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Autore: Merope Molly Lestrange    25/12/2013    1 recensioni
Nevica in tutta Italia e i binari sono bloccati. Così Loredana viene lasciata, la vigilia di Natale, in un paese che mai ha sentito nominare. Una pensione a due stelle deserta, una città frenetica e un elfo dai capelli rosa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A tutti i miserabili esseri umani che riempiono le mie giornate. Vi lovvo tanto.


 

Era una giornata fredda e grigia, come lo era stata quella precedente e quella precedente ancora. L'altoparlante annunciava che il treno per Mantova sarebbe arrivato con almeno un'ora di ritardo per problemi tecnici mentre Loredana andava avanti e indietro da una panchina all'altra trascinando il suo trolley.
Camminava per non congelare, camminava perché era troppo nervosa ed impaziente per stare ferma e non poté che imprecare quando la comunicazione di servizio finì annunciandole che doveva aspettare, ancora. Loredana sostava in quella stazione da più di due ore ed era la seconda volta che l'altoparlante annunciava che il suo treno avrebbe fatto ritardato. Il clima in stazione era frenetico, le persone camminavano svelte stringendosi nei loro cappotti, annaspando per il freddo e trascinandosi dietro le loro valigie dalle tinte semplici o sgargianti. Passarono i minuti fino a che e un'altra ora passò, ma il treno ancora non arrivava. Possibile che in quella stazione non ci fosse una sala d'aspetto? Un altro annuncio, questo diceva che il treno non sarebbe più arrivato. Era quasi il tramonto e la temperatura era scesa di almeno 5 gradi, così Loredana perse completamente la pazienza, andò alla biglietteria, si fece rimborsare il biglietto ed uscì dalla stazione. Lì fuori era pieno di taxi, ma lei si incamminò a piedi verso la città nella completa solitudine. Quando trovò il primo albergo il buio aveva già inghiottito tutto, ma nell'aria c'era della musica, forse proveniente da una festicciola di paese. L'edificio dinanzi a lei era una piccola pensione a due stelle ed era tutt'altro che un posto di lusso, ma parve accogliente. Poggiò la mano sul maniglione gelato, ma esso non si abbassava. Lasciò il trolley e provo a spingere con entrambe le mani, ma il maniglione anti-panico era bloccato. Qualcuno alla sua destra la chiamò “Signorina, si entra da qui!”.
Un ragazzo sulla ventina, in tenuta da cameriere le faceva segno con la mano, indicando la porta da cui lui si affacciava.
Loredana lasciò la maniglia e si avvicinò al ragazzo che indietreggiò per farla entrare nell'albergo.

La piccola hall era molto accogliente e dominava la scena un grande albero di Natale che sfiorava il soffitto, ornato di palline rosse e dorate.
“Cosa le serve, signorina?” chiese il ragazzo che doveva chiamarsi “Davide” - se il cartellino sul suo petto diceva il vero - quando la ragazza si avvicinò al bancone.
“Una camera per questa notte, grazie”
Lui tirò fuori da sotto il bancone dei documenti da far compilare e dopo che la cliente ebbe pagato le consegnò le chiavi della camera.
“Buon Natale, signorina”.
“Buon Natale anche e lei”.

Lui sorrise e lei ricambiò per poi incamminarsi verso le scale alla ricerca della sua camera.  La pensione non era molto grande e non ci volle molto per trovare la stanza numero 23. L'indomani sarebbe stato il giorno di Natale e Loredana si ritrovava da sola in quella cittadina che prima di quel giorno non aveva mai sentito nominare. Sistemò le valigie in un angolo, poggiò i guanti sulla scrivania ed andò ad aprire la finestra. La musica entrò nella stanza, un canto natalizio opera di un coro e lei rimase seduta sul davanzale per un buon quarto d'ora assorbendo ogni nota. La stanza era di mobilio molto povero: un letto, un armadio, una piccola scrivania e una sedia. Non c'era il bagno in camera, ma per quel poco che aveva pagato per la stanza non si lamentò e poi ci sarebbe stata solo quella notte. L'albergo era immerso nel silenzio e a Loredana venne il sospetto di essere sola. Chiuse la finestra, afferrò le chiavi che aveva buttato sul letto e uscì fuori nel corridoio completamente deserto. I suoi passi amplificati la accompagnarono fino alla Hall, anch'essa deserta. Chissà dov'era finito Davide.
Uscì dall'edificio e si diresse verso il centro della città, verso il punto da cui proveniva la musica che stava ascoltando dalla finestra. Le mani le si erano completamente congelate, la temperatura era scesa di almeno un paio di grandi dal pomeriggio e si maledì di aver lasciato i guanti in camera, strofinando le mani all'altezza della bocca nell'invano tentativo di scaldarle con l'alito. Non c'era cosa più triste che camminare soli per la città durante il periodo natalizio, ma nonostante tutto lo trovava piacevole Una ragazza dai capelli rosa distribuiva caramelle, vestita da folletto, fuori da un genere alimentari. Tremava e si guardava intorno molleggiando sul posto. Diede una caramella ad un bambino che passava lì con sua madre e appena se ne andarono ella si bloccò, immobile guardando avanti a sé col sorriso congelato sulle labbra. Le sembrò una bambola pallida com'era, con le guancie rosee e i capelli color pastello.
“Vuoi anche tu una caramella?”

Si era accorta che la stava fissando e Lore rimase immobile per l'imbarazzo.
“Sono un po' grande per prendere caramelle dai folletti” le rispose avvicinandosi a lento passo.
“Cosa cerchi? Tu non sembri di qui”
“Pare questo sia l'unico paese senza neve e il treno mi ha lasciato qui. Seguivo la musica. Il coro”
“Non c'é davvero un coro, sono delle casse sparse per il centro che mandano musica tutta la giornata. Dopo un po' diventa fastidioso”
“Capisco”
Lore si guardò intorno. Una donna grassoccia con un enorme cappotto di pelle entrava in un portone. Portava delle buste troppo ingombranti e si incastrò nella porta un paio di volte prima di riuscire ad entrare.
“Allora” la richiamò la ragazza “che programmi hai per questa sera?” le chiese facendole l'occhiolino.
“Sembra quasi che tu voglia provarci con me, detta così”
Lei scoppiò a ridere scuotendo la testa “No, principessina, non preoccuparti, ma verrei volentieri a letto con te in un posto caldo, se mi salvi dalla cena di famiglia”
Come risposta ci fu un timido sorriso d'imbarazzo unito ad un'alzata di sopracciglio. Lore non era una persona espressiva, tutt'altro, e saper alzare il sopracciglio era il suo unico punto forte. Se c'era una cosa che Loredana sapeva esprimere bene senza parlare era lo scetticismo. Scetticismo che neanche le apparteneva, ma andava bene lo stesso.
“Aspetta, porto questo dentro e vengo con te, ovunque tu stia andando”
“Come ti chiami?” le quasi urlò dietro mentre entrava in negozio.
“... non lo vuoi sapere il mio nome” rispose lei mentre si infilava il giubbotto sopra il vestito da elfo.
“Sì che lo voglio sapere”
“... Bambina”
“Scusa, come mi hai chiamata?”
“No, no! Sono io che mi chiamo Bambina! Per gli amici Bambi”
“Oh. Che bel nome” le disse Lore cercando di non mostrare la sua perplessità.
“Evita, davvero” la riproverò in un sospirò “E tu come ti chiami?”
“Loredana”
“Bene, Loredana. Visto che fa freddo vogliamo muoverci?”
Da lì in poi non parlarlono più. Bambi si avviò a passo spedito verso il centro e Lore la seguì come un cagnolino senza fiatare. Le serrande dei negozi parevano abbassarsi al loro passaggio e le strade diventavano sempre più deserte passo dopo passo.
Non erano ancora arrivate alla piazza di paese che il cellulare di Bambi squillò. Lei sbuffò, osservò il display per qualche istante e poi chiuse la chiamata.
“Chi era?”
Ella scuoté la testa e continuò a camminare per poi fermarsi all'improvviso.
“Io devo andare. Mi aspettano” disse con lo sguardo fisso nel vuoto.
“Buon Natale, Bambi”
Bambi infilò le mani nella tasca e tirò fuori una penna. Afferò la mano di Lore e le scrisse sul dorso il suo numero di telefono.
“Chiamami quando vuoi. Buon Natale... spero di rivederti un giorno”
“Spero anch'io” rispose, ma Bambi era già sparita nel nulla.
Loredana tornò in albergo con la tristezza addosso senza distogliere un attimo lo sguardo dai numeri d'inchiostro sulla sua mano. Avrebbe voluto chiamarla in quel momento stesso, solo per chiedere dove fosse, ma non le sembrò il caso. La Hall era ancora deserta e l'albero di natale ormai spento. Sperava di trovare lì almeno Davide, solo per salutarlo, le sarebbe bastato. Era completamente sola. Un passo dopo l'altro si trascinò fino alla sua camera e appena poggiò la mano sulla maniglia Loredana si sentì chiamare. Il suo cuore quasi le saltò via dal petto e si voltò, ma non c'era nessuno. Respirava con l'affanno e si guardò intorno. Il corriodio era completamente deserto. Lore non riusciva a muoversi. Cercò di darsi una calmata e con le mani dietro la schiena aprì la porta. Tastò il muro al lato cercando l'interruttore, ma niente, non c'era. L'interruttore non c'era. Allora si fece coraggio e fece tre passi all'indietro. Uno, due e al terzo inciampò sul suo letto. D'improvviso la luce si accese e Bambi le sorrideva seduta a gambe incrociate sul letto. Il mascara le era colato tutto sulle guancie, come se avesse pianto, e risaltava sulla sua pelle candida. Aveva ancora il vestito da elfo.
“Bambi... tu.. cosa?!” esclamò balbettando con una fitta al petto. Il tempo di sbattere le palpebre e lei era di nuovo sparita. Loredana scattò in piedi e rimase a fissare il punto dove un attimo prima Bambina si trovava. Era talmente spaventata che scoppiò a piangere. Voleva andare via da quell'albergo, ma non aveva il coraggio di fare un passo. Qualcuno dietro di lei la abbracciò, facendo pressione sulla sua pancia
“Perché piangi?” le chiese sussurrando appena prima di darle un bacio sul collo.
“Bambi, cosa sta succedendo?”
Lei iniziò a stringere più forte fino a farle male.
“Bambi, cosa stai facendo? Bambi, basta!” protestò, ma lei le tappò la bocca con una mano e con l'altra le mise una mano al collo.
Il corpo non le rispondeva più. L'ultima cosa che vide fu Davide che entrava nella stanza in bikini.

 



Si svegliò con il viso bagnato di lacrime. Accanto a lei Davide, il vero Davide, la osservava preoccupato.
“Ma che stavi sognando?” domandò lui accarezzandole la testa.
“Ho sognato te in bikini” mormorò con la bocca impastata dal sonno.
“Alla prossima festa di Halloween mi vesto da ragazza figa in spiaggia se faccio così paura”
Lore rise e aggiunse “C'era anche Bambi che.. oh, lascia stare”.
Davide le baciò la fronte e sua sorella minore, la vera Bambi, entrò proprio in quel momento mordicchiando un vermetto gommoso e portando colore alla stanza coi suoi capelli color rosa pastello.
“Si parlava di me?”
“No, sparisci e torna in cucina, donna” le rispose Davide, prendendola in giro e toccando il lato femminista convinto di sua sorella.
“Ma fottiti che ti faccio fare la fine di questo verme” gli rispose lei sventolando il vermicello sbranato che aveva in bocca fino ad un attimo prima.
Loredana si mise a sedere col sorriso sulle labbra. Si tolse di dosso la coperta e nel mentre si soffermò a guardare la sua mano. Non c'era traccia d'inchiostro sul palmo di essa.


 

*Angolo autrice*

Gggentee, ebbene dopo più di un anno questa storia vede la luce. Questa One-shot non ha né capo né coda, ma l'idea di base mi piaceva ed eccoci qua.
Tanto se non la finivo quest'anno, visto che c'é crisi, ve l'appioppavo a Natale prossimo, eh.

Auguri di Buon Natale a tutti voi. Vi do la mia benedizione, ora potete tornare a mangiare.

 

  
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