BetaR: HarryHerm
Problemi
Tecnici
…L’algebra è
una materia insipida
Avete presente
quando, incapaci di prendere in mano la penna e completare quel maledetto
esercizio di matematica, mentre la noia vi stringe fra le sue spire e nel
vostro pomeriggio non ci sono altri programmi oltre allo studio, sentite
l’irrefrenabile desiderio di leccare la pagina del libro di algebra?
No?
Peccato,
perché altrimenti mi potreste dire come fare a staccarla.
Ma partiamo dal principio.
Erano da pochi
minuti passate le tre, quando decisi che avrei
studiato. Lo so, lo so, che pazzia. Avrei dovuto
interpretare quella strana decisione come un presagio funesto, insomma, quale
studente normale deciderebbe -di punto in bianco- di studiare qualcosa
semplicemente perché gli va? Ma tant’è, non sono mai
stato bravo ad interpretare i segni del destino, in questo Neji
è decisamente più portato.
Fatto sta che mi
alzai dal mio comodo divano, spensi la tv
interrompendo il drama
strappalacrime in programmazione e mi avviai verso l’ingresso dove al ritorno
da scuola avevo abbandonato la cartella, pronto ad immergermi in un
appassionante pomeriggio di studio. Esaminai attentamente le materie che mi si
pararono davanti. Storia? Meglio di no, troppo banale; il periodo Edo era interessante,
ma non abbastanza da farmi andare oltre la terza pagina del capitolo.
Letteratura giapponese? No, grazie. Geografia? Ma
stiamo scherzando?
Poi eccolo,
davanti ai miei occhi. Il manuale di Algebra. L’avrei
definito addirittura carino, rosso e giallo, con tutti quei
graziosi numeretti e quelle buffe letterine
sparse su tutta la copertina. Lui era
il prescelto.
Lo presi
sorridendo -perché diavolo sorridevo?!-, agguantai
l’astuccio e andai in cucina, appoggiando delicatamente (?) il tutto sul
tavolo. Mi sedetti e lo aprii a pagina 179 - I
logaritmi.
Si dice, cioè,
logaritmo in base a di un numero x l'esponente da dare ad a per ottenere x (x viene chiamato
argomento del logaritmo).
Interessante, decisamente interessante.
(Magari se avessi continuato a ripeterlo me ne
sarei convinto, prima o poi).
Forse era il caso
di fare qualche esercizio, dopotutto la definizione di bioritmo era abbastanza facile, l’avevo capita subito!
…volevo dire logaritmo. Lo-ga-rit-mo.
Sfoglia il libro
fino ad arrivare alla sezione dedicata agli esercizi ed iniziai
con il più semplice, che si rivelò essere tutt’altro
che facile.
Magari il primo
era difettato, no? Meglio passare al secondo.
Un terzo
moltiplicato per logaritmo in base due di sedici più logaritmo in base sette di
tre elevato alla settima, meno radice cubica di logaritmo in base quattro di
diciotto elevato alle quattro virgola ottantasei
periodico, meno…
No, c’era un
errore pure lì.
Continuai fino ad
arrivare all’ultimo esercizio della pagina, per poi fissare sconsolato il tomo.
Il mio caro ed esteticamente gradevole libro di matematica mi aveva tradito di
nuovo. Questi bioritmi erano peggio di quanto immaginassi.
Ehm, si,
logaritmi. Io che ho detto? Logaritmi, infatti.
Dicevo,
questi logaritmi erano
davvero difficili. Appoggiai stancamente la penna e tutto accadde in un batter
d’occhio.
Il mio stomaco
reclamava una porzione di ramen fumante, ma i miei
poveri neuroni non riuscivano a connettere a causa del sovraccarico a cui
l’avevo sottoposto.
Non passò nemmeno
un secondo tra l’istante in cui fissai la pagina e mi chiesi
che sapore potesse avere, a quello in cui mi chinai su di essa e… la leccai.
O almeno, questo era il mio proposito.
Quando mi accorsi che la carta non era poi così
buona cercai di staccarmi, ma la mia lingua proprio non ne voleva sapere. Era
rimasta lì aderente al foglio lucido. Provai a tirare,
dannazione, dopotutto era soltanto carta!
Ebbene, ebbi come
l’impressione che le mie papille gustative avessero deciso
di separarsi dal mio corpo, quindi cambiai subito idea.
Sono passate due
ore ed io sono ancora qui, con la lingua secca come uno stoccafisso, attaccata
a quel maledetto libro di algebra.
Ora non ho più alternative: devo telefonare a qualcuno e chiedere aiuto,
sperando che questo qualcuno non decida di deridermi per il resto dei miei
giorni.
Afferro il cordless, sempre con il libro appeso alla lingua, e
compongo rapidamente il numero di un cellulare.
- Pronto? - La voce di Sasuke
Uchiha mi risponde dall’altro capo del telefono.
- A-uke? ..ono Nau-o! Au-a-i!
- Perfetto, non riesco nemmeno a parlare. Sono destinato a vivere in questo
stato per tutta la vita.
- …Naruto? - Chiede, dopo un attimo di silenzio.
Chissà come diavolo ha capito che ero io!
- iii!Ho un poema! -
- Che diamine stai
dicendo? Hai un poema? -
mi domanda interdetto e poi aggiunge, con una nota di scherno - …hai di nuovo bevuto, vero? Sei peggio di
Rock Lee -
- No ho be-uto! I-ota!
- cerco di rispondere. Come può insinuare un cosa del
genere? Che rabbia. Non so nemmeno perché ho chiesto
aiuto a lui - …ono attahhato
al li-o i alge-a! -
- Senti, smettila di fare il cretino. Io non ho certo tempo
da perdere con i tuoi stupidi scherzi -
- Nooooo! Ermo, ieni da me, ti
p-ego! - gli chiedo con la voce più lagnosa e patetica che conosco.
Ecco, vedete cosa
mi sto riducendo a fare?
- …va bene - dice dopo aver sbuffato - ma
se è un tiro dei tuoi, giuro che me la paghi -
Detto questo
riattacca.
Oh, finalmente.
Sasuke si vanta tanto di essere lo studente
migliore del corso, speriamo che dimostri la sua utilità una buona volta! Io
non posso andarmene a spasso con un volume di matematica appiccicato alla
lingua. Come farei a mangiare il ramen, altrimenti?
Aspetto
in trepidante attesa per ben mezzora, quando finalmente sento il campanello
suonare. In un
battibaleno corro
ad aprire al citofono, poi accosto l’orecchio alla porta.
Sento i suoi passi
salire le scale e inizio a pensare seriamente che preferirei vivere recluso a
vita, piuttosto che farmi vedere da lui in questo stato, ma ormai il danno è
fatto.
Sta bussando. Lo
faccio entrare o no?
Mi ritiro dalla
vita pubblica vita natural durante
o mi espongo al pubblico ludibrio?
- Oi
dobe. Mi apri o no? -
Eccolo. Vorrei
aprire la porta solo per poterlo prendere a pugni, ma tutto ciò si rivelerebbe
alquanto controproducente vista la mia situazione attuale.
Lentamente abbasso
la maniglia e mi mostro in tutta la mia interezza.
- Cha che cazz…- Quando mi vede le parole gli muoiono in gola, per
lasciare spazio ad una serie di risate isteriche.
Ora, cercate di
immaginare la mia incazzatura. Saske
Uchiha non ride quasi mai.
E se lo fa, questo
accade si e no una volta ogni tre anni.
Perché deve proprio accadere in questo momento?
- …hai inito? No è di-er-enhe!
- protesto, con gli occhi che a momenti mi escono dalle orbite.
- Fammi capire -
mi dice, sulle labbra ha di nuovo il solito irritante
sorrisino - hai leccato il libro di algebra e la lingua è rimasta attaccata? -
Annuisco
vigorosamente. Ecco, finalmente sta mettendo in moto
quei due neuroni che si ritrova.
- …posso sapere come diavolo hai fatto? -
Nel
tentativo di spiegarmi inizio ad emettere una serie di suoni gutturali
vagamente inquietanti.
- Stop! Almeno
dimmi perché te ne vai ancora in giro in qual modo -
- No i iesco! - biascico, ad un passo
dal prenderlo a ceffoni.
- Avresti potuto
bagnarti la lingua, baka! La carta si scioglie a
contatto con l’acqua -
Oh. Non ci avevo
pensato.
Ora vorrei prendere a ceffoni me stesso… facciamo più tardi, ok?
Corro in bagno e
in pochi secondi i miei esercizi sui logaritmi sono da buttare, ma almeno non
sono più attaccati alla mia lingua.
- Finalmente! -
urlo, appena riacquisto l’uso della parola.
- Ci voleva
proprio un genio per risolvere il tuo problema, vero testa quadra? - mi chiede,
derisorio.
- Ma stai un po’ zitto, Uchiha -
Stranamente mi
prende sul serio e rimaniamo in silenzio per qualche minuto, quando alla fine
si decide a parlare.
- Che ne dici se ordiniamo una pizza? Con il disturbo che mi
hai arrecato, offrirmi la cena è il minimo! -
Proprio in questo
momento il mio stomaco ricomincia a brontolare e mi ricordo del perché ho
voluto leccare il libro di matematica.
Borbottando un “approfittatore” vado in salotto, dove
prendo l’elenco telefonico, pronto a telefonare alla pizzeria più vicina.
Rimango qualche
attimo a fissare l’elenco e una domanda mi sorge spontanea…
…secondo voi che sapore ha un elenco
telefonico?
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Che senso ha tutto ciò?
Non lo so nemmeno
io, quindi non chiedetemelo. Magari se provate a leccare una pagina del vostro
libro di algebra -o dell’elenco telefonico, in
alternativa- riceverete l’illuminazione XD
Ora torno
tristemente a studiare economia, le cui pagine hanno un sapore davvero amaro, credetemi.
Mala_Mela