Spero vi sia piaciuta e che me lo facciate sapere! Vorrei tornare a scrivere in questa sezione :3

F_ 


  
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