Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: yo_ki_min    30/12/2013    1 recensioni
In guerra c'è chi vive e c'è chi muore. Ed è spesso il caso a scegliere quali saranno i sopravvissuti.
Marco avrebbe preferito un destino meno crudele. Ma non per lui.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando lo vidi, inizialmente non riuscii a crederci. Metà del suo volto era andato, insieme alla parte destra del suo torso, rimpiazzati da una pozza di denso sangue scuro.
 
La parte restante del viso era una maschera di terrore. L’occhio mi guardava senza vedermi. Avevo sempre sperato di non dover assistere ad una scena simile.
 
Soprattutto perché il giovane uomo che giaceva per terra non era a me sconosciuto. Anzi. Lo conoscevo meglio di chiunque altro. 
 
E non fraintendetemi, non che ritenessi la sua vita più preziosa di quella di un altro soldato.
 
Ma lui per me non era solo un soldato.
 
Era una parte della mia vita.
 
“Jean..”            
 
“Conosci il suo nome?” Una donna vestita di bianco mi si era avvicinata e osservava me e Jean con occhi attenti. Color del ghiaccio.
 
È uno di quei dettagli che ti restano impressi quando sei sconvolto e la tua mente sembra andare a pezzi. Forse ci si aggrappa agli elementi di quotidianità per non essere trascinati nell’incubo.
 
Feci scorrere il mio sguardo da lui a lei, incessantemente, incapace di risponderle.
 
Perché ammettere di conoscere quel nome equivaleva ad ammettere che quel cadavere sulla via lastricata era davvero ciò che restava di Jean.
 
Quando era iniziata la battaglia mi ero ripromesso di non perderlo d’occhio per un istante.
 
Ma lui era così, ambizioso, impulsivo. E agile. Troppo, per me.
 
Aveva buon senso, non agiva inconsciamente, ma si sentiva inutile. Temeva di rallentarci. Temeva di essere un peso. Temeva che qualcuno morisse a causa sua.
 
E quindi era andato.
 
Non sapevo nemmeno come fosse morto. Forse avrei potuto salvarlo.
 
Anzi, l’avrei salvato sicuramente. Anche a costo della mia vita.
 
“Qual è il suo nome?”
 
Jean
 
“Se lo sai, dimmelo”
 
Jean
 
“Devi capire, c’è il rischio di un’epidemia. Dobbiamo evitare una seconda tragedia. Non hai tempo per piangere il tuo amico ora.”
 
La donna era insistente, ma capivo benissimo il suo – il nostro – problema.
 
Cercai di non pensare, per un attimo. Presi un respiro e mi voltai verso di lei.
 
Non mi curai del fatto che la mia voce non tremasse.
 
“104° corpo di addestramento reclute..Jean Kirschtein.”
 
“Ti ringrazio.” Detto questo, si allontanò.
 
Stetti immobile per qualche secondo.
 
Decisi di allontanarmi da lì. Non volevo lasciare Jean da solo, ma probabilmente avrei intralciato i medici, già troppo impegnati nel loro triste lavoro.
 
Allora mi chinai verso di lui. Gli strinsi la mano, fredda, rigida e insozzata di sangue.
 
“Addio, Jean” mormorai.
 
Poi mi allontanai quasi correndo, con le lacrime agli occhi.
 
Cosa avrei potuto fare  ormai? 
  
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