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Autore: Carooooool    30/12/2013    2 recensioni
Chissà quanti gradi di separazione abbiamo con le persone che ci circondano.
Quante cose condividiamo con la ragazza del bar, il commesso del supermercato, l'autista del bus, la donna che esce dal negozio di Gucci piena di borse.
Forse una vita intera, forse solo uno sguardo, forse nemmeno quello.
Claire, Graham e Vicky sono più vicini di quanto pensino.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Claire



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Mi lavo minuziosamente le dita e cerco di rimuovere la china da sotto le unghie.
La cosa più difficile è riuscire a smacchiare la pelle.
Mi guardo le mani, tappezzate di colore sui palmi e scurite in alcuni punti dal caffè.
Mi piace da morire utilizzarlo per tingere le foto, nonostante con alcune i miei esperimenti non vadano sempre a buon fine. 
Dopo tutto il duro lavoro che ho svolto, il book fotografico di novembre è venuto benissimo.
Un senso di soddisfazione mi pervade, e mi perdo a giocherellare con l'acqua del rubinetto.
Guardo distrattamente la sveglia che sta sul mobile lì accanto e con stupore noto che sono già le 3.
Devo correre in biblioteca.
Infilo gli occhiali ed esco con passo deciso. Ha appena smesso di piovere, e l'aria profuma di temporale. 
Le persone sfrecciano sul marciapiede infagottate nei loro cappotti e avvolti nei loro maglioni. 
Mi piace guardare come si veste la gente, ne traggo ispirazione per modificare il mio stile; la maggior parte delle volte, ad esempio sulla metro, cerco di imprimere ogni individuo sulla carta.
Amo disegnare, il rumore della punta della matita o della biro sulla superficie porosa del block notes mi rilassa nel profondo.
In alternativa, quando nessuno mi vede, scatto loro delle foto. Devo farlo di nascosto, o chiederne esplicitamente il permesso, per non rischiare di immortalare qualcuno contro la propria volontà.
La maggior parte di questi scatti vengono raccolti in album, assieme a ricordi di vacanze, momenti o eventi accaduti in quel determinato mese.
Coloro che mi camminano a fianco sembrano estremamente interessanti, ma non posso soffermarmi troppo su ciò che mi circonda, non ora. 
Sistemo meglio la sciarpa e accelero il passo.
Il solstizio d'inverno è alle porte, nonostante ciò la neve non si è ancora fatta vedere, e la temperatura gira attorno ai sei gradi.
È una cosa miracolosa, in quanto tutti gli anni la città è imbiancata già da tempo.
La strada sembra sempre infinita quando si ha fretta. 
Finalmente intravedo la porta della biblioteca e mi faccio spazio tra i passanti. 
Sono in ritardo, cavoli.
Fisso il marciapiede, cercando di divincolarmi meglio.
Tutto questo dannatissimo ammasso di gente, santo cielo, spostatevi!
Proprio quando sto per aprire la porta, vado a sbattere contro una persona che stava per entrare, come me.
Il bottone del suo doppiopetto mi graffia appena sotto l'occhio destro, facendomi un male terribile.
Sento la pelle delicata scaldarsi immediatamente, bruciare e pulsare leggermente.
-Aih! - esclamo tra me e me. 'Che diamine, ma guarda dove vai' penso nervosa. 
Delle mani fredde si appoggiano sotto il mio mento, facendo segno di alzare la testa e lasciandomi dei brividi lungo la schiena.
-Mio dio, mi perdoni! Le ho fatto tanto male? Non l'avevo vista, sono mortificato. - 
L'uomo contro cui mi sono schiantata sta facendo di tutto per aiutarmi, ma sono così di fretta che cerco di liquidarlo il più velocemente possibile.
Non riesco a vederlo in faccia, con un occhio chiuso e l'altro lacrimante. 
-Non si preoccupi è solo un graffietto. Mi perdoni sono in ritardo. - farfuglio mentre spingo la porta.
Attraverso a grandi falcate l'ingresso spazioso della biblioteca, fino a raggiungere la tromba delle scale. Mi asciugo con la mano l'occhio sano, e salgo gli scalini in fretta e furia.
Judith mi aspetta al bancone, impaziente.
-Dovresti ingoiarlo quel dannatissimo orologio, almeno una volta arriverai puntuale.- esclama.
-Hai ragione scusa, uno scemo non guardava dove stesse andando e mi ha ferito l'occhio, per quello sono in ritardo- rispondo.
-Fa vedere - dice 
Apro delicatamente la palpebra destra e avvicino il viso al suo.
- È solo un piccolo taglio, Claire, nulla di grave. Forza, aiutami a sistemare quei registri.- indica la pila di fogli e cartelle cosparsa sulla scrivania, ignorando la mia espressione dolorante.
Decido di fare come lei e mi metto scrupolosamente a svolgere il compito.
Di solito vado in biblioteca principalmente per studiare, ma ogni tanto dò una mano a Judith a sistemare le scartoffie e tutto il lavoro arretrato che la sua collega Mary lascia spesso e volentieri. 
Con i soldi che ci guadagno arrotondo l'affitto, sempre più alto.
Mi immergo nelle carte fino alle cinque, quando i fogli impilati si esauriscono. 
- Abbiamo molto altro da fare oggi, ma puoi andare a prenderti un caffè qui giù.- mi concede Judith.
-Ne vuoi uno anche tu?- chiedo
Lei annuisce, intenta a battere sulla tastiera del computer.

Nella caffetteria della biblioteca aleggia un profumo delizioso di caffè, panna e brioche.
Ordino i due caffè e attendo.
Sulla sedia poco distante da me vedo appoggiato lo stesso giaccone a doppiopetto nero che mi ha colpita poco prima. 
Un ragazzo, probabilmente di qualche anno più grande di me, vi si siede, ma non riesco ancora a vedere il suo viso. 
Ha i capelli scuri leggermente mossi, lunghi fino alle orecchie. Indossa un maglione a dolcevita blu che contrasta con la pelle chiara del collo. 
Ricordo distrattamente la sensazione delle sue dita fredde sul mio mento.
- Signorina, i suoi caffè- richiama stizzita la ragazza da dietro al bancone. 
Probabilmente non è la prima volta che cerca di catturare la mia attenzione.
- Oh, sì, scusi.- dico mentre afferro i due bicchieri di carta bollenti.
Gettando un'ultima occhiata al tavolo del ragazzo, mi allontano.

Quando entro nell'appartamento, la calma della casa rimuove il tremore provocato dall'aria invernale.
Mi spoglio e apro il rubinetto della vasca. Un bel bagno spumoso è quello di cui ho bisogno. 
Mi levo gli occhiali in tartaruga e libero dall'elastico i lunghi capelli biondi.
Allo specchio posso vedere con attenzione che il graffio, lungo circa tre centimetri, ha già fatto la crosta e si sta già rimarginando. In poco tempo non rimarrà nemmeno il segno.
Mi spoglio e saggio l'acqua con un dito per sentire se è calda.
La temperatura del bagno è perfetta e disciolgo una pallina di sali profumati nella schiuma.
Lascio aperto il rubinetto in modo da riempire la vasca, e mi immergo, facendo scivolare la testa sotto la superficie di bolle.
I miei piedi nudi vengono investiti da un fiotto di acqua gelata, e in pochi secondi mi ritrovo a tremare.
Emergo annaspando e allagando la stanza con gli schizzi. 
- Maledetto- sussurro contro il pavimento.
Il signor Malloy, l'anziano proprietario che abita sotto di me, ha la brutta abitudine di spegnere la caldaia dalle 7 in poi, orario in cui va a dormire, lasciandomi con i brividi fino al momento in cui mi addormento. 
La giornata è stata stressante, i miei muscoli avevano un gran bisogno di rilassarsi e la mia testa sta andando in pallone.
 Il ticchettio della tastiera, l'odore del liquido per sviluppare le pellicole, l'ammasso compatto di persone davanti all'ingresso.
E ora pure il bagno.
Tutto ciò mi provoca una fitta lancinante alle tempie e un senso di nausea..
 Con tutto quello che gli pago, lui ha pure il coraggio di lasciarmi al freddo.
Non sono mai stata una persona violenta, ma mi scopro con le mani che prudono.
Avrei proprio voglia di mollargli un ceffone.


~ Angolo dell'autrice.
Salve a tutti. Ci tengo a dire che le foto presenti nella storia non sono mie. La modella nella foto è infatti Clair Westenberg, ed è esattamente come Claire si presenta nella mia mente.
Spero che il capitolo vi piaccia e che proseguiate nella lettura, le recensioni sono molto gradite :)
Carol.

  
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