Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Yra_Giada    24/12/2013    1 recensioni
''Gettali’’ gli impose nuovamente Levi cavalcando a poca distanza dal carro, mentre il ragazzo ne scaraventava giù un altro che attirò un titano, facendolo arrestare per interessarsi al pasto. ''Ciò che conta sono i vivi, i morti oramai sono morti! Gettali!’’
Il giovane afferrò un altro corpo, leggermente più leggero, più minuto.
I passi del titano si facevano sempre più vicini, così il corpo venne sollevato in aria e poi lasciato cadere mentre il tessuto si svolgeva.
Levi rimase atterrito a guardarlo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aiuto, sinceramente non ho idea di che rating mettere a questa storia. Inizialmente avevo pensato al giallo ma poi mi è tornato in mente che tratto tematiche forti e a qualcuno il giallo potrebbe risultare non adatto, quindi ho potato per l'arancione. Forse non è un'arancione a tutto senso, ma è meglio così per evitare che qualcuno dica che il giallo non è abbastanza.


Levi aveva la caviglia rotta ma spingeva comunque il cavallo alla massima velocità. Gli doleva da impazzire doversi sollevare sulla sella ma quel dolore era come una specie di consolazione e di diversivo.
La verità era che voleva soffocare con il dolore fisico tutta quella sofferenza che sentiva nel cuore da quando Petra, la sua cara Petra, era stata brutalmente uccisa pochi minuti prima.
Era stato lui a recuperare il corpo, non gli riusciva neanche di piangere, ma avrebbe voluto. Eppure non ci riusciva perché non c’era tempo, Eren era stato preso dal titano femmina. Una volta liberato –e rottosi la caviglia- era stato dato l’ordine di gettarsi in ritirata.
Ma lui non aveva dimenticato. E come poteva.
Tutti i suoi amici erano morti; Gunter, Mike, Erd, Auro. E infine Petra.
Come poteva scrollarsela dalla mente?                Quella bella ragazza, sorridente, affettuosa, amichevole, schiacciata contro un albero con il collo spezzato e la schiena piegata all’indietro, il suo sangue sulla corteccia e due occhi vitrei che ancora chiedevano: “salvami”.
Lui non ci era riuscito.
Poi un ragazzo sul carro si sollevò di scatto.
“Titani!” gridò indicando la direzione dalla quale stavano scappando.
Due uomini a cavallo, uno dei quali con un cadavere sulle spalle, stavano scappando disperatamente da due titani e spararono in aria il razzo rosso.
I due giganti erano enormi, i loro passi scuotevano il terreno e le loro fattezze erano qualcosa di mostruoso.
Uno era orrendamente grasso e con un volto stupido e malfatto, l’altro era alto e magro, il corpo sformato, la corsa instabile con le gambe convergenti e le braccia a tenersi l’un l’altra. Sorrideva, come tutti i titani.
Levi si voltò in avanti e spronò ancor più il cavallo.
“Muovetevi!” ordinò ai due che venivano inseguiti, ma a nulla valsero le parole.
Il titano più grasso si slanciò in avanti e colpì con il piede il cavallo di uno dei due, il ragazzo venne catturato dalla mano gigantesca mentre il cadavere del loro amico rotolò a terra.
Levi allora balzò giù dal suo destriero e prima ancora di toccare terra i suoi rampini erano già arpionati alla spalla del titano e schizzò verso l’alto. Fu talmente veloce che il gigante fu costretto a mollare la presa e lasciar libero il giovane catturato, per poi cadere a tera senza vita.
Ma presto arrivarono altri titani a seguire quello magro e storpio che non si era ancora fermato.
Mentre fuggiva nuovamente verso il convoglio Levi notò che il titano dalla corsa instabile aveva lanciato un’occhiata parecchio interessata al cadavere.
Poi un lampo di genio e i suoi occhi neri si puntarono sul carro che trasportava i corpi dei caduti, avvolti nelle coperte bianche.
“Gettate i cadaveri!” ordinò.
Li ragazzo che faceva la guardia al carro si sollevò in piedi rischiando di cadere per il movimento veloce del veicolo.
“Non intenderete d-davvero farlo caporale?” domandò con la voce tremante e spaventata.
“Esegui” ribadì Rivaille “i morti sono morti, dandoli in pasto ai titani avranno anche un’altra utilità.”
Le sue parole agghiaccianti fecero tremare il giovane che, con le lacrime agli occhi e le mani tremanti, afferrò il primo cadavere anonimo.
Lo scaraventò giù dal carro ma il titano era troppo vicino per vederlo e lo calpestò senza ritegno.
Il giovane urlò di dolore, che sorte orribile!
“Gettali” gli impose nuovamente Levi cavalcando a poca distanza dal carro, mentre il ragazzo ne scaraventava giù un altro che attirò un titano, facendolo arrestare per interessarsi al pasto. “Ciò che conta sono i vivi, i morti oramai sono morti! Gettali!”
Il giovane afferrò un altro corpo, leggermente più leggero, più minuto.
I passi del titano si facevano sempre più vicini, così il corpo venne sollevato in aria e poi lasciato cadere mentre il tessuto si svolgeva.
Levi rimase atterrito a guardarlo.
Il corpo rotolava nell’aria avvolto un po’ dalla coperta che si srotolava lentamente, un po’ dalla luce del sole che gli abbracciava le spalle. Quella stessa luce che illuminava delle fattezze morbide, dei capelli biondi e un volto pulito. Era stato Levi stesso a pulirlo, a prendersi quella premura per la sua carissima amica Petra, un ultimo regalo.
Sentì il cuore fermarsi alla vista di quella dolce fanciulla che veniva gettata dal carro in pasto a quei mostri come un qualunque oggetto. Eppure era stato lui ad ordinarlo.
Petra.
La stessa Petra che alla base con amore gli porgeva la sua tazza di tè. La stessa Petra che assecondava le sue nevrosi, aiutandolo a pulire le stanze. La stessa Petra che con diligenza svolgeva i lavori noiosi al posto suo, prendendosi gentilmente una parte del suo lavoro. Quella Petra, la Petra con la quale aveva trascorso lunghi anni d’addestramento, con la quale aveva condiviso gioie e dolori, disfatte e vittorie.
Non era bastata la morte. Ora anche questo.
Precipitava giù dal carro.
Non l’avrebbe rivista mai più. No, peggio. Di lei avrebbe sempre avuto quel ricordo. Il ricordo di un corpo senza vita che per un suo ordine veniva scaraventato da un carro e gettato sotto ai piedi dei titani.
Si voltò in avanti con gli occhi sbarrati e sconvolti e i denti stretti.
Non ce la faceva a guardarla mentre si schiantava a terra.
 
Entrarono nella città, finalmente al sicuro dentro le mura.
“Come, così pochi?” disse qualcuno.
“Ci sono tantissimi feriti”
“dove sono i morti?”
Levi proseguiva con le redini del cavallo in mano, lo sguardo perso davanti a se, le gambe meccaniche proseguivano seguendo il convoglio che, con occhi di chi ha perso tutto, non riusciva nemmeno ad essere contento per l’essere arrivato vivo.
“Dov’è Ivan?” chiese una donna. Un ragazzo biondo si intristì, conosceva quella donna e soprattutto conosceva Ivan. La sua espressione disse tutto e la donna scoppiò in lacrime.
“Hei, Rivaille!” lo richiamò una voce squillante.
Di fianco a lui si presentò un uomo grassottello e con il volto sorridente che, proseguendo di lato, cercava di mantenere il suo passo.
“Sono il padre di Petra” annunciò.
Il volto di Levi si fece scuro ma l’uomo era troppo felice per notarlo.
“Sai” gli disse continuando ignaro a seguirlo, con gli occhi chiusi per la felicità “non l’ho ancora vista, ma glie lo andrò a riferire dopo. Tu sei il caporale Rivaille, giusto? Oh, ma certo, la mia adorata bambina mi ha parlato così tanto di te.”
Levi sentì lo stomaco chiudersi in una dolorosa morsa e la gola pizzicargli in una maniera che non aveva mai provato. Provò a deglutire ma era inutile. Non rispose alla felicità dell’uomo che, continuando ad affiancarlo, estrasse dalla tasca una lettera.
“Sai, la mia Petra è talmente timida che ha chiesto a me di farlo al posto suo, sarà così felice di sapere che l’ho accontentata, dopo glie lo andrò a dire subito!” gioì mostrando una lettera al caporale che la osservò senza mutare la sua espressione oltremodo tesa.
“Mia figlia vuole dirtelo da anni, ma è troppo spaventata per farlo, quindi mi ha chiesto di darti questa” e pose al caporale la busta. Levi la osservò sconcertato ma quando, aprendola, lesse nella parte superiore del foglio la parola Petra non riuscì ad estrarlo e lo ricacciò dentro velocemente.
“Petra” continuò l’uomo “è così giovane e ha tutta la vita davanti.” Poi si fermò.
“Una vita che vuole passare con te.”
Levi inchiodò.
“Dentro quella busta c’è tutto quello che voleva dirti da anni e che non ha trovato il coraggio di fare; in compenso lo ha detto a me. Ti ama e vuole sposarti.” Annunciò con un largo sorriso.
Silenzio.
Solo il rumore degli zoccoli dei cavalli sulla strada. E quello del cuoio che cigolava sotto le dita di Levi, strette convulsamente e tremanti sulle redini del cavallo.
Sentì le gambe cedere e la forza abbandonarlo, le lacrime salirgli agli occhi e quella lettera che gli bruciava l’anima.
Petra.
L’uomo aggrottò le sopracciglia senza capire, facendosi un po’ più serio ma senza comprendere il motivo di tanto dolore.
Silenzio.
Poi Levi riprese a camminare lentamente, affiancandosi ai membri rimanenti del convoglio. Aprì leggermente la bocca.
“Petra è morta.”
 
“No!” pianse stringendosi le gambe alle ginocchia.
Non l’aveva mai fatto prima, non aveva mai pianto e mai, in vita sua, era stato così disperato.
I singhiozzi erano violenti e lo scuotevano da capo a piedi, ma la cosa peggiore erano le lacrime roventi che gli bruciavano il volto e le mani, strette su quella lettera.
Aperta. Scartata.
 
Caro Levi.
Sono anni che, a causa del servizio militare, ci troviamo a condividere tutto. Dai pasti agli spazi, persino il tempo, quel tempo che quando sono vicina a te sembra fermarsi.
Quindi lo ammetto Levi, vorrei che quel tempo non finisse mai.
Non mi accontento più delle ore passate a condividere gli addestramenti, non mi accontento più del tempo passato con te in servizio.
Voglio passare con te la vita, perché ti amo.
Sono sempre stata troppo timida e pudica per dirtelo, ma ti ho sempre amat,o Levi, dal primo momento che ti ho visto.
E’ per questo che lo ammetto, è troppo tempo che ti amo in silenzio e troppo tempo che tu non lo sai.
Io voglio sposarti.
 
Condividi con me la tua vita. Petra.
 
 
“Petra!” gridò alla luna con tutta la disperazione che umanamente è consentita ad un uomo “ti amo anche io!’
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Yra_Giada