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Autore: ToraStrife    28/12/2013    1 recensioni
(Sailormoon - Braccio di Ferro Crossover) + (guests from: Street Sharks, One Piece, La Sirenetta, Mermaid Melody Pitchy Pitch)
Quando la luna si riflette nel mare... cosa comporta l'incontro tra una combattente che veste alla marinaretta e un marinaio mangiaspinaci? Una stramberia, o il volere del destino in vista di una minaccia da...^? Scopritelo! Cause I'm Popeye the Sailor Moo...ehr, man!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Braccio di Ferro e i suoi (nuovi) amici'
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Popeye Sailor Senshi 11Il colonnato in fondo al mare l'atmosfera non poteva che essere una festa tra cattivi. O meglio, due cattivi che cercavano di farsi la festa a vicenda.

Con i buoni completamente fuori gioco, la strega, impadronitasi del Cristallo d'Argento, e l'angelo Mikeru, inglobato Braccio di Ferro insieme agli spinaci, stavano cercando disperatamente di farsi fuori l'un l'altro, a colpi di raggi di energia divina e lunare.

- Dovevo immaginarlo, era più che palese, la natura umana non mente mai. La tua viscida ambizione puntava esclusivamente al Cristallo d'Argento. - Accusò l'essere divino dalla chioma verde.

- E con questo? - Ridacchiò l'arcana esperta di arti magiche. - Io ho collaborato con te, e tu avrai la tua vendetta sugli umani, di cui non a me importa nulla.

- Può darsi, ma il Cristallo d'Argento non può essere oggetto di possesso da parte di un corrotto umano. E te in particolar modo.

- Se vuoi questo potere, vieni a prenderlo, se ci riesci. - Lo sfidò la strega. - Non te lo darò mai!

- Questo lo vedremo. - Ribatté l'angelo, mentre il duello continuava.

Ma tra i due litiganti, i terzi, immobilizzati, storditi o assorbiti, non godevano di certo, e una tragedia intanto era prossima a scatenarsi sulle coste del Giappone.

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La sfera ardente si stava avvicinando inesorabilmente, come il meteorite dell'Armageddon, contro l'eroe di gomma che doveva respingere una minaccia ancora più grande, fatta dell'elemento opposto alla palla.

Per un guerriero come Rufy, in verità, non sarebbe stato difficile dissipare quell'attacco e mettere K.O. l'assalitore, il vero problema era che in quel momento ogni sua energia era tesa nel contrattacco allo tsunami: era come un cecchino cui ogni singola attenzione e risorsa era tesa a centrare un bersaglio importante.
Spostare il mirino in quel momento avrebbe significato perdere un'occasione unica, ogni ritardo avrebbe visto l'onda gigante abbattersi comunque sulla costa giapponese, ogni errore avrebbe provocato sulla coscienza di Rufy migliaia di morti.
Era per quello che, nonostante fosse il pirata più forte e temuto dei sette mari, in quel momento era vulnerabile come un palloncino nei confronti di un minuscolo spillo.

Era una vittoria servita su un piatto d'argento nei confronti di Barnard.
Davanti a circostanze simili, qualsiasi reazione sarebbe stata impossibile, e soprattutto, non c'era nessuno che avrebbe potuto intervenire, tantomeno quei quattro inutili mutanti di cui nessuno aveva ali per volare.

Ma l'avvoltoio si sbagliava.

Di ali, in effetti, non ve n'erano, ma dentro quella scorza di denti aguzzi e pinne viscide risiedevano comunque dei cervelli e cuori umani. E soprattutto un gran gioco di squadra.

- Tutti pronti? - Incitò Strip.

- Al dente, fratelli! - Gridò il quartetto all'unisono.

Jab afferrò un macigno e lo gettò in una radura.
Con decisi schiocchi di fauci, Strip abbatté il più lungo tra gli alberi adiacenti, il cui tronco andò ad appoggiarsi sul grosso masso, creando un'improvvisata catapulta.
Slamm andò a saltare sopra l'estremità sollevata dell'albero.
Già pronto sull'altra estremità vi era Streex, il più acrobatico tra gli Sharks, che sfruttò la spinta provocata dal peso del fratello per spiccare un balzo di decine di metri, in un volo che andò ad impattare direttamente contro il proiettile di fiamme.

Lo scontro tra Streex e la palla produsse il dissipamento di quest'ultima, mentre la carcassa fumante dello Shark andò a cadere verso terra.
Il compagno venne preso prontamente da Slamm.

- Streex, stai bene? - Chiese concitato Jab.

Dopo qualche attimo che fece temere il peggio, lo squalo tigrato aprì gli occhi e mosse forsennatamente le braccia, per mostrare di essere illeso.

- Sto benone, fratelli, anche se non penso potremo usare ancora la tua improvvisata tuta d'amianto. - Disse in direzione di Strip, che aveva preventivamente "bardato" lo squalo tigre di una speciale tuta ignifuga, oramai inservibile, dopo l'impatto con il proiettile.

- E il pirata? - Chiese Slamm.

Tutti guardarono Rufy.
Indisturbato, il pirata aveva quasi finito la preparazione. Intanto, il muro d'acqua era sempre più vicino: il momento clou sarebbe stato questione di minuti.

- Guarda, guarda: gli squali traditori sono riusciti a neutralizzare il mio attacco. - Disse sarcasticamente Barnard, anche se gli occhi fiammeggianti tradivano la frustrazione di aver avuto le uova rotte nel paniere per l'ennesima volta.
- Ma è tutto inutile! E' uno scherzo per me ricreare un'altra palla.
Le sue mani stavano già formando un furioso calore attorno a una minuscola sfera di energia.

- Tu credi? - Sfidò Jab, mentre con un colpo di ganasce spezzò un piccolo e sottile arbusto e glielo lanciò contro.

Barnard rise, mentre la misera gittata del giavellotto finì la propria corsa verso lo strapiombo.

- Dannazione, - Si lamentò lo squalo martello. - Non riderebbe così, se ci fosse qua il nostro amico Benz con il mio Jet-Pack.

- Non ne abbiamo bisogno. Non possiamo volare, è vero, - Spiegò Strip. - Ma possiamo sempre giocare a Baseball.

- In questo sono il migliore. - Disse Slamm, cogliendo l'idea del fratello e sradicando una pianta robusta, provandola come se fosse una mazza da battitore.

- E io posso fare il lanciatore. - Aggiunse Streex, raccogliendo alcuni robusti sassi, e provando a lanciarne uno contro lo squalo balena.

Slamm rispose al lancio con una battuta improvvisata che si rivelò uno splendido fuori campo.
Questa volta il proiettile andò pericolosamente vicino all'avvoltoio, che fu costretto ad arretrare con battito d'ali.

- Sono sempre troppo lontano per voi. - Provocò Barnard.

Una nuova home run costrinse però Barnard a ricredersi e a spostarsi di lato.

Poi un fischio e uno scoppio vicino a lui lo scombussolò, e la pallina di fuoco in preparazione si dissolse.

Da lontano, l'ingegnoso capo degli Sharks lo sbeffeggiava.
- Cosa non si fa con qualche canna, un po' di polvere piretica e due pietre focaie, eh? - Ridacchiò lo squalo blu, congratulandosi di essersi arrangiato con tre cose improvvisate per fare un razzo, meglio di Mc Gyver.

- E va bene, noiosi squalacci. - Rispose l'avvoltoio. - Vorrà dire che comincerò a incenerire prima voi. - E dicendo questo cominciò a formare l'ennesima palla di fuoco.

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"Braccio.... Braccio...."

Una voce nell'oscurità. Da dove proveniva?
Lui, che neppure si sentiva più, disperso nella coscienza di un essere superiore.
Di solito li aveva sempre picchiati tutti, gli avversari, specialmente dopo aver ingoiato il miracoloso alimento verde.
Cos'era andato storto, questa volta?
Forse il fatto di non essere più in America?
Ormai il marinaio se ne era reso ben conto: in quel paese la mentalità dei cartoni animati era completamente diversa da quella della sua terra natia e i tempi d'oro.
La gente poteva sanguinare, la gente poteva morire.
E non solo gente innocente, ma potevano morire anche gli eroi. Quindi anche lui, probabilmente, non era sfuggito alla regola.
Si sarebbe grattato la testa pensieroso, se avesse avuto ancora una testa.
Com'era possibile, però, che avesse ancora delle orecchie?
Diversamente, non avrebbe potuto sentire la voce che lo stava chiamando.
Fingendo di aprire una bocca che non avvertiva più, Braccio chiese il nome dell'interlocutore. Anzi, dell'interlocutrice: il timbro era chiaramente femminile.

"Braccio, Braccino... che ti avevo detto?"

Il marinaio tentò di parlare, ma non avendo una bocca, non poteva emettere alcun suono. Imperterrita, la voce continuò il suo monologo.

"Te l'avevo detto che gli spinaci da soli non ti sarebbero bastati."

Finalmente, di fronte a lui, apparve qualcosa.
Si convinse, prima di tutto, di avere anche quell'unico occhio sano, oltre i padiglioni auricolari.

Davanti a lui era apparsa l'immagine che aveva visto in sogno, mentre era a mollo, a seguito della caduta dalla scogliera.

Una figura che trovò particolarmente carina, forse in un impeto di narcisismo, dato che avrebbe potuto essere sua sorella.

A parte i folti capelli rossi, la donna era infatti del tutto identica al marinaio, pipa compresa.

Come a voler rispondere alla curiosità di Braccio, la donna si presentò.

"Mi chiamo Spinacha" Si presentò la voce. "E sono la dea protettrice degli spinaci".

Braccio avrebbe voluto togliere il cappello in segno di saluto, ma a parte la vista e l'udito, di lui non vi era nulla.

"Sono stata io, qui, nel Sol Levante, le molte volte che ne hai avuto bisogno, a farti trovare sempre una provvidenziale scatola di spinaci nella giubba".

A Braccio parve di strizzare l'occhio sano, per poi riaprirlo allo scopo di scrutare la dea con la massima attenzione possibile, cercando di catturarne tutti i particolari.

Snella ma formosa, con un generoso davanzale, sembrava la sorella spiaccicata del vecchio marinaio: le portentose braccia con tanto di tatuaggi ad ancora erano eloquenti, per non parlare della pipa.

"Ma questa volta", continuò la dea, "Ti sei imbattuto in un avversario troppo potente per uno come te".

Braccio lo sapeva bene, forse lo aveva imparato nel momento in cui aveva affrontato il giovane pirata di gomma. Pur con tutti gli spinaci del caso, non era mai riuscito a prevalere davvero.
Là, in Giappone, vi era un qualcosa di misterioso, che rendeva gli esseri molto più potenti di un supereroe, ma anche molto più vulnerabili, capaci di soffrire e persino di morire.
Lui stesso, dopotutto, era stato assimilato come lo zucchero in un caffé troppo amaro. E lui lo odiava anche, il caffé.

"Se vuoi salvare il mondo e i tuoi amici...."

Mentre la voce continuava, Braccio rifletté. Poteva chiamarli davvero amici, quel quintetto di ragazze e una banda di svitati tutto fuorché normali?
Nella sua vita aveva sempre fatto un grande affidamente sugli spinaci. I cattivi erano sempre stati puniti a suon di sganassoni, e se non imparavano la lezione lui era pronto per un'altra ripassata.
Ripensò agli altri suoi amici, quelli che aveva lasciato in America.
Poldo, quel ciccione squattrinato che veniva sempre a scroccare cibo. Bluto, lui e quel barbuto bellimbusto erano sempre stati come cane e gatto. Quanti pugni erano volati sulla faccia di uno e dell'altro.
Ma in qualche modo, aveva, sia pur minimo, rispetto per lui, forse per la caparbietà con si erano sempre sfidati per l'amore di Olivia.
E a proposito di Olivia: quella signorina smilza, le cui braccia snodabili facevano concorrenza a Rufy. E non aveva neppure il bel davanzare della dea, né gambe lunghe e sfusolate e occhioni da rossore come le guerriere Sailor.
Ma lei era tutto il suo mondo, il porto nel quale aveva promesso di ritornare, anche dopo quel viaggio dall'altra parte del pianeta.
E Pisellino, quel frugoletto...quand'era partito, voleva portargli il pesce più grande mai pescato.
E che dire poi di suo padre, Trinchetto?
Che diavolo ci stava facendo lì, al buio? Braccio si stava cominciando a spazientire.
Salvare il mondo? A quello ci poteva pensare Superman. Lui voleva solo tornare a casa. Sano e salvo. E con lui, tutti quanti.

- Allora, che diamine devo fare, dea Spinacha?

Braccio scoprì con stupore che la voce gli era tornata, anzi, gli era tornata la bocca. Ed era tornata anche la pipa, il cui sapore del fumo gli inondò la bocca come aria salmastra nei polmoni.

La dea gli sorrise.

"Finalmente sei pronto per ricevere il mio dono" Commentò.

Dal nulla apparve un enorme barattolo di spinaci, aperto. A dispetto dai soliti barattoli, questo però somigliava a un gioiello.
Gli spinaci ivi contenuti erano di un verde misto a uno strano colore argenteo.

"Quando venni in vacanza sulla Luna, parecchi millenni fa," Spiegò la Dea, "Mi divertii a coltivare la mia verdura preferita. L'orticello che curavo era piccolo ma produceva spinaci fantastici".

Il barattolo brillava nel buio. Braccio li osservò come il più luminoso dei diamanti, il più focoso dei rubini, la più splendente delle perle.

"Crebbero così per merito del Cristallo d'Argento, situato nelle vicinanze.  Maturando,  gli spinaci  assorbirono  i poteri  divini e cosmici dell'artefatto simbolo del Silver Millenium. Diventarono così gli Spinaci Lunari, di cui questo recipiente è l'ultimo rimasto."

Braccio afferrò avidamente una manciata, poi un'altra. - Ehy, gli erano ritornate le braccia! - E ingoiò avidamente.

A ogni boccone che inghiottiva, una strana luce lo pervadeva.
D'improvviso, si accorse che quella luce proveniva direttamente dal suo cuore.

Sì senti cambiare: la casacca sparì, facendo posto a una calzamaglia bianca. Un kilt azzurro gli si materializzò in cinta. Stivali e lunghi guanti rossi apparirono su braccia e gambe. Infine un diadema si materializzò sulla fronte, mentre gli crebbero lunghi capelli biondi, raccolti in un paio di codini.

A trasformazione avvenuta, Braccio si sentì incredibilmente potente, ma contemporaneamente, aveva una tremenda paura di incrociare uno specchio, per scoprire cosa era diventato.

La dea Spinacha applaudì. "Complimenti! Sei diventato Popeye, the Sailor Senshi! Ora và, e salva il mondo e i tuoi amici!"

La dea sparì nel buio. Questa volta, però, Popeye era ben luminoso nell'oscurità, insieme al barattolo di Spinaci Lunari.
Con un sonoro pugno, il marinaretto tirò un pugno contro il buio, e questo magicamente si infranse come una vetrata, i cui cocci neri caddero e si sbriciolarono in mille pezzettini. Dietro il 'vetro oscurato', Braccio vide il familiare ambiente verdastro, con le rovine antiche e i due gaglioffi ancora impegnati a combattere.

Partì immediatamente un altro pugno, che arrivò direttamente sulla faccia di Mikeru, il quale, volando rovinosamente verso una delle colonne rimaste, la frantumandò con il suo corpo, mentre questi non riusciva a credere ai propri occhi, e a dire il vero, neppure al bruciore sulla propria guancia.

- Da dove sei saltato fuori? - Chiese il cherubino, - E come hai fatto a toccarmi senza venire assorbito?

- Devono essere gli effetti del Cristallo d'Argento. - Commentò stupito Popeye, guardandosi il pugno. - Mi proteggono dal tuo contatto fisico.

- Braccio di Ferro! Ma come ti sei conciato? - Era la voce della Strega del Mare. - Da quando ti sei travestito da donna?

Un "Whoa!" accompagnò lo sfortunato marinaio nella scoperta che non avrebbe voluto mai fare: era vestito come una femminuccia, esattamente come quelle guerriere Sailor che aveva accompagnato.
Ma lui era un vero uomo, che figura ci faceva?
Cercando di coprirsi con imbarazzo, subì in pieno un raggio di energia negativa da parte della strega verde.
L'impatto lo mandò a far compagnia all'angelo precedentemente messo al tappeto, vicino alle rovine della colonna.

La grassa risata della Strega del Mare si spense quasi subito, quando Braccio si rialzò senza troppa fatica e si spolverò le gambe scoperte.

- Devo ammettere, però, che femminuccia o meno, mi sento davvero più forte.

- Com'è possibile? - Si lamentò la megera. - Sono in posesso del cristallo d'argento!

E dicendo questo, gli sparò contro un altro attacco energetico. Braccio, stavolta, deviò il getto con un manrovescio ben assestato.

- Ho mangiato gli Spinaci Lunari, che mi hanno infuso il potere di quella bigiotteria grigia in me. - Spiegò Popeye. - Quindi, cara strega, la tua magia non può funzionare.

- Tu menti! - Accusò la Strega di Mare. - Non possono essere ancora loro, quei maledetti spinaci! - Disse, cominciando a piagnucolare.

- Hai in te il  Potere del Cristallo d'Argento? - Chiese Mikeru, materializzatosi alle spalle di Braccio. - Ottimo, proprio quello che mi ci vuole per affrontare la vecchiarda nel pieno delle mie forze. Lascia che ti assorbisca!


Uno pugno sulla mascella lo fermò prontamente.

- Non ci siamo granché capiti, specie di cupido. - Lo corresse Braccio. - Se continui a fare il gallinaccio...

E prima di terminare la frase, il marinaio a una velocità supersonica strappò, ad una ad una, tutte le piume sulle ali di Mikeru.
Dopodiché, tirò fuori un barile di pece da chissà dove e vi infilò l'angelo implume. Poi lo tirò di nuovo fuori e gli fece fare un bagno nelle sue stesse piume.

E mentre con un calcione ben assestato mandava Mikeru dall'altra parte dell'oceano, Braccio finì la frase.

- Finisci come un pollo nella pece. Parola di ..ehm, Popeye the Sailor... senshi. - Quest'ultima parola quasi sussurrata, con vergogna.


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- Preparatevi a finire arrosto, maledetti Squali! - Minacciò Barnard. Ma altre due seccature interruppero il suo attacco.

- Maledetti corvacci! - Imprecò, mentre Phobos e Deimos gli giravano attorno e lo becchettavano senza pietà. - Allora sarete voi a fare per primi gli spiedini!

- Prenditela con noi! - Sfidò Slamm, mentre sfiorò con uno splendido sasso a 150 km/h il povero avvoltoio.

Barnard era più inviperito che mai, ma proprio in quel momento, un avvenimento più importante interruppe le ostilità.

Era Rufy che, finalmente pronto, aveva cominciato l'Elephant Gaitling con braccia intrise di Haki.
Per l'occasione rinominò la mossa come....

- Gomu Gomu Tsunami Breaker!

Quello che apparve agli occhi dei presenti suonò come un miracolo.

Una pioggia di pugni giganti che facevano letteralmente a pezzi il muro d'acqua, che nel frattempo aveva oscurato tutto.
In similitudine a Braccio che aveva fatto a pezzi il muro di oscurità, anche Rufy aveva fatto lo stesso con il buio fatto acqua di mare.
E miracolosamente, ogni porzione colpita da un pugno veniva vaporizzata, e il sole faceva capolino.
Sembrava l'impresa di un titano.
Quando l'incredibile sequela di pugni ebbe termine, il paesaggio circostante era completamente deformata da un'immane quantità di vapore acqueo, che veniva respinto oltre l'orizzonte dall'Haki,

Rufy fece un grande gesto di vittoria con le dita, sfoggiando un sorriso di trionfo, e l'attimo dopo era già a terra, stremato da tanta fatica.
Gli Sharks esultarono. Barnard, inferocito, cominciò a preparare l'ennesimo attacco piretico, ma prima che potesse fare alcunché, accadde l'impensabile.

La spiegazione sarebbe arrivata più tardi: dal momento in cui Mikeru era stato, contemporaneamente, neutralizzato, i poteri che aveva infuso alla versione umana di Barnard erano venuti meno.

In breve, l'uomo alata scomparve in una nuvola di fumo, e al suo posto apparve un avvoltoio, questa volta la sua originaria forma animale.
Scomparve anche la coscienza umana, e Barnard ormai era solo uno stupido divoratore di carcasse.
Solo un "croak" uscì dalla sua bocca, solo un punto interrogativo uscì dalla sua testa.
Il suo istinto gli suggerì di volar via, ma una sassata da parte di Slamm fece centro alla testa, e il povero rapace precipitò in picchiata, venendo afferrato al volo da Jab.

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- Molto bene, - Sghignazzò la Strega del Mare. - Anzi, grazie, Braccio di Ferro! Mi hai tolto un pericoloso avversario, e ora, finalmente, comanderò i sette mari!

- Non ci contare troppo! - Gridò Braccio, con un pugno già pronto per lei.

Ma la Strega non si scompose, conosceva fin troppo bene il marinaio. Il pugno, infatti, si fermò a due centimetri dal suo bel visino.

- Io... io... - Balbettò Braccio.

- Tu non puoi picchiare una donna, vero, Braccino? - Lo canzonò la Strega, mentre con una vampata di energia negativa lo centrò in pieno corpo e lo buttò a terra.

- L'onore dei marinai, Braccio. Lo sapevo bene che una donna sarebbe stata la tua rovina! - La strega sferrò un calcio contro il fianco di Braccio, facendolo accovacciare come un bambino. - E allora cosa ti servono gli Spinaci Lunari, se non mi puoi toccare? Cosa? - E finì la frase con una risata gracchiante che tradì la sua vera natura di strega.

- Lui non può toccarti, ma io sì!

La strega si voltò, giusto per ricevere un pugno in piena faccia, che la fece volare contro l'ennesima colonna.

- Tu... tu.... - Disse la strega incredula. - Io ho il Cristallo d'Argento, il tuo seme di stella, come puoi tu...

- Merito di Popeye-san. - Disse Sailormoon, in piedi, gli occhi più vivi e arrabbiati che mai.

- Come può lui, tu...? - Chiese ancora la strega, - Avevi gli occhi opachi, vuoti, di una marionetta, Come puoi tu...?

- Lo ripeto, merito di Popeye-san. - Rispose la combattente. - Anche se ...bleah! - Commentò con una vistosa smorfia di disgusto. - Che crudeltà, farmi masticare quegli schifosissimi Spinaci Lunari, crudi per giunta.

La guerriera al pensiero si mise una mano davanti alla bocca, per soffocare un conato.

- Va bene. - Ammise la Strega. - Hai recuperato un po' di potere lunare. E con ciò? Io ho il Cristallo intero! - E si alzò in piedi, con una risata, mentre materializzava l'artefatto sulla mano.

- Sciocca.

Il commentò fulminò la Strega. Era Braccio di Ferro, di nuovo in piedi.

- Non hai capito proprio nulla del Cristallo d'argento.

- Non è un potere che chiunque possa manipolare.

La Strega del Mare si voltò verso le nuove voci: Jupiter e Venus.

- Il potere è innato nel cuore delle persone, non da un seme di stella.

Era Rei, la miko del santuario: stava reggendo il nonno svenuto, aiutata da Ami, che sottolineò.

- Ed il cuore di Usagi è del tutto particolare.

- In altre parole, strega - Concluse una voce maschile, quella di Mamoru. - Quello che tieni in mano, è solamente un guscio vuoto.


- No...non è possibile. - Balbettò la Strega. - State mentendo tutti. - Continuò, guardando il Cristallo d'Argento mentre si incrinava nella sue mani. - E' una bugia!
Ma a dispetto della sua lamentela, il cristallo si infranse in mille pezzi. Contemporaneamente, si dissolse anche l'aspetto giovanile della strega, che tornò ad essere una vecchia incartapecorita e raccapricciante.

- Questo non è una bugia. - Disse Sailormoon, mentre con un pugno poderoso sulla mascella della Strega, mandò quest'ultima a volare oltre il cielo deformato dell'oceano.
La figura della piagnucolante vecchia megera sparì nell'orizzonte.
Probabilmente sarebbe volata, biglietto gratis, direttamente in acque americane, lasciata laggiù a imprecare sonoramente alla deriva.
Se avesse incocciato il Triangolo delle Bermuda, forse vi sarebbe pure sparita dentro, ma in questo non contateci, che si sa che i cattivi prima o poi tornano sempre.


Non c'era però tempo per pensare alla sorte della Strega Bacheca, dal momento che l'intero colonnato, forse devastato dalle troppe colonne distrutte, stava cominciando a crollare del tutto.

Accade tutto in pochi secondi.

- Mars Crystal Power Make Up!

- Mercury Crystal Power Make Up!

- Venite al centro del cerchio!

- Sailor Teleport!


Il gruppo si era teletrasportato appena in tempo prima che lo scenario si distruggesse del tutto.
Quando riapparvero sulla scogliera, le guerriere e Braccio videro che il pericolo dello tsunami era stato completamente dissipato.
A terra, Rufy stava dormendo della grossa, mentre gli Sharks vegliavano su di lui, e Barnard stretto per le zampe da Jab.

Braccio, che (con sollievo) aveva ripreso le sue maschili sembianze da marinaio, riconobbe il familiare uccello della strega, e vederlo in quelle condizioni, come un pollo in attesa di essere sgozzato, gli fece un po' di pena.
Per cui pregò lo squalo martello.

- Lascialo andare, dai.

- Ma... ci ha creato un mucchio di seccature. Deve pagare!

- Ormai è solo uno stupido e inoffensivo avvoltoio - Intervenne Strip. - Lui non ha colpe.

- Come volete. - Si arrese Jab, lasciando andare il fuggitivo.

Il rapace spiegò le ali e volò via goffamente, in cerca della padrona. Avrebbe impiegato molto tempo prima di ritrovarla.
Il gruppo degli eroi guardarono il mare azzurro e il cielo terso.
Sembrava incredibile, ma ormai era tutto risolto.

Era ora di tornare a casa.

 
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Mikeru si ridestò dal torpore. Le stelle avevano smesso da tempo di girargli attorno alla testa. L'ecchimosi all'occhio destro, invece, era ancora più pulsante che mai.

Ma il suo primo interrogativo era un altro, in quel momento.

- Dove...mi trovo? - Sussurrò.

Era ancora sott'acqua, quello era evidente, con tutti i pesci che nuotavano a debita distanza.

Si ricordò di com'era ridotto. Imbevuto di pece e piume. Le sue piume. Le ali erano ridotte a vergognose estremita simili a un pollo arrosto.

Si chiese ancora una volta com'era potuto succedere. Negli anime è meglio morire che finire umiliati così.
Maledetta rottura del quarto muro, tipica di quegli invasivi cartoni americani.
Era evidente che aveva perso. Gli ci sarebbe voluto davvero tanto tempo per ritornare come prima, e nel frattempo avrebbe dovuto vivere nell'ombra, nascosto.
Senza piume alle ali, tuttavia, non poteva volare da nessuna parte.
Poteva solo nascondersi: il suo orgoglio di angelo non avrebbe mai sopportato che qualcuno avrebbe potuto vederlo in quelle condizioni.

Per fortuna quella parte di mare non sembrava esserci anima senziente, a parte degli stupidi pesci.
L'atmosfera che si respirava, tuttavia, era molto diversa. La vita ittica sembrava molto più vivace rispetto alle fredde e solitarie profondità dell'Oceano Pacifico.
Fin dove era stato spedito?

Al suo orecchio, improvvisamente, giunsero delle voci. Si appostò sotto l'unico riparo disponibile, un enorme mucchio di sargassi, e spiò.

Le voci erano tra l'altro terribilmente familiari. Erano così irritanti che il sospetto si trasformò in terrore e fastidio, appena gli occhi trovarono conferma.

Le sette, orribili sirene che da sempre si erano opposte agli scopi di Mikeru, la nemesi al completo, capitanata da quell'odiosa e stucchevole Hanon, ancora più zuccherosa e diabetica dell'intera famiglia reale del Silver Millenium.
Ricontò le sirene: otto. Vi era in effetti una faccia mai vista, una sirena dai capelli rossicci, ma dal canto ugualmente irritante.

- Dai, Ariel, canta! - Incitava Nanami.

Dunque era questo il nome della nuova venuta.
L'esibizione canora di Ariel, esperta da sempre, come tutte le stelle Disney, in canti e musical, era così trascinante che presto tutte le presenti si unirono in un coro che trapanava dolorosamente le orecchie di Mikeru al pari di tizzoni ardenti piantati nelle viscere.


- Dentro te, ascolta il tuo cuore, nel silenzio troverai le parole...



La litania delle principesse Sirene era una tortura indicibile per le orecchie dell'angelo. Ebbe l'istintivo impulso di uscire allo scoperto e volare via.
Poi si ricordò di due particolari: il primo era che senza ali non poteva scappare da nessuna parte, se non a piedi; il secondo, ben più importante, il suo aspetto era che le sue condizioni estetiche attuali  erano estremamente imbarazzanti.
Si sarebbe tirato dietro le risate e l'ilarità  delle sirene fino ai tempi a venire.
Un'umiliazione troppo grande, per un essere nobile e orgoglioso come lui. Sarebbe stato come morire.
Ma anche quello che lo aspettava, la temibile "Ventiquattro ore di Le Chant", un giorno interno, non stop, di canzoni zuccherose. Una vera prova di resistenza, alla quale, suo malgrado, e per motivi diversi, avrebbe partecipato anche

- Uccidetemi.... - Piagnucolò sottovoce Mikeru, con le lacrime agli occhi, sotto un ammasso di sargassi, in fondo al mar, in fondo al mar.....


 
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Era stato un addio improvvisato, anche perché Braccio odiava più di tutto gli addi. Meglio un bell'arrivederci, che come si sa, per qualsiasi avventura, un sequel prima o poi ci scappa sempre.

Rufy era stato rispedito a casa, grazie al potere del Cristallo d'Argento.

Prima di andarsene, aveva promesso. - Tornerò a trovarvi, un giorno, e lo farò come Re dei Pirati!

Braccio di Ferro, invece, aveva rifiutato qualsiasi artificio magico. Ne aveva abbastanza di maghette, magie e incantesimi.
Voleva fare il viaggio di ritorno nella maniera che si addice a un vero marinaio quale lui, tramite una bella avventura per mare.

Ottenuto un nuovo battello (regalo del Presidente, sì, quello della Casa Bianca, gli Street Sharks hanno amici influenti...) e un carico di sushi (pesce fresco e praticamente già cucinato) era pronto per l'avventura per mare.
Per tornare anch'essi in America, gli squali avevano accettato di fare da equipaggio.

- Spiegate le vele! - Ordinò il capitano della nave. - Rotta verso casa!

- Aye, aye, sir! - Urlò l'equipaggio di mutanti.

Alla guida del timone, mentre il team di Senshi e Mamoru salutavano la nave allontanarsi per il mare, Braccio tirò la cordicella della sirena, e un fischio acuto si fece sentire per l'orizzonte.


E qui di solito partono sempre i titoli di coda, insieme a qualche musichetta remixata, magari una doppia voce come...



Popeye e Usagi: We're Popeye and Sailormoon, (toot) We're Popeye and Sailormoon (toot)
                          We're strong to the finish, cause eat Lunar Spinish, We're Popeye and    
                           Sailormoon!


Usagi: Oddio, Popeye-san, ma la  sua pronuncia inglese è orribile!

Rei: Non ti preoccupare, Usa, il tuo inglese è persino peggio!

(risate generali)



Ma aspettate un attimo!
Le sorprese non mancano mai, infatti, durante il viaggio di ritorno....

- Perché un'altra tempesta? - Borbottò Braccio, tenendo ben saldo il timone.

Onde gigantesche sballottavano il battello come una barchetta di carta, il mare in tempesta era una sfida enorme per il lupo di mare.
Gli squali si tenevano forte a qualsiasi cosa potesseri aggrapparsi.

-  Non capisco! - Urlò Strip. - Le previsioni davano cielo sereno e il mare piatto come una tavola!

- Non può essere un evento naturale! - Urlò Slamm.

- Elementare, Watson. - Rispose Braccio di Ferro, mentre un'ondata lo prese in piena faccia, e dovette sputare fuori l'acqua ingoiata, insieme a un pesciolino saltellante. - Infatti questo tipo di tempesta è fin troppo familiare, e può voler dire solo una cosa...

Una sinistra risata confermò i sospetti del marinaio.

A cavallo di un enorme serpente marino, vi era ancora lei: la strega dei mari.

- Non ti bastano mai le lezioni, vecchia megera?  -  Chiese Braccio.  - Sei stata  sconfitta e già vuoi la rivincita.

- Qui  siamo a casa mia, Braccino. -  Spiegò con un sorriso l'incantatrice. - E qua comando io. E guarda caso, ho già pronto un guerriero che ti annienterà!

Emerse un pesce spada, con in groppa un grosso individuo barbuto, fin troppo familiare all'occhio di Braccio.

- Bluto?!

- Esatto, microbo micragnoso. - Esordì il rivale di sempre. - Me sono venuto per dimostrate te che io sono più forte. - Spiegò, in un linguaggio ancora più sgrammaticato di Braccio.

- Ma... che ci fai vestito da donna?

Era una domanda imbarazzante a cui Bluto si era preparato, ma
l'impatto non fu comunque dei più piacevoli.

- Beh, ehm, la vecchia strega mi ha fatto mangiare degli spinaci strani, tutti argentei, con la promessa che sarei diventato così forte da poterti battere, ma mai immaginavo di cambiare così radicalmente aspetto...

Ed era particolarmente grottesco l'aspetto di Bluto, con un kilt nero accompagnato da anfibi del medesimo colore. Un top bianco adornato da un grosso papillon nero. Anche i capelli erano cresciuti, in una lunga chioma corvina.

- Ne ho sgraffignati un po', durante lo scontro al tempio sottomarino, non te ne dispiacerà, Braccino, vero? - Ridacchiò la Strega. - Vai, Sailor Bluto! Affronta e sconfiggi il tuo nemico di sempre!

- Se stanno così le cose...ciurma, voi pensate alla nave! - Ordinò Braccio di Ferro agli squali, mentre rovistava in tasca e tirava fuori una manciata di spinaci argentei.

- Questi sono gli ultimi Spinaci Lunari rimasti. - Commentò, prima di ingoiarli in un boccone.

Magicamente Braccio si ritrasformò in Senshi, con tanto di capelli biondi e divisa simile a quella di Bluto.

- Bene, Sailor Bluto, - Commentò il combattente vestito alla marinaretta. - Ti darò una bella lezione... in nome della Luna.

- Molto bene, mingherlino. - Rispose Bluto, infervorato dalla sfida. - Tutto si deciderà con un solo pugno.

All'unisono, Popeye e Bluto alzarono i rispettivi destri e li scatenarono l'uno contro l'altro.

All'avvicinarsi dei due pugni, la scena si arrestò in un fermo immagine, in perfetto stile Rocky 3, e cominciarono a scorrere i veri titoli di coda.

Se volete, potete anche suonarci su "Eye of the Tiger".

Adesso sì che ci sono le prerogative per un vero sequel!



FINE


  
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