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Autore: vincent89    29/12/2013    2 recensioni
gli scrittori sono grandi bevitori di caffè! ma come si sento le povere tazze a essere sballottate da ogni parte,riempite con un liquido che forse odiano?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh no,di nuovo…
Questa è la quinta volta che quello mi tira giù dalla mensola dove sto per la maggior parte del tempo,per riempirmi la testa con quel liquido maledetto. Stavo intrattenendo una piacevole conversazione con il barattolo di biscotti: giurava e spergiurava di sapere qual è la provenienza del contenuto del suo enorme essere. Lui diceva che sono biscotti pregiati fatti esclusivamente in Inghilterra,mentre io gli rispondevo che,secondo me,quelli erano semplici biscotti provenienti da un posto che il nostro proprietario chiama “Discount”,e che quindi non devono poi essere cosi speciali.
Ma poi quel rompiscatole mi ha trascinata via proprio sul più bello!
È sempre la solita trafila: mi prende,mi posa sul tavolo,mi lascia lì per un tempo indefinito e poi mi riempie con quel fluido nerastro e amaro. Tre cucchiaini di zucchero e si riparte. Sempre cosi: presa,attesa,riempimento,zucchero.
Perlomeno ho l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con la mia amica Moka: sembra sempre più magra ogni volta che la vedo,non lo so,sarà quel nero metallizzato che la snellisce! Che invidia! Le solite domande: “Come stai?” Lei: “Accaldata,tu?” Io: “Stanca,e troppo piena. Di questo passo rischio di sporcarmi durante il tragitto!” Lei: “eh lo so! Ti capisco!”
Poi lui mi tira su e addio chiacchierata! Neanche il tempo di chiederle che cura dimagrante usa per essere cosi in forma! 
Anche stavolta è uguale: presa,attesa,riempimento,chiacchierata,zucchero. Poi mi tira su,mi inclina e beve un sorso della sua bevanda preferita: Il Caffè.
Si chiama cosi,quel liquido nero. Lo bevono tutti,o quasi. Una volta ho visto insieme a lui un documentario sulla nascita e provenienza del caffè. Pare che provenga da una pianta speciale coltivata in un posto che chiamano Africa,o giù di lì. In verità,non c’ho capito poi molto…
Casseruola,sono una tazza, mica una botanica!
Però sembra che il caffè possa far rimanere una persona sveglia e attiva per un periodo di tempo,e che quindi può fare tutte quelle cose che non riuscirebbe a fare se è troppo stanco e insonnolito. Ecco perché lui ne beve in quantità industriali,a discapito della mia integrità!
Mica è facile dover essere riempita continuamente con una roba bollente che ti rende appiccicosa alla fine della bevuta. Certo,l’odore non è male e di sicuro deve essere una gran bontà,ma il gioco non vale la candela! Ogni tanto vorrei essere riempita con un po’ di latte,freddo se possibile. E invece no: caffè,solo caffè! Certe volte invidio le miei colleghe che vengono riempite con il pregiatissimo tè… 
Mannaggia a lui e al suo stramaledettissimo caffè!
Rieccoci,si riparte: mi afferra per il manico e ripartiamo verso la sua camera. È talmente nervoso che la mano gli trema e rischia di far uscire tutto il liquido e io non ho proprio voglia di sporcarmi! Rovinerebbe la scritta che ho indosso: l’ha detta una sorta di artista che i ragazzi amavano molto,negli anni antecedenti alla mia creazione. Quel tipo cantava canzoni un po’ fuori di tazza,ma attiravano parecchio e molte persone spendevano un sacco di soldi per andarlo a vedere. Lui diceva sempre di non arrendersi mai, perché quando pensi che sia tutto finito,è il momento in cui tutto ha inizio. C’è scritto cosi davanti a me,e devo dire che ha effetto sul mio padrone.
Eccomi di nuovo per la quinta volta sul suo tavolo,di fianco a quel’aggeggio infernale che lui chiama computer. Ogni volta,mi mette su quel tavolo e comincia a digitare a caso dei pulsanti incastrati su una specie di ripiano rialzato. A volte, lo fa con talmente tanta passione che si dimentica perfino di me,e la sua amata bevanda si raffredda. 
Lo chiama scrivere. Lui fa lo scrittore di professione. Io sono al suo servizio da quasi tre anni,e mi ricordo perfettamente che non era proprio cosi che scriveva: prima lo faceva con della carta e una penna. Pensavo che fosse quello,lo scrivere.
Poi un giorno se ne viene fuori con quel’aggeggio infernale,dallo schermo grande come quello della “televisione”,dove ho guardato il documentario sul caffè,e dal ripiano pieno di pulsanti. E si mette ore e ore a digitare e digitare,e le parole vengono fuori su quello schermo,proprio come faceva con la penna sulla carta. Ora,per lui e per la nuova generazione,è quello lo scrivere.
Io però ho un altro problema da risolvere: ho una paura terrificante di cadere.
Succede spesso che gli esseri umani,mentre sono presi da qualcosa che li appassiona,si dimenticano completamente delle loro tazze di caffè. E la maggior parte delle volte,fanno un movimento inconsulto e involontario, e ci sbattono contro,finendo rovinosamente a terra e frantumandosi in mille pezzi!
A volte,qualcuna di noi sopravvive alla tragica caduta,ma rimane terribilmente menomata: chi perde il manico,chi rimane sfigurata da una crepa sul rivestimento,chi rimane scheggiata per l’eternità…
Santa tazza che brutto modo di esistere!
Ho sentito una volta di una tazzina di caffè che ha fatto un volo di circa quaranta metri fuori dalla finestra,lanciata da un nervosissimo direttore d’azienda che di caffè,probabilmente,ne aveva bevuti un po’ troppi: Poverina,era talmente distrutta che non riuscirono nemmeno a raccoglierne i cocci. Disintegrata!
Per questo,ogni volta che lui mi posa sul suo tavolo da lavoro,preso dalla sua smania artistica,incrocio il manico sperando che lui non si faccia prendere dall’euforia e mi schizzi a terra,riducendomi in briciole.
Ma col passare del tempo,devo ammettere che questa mia paura si è affievolita: il mio padrone è uno che ci tiene alle sue cose,soprattutto a me. Forse perché io sono la  portatrice sana della sua bevanda miracolosa,che lo tiene sveglio ad ogni ora della notte. Ma non credo che sia per questo: ci sono tante tazze sulla mensola,non credo si farebbe troppi scrupoli a prenderne un’altra,alla mia povera dipartita. 
Eppure,quando deve bere il suo amato caffè,sceglie sempre me.
Mentre lui continua ad armeggiare sui pulsanti,un ricordo compare all’interno del mio recipiente: una volta,la madre del mio padrone,una donna un po’ goffa che ha alle spalle circa dodici omicidi di povere tazze e otto feriti,mi stava facendo la doccia come sempre,ma al momento della mia collocazione sulla mensola,la donna perse la presa su di me e cominciai a cadere! Mi passò tutta la vita davanti: dalla mia creazione in Irlanda come fiera tazza da caffè fino al giorno in cui la fidanzata del mio padrone mi regalò a lui. Il tempo non passava mai e rendeva la mia caduta cosi lenta da essere quasi eterna. Pensavo sinceramente di essere spacciato,ma poi senti delle mani che mi afferravano all’improvviso,fermando la mia caduta.
Riconobbi subito le mani del mio padrone: si era letteralmente buttato a terra per afferrarmi,con una grande prontezza di riflessi!
Insomma,mi aveva salvato la vita.
Ma quello che mi colpì molto fu quello che disse alla madre sbadata: le disse di fare molta attenzione con me,perché ero la sua tazza portafortuna. E che se non ci riusciva,avrebbe provveduto lui a lavarmi e asciugarmi.
E l’ha fatto! Ha sempre provveduto lui a me:lavata,asciugata e riposta con cura!
Ritorno a lui e al suo battere forsennato. il caffè al mio interno si è raffreddato,ma lui continua a sollevarmi e a bere tranquillo il suo elisir: lo vedo felice,ha trovato qualcosa che vale la pena scrivere,e chissà perché,sono felice anch’io.
Nonostante sia un rompiscatole,nonostante non faccia altro che riempirmi di caffè e farmi fare avanti e indietro,ho scoperto che gli voglio bene. Veramente.
Io e lui abbiamo condiviso molte emozioni insieme. Indirettamente,mi ha insegnato molte cose che una tazza come me non dovrebbe conoscere,e mi ha portata in posti impensabili con la sua fantasia. Prima con carta e penna,poi con questo schermo gigante. Ma la formula non è mai cambiata: Ho letto di favole grandiose e di racconti incantati che parlavano di draghi,streghe e cavalieri,poi di gialli introspettivi e infine di emozioni nascoste e piccole confessioni…
Un po’ come sto facendo io in questo momento.
Gli devo molto,sopratutto la gratifica di un lavoro ben fatto.
Ma devo anche ringraziare quell’intruglio maledetto che riempie il mio corpo di ceramica: se non fosse per il caffè che tanto ama,io non avrei motivo di esistere e non sarei mai riuscita a conoscerlo,a dargli una mano a realizzare le sue opere. Io gli tengo compagnia,ma il caffè lo tiene sveglio ed energico.
Io e lui siamo i suoi soci,e lui ci ama e ci rispetta come suoi collaboratori.
All’improvviso,lui comincia a saltare e ad urlare in preda alla felicità più profonda: Ha finito! Ha finito il suo amato romanzo,come lo chiama lui. C’è l’ha fatta,e io ho adempiuto al mio dovere,insieme al mio compagno liquido al mio interno. Poi mi afferra e trangugia tutto il caffè in un sol colpo! Mi sento un po’ frastornata e involontariamente,finisco nel suo momento di euforia,ballando e urlando con lui,anche se,naturalmente,non può sentirmi!
Spero che tutti quei caffè che ha bevuto non gli facciano male!
Mi ripone sul tavolo e si siede soddisfatto sulla sedia. Guarda di nuovo lo schermo e noto una luce che risplende nei suoi occhi: di sicuro non è il caffè,ma è qualcosa che risiede al suo interno,molto in profondità,e che lo riempie meglio dell’amara pozione che tiene i suoi occhi stanchi spalancati. È qualcosa che io non riesco a capire;ma in fondo,è già un miracolo che io riesca a “capire”,nonostante io sia un semplice oggetto inanimato.
Una cosa è certa: non è ancora finita: Quel bagliore nei suoi occhi ne è la prova. Ha terminato un romanzo,ma non ha soddisfatto la sua voglia di scrivere. Ha ancora fame,e la notte è ancora lunga…
il mio lavoro non è ancora terminato,devo tenere fede allo scopo della mia vita: contenere liquido nerastro e amaro,ma che fa muovere le membra.
Ehi,socio! Io sono vuota! Ci facciamo un altro giro?
Tanto,una più,una meno,che differenza fa?

Fine
  
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