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Autore: ToraStrife    24/12/2013    2 recensioni
E' la vigilia di Natale.
Tutto è possibile, anche per un individuo solitario e attaccato al passato come Cloud Strife
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barett Wallace, Cid Highwind, Cloud Strife, Marlene Wallace, Tifa Lockheart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Santa Cloud
SANTA CLOUD



Le strade di Midgard erano più bianche che mai.
La neve era miracolosamente tornata nella città per la prima volta dalla caduta della Shinra.
Un viavai di gente popolava le strade, lasciando per terra orme di tutti i tipi e dimensioni.
In mezzo a loro, solo una figura si erigeva immobile e solitaria.
Cappuccio sulla testa, quasi del tutto infradiciato dai cristalli di ghiaccio, uno sguardo imperturbabile, due pupille fisse su un luogo da almeno mezz'ora.
Quando decise di averne avuto abbastanza, l'uomo si allontanò con passo lento e tranquillo.
Sul terreno, dopo che lo straniero si fu allontanato, ora giaceva un mazzo di fiori.
Alcuni bambini che giocavano nelle vicinanze notarono il bouquet e osservarono la schiena del proprietario, mentre questi si allontanava indisturbato.
Nessuno sapeva chi quell'uomo fosse, ma se egli avesse abbassato per un attimo il riparo sulla testa, sarebbe stata subito riconosciuta la capigliatura appuntita dell'eroe che aveva salvato non solo la città, ma il mondo intero.

Quello era il luogo dove l'aveva incontrata la prima volta.

Vuole comprare un fiore, signore?

Era iniziato tutto da lì, la splendida venditrice di fiori che si era rivelata essere l'ultima discendente della stirpe degli Antichi, finendo per sacrificare la propria vita per la salvezza del pianeta.

Era la vigilia di Natale.
Passeggiando in mezzo alla gente lo spadaccino noto come Cloud Strife si sentiva un guscio vuoto, impermeabile ai buoni sentimenti che sembravano aver contagiato l'ambiente circostante.

Persino il Seventh Heaven, lo scalcinato locale di Tifa, si era trasformato in una fiera di colori vivaci e melodie sdolcinate.
Ma Cloud no, lui si sentiva fuori posto.
Barret si era travestito come un goffo Babbo Natale, appesantito nell'aspetto da quel braccio bionico che strideva così tanto: lo aveva fatto esclusivamente per divertire Marlene, l'adorata figlia adottiva.
Caith Sith improvvisava siparietti comici insieme ad un poco collaborativo Red XIII.
Yuffie, incorreggibile, cercava saltuariamente di sgraffignare i doni sotto l'albero per rivenderli poi in cambio di preziose sfere di Materia.
Cid stava tirando giù i santi con la sua proverbiale linguaccia poco aristocratica, nel tentativo di adobbare il tetto del locale con un gigantesco "Buon Natale" al neon intermittente.
Tutta questa gioia, questo divertimento erano cose che non appartenevano a Cloud.
Il senso di colpa per la morte di Aerith era ancora troppo forte, nonostante tutto.
Quindi, piantata in asso Tifa con ancora indosso quel succinto completino rosso scintillante -  molto sexy,  doveva ammetterlo - aveva inforcato la moto e aveva preferito fuggire.
"Fuggire da chi o cosa?" Si chiedeva alla guida del mezzo.
Fuggire da sé stesso, da una felicità che sentiva di non meritare, dagli affetti forzati di chi aveva paura di deludere, dato il suo carattere scostante e solitario.
Quell'ennesimo colpo di testa gli avrebbe procurato l'odio della sua amica d'infanzia, la delusione di Marlene, alla quale aveva ingenuamente promesso di passare il Natale insieme a tutti.
Anche Barret, il più vecchio amico, avrebbe avuto motivo per lamentarsi.
Ma lui era fatto così, trovava insopportabile dover fingere un sorriso mentre il cuore era così tormentato.
Meglio un Natale da soli, lui, Aerith e i tanti ricordi custoditi gelosamente nell'anima.
Saltò di nuovo in sella alla Fenrir, il cui motore caldo era l'unico tepore di cui poteva permettersi il conforto, e accelerò.
Ma la neve ed una curva presa male si presero gioco dell'abilità di guida del motociclista: la grossa moto si rovesciò su un fianco, e Cloud cadde a terra.
Si controllò le ferite: la neve soffice aveva attutito la caduta, procurando solo poche escoriazioni superficiali, ma la moto si era guastata e non ne voleva sapere più di ripartire.
Rialzando a fatica la moto, Cloud fu costretto ad accompagnare il mezzo tenendolo per il manubrio.
Fine della fuga.
Durante il tragitto, un trillo di cellulare fermò il suo cammino: maledetto il fatto di averlo dimenticato acceso.
Di malavoglia, afferrò l'apparecchio e lo portò all'orecchio. Aspettandosi una lavata di capo da parte di Tifa, non si curò di controllare il mittente sul display, col risultato che una voce misteriosa lo prese di sopresa.

- Vieni alla chiesa di Aerith.

Un click impietoso troncò ogni richiesta di spiegazioni da parte dell'Ex-Soldier.
Un'occhiata sul display non servì a nulla: il numero era anonimo.
Probabilmente si trattava solo di uno scherzo di pessimo gusto, una vendetta per l'improvvisata fuga in moto.
Forse sarebbe stato meglio semplicemente ignorare quelle parole.
Il caso voleva, però, che nel tragitto verso il Seventh Heaven di strada ci fosse proprio la vecchia costruzione decorata con fiori commemorativi, un altro di quei luoghi nostalgici che gli ricordavano momenti passati insieme alla fioraia.
Un'occhiata non avrebbe fatto male a nessuno, giusto per controllare.
Quando arrivò, uno schiamazzare e alcune orme misero sul chi vive lo spadaccino, che aprì gli scomparti laterali della Fenrir ed estrasse la First Tsurugi.
Tenendola pronta all'uso, Cloud si avvicinò alla chiesa.

- Sei finito, Cloud Strife!

La voce anonima, proveniente dall'interno della chiesa, mise sul chi vive l'Ex-Soldier, che, con la spada pronta, si preparò all'irruzione.
Ma prima che potesse fare alcunché, due agili braccia lo ghermirono da dietro, una trattenendo il braccio destro, l'altra tappandogli la bocca.
Quando Cloud si girò in direzione del suo aggressore, scoprì con stupore che altri non era che... Tifa.

L'amica gli fece un rapido cenno di rimanere in silenzio, poi, messasi con le spalle aderenti alla chiesa, indicò la finestra.
Cloud sbirciò e con gran sopresa, scoprì che gli intrusi altri non erano che...bambini.
Era quella che sembrava essere una recita. Incuriosito, Cloud riconobbe la scena: era lo scontro finale che aveva visto lui e i suoi compagni vittoriosi contro la minaccia di Sephiroth.
Tra l'altro, la precendente minaccia era stata recitata proprio dall'attore corrispondente.
Ancora di più il biondo si stupì, nel riconoscere in mezzo al gruppo nientemeno che Marlene.

- Hai ricevuto la mia chiamata, quindi. - Commentò sottovoce Tifa.

- Sì, ma perché tanti misteri? - Chiese lo spadaccino, in riferimento all'anonimo e alla voce probabilmente cammuffata.

- Volevo che tu vedessi come si stanno impegnando. - Spiegò l'amica d'infanzia. - Ma senza che tu rovinassi la loro sorpresa.

- Perché tanta fatica? - Chiese Cloud. - Cosa ci guadagnano?

- Cosa c'è da guadagnarci? Volevano solo farti una sorpresa. Soprattutto Marlene. Le avevi fatto una promessa, ricordi?

- Non sono venuto qui per elemosinare prediche. - Rispose secco il guerriero. - Decido io come passare il Natale. E non ho bisogno della pietà di nessuno. Tantomeno di una bambina.

- Non sono qui per forzarti. - Rispose sospirando la campionessa di arti marziali. - Conosco troppo bene il tuo carattere. Ti chiedo solo di non lasciar perdere la cosa, come se non ti riguardasse minimamente.

- La cosa, in effetti, non mi riguarda. - Rispose seccato Cloud, mentre riponeva la spada nello scomparto della moto, e ricominciava la spinta verso il bar di Tifa.

Tifa sospirò. Tentativo fallito. Mentre vedeva l'amico allontarsi a fatica, si chiese cosa avrebbe potuto fare, per cambiare l'atteggiamento di quel testone dal carattere impossibile.

--------

In un polveroso garage nei pressi del Seventh Heaven, la puzza di olio bruciato si mischiava fortemente con la vernice spray vecchia di anni che ormai aveva fermentato sugli scaffali tenuti in disordine.

- Non c'è nessun danno serio, sembra, la tua moto sarà come nuova entro domani. - Commentò Cid. - Quello che mi preoccupa davvero sei tu.

- Non sei il mio dottore. - Rispose infastidito Cloud. - E io non ho problemi.

- Oh, per carità, so farmeli gli affari miei, non ti preoccupare. - Commentò il meccanico.

Cloud rimase in silenzio per qualche attimo, per poi uscirsene con una richiesta inaspettata.

- Puoi fare anche qualche ritocco?

Cid lo guardò sorpreso.

- Ritocco in che senso? Truccare il motore? Potenziare l'assetto?

- Non esattamente. Pensavo a qualcosa di più... estetico.

- Non credo di capire.

- Ti spiegherò, ma niente domande, intesi?

--------

Era il giorno di Natale, la recita si stava svolgendo nel migliore dei modi.
Marlene si muoveva sul palco con impegno.
L'apporto di "Zia" Tifa era stato determinante per la preparazione del costume di scena, non ultimo il fiocco che le legava i capelli alla stessa maniera in cui li portava il suo personaggio, Aerith.

Barret applaudiva in continuazione, o meglio, batteva buffamente il cannone bionico con la mano di carne. Caith Sith fischiava la sua approvazione, Red XIII prestava più attenzione ai pop corn che alla recita stessa, e Yuffie faceva un tifo indiavolato, quasi quello scontro non l'avesse mai riguardata in prima persona.
Cid era seduto a braccia conserte, un po' immusonito.
Tifa guardava alternativamente l'orologio e la porta, sospirando.
La recità terminò con la spettacolare sconfitta di Sephiroth.
Un uragano di applausi si scatenò tra il pubblico presente, ma una sedia era rimasta vuota per tutto il tempo.
Questo particolare gettò un'ombra di tristezza su Marlene.
All'improvviso, però, le luci saltarono.
Un coro di mormorii sconcertati crebbe tra i presenti. Si sentì aprire la porta principale del bar, con tanto di consueto scampanellìo.
Una luce artificiale si accese ad illuminare la scena interna: la luce di un faro.
Come per magia, l'albero di Natale si illuminò a ruota, decorato con variopinti Materia disseminati tra i rami.
Uno schiocco di dita, e un fuoco accogliente si accese nel caminetto.
E la sopresa più grande fu quando ognuno dei presenti, soprattutto la piccola compagnia teatrale, aveva in mano un pacchetto regalo.

Marlene fu la prima a notare una sagoma indistinguibile alla vista, poiché posta proprio davanti al faro.
Il faro si spense, e la figura scomparve.
Ci fu un rombo di motore, e il rumore di un mezzo in movimento.
Di scatto Marlene corse fuori dalla porta, in tempo per scorgere un misterioso individuo interamente vestito da Babbo Natale, con qualche particolare accorgimento: un giaccone lungo fino alle caviglie, un cappuccio calato sugli occhi e la barba bianca sistemata alla meno peggio.
E infine una particolarmente familiare moto a tre ruote, colorata per l'occasione di rosso.
Prima che la mano sul manubrio sgasasse per partire, l'uomo si sentì chiamare per nome.

Sia pur sfacciatamente smascherato, l'individuo cercò di simulare una risata da Babbo Natale, con risultati simili a un colpo di tosse, e con voce cammuffata cercò di negare.

- Io mi chiamo Santa....

E prima che la bambina potesse rispondere alcunché, il centauro girò la manopola e partì a razzo.

Mentre il benefattore improvvisato di allontava, Marlene lo stette a guardare dubbiosa.
Due mani si posarono teneramente sulle sue spalle. Voltandosi, Marlene riconobbe una Tifa sorridente.

- Era Cloud, vero? - Chiese la bambina. - Anche se ha cercato a tutti i costi di farsi passare per Santa ...

- Allora era indubbiamente Santa Cloud. - Spiegò con una punta divertita la barista.

Caro, vecchio, impacciato amico d'infanzia: sempre a voler fare le cose indirettamente. Ma almeno, a modo suo, aveva mantenuto la promessa fatta a Marlene, e partecipato al Natale insieme a tutti.


Il biondo motociclista parcheggiò la moto di fronte alla chiesa diroccata.
I fiori esterni, coperti dalla neve, risaltavano di un incantevole scintillio nella notte gelida.
Nell'entrare nella navata ricoperta di fiori variopinti, riparati dalla nevicata,  Cloud si tolse di scatto la barba e si abbassò il cappuccio.

- Faceva davvero caldo, con tutto quel cammuffamento. - Sbottò. - Peggio di quando mi travestii da donna.

Una piccola risata giunse alle sue orecchie. Sapeva che era solo una cosa illusoria, uno scherzo che la mente gli giocava quando i ricordi con Aerith tornavano a galla.
O forse era davvero lo spirito della discendente di Cetra, in fondo a lui non dispiaceva l'idea.

- Sì, ero davvero ridicolo in quella parte. - Ridacchiò.

Un commento immaginario, una domanda retorica gli giunse alle orecchie.

Anche adesso, mia guardia del corpo. Giochi a fare Mr. Scrooge e poi Santa Claus?

Una versione natalizia di Dottor Jekill e Mr. Hyde, solo meno inquietante. Anche se durante il resto dell'anno, probabilmente, inquietante doveva sembrarlo davvero.
Sedendo su una delle panche, Cloud immaginò Aerith, seduta in preghiera di fianco a lui.

Il tempo di chiudere gli occhi, e si addormentò.
Quando si ridestò, ebbe un brivido di freddo.

Alzandosi di scatto, portò le mani sul corpo, a massaggiarlo per cercare un po' di calore.

Poi, alcune voci che lo chiamavano per nome.

Riconobbe il vocione possente di Barret. Secco, rivelò la sua posizione.

- Non urlate, sono qui.

Tifa precedette il bionico gigante e camminò verso lo spadaccino.

- Ti stavamo cercando.

- Non volevo essere cercato.

- Bugia. - Lo corresse Tifa. - Se non volevi essere trovato, non saresti mai venuto al locale come Santa Cloud.

- Cos'è, il mio nuovo soprannome? - Chiese pensieroso il biondo, mentre Barret soffocava una risatina con la mano.

- Sì, non è carino? - Commentò Tifa, mentre, decisa, si posizionò dietro Cloud e cominciò a spingerlo verso l'uscita.

- Dove mi volete portare? - Chiese di malavoglia Strife.

- Che domande. - Rispose Barret. - Al Seventh Heaven,  a casa.

- Questa è già casa mia. - Protestò Cloud.

- Casa di Aerith. - Precisò Tifa. - E non penso le dispiacerà se si unirà alla festa di Natale insieme a noi tutti.

E così dicendo la lottatrice colse uno dei fiori, e lo sistemò sul petto dell'amico.

- Fatto. - Ora che che siamo al completo, possiamo andare.


Mentre uscivano, Cloud notò che aveva ripreso a nevicare. E sentì anche una voce alle sue orecchie, che attribuì alla suggestione di quel posto, e di quelle circostante.

Buon Natale, Santa Cloud.
  
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