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Autore: _Zexion_    26/12/2013    1 recensioni
[Hakkenden: Touhou Hakken Ibun]
Quando era solo, in quegli anni, Ao aveva letto da qualche parte di uno scrittore che aveva speso la vita ad amare inutilmente una persona che, volente o nolente, non avrebbe mai potuto essere sua.
A distanza di tempo, vedendo Shino sorridere al fianco di un altro e rendendosi conto di quel muro che sembrava impossibile valicare, pensava di aver capito cosa quello scrittore intendesse dire.
[AoShino implicito.] [Dedicata a _snowscene. ]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Calendula.
Fandom: Hakkenden - Touhou hakken ibun
Rating: Verde
Genere: One-shot;
Note: Io approdo nei fandom, ma dovrei starmene in silenzio a casa. Va bene. Le citazioni sono prese dalla ending, So Ai Calendula (seconda stagione). Inoltre i punti in grassetto sono il significato del fiore citato nel titolo.
Ci ho provato, spero di aver fatto bene. AoShino, Ao centric, only for you, Shino <3 Il mio Shino. Mio.
Te la dedico, con tutto il cuore. Spero che ti piaccia indipendentemente dal fatto che mi aspettavo di più XD Magari un giorno mi riscatterò. O mi limiterò a ruolarlo, che mi esce meglio X°°
Comunque, è tutta tua omonima <3

 

Calendula



Il cuore, un occhio, metà anima.
Sé stesso, Shino, la sua vita insieme.
Una per una, Ao se le ripeteva continuamente ogni giorno, silenziosamente. Quando guardava la città ed il marcio nel mondo, quando seguiva con lo sguardo lui.
Ogni giorno, Ao le ripeteva mormorando; le cose che Sousuke gli aveva rubato.
« Don't leave me alone 
Colour me faintly, sweetly 
Don't let me go 
You are my life. »

Dolore:

Ricordava distrattamente quando si era risvegliato in un posto buio e gelido. Aveva aperto la bocca cercando di prendere aria a pieni polmoni, un dolore che sembrava ricoprirgli il corpo mentre tentava disperatamente di non lasciare che l’ultimo briciolo di sollievo se ne andasse.
La prima cosa che aveva fatto, ricordando la lama che su di lui era calata spietata senza che potesse in alcun modo avvicinarsi a Shino e proteggerlo, gli fece istintivamente volgere lo sguardo sul paesaggio circostante, pensando che era impossibile essere ancora vivo, che non ci aveva sperato affatto.
Ma Shino non era da nessuna parte. La vista dal suo occhio sinistro sembrava essere calata drasticamente ed il cuore batteva male, come se non fosse forte abbastanza, come se vi fosse solo il pallido ricordo a fargli supporre la presenza.
Sentiva male, dolore pungente partire da ogni fibra di pelle come se gli mancassero dei pezzi, delle parti essenziali per vivere, per riuscire. Si alzò a fatica da terra rischiando di cadere e facendolo piuttosto spesso, l’unico pensiero in mente quello di trovare Shino, di capire cosa fosse successo.
E poi, dal buio di quel posto, comparve una luce, una donna.
Ao la guardò, pensando a come assomigliava a lui ed al tempo stesso come non sembrasse nemmeno vera, quasi come una bambola. Ao la osservò a lungo e poi si diresse verso di lei ed il suo sorriso.

Gelosia:

Quando paradossalmente lo aveva ritrovato, Ao era ancora vivo, era ancora integro benché non più di un’ombra. Era successo pochi mesi dopo il suo risveglio e l’incontro con quella donna che gli era stata vicina e che gli aveva spiegato gli avvenimenti, i suoi segreti, i suoi obiettivi. In qualche modo lo aveva tenuto in vita perché, lei glielo aveva spiegato, c’era qualcosa che agiva per forza di volontà di Shino, ignaro di tutto quello.
Poi, gli aveva anche detto che lui era Sousuke ma non il Sousuke che Shino cercava. Quello che veniva reputato “vero” era al fianco del ragazzo che tanto cercava, ignaro a sua volta di aver espulso da sé stesso  una parte di lui.
All’inizio Ao non ci aveva creduto, era dovuto andare personalmente a vedere con i propri occhi e d’improvviso aveva capito, aveva ricordato. Lo aveva osservato per qualche giorno e dentro di sé era montato un sentimento che conosceva bene, uno dei tanti negativi che sembravano appartenergli.
Ao aveva visto Sousuke al fianco di un Shino diverso che sorrideva, rideva, gli girava intorno come se non vi fosse altra verità, altra persona che potesse essere al suo fianco.
In quel momento Ao aveva capito che non voleva permettergli di vivere felice, che Sousuke era un nome che non gli apparteneva più, in quel momento. Si era detto che avrebbe fatto modo di vendicarsi, di prendere ciò che era suo ed un giorno sarebbe tornato a prendere ciò che gli spettava di diritto.
Ao non avrebbe permesso a Sousuke di essere felice al fianco di Shino.

Dispiacere:

Il tempo trascorso in quegli anni lontano da Shino lo aveva dedicato solamente a sé stesso, alla propria vendetta. Non importava fino a dove potesse spingersi, sino a dove arrivava dannando quella parte di anima che Sousuke aveva rinnegato insieme ai ricordi, semplicemente guardava solo davanti a sé, senza rimpianti e senza delusioni.
Col tempo, Ao aveva capito che persino un’ombra poteva divenire qualcosa, qualcuno, se riusciva a diventare più fisica. E quelle cose che Sousuke gli aveva rubato ingiustamente, che forse gli aveva rinnegato per farlo morire e della quale oramai non conservava nemmeno il ricordo dell’esistenza, Ao se le era riprese.
Il cuore, perché Keno non aveva diritto di avere qualcosa di suo, della sua famiglia, così come la spada.
Un occhio, perché quella donna aveva tanti rimpianti da voler vivere di più, accecata da quella luce che non gli apparteneva e che aveva fatto sorridere Ao, vedendo come alla fine l’aveva bruciata.
Sé stesso, perché aveva un nome che lo identificava ed un nome che aveva intenzione di riprendersi.
Piano alla volta, mentre muoveva un passo verso i suoi ideali ed un altro verso ciò che era suo, Ao sentiva il potere scorrergli nelle vene insieme alla consapevolezza che non era più dipendente da qualcosa, che ciò che gli serviva, l’ultima cosa che lo rendeva Sousuke, era quella stessa perla che Shino sembrava rivolere indietro a qualsiasi costo. Quella piccola sfera che con un sotterfugio ed un altro, Ao aveva reperito raggirando la persona che più amava al mondo col fine solo di potersela riprendere.
Un passo dopo l’altro, Ao si avvicinava alla sua meta e non gli dispiaceva affatto se per farlo faceva del male a qualcuno.

 
« I'm right here, now we're gazing at each other 
So ephemeral 
The second that passes by is 
An eternity 
To be able to meet with you 
I was born just for that. »


Crudeltà:

Nel momento in cui aveva stretto Shino tra le sue braccia, morente, per colpa di quella donna che gli aveva promesso tante cose e che aveva aiutato ad accrescersi nel suo potere credendo in un obiettivo comune nei loro fini, Ao aveva sentito per la prima volta la disperazione, l’angoscia, la crudeltà che il destino gli aveva riservato. Non era sicuro del motivo, se fosse essenzialmente perché non guardava in faccia nessuno quando agiva crudelmente di suo o se semplicemente da quando si era separato da Sousuke, avendo così un’anima per metà ma solo sua, avesse dimezzato la capacità di affrontare certe situazioni, certi imprevisti.
La sensazione della carne calda di Shino che diveniva fredda, la consapevolezza di come gli stesse sfuggendo dalle mani colui che più amava al mondo proprio quando aveva avuto l’occasione di raggiungerlo, di vedere l’esitazione, la sovrapposizione di due immagini che formavano un’unica persona nella sua interezza e non più divisa a metà, proprio quando finalmente sentiva di averlo raggiunto, quasi afferrato quel lembo di luce invece che alzare inutilmente la mano verso il sole.
Ao si rendeva conto, mentre notava come Shino si perdesse ed il demone che era in lui prendesse il sopravvento, che semplicemente insieme a tutto ciò che di negativo Sousuke gli aveva lasciato, vi era anche la crudeltà non solo delle sue azioni.
Ma anche del non poter stringere mai, mai, quella luce a sé.

Pena d'amore:

Quando era solo, in quegli anni, Ao aveva letto da qualche parte di uno scrittore che aveva speso la vita ad amare inutilmente una persona che, volente o nolente, non avrebbe mai potuto essere sua.
A distanza di tempo, vedendo Shino sorridere al fianco di un altro e rendendosi conto di quel muro che sembrava impossibile valicare, pensava di aver capito cosa quello scrittore intendesse dire.
Eppure, proprio come alcuni miti greci che aveva conosciuto tramite vecchie scritture, nonostante il sole fosse ciò che di più pericoloso si potesse desiderare, Ao continuava a volerlo raggiungere.
E desiderare di toccarlo indipendentemente dal risultato.
 
« Reach out that hand... enough to break even loneliness 
The petals that woke up 
Those are our proof... 
You are my life 
My one and only light 
Soai calendula. »


 
  
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