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Autore: ShioriKitsune    24/12/2013    3 recensioni
Solleva una mano, incerta, arrestandola poi a mezz’aria.
Serra la mascella e china tristemente il capo, abbandonando l’ultimo residuo di speranza senza nemmeno avergli dato una vera chance.
Non tutti possono cambiare, lo sa bene.
E lui ne è la prova.
[UlquiHime]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Si nasconde dal fandom di Naruto prima che la prendano a sassate* Ehm, ehm, salve a tutti, dopo una vita do segni della mia presenza. No, non sono morta.. o quasi. Se qualcuno che mi conosce per il SasuNaru sta leggendo questo, prometto che tornerò presto. Prometto. <3

Ed eccomi qui, la mia prima storia sul fandom di Bleach non poteva che essere su Ulquiorra e Orihime <3 Beh, avevo tanta voglia di scrivere qualcosa su di loro - ho già in mente un'AU veramente angst T_T - ma ho deciso di tastare prima il terreno con qualcosa di "banale", diciamo così.
In ogni caso, spero possa piacervi almeno un po' :3

Ah, Buon Natale! Oh oh oh!




* * * * *

Solleva una mano, incerta, arrestandola poi a mezz’aria.
Serra la mascella  e china tristemente il capo, abbandonando l’ultimo residuo di speranza senza nemmeno avergli dato una vera chance.
Non tutti possono cambiare, lo sa bene.
E lui ne è la prova.
 
Stockholm Shoukougun
 
 
Se ne sta lì, immobile, dandole le spalle. Né una parola né un gesto, proprio come se non ci fosse.
Orihime arriccia il naso, incrociando le mani dietro la schiena. Non si era mai sentita così sola in vita sua.
«Allora, ehm..», inizia in tono vago, guardandosi intorno e avvertendo un improvviso rossore imporporarle le gote. «..p-proprio non ti va di parlare?».
Lui non risponde, non lo fa mai.
 

 
Durante quei mesi di reclusione nelle asettiche stanze dell’Hueco Mundo, una serie di sentimenti contrastanti aveva attraversato il cuore di Inoue.
La prima volta, incrociando il suo sguardo, aveva giurato a se stessa che non avrebbe cercato di comprendere la situazione e giustificare le sue azioni. Non un contatto, non una parola.
Strappata dal suo mondo e costretta a dire addio ai suoi più cari amici, – amici che probabilmente pensavano fosse una traditrice – cercava di farsi forza e vietava a se stessa di versare anche una sola lacrima.
Lei, che mai era stata capace di odiare qualcuno, probabilmente avrebbe iniziato a farlo.
O, perlomeno, queste furono le convinzioni della prima settimana di prigionia.
Lui continuava a tornare, posandole addosso quello sguardo freddo e scostante, ma Orihime iniziava a domandarsi perché quegli occhi non esprimessero nulla.
Non soddisfazione, non rabbia, né odio: semplicemente erano vuoti, spenti.
Se esisteva un qualche tipo di profondità all’interno di quelle iridi, era molto bravo a nasconderla.
 

 
Sospira, tornando a sedersi sul davanzale della finestra per perdersi nell’osservare la perpetua notte senza stelle.
Il buio le entra nelle ossa, facendola rabbrividire. Quasi come quando avverte lo sguardo dell’Arrancar ustionarle la pelle.
Lancia un’occhiata alle sue spalle, ma lui è ancora voltato, intento a fissare un punto nel vuoto da più di un’ora.
Si domanda come possa restare così immobile e così a lungo, si domanda perché continui a farle visita ogni giorno anche se non sembra intenzionato a considerarla.
Appoggia la fronte alla parete, chiude gli occhi e inspira.
 

 
A metà della seconda settimana, l’atteggiamento di Inoue nei suoi confronti stava già lentamente cambiando.
Niente più occhiate astiose, – non che quelle fossero durate molto – niente unghie conficcate nei palmi.
Non voltava più il viso durante le sue visite di controllo, limitandosi ad osservare incuriosita ogni suo movimento e registrare ogni dettaglio. Il leggero frusciare del suo abito sul pavimento, i ticchettii delle sue scarpe, il suo respiro tenue, regolare.
Non solo una volta si era sorpresa a fissarlo più del lecito, ed in quelle occasioni aveva abbassato lo sguardo, imbarazzata e arrabbiata con se stessa.
Camminava spedita attraverso le tenebre, rischiando di cadere preda di un dolore troppo grande.
L’avrebbe divorata, spuntando via soltanto le ossa.
 

 
Le mancano i suoi compagni, terribilmente.
Gioca distrattamente con una ciocca dei propri capelli e il colore le riporta alla mente Ichigo.
Ichigo e quell’addio che mai avrebbe ricordato, Ichigo e quel bacio che non avrebbe più potuto dargli.
Deglutisce, cercando di ignorare il groppo alla gola. Niente lacrime, l’ha promesso.
Quindi, si limita a sospirare.
«Dove sei, Kurosaki-kun?».
Ma quella non sembra affatto una domanda, e qualcosa dentro di lei si ribella nel momento stesso in cui viene pronunciata.
Si volta quasi di scatto, sorprendendo e incrociando il suo sguardo.
Dura solo un attimo, ma è sufficiente.
Schiude le labbra.
 

 
Successe un pomeriggio della quarta settimana.
Lui non era ancora  andato a controllarla e Orihime si chiese preoccupata cosa potesse essergli accaduto.
Si portò una mano al cuore, aggrottando la fronte, mentre resisteva all’impulso malsano di mangiucchiarsi le unghie.
Oh, ricordò poi. Lui è il mio rapitore. Se gli fosse successo qualcosa sarei libera di..
Non terminò il pensiero. Trarre beneficio dalle disgrazie di qualcun altro – chiunque esso fosse - non faceva parte della sua indole. Eppure, non aveva che espresso un giusto pensiero.
L’attimo dopo lui varcò la soglia.
Il cuore le balzò dal petto e smise di pensare.
Ma l’inconscio non si lasciò sfuggire il sospiro di sollievo appena emesso.
 

 
Si alza, incerta si avvicina e poi si allontana di nuovo. È così agitata che le sudano le mani e non sa nemmeno perché.
Da quella distanza non è difficile intercettare il suo odore, che non può descrivere senza cadere in enormi e monotoni giri di parole. Lo inala senza volerlo, socchiudendo le palpebre.
A volte avverte il bisogno impellente di toccarlo. Giusto per verificare se la sua pelle sia fredda come sembra o se invece nasconda un inaspettato calore, se i suoi capelli siano setosi come appaiono e le sue labbra morbide e invitanti.
Scuote leggermente la testa, imbarazzata dai suoi stessi pensieri.
Non può permettersi nulla di tutto quello, lo sa.
Lo sa ma non le importa.




 
 
Quando lui entrò nella sua stanza, quella sera della sesta settimana, Hime decise di rompere il silenzio che mai era stato neanche scalfito.
Doveva solo prendere coraggio, poteva farcela. Si schiarì la voce.
«Ehm».
Lo bloccò sull’uscio, incapace però di costringerlo a voltarsi.
Ma in quel momento si rese conto che non aveva idea di come rivolgersi a lui. Arrossì vistosamente, sentendo il cuore pompare troppo forte.
«Ulquiorra..-kun».
Al suono del suo nome, voltò di poco la testa.
Inoue chinò il capo per un momento, imbarazzata, tormentandosi i ciuffi accesi che le coprivano quasi completamente il viso. «Mi chiedevo se..».
Ma lo sguardo dell’Arrancar la pietrificò, impedendole di continuare. Durò pochi secondi, ma sentì freddo fin nelle ossa.
«Non attribuirmi sciocchi appellativi umani, onna», impose con la sua voce profonda, e la ragazza rabbrividì.
Sollevò la mano, pensando a qualcosa – qualsiasi cosa – da dire, ma non ne ebbe il tempo.
Quella fu l’ultima volta che Ulquiorra le rivolse la parola.
 



 
Orihime è convinta che l’amore possa cambiare le persone.
È convinta che sia sufficiente un piccolo gesto perché qualcuno possa rivedere completamente il proprio modo di essere.
Si sbaglia.
Allunga una mano e gli sfiora la spalla, ma viene brutalmente cacciata via.
«Non farlo mai più».
Non ha il tempo di replicare né di respirare soltanto, perché Ulquiorra si è già chiuso la porta alle spalle.
Ed Inoue è di nuovo sola.
China il capo, mentre il braccio la ricade lentamente lungo il fianco.
Quando una lacrima solitaria le riga la guancia, si rende conto che non è riuscita a mantenere nemmeno quella promessa.
 

 
Ulquiorra non farà visita ad Orihime per i successivi due giorni.
Camminerà, a lungo e in silenzio, fin quando ogni dubbio non sarà dissipato.
Lui disprezza quella razza, non ci sono eccezioni.
Stupidi e immeritevoli, non li comprende e non gli interessa farlo.
Eppure quella donna è riuscita ad impiantare dentro di lui una reazione a catena che non sa come arrestare.
Ci proverà e fallirà, ma farà finta di nulla, continuando a esistere proprio come ha fatto fino a quel momento, aggrappato alle sue convinzioni e alla sua visione del mondo.
Ma quando tornerà da lei, il verde dei suoi occhi sarà un po’ più caldo.
   
 
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