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Autore: Sys    23/12/2013    0 recensioni
E poi, d’improvviso, ebbe l’istinto di girarsi verso lo sfondo e non poté credere a suoi occhi: era sicuramente un sogno. Era lei, con lo sguardo perso e confuso. Con un paio di pantaloni della tuta, una canottiera nascosta da una felpa e un paio di converse bianche sgualcite: era lei. A filo sul palco, probabilmente incoraggiata (o obbligata) da Harry che le stava dietro, con una mano sulla schiena così che non tornasse indietro. E lei muoveva lo sguardo. Guardava il pubblico, guardava Louis, poi Liam, e poi si girava e vedeva Harry che concentrato cantava il ritornello di quella canzone.
E poi lo vide, sapeva che era sempre stato lì solo che non voleva affrontarlo.
I loro sguardi erano gli stessi di quel giorno: quella di lei accecato dalla paura di non aver tutto sotto controllo come aveva programmato e quello di lui, confuso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nobody said it was easy,
no one ever said it would be so hard


 
You and I
We don't wanna be like them
We can make it till the end
Nothing can come between you and I
Not even the Gods above can separate the two of us
(You and I, One direction.)

 
Se ci sono cose più belle dello spettacolo che si presentava davanti a Niall Horan, classe 1993, nato in Irlanda e vissuto a Mullingar? Lui se lo chiedeva spesso. Essendo sinceri, quasi tutte le sere.
Le urla, i pianti, il divertimento che quella gente provava era cioè che lo mandava avanti. Lo aiutava a dimenticare: vedere quelle ragazze sorridergli infondendogli coraggio. Proprio come faceva lei.
Vederle ridere, o piangere gli ricordava il motivo per il quale aveva scelto questo lavoro. I sacrifici, le paure, i litigi erano valsi la pena.
Perché ora Niall si guardava in giro e non vedeva che felicità: le fans al settimo cielo - e come non giustificarle, probabilmente avevano sognato quel momento per anni e l’avevano sognato tutte le notti, e lo sogneranno ancora –, Liam intento a salutare delle ragazze mentre aspetta il suo turno, Harry e Zayn che si fanno scherzi a vicenda distraendo Louis dalla strofa per cui si era impegnato mostruosamente. Tutto era felicità. E lui in quel quadro stonava, una macchia che il pennello ha lasciato in un momento di distrazione del pittore. E la macchia doveva scomparire. Niall doveva tornare quello di un tempo, ma non riusciva: come fare quando la testa è da tutt’altra parte? Quando non si può far altro che pensare alle sue foto stampate su un giornale insinuando un nuovo flirt, o quei video che ancora lui non aveva avuto il coraggio di cancellare? E come non si può essere in grado di cancellare un video, una foto, vi chiederete. Era come eliminare una parte di se stessi, o almeno fingere che questa non sia mai esistita, cancellare i ricordi non serve a nulla. Eliminare quelle foto non l’avrebbe aiutato: il suo ricordo sarebbe stato perennemente presente nella sua vita non lasciandolo mai un attimo libero.
Niall aveva paura: paura che non riuscisse più ad andare avanti. Lei era il suo tutto.
Con lei sorrideva, scherzava, rideva, parlava, si confidava: con lei era amore. E lo è ancora. E lui ne è arrabbiato. Dovrebbe andare avanti: è una star a livello internazionale. Ha tutte le ragazze del mondo ai suoi piedi ma lui, lui vuole solo e unicamente lei. Perché lei era quella perfetta: i capelli che la notte, sparsi per il cuscino, gli facevano il solletico erano perfetti, e la mattina le sue corse in bagno, per pettinarli, erano perfette. Le sue labbra, sempre colorate con qualche nuovo rossetto che ogni giorno lui si ritrovava sulle guance, erano perfette. Il suo modo di vestire stravagante era perfetto, così come i suoi occhi marroni che brillavano di spensieratezza. Il suo modo di guardarlo, con lo sguardo pieno d’amore era perfetto. La sua timidezza mista a follia era perfetta. Il suo voler sempre raggiungere la perfezione, non rendendosi conto che lei già lo era, era perfetto. La sua intelligenza che ogni volta faceva sentire Niall un incapace, era perfetta, e la sua perspicacia anche. Anche i suoi giorni “no” erano perfetti perché la rendevano umana. E le sue camminate che sfiancavano sempre il ragazzo, la sua mania per le sciarpe, l’amore per i popcorn era perfetto. L’odio per le scarpe con i tacchi troppo altri e le cravatte, la rendeva perfetta, e la venerazione incontrastata per Starbucks era perfetta.
E Niall in confronto si sentiva inutile. Non era all’altezza di un angelo del genere. Ogni tanto si chiedeva come si sarebbe sentito una volta senza di lei. Era una sera di aprile, e nonostante fosse primavera inoltrata il freddo ancora, non aveva abbandonato le strade di Londra. Lei, stesa sul divano comodamente abbracciata al suo lui, si era abbandonata alle tentazioni di Morfeo al contrario di un Niall che ancora era energico e intento a guardare una commedia da due soldi. Tutta colpa del jet-leg. Si ritrovò, senza sapere in che modo, a come si sarebbe sentito una volta che lei l’avrebbe lasciato se mai fosse successo, perché era sicuro che se mai ci fosse dovuta essere una rottura non sarebbe mai stata per mano sua. Si sarebbe sentito meglio sapendo che non avrebbe più dovuto competere con la perfezione che tanto lo intimidiva? Bè, ora la risposta, la conosceva e sicuramente non era affermativa. Lei gli aveva fatto conoscere la perfezione e ora per lui non esisteva altro: lei era unica e sola. Niente sarebbe mai riuscito a rimpiazzarla.
Ma la cosa che Niall più amava di lei e che più la rendeva perfetta non era solo l’amore per le trecce e l’odio per i leggings, ma anche la sua determinatezza. Niall ne era rimasto impressionato fin da subito e come l’aveva invidiata. Mai avrebbe pensato che quella ragazza l’avrebbe potuta perdere per colpa sua.
E ora si sentiva peggio che mai.
Era come se avesse cambiato una parte di quell’angelo che ora non era più perfetto. Per colpa sua.
Il senso di colpa era sempre vicino e le lacrime anche di più. Ancora si chiedeva come aveva fatto a resistere quei pochi mesi senza di lei.
Ma era colpa sua e solo sua. Niall era un errore, era entrato per errore nella sua vita perfetta e qualcuno ha deciso di rimediare. Non avevano precisato che avrebbe fatto così male, però.
E tutt’un tratto, la loro canzone rimbombava tra le mura di quello stadio, e tutto per un attimo si zittì.
You and I” regnava su tutto.
Era surreale quel silenzio che stranamente si protasse più di un secondo. Le fans non urlavano, la musica era padrona del posto e i suoi migliori amici erano tutti seduti ai bordi del palco come se avessero imparato una coreografia diversa da quella che era stata impartita a lui. Non comprese ciò che succedeva ma dal backstage capì che c’era qualcosa di storto in quella performance. Come se le fans e i ragazzi avessero progettato qualcosa da soli senza dir nulla a nessuno. E quella sera fu tutta una sorpresa. Le ragazze davanti a lui iniziarono a innalzare i loro cellulari illuminati e l’effetto in contrasto col buio della notte era il migliore che lui avesse mai visto. Nemmeno si accorse che Harry corse via, verso le quinte. Era troppo preso dallo spettacolo che, per una volta, era lui a gustarsi. Come una modella che per la prima volta sta dalla parte opposta all’obiettivo: inizialmente fa paura, crea stupore ma poi va a formare una pace interiore di sollievo mai provato. Era come se per un attimo il mondo gli avesse dato tregua.
Ancora non capiva se fosse un sogno o meno.
E poi, d’improvviso, ebbe l’istinto di girarsi verso lo sfondo e non poté credere a suoi occhi: era sicuramente un sogno. Era lei, con lo sguardo perso e confuso. Con un paio di pantaloni della tuta, una canottiera nascosta da una felpa e un paio di converse bianche sgualcite: era lei. A filo sul palco, probabilmente incoraggiata (o obbligata) da Harry che le stava dietro, con una mano sulla schiena così che non tornasse indietro. E lei muoveva lo sguardo. Guardava il pubblico, guardava Louis, poi Liam, e poi si girava e vedeva Harry che concentrato cantava il ritornello di quella canzone.
E poi lo vide, sapeva che era sempre stato lì solo che non voleva affrontarlo.
I loro sguardi erano gli stessi di quel giorno: quella di lei accecato dalla paura di non aver tutto sotto controllo come aveva programmato e quello di lui, confuso.
Al parco quel giorno i loro occhi esprimevano le stesse emozioni: Niall pronto a passare un altro giorno con la sua ragazza prima della partenza per il tour, e lei che purtroppo quel pomeriggio aveva preso una decisione che sperava di non aver mai dovuto prendere.
E tra i flash dei paparazzi Irene scoppiò, e liberò la rabbia e le lacrime represse per così tanto tempo che non la smettevano più di scendere.
La loro rottura fu immediatamente su tutti i giornali.
“Non ne posso più Niall.”
“Non devi farci caso, col tempo ti ci abitui.”
“Andiamo, Niall, sii ragionevole. Me li sono ritrovati in casa mia.”
“Solite follie, lascia correre.”
“E dovrei lasciar stare anche gli insulti, le corruzioni, le minacce. Non è vero?”
“Di cosa parli?”
“Non posso più andare avanti. Sarà che non ti amo abbastanza.”
Ma entrambi sapevano che non era la verità; loro si amavano come nessun’altro al mondo. Ma l’amore vissuto come Irene lo stava vivendo era diventato insopportabile.
Cosa vuoi fare, Irene?
“Sai bene, cosa voglio, anzi devo fare.”
“Non per forza, possiamo superarlo insieme.”
E forse, per un attimo Irene ripensò a tutti i bei momenti vissuti, a tutte le risate e ai baci, agli abbracci nel cuore della notte, ai sorrisi dopo un litigio. Ripensò a tutto e per un attimo cambiò idea: forse era meglio andare avanti. Forse sostenendosi insieme avrebbero superato la situazione. Ma quando Irene si ritrovò schiacciata in mezzo a quella mandria di fotografi la ragione tornò a comandare. Le lacrime scesero lungo il suo viso senza darle un momento di tregua. Si guardava attorno spaventata e non vedeva più la luce del sole ma solo i flash delle macchine fotografiche di nuova generazione al collo di quelle persone. La paura si stava impossessando di lei; i suoi occhi trasmettevano solo quello e Niall se n’era accorto.
Aveva paura.
La sua Irene, piccola e indifesa com’era, aveva il terrore di quel mondo a cui mai era stata abituata e lui si rese conto che non voleva che lei ci si abituasse. Quello era un mondo crudele, che non guardava in faccia a nessuno. La sua Irene non doveva esserne contagiata. Lei doveva rimanere bella com’era. Lei non sarebbe mai sopravvissuta nonostante gli aiuti che il ragazzo avrebbe potuto offrirle.
Ti lascio.
Disse Niall, vedendola così.
La portò fuori dalla folla.
La baciò.
La fissò per dei secondi interminabili.
Il suo sguardo incredulo davanti a lui.
Poi, la lasciò andare, senza dire altre parole.
La vide correre via, lasciandolo solo in pasto a quegli animali feroci.
Non si girò mai.
Irene sapeva di averlo fatto solo perché, altrimenti, non sarebbe mai più stata in grado di abbandonarlo ma il dolore, la paura erano troppo forti.
E questa battaglia l’avevano vinta loro.
Ma questa, l’amore, non l’avrebbe persa. Era più agguerrito che mai.
Le lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di entrambi. Si corsero incontro e si guardarono mentre la musica e il silenzio oltre ad essa facevano loro da sfondo.
Si baciarono così intensamente da ricordarsi di doversi staccare almeno per respirare.
  «Ti amo, Irene.»
  «Non sai quanto ti amo io, Niall.»
Un applauso si levò dalla folla di fronte a loro e i due si guardarono senza badare agli altri.
  «Possiamo farcela.» le confessò il ragazzo.
  «Sarà difficile.» rispose lei, abbassando gli occhi al suolo.
Quando li rialzò, vide Niall poco più lontano da lei, avvicinarsi con uno sgabello e la sua amata chitarra.
  « Tell me your secrets,
And ask me your questions,
Oh let's go back to the start.
 
Runnin' in circles,
Comin' up tails,
Heads on a science apart.
 
Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No one ever said it would be this hard.
Oh take me back to the start. »
(The Scientist, Coldplay.)
E la sua voce, sola, rimbombava nello stadio, dove per una volta regnava il silenzio.
E l’amore.
E la felicità.
 
THE (very happy) END(ing).







 

I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
 
Buon Natale e buon anno ♥.

Sys.
 
 
  
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