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Autore: _Diane_    18/05/2008    8 recensioni
{I Robinson - Una Famiglia Spaziale}
C'è un nuovo arrivato, in casa Robinson. Questo piccolo bambino, a cui viene dato il nome di Wilbur, è davvero allegro e... pestifero. Almeno così la pensa il povero Cornelio (alias Lewis), il padre di Wilbur che si trova a doverlo cercare per tutto il giardino... Adottando un piccolo stratagemma.
Leggete, poi lasciate un commentuccio, grazie!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi qui a pubblicare la mia seconda fiction (anche questa one-shot, ad un solo capitolo) a tema Robinson, un film Disney davvero splendido che mi ha regalato emozioni fantastiche. Questa nuova fiction parla dell'infanza di Wilbur Robinson e delle emozioni che prova il padre Cornelio (alias Lewis ^^) in varie e differenti occasioni....
Ringrazio velocemente le persone che hanno commentato le altre due fiction che ho sctitto per questa sezione, ossia "A Table, a Mouse, a Man", e "Keep Moving Forward!"!

Se passate di qui, lasciate un commentuccio; mi fareste davvero felice, sappiatelo!



The Little Wilbur <3

Nell’ospedale più moderno che la storia avesse mai visto, un giovane uomo attendeva impaziente una infermiera che gli portasse una notizia. Una qualsiasi notizia.
Si sentiva agitato, preoccupato e felice allo stesso tempo. Sua moglie, Franny, stava dando alla luce il loro primo figlio. In un certo senso, sarebbe stato come rivedere un vecchio amico, però in modo diverso ed inaspettato. Cornelio stava sperimentando per la prima volta il vero significato della parola: “paziente”. Però, ora, la pazienza la stava definitivamente perdendo.
A furia di andare avanti ed indietro, stava consumando le suole delle scarpe…. Quando la notizia tanto attesa, finalmente arrivò.
-Signor Robinson, è andato tutto bene. Se vuole vedere suo figlio, mi segua, le faccio strada!-
Cornelio scattò in piedi, come una molla tenuta per troppo tempo sotto pressione e fece per seguire l’infermiera tra i corridoi. Prima di andare, sentì la mano paterna di Bud sulla spalla, che gli diceva: -Forza e coraggio figliolo. Noi siamo tutti con te!-
Sia lui, che Lucille, che tutti gli altri componenti della famiglia Robinson, gli scambiarono parole di incoraggiamento. Tutti lì, seduti nella sala d’attesa con lui, non l’avevano lasciato solo un attimo. Un nuovo membro in famiglia! L’avvenimento sarebbe stato festeggiato per giorni e giorni, lo sapeva già.

-Corro, grazie a tutti!-

***


Dopo pochi minuti, Cornelio si trovava nella moderna sala dove era sdraiata Franny, la moglie, con in braccio una piccola creaturina. Loro figlio. A Cornelio quasi si sciolsero le gambe, e furono solo le parole della moglie ad evitare che perdesse definitivamente l’equilibrio.
-Cornelio! Ti sembra il caso di svenire di fronte a nostro figlio?-
Nonostante la frase potesse sembrare di rimprovero, in realtà Franny la pronunciò allegramente, facendo il solletico al bambino che aveva tra le braccia, il quale rispose con un sorriso divertito. -Scusa, Franny…. E’ solo che… Non ci posso credere! Nostro figlio!-
-Esatto, quindi vedi di mostrarti a lui fin da subito come il grande inventore che sei…-
Franny gli porse il bambino, che Cornelio subito coccolò con amore.
-… ma soprattutto fatti vedere da lui come il buon padre che sarai.-
Concluse, con il sorriso sulle labbra, Franny, vedendo il bambino tra le braccia del marito, che lo accarezzava come fosse un oggetto delicatissimo.

Il realtà nel cuore di Cornelio c’era un turbinio di sensazioni, che anche la moglie avrebbe faticato a districare e decifrare. Da una parte, rivedeva la scena di sua madre, incappucciata, lo abbandonava in una notte di pioggia davanti ad un vecchio orfanotrofio. Sapeva di sicuro una cosa: a suo figlio non sarebbe mai successo lo stesso.
Dall’altra parte…. Rivedeva dopo diversi anni, anche se in forma leggermente diversa, quel ragazzo che era piombato alla fiera della scienza quando aveva dodici anni, dando una svolta fondamentale ed inaspettata ad una vita priva di soddisfazioni, ma piena di insuccessi.
-Te l’avevo detto che ci saremmo rivisti più tardi, Wilbur…-
Sussurrò Cornelio, sorridente, all’orecchio del figlio. Franny però sentì qualcosa, e non si tirò indietro dal commentare.
-Uhm? Cosa dici? Wilbur?-
Evidentemente stava pensando al giusto nome da dare al bambino, e quello appena sussurrato da Cornelio, secondo lei, era…
-Perfetto! Wilbur come nome mi piace tantissimo…. Lo chiameremo così, allora!-
-Ah, ehm, sì! Direi che è un nome bellissimo…- Rispose l’inventore, che non riusciva a scollare gli occhi da quel piccolo e divertente musino, dal quale spiccava un ciuffo di quei capelli neri lucidi che l’avrebbero poi caratterizzato, una volta adolescente.
-Però, toglimi una curiosità: come mai questo nome? Quando glielo hai detto all’orecchio sembrava quasi che…. Che l’avessi già deciso da una vita. Eppure, anche quando ne abbiamo parlato insieme, eri sempre indeciso sul nome da dargli!-
Cornelio alzò lo sguardo, per trovare quello indagatore della moglie, che attendeva una risposta. Prese un respiro profondo, poi parlò, la voce chiara.
-Un’improvvisa ispirazione, o qualcos’altro? Non so dirlo… Però è come se si chiamasse Wilbur da sempre, per me.-
Cornelio si avvicinò nuovamente al letto, sedendosi dolcemente al fianco di Franny, che prese tra le braccia il piccolo Wilbur. Abbracciò la moglie, finalmente felice, soddisfatto, come non lo era mai stato. Neanche la più grande invenzione, la più grande invenzione, poteva essere minimamente paragonata alla felicità che ora gli pervadeva il corpo.
-Wilbur, sei fortunato ad avere un padre così….- Disse Franny.
-…una madre fantastica…- Aggiunse Cornelio.
Wilbur emise un piccolo gemito, mentre nella stanza entrò tutto il resto della famiglia, insieme.
-…e una famiglia spaziale!- Urlò la famiglia Robinson, in coro.

Gli occhi del piccolo Wilbur brillavano, mentre cercava di battere le manine, per chissà quale motivo. Cornelio lo notò.
-Wilbur, questa è la tua famiglia! Non sarai mai solo!-

***


-Wilbur, dove ti sei cacciato?-
Sono passati cinque anni da quando il nuovo arrivato della famiglia Robinson è venuto alla luce. Dopo il momento iniziale di euforia per il nuovo arrivato… l’euforia non si è ancora spenta. D’altronde, stiamo parlando della famiglia Robinson, non di una a caso. I Robinson sono da tutti conosciuti, rispettati… Per la loro simpatia, genialità, per il loro saper coinvolgere, saper essere una delle famiglie più unite di tutta la storia.
-Insomma, so che sei da qualche parte! Ti prego, salta fuori… Tua madre mi uccide!- Il povero Cornelio Robinson, una volta solo Lewis, stava cercando disperatamente per tutto il giardino quella peste patentata di suo figlio. Tutto perché gli aveva detto di stare fermo nella scrivania dietro alla sua, mentre finiva di perfezionare un’invenzione alla quale lavorava. Era bastato un attimo di disattenzione…. Quel piccolo diavolo era scappato. Chi l’avrebbe raccontato a Franny, ora? Gli aveva promesso che avrebbe badato lui a Wilbur, quel pomeriggio.
-Wilbur!- Chiamava ancora a gran voce, quando… In lontananza, il suono di un uccello gli saltò all’orecchio, portandolo indietro di quasi vent’anni.
Idea!

***


Il piccolo Wilbur stava intanto esplorando i dintorni di casa Robinson. Gli sembravano giganteschi, e pensava che gli ci sarebbero voluti anni per conoscerli tutti. Quindi, non vedeva perché non avrebbe potuto imparare a conoscerli fin da subito. Non si era neanche accorto di essersi allontanato dal laboratorio del padre e di trovarsi solo, finché non inciampò in una rientranza del terreno, finendo inevitabilmente a terra.
Ovviamente, si mise a piangere a dirotto, scoprendo solo in quel momento di essere solo.
-Mamma, papà….-
Piagnucolava, portandosi le mani davanti agli occhi, lucidi e pieni di lacrimoni. Non si sorprese, quando due mani calde lo sollevarono da terra, prendendolo in braccio. Assomigliavano a quelle del padre…. Queste però sembravano più delicate, più sottili, rasserenanti.
Il pianto cessò del tutto, quando Wilbur aprì gli occhi, e la donna che lo teneva in braccio parò con voce profonda e melodiosa.
-Su, non essere triste, piccolo Wilbur. Ci sono qui io…-
Il bambino si lasciò coccolare dalle parole dolci di quella donna misteriosa, senza badare troppo che non la conoscesse. I piccoli tendono a fidarsi più degli adulti delle persone sconosciute, perché dipendono da esse.

-Co,co, cooooot!-

In lontananza, uno strano verso di animale arrivò alle orecchie di Wilbur, che però riconobbe quasi subito…. Non c’era dubbio, doveva trattarsi di un piccione! Il piccolo adorava i volatili. In primo luogo perché sapevano volare senza l’ausilio di macchinari, come invece l’uomo era costretto a fare, quindi ne era affascinato. In secondo luogo, perché cercava sempre di imitarne il verso, quando ne incontrava uno.

-Co,co, cooooot!-

Il suono si ripeté, e la curiosità di Wilbur aumentò. La donna che lo teneva ancora in braccio se ne accorse. Quindi lo mise a terra, seguendo a distanza il piccolo che camminava sul prato, alla ricerca della fonte dalla quale arrivava il verso.

-Co,co, cooooot! -

Alla terza volta, Wilbur capì da dove arrivava quel suono. Scostò lentamente le foglie di un piccolo cespuglio, per poi trovarsi di fronte….
-Papà! Sei tu!-
Gridò, di gioia, il piccolo, quando scoprì che era proprio il padre che stava imitando il piccione. Non fu per nulla deluso, anzi; la cosa sembrava essere divertente, visto che continuava a ridere.
Cornelio fece altrettanto, mostrando tutti i suoi trentadue denti, felice, alzando da terra il piccolo per fargli fare una mezza giravolta. Poi lo poggiò nuovamente a terra, dove si strinse forte ad una delle gambe del padre, indicando un punto in mezzo al verde.
-Quella signora…. Chi è? E’ stata molto gentile e brava con me…-
Cornelio alzò subito lo sguardo per vedere chi ci fosse nel giardino. Dapprima non vide nessuno, ma poi… Notò in lontananza la sagoma di qualcuno che si allontanava, probabilmente una donna. Cornelio notò solo che portava un largo cappello, dal quale si notavano dei capelli molto chiari che risplendevano sotto la limpida luce solare.
-Papà, sai chi può essere, allora?- Ripeté Wilbur, dopo che vide il padre perso nei suoi pensieri.
-No, ma qualche sospetto ce l’ho…-
Disse, con gli occhi lucidi, Cornelio, mentre prendeva per mano il figlio, e si avviava verso l’entrara della sua casa.
-Senti, Wilbur! Ora lascio da parte un attimo il lavoro…. Che ne dici se ti racconto di nuovo la storia del ragazzo che viene dal futuro?-
Il bambino non riuscì neanche a rispondere, tanto era felice. Quella favola era la sua preferita in assoluto, da sempre. Anche perché il protagonista, incredibilmente, portava il suo stesso nome.

***


La donna, che si stava velocemente allontanando dalla dimora Robinson, si fermò per dare un’ultima occhiata indietro, togliendosi il cappello, e rivelando dei capelli biondi tendenti al bianco, e due bellissimi occhi azzurri.
-Lewis, figlio mio, sono orgogliosa di te….-
Disse, mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia.

Una lacrima di felicità.

   
 
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