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Autore: BettyLily    28/12/2013    2 recensioni
Dal testo:
La ragazza aprì gli occhi di scatto e fece per mettersi in piedi, ma ricadde pesantemente a terra, trascinata dalla sua caviglia dolorante. Gemette.
Si guardò attorno per capire dove si trovava, ma non si vedeva altro che l’oscurità.

(...)
-...Era messo male, molto ferito, si teneva su con un bastone. Teneva anche stretto un mazzolino di narcisi, sembrava che se ne fosse preso molta cura. All’entrata della caverna è crollato in ginocchio e le sue ultime parole sono state “Sono tornato a casa…”. Poi lui…-
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Videogioco
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La ragazza aprì gli occhi di scatto e fece per mettersi in piedi, ma ricadde pesantemente a terra, trascinata dalla sua caviglia dolorante. Gemette.
Si guardò attorno per capire dove si trovava, ma non si vedeva altro che l’oscurità. Dal soffitto di roccia, scendeva una minuscola colonna di luce lunare, ma non bastava a vedere neanche a un palmo dal naso. A tentoni, trovò una parete poco dietro di lei e ci appoggiò la schiena. Aprì la sua borsa per cercare la torcia, ma questa aveva deciso proprio quel giorno di non funzionare. Cercò le pokéball, magari Litwick, il suo unico pokémon, avrebbe potuto aiutarla. Prese un colpo nel vedere che la pokéball dal suo amico era scomparsa. Continuava a ripetersi di stare calma, senza successo.
Provò a ricordare qualcosa, partendo dal principio, da quando era nata: si chiamava Narcissus, il nome le era stato dato dal padre, poiché questo era il suo fiore preferito, ma spesso veniva chiamata solo N. Non ricordava nulla di sua madre, né suo padre gliene aveva mai parlato. Sin da quando le erano cresciuti i primi capelli, questi erano stati di un colore insolito, come quello del padre: verdi. Era sempre stata bravissima in matematica e scienze. Aveva vissuto col padre che l’aveva sempre amata, fino a quattordici anni, quando lui scomparve misteriosamente. Poi era stata portata in un orfanotrofio, non conoscendo altri parenti. A sedici anni era scappata, voleva sapere dov’era suo padre, sapere perché non le aveva mai dato delle risposte e perché aveva creato nuove domande con quella scomparsa. Fu durante quel viaggio che aveva conosciuto Litwick, che l’aveva poi accompagnata per tutto il tempo, sempre fedele. Era passato un anno da quando aveva iniziato le ricerche, quando, visitando il bosco Girandola, aveva per caso scoperto una grotta. Per qualche strano motivo, aveva sentito l’istinto di entrarci. Ma appena messo piede dentro, aveva sentito un dolore atroce alla testa ed era svenuta.
Non sapeva com’era finita lì, ma ora doveva trovare il modo di uscire, nonostante la sua caviglia dolorante. All’improvviso vide due piccole lucette rosse in lontananza che si avvicinavano. Le ci volle poco per capire che non erano luci ma occhi. Terrificanti occhi rossi.
Si schiacciò sempre di più contro la parete di roccia, come se servisse a proteggerla. La verità, però, era solo una: lei era in trappola.
-Chi sei?- all’improvviso sentì una voce sommessa. Eppure non era come se qualcuno parlasse…sentiva la voce solo dentro la sua testa, non sapeva come spiegarlo…era come se qualcuno stesse parlando telepaticamente.
-Io…io…-N balbettò lei, sempre più preoccupata- mi chiamo...Nar-Narcissus.- qualcosa di nero e scintillante risplendette, quando la figura si avvicinò alla piccola luce. Sembrava quasi…una falce, ma lei non ebbe il tempo di esserne sicura, perché la cosa indietreggiò nuovamente.
-Perché siete qui?- nessuna risposta. N era terrorizzata-Parlate!- questa volta la voce urlò.
-Io…cercavo mio padre…non so chi siate voi, ma magari lo conoscevate…il suo nome…-per un attimo ebbe l’impressione di esserselo dimenticato- Natural Harmonia Gropius…-
L’altro sussurrò:- Ecco cosa significava…
Che diavolo intendeva quel…qualsiasi cosa fosse?! Che significato stava cercando?
La figura si piazzò esattamente sotto la colonna di luce per farsi riconoscere, anche se a stento: era un absol.
-Tu…come fai a parlare?
-Telepatia. Alcuni pokémon, pochi a dir il vero, ne dispongono. Io sono uno di quelli. Ma in realtà, anche se parlassi normalmente tu mi capiresti. Sei la figlia di N. Tu puoi farlo, come lui.
Narcissus aveva mille domande da fare, ma una aveva la precedenza.
-Dimmelo. So che lo sai. Dimmi cos’è successo a mio padre.
-Io…-Absol abbassò lo sguardo- non lo so…o meglio, non so cos’è successo prima. Nessuno di noi lo sa. Tutto quello che abbiamo visto è stato da quando è entrato nel folto del bosco. Era messo male, molto ferito, si teneva su con un bastone. Teneva anche stretto un mazzolino di narcisi, sembrava che se ne fosse preso molta cura. All’entrata della caverna è crollato in ginocchio e le sue ultime parole sono state “Sono tornato a casa…”. Poi lui…- Absol tacque.
Lacrime silenziose iniziarono a scendere lungo le guance della ragazza. Non avrebbe mai saputo nulla del suo passato e ora anche il suo futuro stava sfumando. Absol le sfiorò la guancia col muso, nel tentativo di consolarla. Anche lui aveva provato grande dolore, alla morte di N. Come, del resto, tutti i pokémon, che si erano presi cura di lui, prima che Ghecis lo rapisse misteriosamente.
Alla fine N si alzò in piedi, piuttosto traballante, e sussurrò:-Sono tornata a casa anche io, papà…
  
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