Merry
Christmas
Patrick Jane si stava
osservando la scena divertito, in piedi
nell’enorme ufficio dell’FBI, seduto su una
poltrona di pelle nera.
“Jane, un altro trucchetto del
genere e sei fuori” lo ammonisce Abbott mentre gli passa
accanto
stringendosi nel suo lungo cappotto nero.
Il consulente sorride
“Certo. Buon Natale” gli dice salutandolo con la
mano. L’agente
anziano scuote la testa, rassegnato e ricambia di mala voglia gli
auguri.
Incontra anche Kimball che sembra essere parecchio di
fretta, ma a Patrick basta uno sguardo per capire: andrà a
cena con
la sua nuova ragazza. Nonostante Cho sembri essere di ghiaccio, certe
emozioni non si possono nascondere, specialmente al mentalista
più
abile della California.
Avanza nell’ufficio trovandosi davanti
due donne: Fisher e Lisbon.
Kim non appena lo vede, gli sorride
raggiante e lui ricambia. Sa perfettamente che la giovane agente
dell’FBI ha un’attrazione per lui ed a volte a lui
piace giocare
su questo fatto.
La cosa, ovviamente, non sfugge a Teresa che
trattiene a mala pena una smorfia mentre sta compilando il rapporto
sul caso.
“Ciao, Patrick” lo saluta Fisher.
“Kim.”
Sorride “Finito per oggi?”.
La donna annuisce “Sì. Sei
venuto a fare una visita di cortesia dopo il casino che hai fatto
oggi?”.
Il biondo ridacchia “Non ho fatto più casino del
solito” risponde prontamente, poi le fa un occhiolino
“Ed ho
chiuso un caso che vi portavate avanti da tre anni”.
La donna
alza gli occhi al cielo. “Okay, per stavolta hai ragione.
Come
passerai il Natale?”.
A quella domanda, anche Lisbon smette di
scrivere e tende le orecchie per ascoltare una risposta
“Niente di
che. Troverò il modo di farlo passare” risponde
con una nota di
ilarità Jane, lanciando un’occhiata a Lisbon che
subito torna a
compilare il rapporto.
“Oh, capisco. Io farò una cena da amici.
Se vorrai venire, sarai il benvenuto”.
“Mi stai chiedendo una
specie di appuntamento?” ride l’uomo.
“Non volevi arrestarmi
una volta”.
L’agente scuote le spalle “Tempo passato”
poi
come se si fosse ricordata di un impegno improvviso, afferra la
giacca “Devo proprio andare ora”, si sporge un
po’ di più
verso il biondo e gli posa un bacio sulla guancia “Buon
Natale,
Patrick”.
Lui non può fare a meno di trattenere un sorriso
“Anche a te, Kim”.
Ora all’FBI
sono rimasti solamente più Jane e Lisbon, cosa che
riporta entrambi a qualche anno fa, quando Teresa doveva sbrigare le
ultime faccende amministrative e Patrick rimaneva con lei, per non
lasciarla sola.
“Perché mi guardi così?”
chiede Jane,
sedendosi di fronte a lei.
“Non ti sto guardando”.
“Oh sì
invece” ribatte l’altro, divertito. “Sei
gelosa?”.
Lisbon
sbuffa e Patrick capisce di aver colto nel segno.
“Perché
dovrei?”.
“Perché Fisher mi ha invitato per Natale e
perché
…” sorride “Mi ha baciato”. Ed
in quel momento Lisbon deve
imporre a se stessa di non arrossire, o peggio, di non tirargli uno
schiaffo su quella faccia strafottente che si ritrova.
“Puoi
farti baciare da chi vuoi, sai?”.
L’ex consulente del CBI si
avvicina alla donna, così tanto che vasterebbe un niente per
annullare la distanza tra di loro. Jane riesce a sentire il lieve
profumo della donna che ha scoperto di amare e Teresa del suo dopo
barba: sa di fresco. “Forse io non voglio essere baciato da
chiunque” le sussurra all’orecchio con voce
suadente e lei
rabbrividisce -non per il freddo-, poi Patrick si allontana da lei.
“Allora, andiamo?” chiede alzandosi in piedi.
“come?”
chiede lei, ancora scossa dall’acccaduto “E
dove?”.
“Avanti,
Lisbon. Fidati di me. Alzati da quella sedia e vieni con me.
È la
vigilia di Natale!”.
“Chi ti dice che non abbia altri
impegni?”.
“So bene che non è così” poi
le lancia il
migliore dei suoi sorrisi “Non farti pregare.”.
Ed è così
che lei accetta. Non sa se per l’esasperazione o
perché vuole
davvero passare del tempo con lui, ma alla fine si ritrovano a
camminare per le strade della città illuminate da mille
decorazioni.
Arrivano davanti ad un ristorante, uno dei più belli
dell luogo, e Jane la prende per mano, lasciandola, ancora una
volta, senza fiato. Cenano tranquillamente, come molte altre volte si
erano ritrovati a fare, ma quella volte era diverso. Lo sentivano
entrambi. Sentivano che l’aria attorno a loro era mutata. Non
c’era
più quella solita tensione,
quell’elettricità che v’era sempre
stata tra di loro. No. Questa volta c’era una sorta di
intimità in più
tra loro due.
Jane aveva continuato a punzecchiarla tutta la sera,
facendo leva sul tasto della gelosia che aveva nei confronti di
Fisher e Lisbon continuava a negare, dando dei colpetti sulla spalla
del suo consulente che rideva e teatralmente si massaggiava la
spalla.
“Non vuoi sapere cosa ti ho regalato?” chiede
Patrick,
una volta usciti dal locale. Teresa lo guarda, non potendo fare a
meno di notare come quel completo blu gli stesse particolarmente bene.
Indossava una camicia azzurra, un golf elegante blu e giacca. Aveva
anche una cravatta. Non l’aveva mai visto
così.
“Lisbon?”.
“mmh?” bofonchia lei, come se si
fosse appena risvegliata da un sogno.
“Ti eri incantata a guardarmi”.
“Non è vero!”.
“Avanti,
ammettilo.”
“Mai”.
“Hai una cotta per me”.
“Piantala,
Jane!”.
“Puoi chiamarmi Patrick”. Ed è a quel
punto che
Lisbon si blocca. Poche volte l’aveva chiamato per nome e
altrettanto poche erano le volte in cui Jane le aveva detto una frase
simile. Anzi, l’unica volta era stata quando lui era sotto
l’effetto della Belladonna.
“Jane …”
“Fisher mi
chiama ” ribatte prontamente lui “Ed io e lei ci
conosciamo
da meno tempo rispetto a me e te”.
“Hai ragione, ma io non ho
una cotta per te come l’ha l’agente
Fisher”.
Patrick sorride
“Ne sei sicura?”. Lei trattiene una smorfia
“Ho ancora la
pistola, sai? Posso spararti”.
“Non vorrai mica uccidermi a
Natale ed ancor prima che ti abbia dato il mio regalo!”
esclama
l’uomo.
“Perché? Mi hai fatto un regalo?”.
“Sì,
certo.”
“E dov’è?”.
“L’avrai. Non dubitare di me
come la scorsa volta. Alla fine il tuo regalo era un bellissimo pony
che ti aveva lasciato senza parole”.
“Tu sei pazzo”
ridacchia lei, aumetando il passo per distaccarlo.
Arrivano
sotto casa di Lisbon ed entrambi si perdono qualche secondo a
guardare l’altro negli occhi. Stavolta senza interruzioni o
battutine da parte del mentalista. Erano solo loro due.
Jane
sorride, avvicinandosi di più a lei.
“Vischio” le sussurra
solo.
Lisbon alza la testa e vede un enorme vischio fare capolino
sulle loro teste. “Non vorrai mica rompere la tradizione,
Teresa?”
ma lei non ribatte nulla, troppo concentrata a far battere ancora il
suo cuore. La vicinanza dell’uomo non le permetteva
più di
ragionare. Lo vede solamente avvicinarsi di più a lei con
lentezza
studiata ed esasperante. Le soffia leggermente sulle labbra e Teresa
si aggrappa al colletto della camicia di lui. Lo guarda nel blu dei
suoi occhi e si protende verso di lui. Patrick sorride, vittorioso, e
ricorda in un millesecondo tutti gli attimi che avevano condiviso
insieme, ricorda a se stesso che non la stava baciando solo per un
puro e banale desiderio, ma perché l’amava.
Dopodichè accade. Le
labbra di lui incontrano quelle della donna ed è un vero
bacio.
Romantico e passionale, come quello che si vede nei film. Lisbon
sente la lingua di lui farsi strada in lei che lo lascia fare,
sentendo il suo cuore battere così forte al punto da
esplodere.
Jane
aveva ragione. Aveva una cotta per lui, l’aveva sempre avuta.
Lui e
le sue battute stupide, il suo cacciarsi nei guai, i suoi sorrisi che
ogni volta le mozzavano il fiato … Era innamorata di lui,
proprio
come Barlow predisse due anni fa.
Quando si staccano, rimangoo
ancora a guardarsi per un po’ e Patrick stringe a
sé Lisbon,
baciandole i capelli, poi sorride “allora, lo vuoi il tuo
regalo di
Natale o no?” e raggiante, tira fuori dalla tasca due
biglietti
aerei per New York.
“Che significa?”.
“Che noi due stiamo
andando a New York. Partiamo tra un’ora”.
“Cosa? Ma sei
pazzo?! E il lavoro?”.
“Siamo in ferie”.
“Ma … Ma
..” balbettò la donna, incapace di formulare una
frase
coerente.
“Nessun ma, Lisbon.” Poi ridacchiò e la
bacia, di
nuovo, di sfuggita come se non avessero fatto altro che baciarsi per
tutta la loro vita. “Buon Natale”.
“Buon Natale, Patrick”
sussurra lei sulla sua bocca.
Si strinse di più all’uomo che
amava, pronta per quello che il viaggio improvvisato le avrebbe
preparato, pronta per quello che un nuovo capitolo della vita le
avrebbe riservato.
“Ah e Teresa … Non portarti troppi abiti
dietro. Ho intenzione di farti passare queste vacanze ..
Svestita!”
le fa l’occhiolino, ridendo, ricevendo un leggero schiaffo
sui
riccioli biondi.
“Ahi!”.
La donna sorride. Ecco, certe cose
non sarebbero mai cambiate!
Note Autrice: Fic
natalizia scritta senza troppe pretese.
Semplicemente un Natale Jisbon a tutti gli effetti.
Spero vi piaccia anche se a me personalmente non soddisfa
particolarmente.
Recensioni gradite e ... Buon Natale!
Franci.