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Autore: Sakio    26/12/2013    1 recensioni
Questo viale é costeggiato da altissimi alberi ormai spogli dalle loro foglie. Queste erano a terra e quasi nascondevano la strada. Hai mai pensato che quando le schiacci per passare distruggi un corpo che una volta era pieno di vita. Ci hai mai fatto caso? Io ci feci caso quel giorno. Per la prima volta trovai raccapricciante quel rumore tanto normale.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo per quel lungo viale di marmo bianco rovinato dagli anni. Quello dove ad ogni estate fanno le fiere, lo stesso che in primavera é pieno di bambini con le facce sorridenti sulle biciclette o sui pattini. Eh bravo sto parlando proprio di quello, di quello che ti é venuto in mente proprio ora, di quel lungo viale che trovi in quasi tutte le città. Ora però questa lunga strada era triste, desolata. Non si sente nessuna risata dei bambini, non si sente niente. Ora in questi mesi puoi trovare qualche vecchietto seduto sulle panchine, o qualche padrone che aveva portato i suoi cani per fargli sgranchire le zampe. Questo viale é costeggiato da altissimi alberi ormai spogli dalle loro foglie. Queste erano a terra e quasi nascondevano la strada. Hai mai pensato che quando le schiacci per passare distruggi un corpo che una volta era pieno di vita. Ci hai mai fatto caso? Io ci feci caso quel giorno. Per la prima volta trovai raccapricciante quel rumore tanto normale. 
Quel giorno era una di quelle giornate grigie dove non ti aspetti nulla dalla vita, quelle giornate noiose dove tutto ti appare monotono e senza colore. Capito no ti quali giornate sto parlando? Quelle che di solito capitano il lunedì di Novembre. Ma quel giorno non era lunedì, bensì un venerdì che sarebbe dovuto essere carico di sorprese, dopotutto era venerdì.
Camminando con la chitarra sulle spalle, le cuffiette nelle orecchie, la gente ti osserva con quello sguardo di rimprovero. Sopratutto i vecchietti che ti squadrano da capo a piedi. A molta gente non piace il mio modo di vestire, i miei capelli rasati, le orecchie piene di buchi che faccio risaltare ogni giorno sempre di più. Secondo me pensano che non combinerò nulla nella vita, sono una scansafatiche, una poco di buono. Alcuni senza aprire la bocca me lo dicono con gli occhi. Li vedi i loro occhi pieni di dissenso. Io però non mi sento così. Io mi sento pronta per spiccare il volo e far vedere a tutte quelle persone che sanno solo giudicare cosa sono capace di fare.
Mi fanno ridere sai? Anzi diciamo meglio sorridere. Anche loro hanno una vita piena di problemi, ma cercano di dimenticarla indicando con il dito. Cercando di trovare i problemi di una persona normale, come loro, rendendola con le loro parole una persona diversa.
Guardo l'ultima anziana signora che mi passa vicino. Lei mi squadra io me ne frego.
Tolgo la musica dalle orecchie, rimetto in tasca le cuffiette verde fosforescente, tanto per essere osservata ancora di più. Non sento rumore sotto i miei piedi, anche se sto calpestando una marea di foglie. Neanche i miei passi sul marmo si sentono. Tutto rimane in silenzio, come se non ci stessi camminando sopra, ma io passo dopo passo continuo ad andare avanti. Non mi fermo, anche se mi chiedo cosa stia succedendo. Qualcosa mi dice che devo continuare. Alzo lo sguardo e vado avanti. Ad ogni passo mi alzo sempre di più, finché non supero quei giganteschi alberi. Guardo giù, i vecchietti mi continuano ad osservare, questa volta stupiti, con la bocca aperta e gli occhi rivolti in alto. Sembravano più stupiti di me, io mi sentivo come se stessi facendo la cosa più normale al mondo. Girai la testa verso le mie spalle, qualcosa muoveva la chitarra. Dietro di me erano spuntate due grandi ali bianche. Rimasi meravigliata dal loro candore. Tornai a guardare giù.
Vidi una donna che spingeva un passeggino. Dai suoi occhi riuscivo a leggere i suoi pensieri.
"Sarà una nuova trovata pubblicitaria, sicuramente. Ma guarda come si concia quella ragazza. Sarà sicuramente una drogata. Gioventù bruciata" scosse la testa e se ne andò.
Guardai un signore anziano, seduto su una panchina.
"Chissà se può portarmi con lei. Chissà se può farmi ritrovare con la mia Ileana"
Sorrisi e le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi.
"Brava scema quella, chissà che nuova droga si sarà presa per conciarsi in quel modo e piangere senza motivo"
Lacrime di dolore ora iniziarono ad uscire. Perché le persone dovevano essere così cattive?
La gente arrivava, pensieri su pensieri iniziarono ad affollarsi nella mia testa. Tanti, detti a bassa voce, di stupore, di gelosia. Finché...
"Ma quello é un angelo" non era un pensiero. Guardai nella direzione da cui era venuto quel suono. Un bambino mi stava indicando, con gli occhi colmi di meraviglia. Tutti gli altri come me si girarono verso di lui e sorrisero.
Gli occhi di quel bambino diventarono gli occhi di tutti i presenti.
Scesi lentamente e mi avvicinai al piccolo. Gli guardai di nuovo gli occhi e nuove lacrime di gioia uscirono dai miei. Lui con la sua manina me ne asciugò una.
"Perché sei triste? Tu sei un angelo"
"Non sono triste piccolo. Sono felice" gli dissi sorridendo
"Dai andiamo" disse la mamma che come tutti non riusciva a staccare gli occhi dal piccolo. "Lasciamo l'Angelo, chissà quante cose dovrà fare"
Il bimbo si girò e raggiunse la madre, tutto felice. Senza neanche pensare mi alzai in alto, superai le nuvole, ma non mi allontanai mai troppo da quel bambino.
   
 
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