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Autore: JadesRainbows    31/12/2013    5 recensioni
[Frozen- Il Regno di Ghiaccio]
[Le 5 leggende]
Mi piace Jack, mi è sempre piaciuto. Con lui non devo “celare, domare, non mostrare”. Con lui posso essere me stessa.
Jack è sempre stato quel ragazzo giocherellone e sfuggente. Così vicino a me, ma così irraggiungibile. Ora, al contrario, lo sento vicino più che mai. Non è mai riuscito a sostenere il mio sguardo, mentre ora i nostri occhi sono persi gli uni negli altri, incatenati insieme da un legame invisibile.
Prima del fatale addio.
[ElsaxJack Frost]
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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N/A: consiglio di ascoltare la canzone "Heart by heart" di Demi Lovato durante la lettura, dato che la one shot è basata su di essa



-Devi proprio andare?-
-Si, Elsa, scusami…-
Abbasso lo sguardo verso il pavimento e i miei occhi incontrano una spessa lastra di ghiaccio, elaborata e decorata, la quale mi trasmette solo freddo. Come se quello che sento dentro ora, non fosse abbastanza.
Preferisco il freddo che mi trasmettono i suoi occhi color ghiaccio, a quello che mi provoca tutto quello che c’è intorno a me.  Il suo è un freddo piacevole, un freddo che sa di torpore. Un freddo che scioglie il gelo dentro di me.

Alzo la testa giusto in tempo per vedere la sua mano destra che si avvicina alla mia fronte per scostarmi un ciuffo di capelli color platino, che è andato fuori posto.
Mi piace Jack, mi è sempre piaciuto. Con lui non devo “celare, domare, non mostrare”. Con lui posso essere me stessa. Anche se entrambi siamo praticamente adulti, ci siamo spesso (quasi sempre) ritrovati a giocare come bambini utilizzando i nostri poteri identici. Finalmente io non devo preoccuparmi di avere i guanti alle mani in presenza di altra gente, e finalmente lui ha trovato un’altra persona in grado di vederlo.
Mentre le sue fredde dita scivolano delicate fra i miei capelli, accarezzandomi la treccia in tutta la sua lunghezza, mi rendo conto che non mi ha mai toccata così. Non è mai riuscito a sostenere il mio sguardo, mentre ora i nostri occhi sono persi gli uni negli altri, incatenati insieme da un legame invisibile.
Jack è sempre stato quel ragazzo giocherellone e sfuggente. Così vicino a me, ma così irraggiungibile. Ora, al contrario, lo sento vicino più che mai.
Quando la sua mano scorre in modo fluido lungo il mio braccio, fino a raggiungere la mia, sento un sorriso nascermi sulle labbra, ma lo trattengo. E nel momento in cui le sue dita si intrecciano con le mie, il mio cuore batte più forte.
Non ha mai smesso di guardarmi negli occhi.
Mentalmente, mi scuso con lui per quello che sto per fare, ma non riesco davvero più a trattenermi. Il suo sguardo si fa più curioso. Avrà capito?
Senza ulteriori indugi, mi getto verso di lui e lo abbraccio. È sorpreso, perché si irrigidisce. Quando sento i suoi muscoli contrarsi sotto la timida presa delle mia braccia, faccio una smorfia e chiudo forte gli occhi, aumentando un poco l’incerta pressione che sto facendo su di lui. Non si muove e io mi mordo un labbro per la paura di aver fatto una mossa sbagliata.
“Tanto sta per andarsene, se ho fatto un guaio, a chi importa? Probabilmente non ci rivedremo mai più”.
Dopo questo pensiero, sento un nodo formarsi in gola e gli occhi pizzicare. Non voglio lasciarlo andare. La mia vita grazie a lui è cambiata. Io sono cambiata. Non posso lasciarlo andare.
Lo sento rilassarsi, e la tensione dentro di me si spezza, si trasforma in soddisfazione, in contentezza. Il suo braccio destro accarezza delicatamente la mia schiena. La sua mano sinistra sposta i capelli da davanti al mio orecchio destro. Lui avvicina la sua guancia alla mia e va a sfiorare l’orecchia con le labbra. Scariche di brividi scendono lungo la mia spina dorsale.
-Elsa, rilassati.- sussurra, lasciando che il suo fiato freddo entri a contatto con la mia pelle, accentuando i brividi che già avevano preso il possesso di me. Faccio come dice, mi rilasso. L’abbraccio ora è meglio, è più naturale. Mi piace di più.
La prima volta che ci siamo incontrati, io e Jack eravamo alti uguali. Ora lui mi supera di circa dieci centimetri. Pensare che sono passati solo tre mesi.
Quando ritengo sia il momento opportuno, sciolgo l’abbraccio e cerco i suoi occhi. Egli non mi delude, i nostri sguardi s’incontrano. Ho ancora la mano destra sulla sua spalla, la sinistra sul suo fianco e sono ancora abbastanza vicina. Lascio scivolare la mia mano lungo il suo collo. Il mio tocco freddo non sembra infastidirlo. Quando arrivo alla nuca, salgo verso i suoi bianchi capelli, che scopro essere incredibilmente morbidi. Arrivata alla base del suo cranio mi fermo, temendo di essere troppo indiscreta. Non ci siamo mai toccati così. Anzi, non ci siamo quasi mai toccati. Anche se sembra assurdo, in tre mesi sono riuscita a toccarlo una decina di volte, poche volte in più l’ho sfiorato.
Lui mi osserva dall’alto e sorride lievemente. Le mie dita, ferme nello stesso punto, hanno generato un po’ di brina sulla sua pelle. Lui sobbalza quando se ne accorge.
-Scusa… fa male?- chiedo.
-N-no… fa il solletico! Rifallo!- risponde sorridendo. Un sorriso che mi scioglie, mi rapisce e non riesco a non fare come dice.
Dopo aver tolto quella appena creata, uso di nuovo la magia. Lo contemplo mentre guarda in altro, aspettando l’effetto della mia brina. Appena lo sente chiude un occhio e poi l’altro. Si raddrizza e si morde il labbro inferiore.
Stacco le dita e lui si gratta per togliere ciò che ho prodotto.
Timidamente, faccio un micro-passo indietro, rimuovendo le mie mani dal suo corpo. Ora sono io che non riesco a sostenere il suo sguardo. Do giusto una sbirciata, per vedere cosa sta facendo: mi guarda sorridendo dolcemente.
Con un braccio dietro alla mia schiena mi tira verso di sé e mi ricambia del favore appena fatto. Le sue dita scivolano fino al punto giusto e fa la stessa magia. È vero, fa solletico. Chiudo un occhio , sollevo un angolo della bocca e raddrizzo il busto, quando il solletico è al culmine. Appena spazza via la brina, esclamo –Ancora!-. Lui sorride e rifà tutto daccapo. Per la seconda volta toglie il prodotto della sua magia.
È strano l’effetto che ci fa. Ad una persona senza poteri probabilmente entrerebbe il ghiaccio nella testa e sarebbe un danno piuttosto grave, a noi fa un piacevole solletico.
Lo guardo negli occhi, e lui non distoglie lo sguardo. Entrambi sorridiamo.
-Siamo pari- dice lui.
Con un breve tocco sul suo collo, creo di nuovo il giochetto appena scoperto. Chiude gli occhi, avvicina la spalla al punto del collo interessato e sospira. Mi piace sapere di essere la causa di quelle reazioni, perché quando fa così è davvero bellissimo.
Quando riapre gli occhi, guarda dall’alto nei miei e un sorriso spontaneo e piuttosto largo, nasce sulle mie labbra. Cerco di controllarlo mordendomi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo. Funziona.
Vedo la sua mano posarsi sotto al mio mento e così mi fa sollevare il viso. –Rifallo- mi chiede. –Cosa? Questo?- domando, generando un paio di fiocchi di neve vicino alla pelle del suo collo. –No, no, l’altro. Quello che hai appena fatto… con il sorriso… e il labbro… e tutto il resto- specifica in modo un po’ impacciato. –Ah, questo- annuisco dopo aver capito. E riproduco la scena accaduta poco prima. –Guardami mentre lo fai… per favore-. Come al solito, non riesco a resistere. E riprovo, guardandolo. Gli piace. Come lo capisco? Lo leggo nei suoi occhi. Avvicina la sua mano alla mia guancia e ve la posa sopra. Col pollice accarezza lo zigomo e con le altre dita solletica il collo appena dietro e sotto l’orecchio. Mi piace e lo capisce. Lo capisce guardandomi negli occhi.
Occhi che per tutti paiono freddi, congelanti, statici e severi per lui trapelano mille emozioni e sono facili da leggere come un libro.
Con il braccio col quale mi sta circondando la vita, mi avvicina ancora a sé. Sono sorpresa da tutta l’iniziativa che sta mostrando oggi, ma sono anche piuttosto compiaciuta. Posa le dita della mano sinistra sul mio collo e crea una delicata scia di brina che parte da sotto all’orecchio e arriva fino alla clavicola opposta, fermandosi all’inizio del vestito.
Mentre avevo gli occhi chiusi per godermi meglio il suo giochetto, lui dev’essersi avvicinato al mio viso, perché quando alzo le palpebre noto che la distanza fra noi si è visibilmente ridotta. Ora sento il suo respiro freddo infrangersi sul mio naso. Siamo davvero molto vicini… e continuiamo a guardarci negli occhi. Entrambi sappiamo cosa accadrà… proprio ora. Chiude gli occhi ed io faccio lo stesso, subito dopo, quando sento i nostri nasi toccarsi. Non ci vuole molto prima che le nostre labbra si incontrino. Le sue sono fredde, ma non sono screpolate, come ci si aspetta che siano, sono perfettamente lisce. Fredde, sottili e perfette. Immagino che anche le mie siano fredde, ma a nessuno dei due il freddo dà fastidio. Per un po’ le nostre labbra restano solo appoggiate, poi le sue si schiudono e baciano il mio labbro superiore. Lo imito e afferro il suo labbro inferiore fra le mie, mentre lui, ripete il tutto col mio superiore. Le sue fredde dita scivolano verso la mia nuca, fino a raggiungere il punto primordiale. La brina si forma e nella mia mente, involontariamente, vedo immagini di me che sorrido, pochi secondi fa. Com’è possibile?
Improvvisamente e malvolentieri mi stacco dalle sue labbra. Lui probabilmente si chiede dove ha sbagliato, così mi affretto a spiegargli quello che ho visto nella mia testa. Egli mi dice che è esattamente ciò a cui stava pensando mentre ci baciavamo. Decido di provare. Afferrandolo delicatamente per il mento, accompagno in basso il suo viso, verso di me e lo bacio. Successivamente, la mia mano si infila nei suoi capelli e genero la brina. Penso a lui che sospira dopo il mio tocco sul collo, a lui che mi guarda sorridente e mi azzardo a scavare nei miei ricordi, quella notte durante la quale l’ho trovato a dormire nel mio letto. Quanto è bello quando dorme…
D’improvviso si stacca ed esclama –Scusa per quella notte! Non volevo! Perdonami…-
-Tranquillo, Jack, non fa niente. Non mi hai fatto alcuno sgarbo.-
-Sicura, Elsa?-
-Si, Jack, sono sicura come sono sicura di essere qui con te, ora.-
La mia ultima affermazione, evidentemente, lo tranquillizza e gli fa piacere.

Passiamo ore a scambiarci baci, ricordi e pensieri. Finiamo seduti sul pavimento di ghiaccio, un po’ per le risate, un po’ perché ormai siamo stanchi di stare in piedi. In poche ore riusciamo a ripercorrere tutti i momenti più significativi di quei tre mesi passati nello stesso castello.
Rivedo la sua espressione sorpresa quando ha scoperto che posso vederlo. Le sue gioiose acrobazie aeree, i giochi da bambini con le palle di neve, i nuovi decori che abbiamo fatto insieme al mio castello, le risate condivise. Rivedo lo sfuggente ragazzo che ha spezzato la monotonia della mia vita, che mi ha fatto capire di preferire la sua compagnia alla solitudine nella quale ero cresciuta e nella quale avevo scelto di tornare.  
Scopro che lui, un ragazzo spavaldo, si sentiva intimidito da me. Scopro che anche lui mi ha guardata dormire; vedo decori, nel castello, che ha fatto lui e di cui io non sapevo nulla. Vedo i suoi ricordi dei miei sorrisi, delle mie risate, dei miei momenti di svago con lui. Vedo gli sguardi che gli rivolgevo e mi accorgo che non ho mai guardato nessuno in quel modo. Rivedo le volte in cui sono riuscita a sfiorarlo. Rivedo il nostro primo incontro. Noto il progressivo cambiamento che ha provocato nella mia vita e in me. Riviviamo i momenti felici e anche quelli un po’ meno allegri, tutto grazie alla nuova magia appena scoperta.

Dopo un nuovo e intenso gioco di sguardi, lui si alza, mi prende per mano e mi accompagna nella mia stanza, si sdraia sul letto ed io mi vedo costretta a salire su di lui. Mentre apro le gambe per assestarmi, sento lo spacco, già abbastanza vertiginoso, del mio vestito allargarsi con un sonoro “strap”.
Jack esamina i danni e, anche se ora lo spacco arriva al bacino, dice che non è grave. Ridendo leggermente e scuotendo la testa, mi posiziono bene su di lui, ignorando il vestito.
Iniziamo a baciarci lentamente, come prima, per poi passare a baci più passionali, con tanto di mani che accarezzano ovunque; le mie, le spingo addirittura sotto la sua felpa, creando un scia di fiocchi di neve ovunque passino le dita e, così facendo, lo vedo portare leggermente indietro la testa, mentre gli scappa un gemito. Questa reazione mi sorprende e mi lascia soddisfatta, così inizio a giocare con i fiocchi di neve che posso creare e la sua pelle. Con un’abile mossa, Jack inverte le posizioni. Ora sopra c’è lui ed è lui che comanda. Inizia a percorrere con le fredde mani i contorni del mio corpo, a partire dai lati del collo fino a giungere allo strappo del vestito, dove sosta a lungo. Prima che possa andare oltre lo fermo. –Jack, ti prego, non andartene.-
-Elsa, scusami…-
-Tornerai?-
-Non posso saperlo.-
-Allora non andare.-
-Elsa…-
-No, Jack, devi capire che non puoi andartene. Quando mi hai abbracciata mi sono sentita felice come non mai. Sei entrato nel mio mondo e l’hai cambiato per sempre, quando mi hai presa per mano, mi sono accorta che la mia è fatta per stringere la tua. Non posso lasciarti andare… ti sei chiesto perché solo io riesco a vederti? Pensi che sia un caso? Jack, gli occhi di nessun altro possono vedere dentro di me come fai tu. Quando sono con te tutte le cose sbagliate si risolvono, è tutto meraviglioso… abbiamo anche gli stessi poteri… Jack, non voglio dividermi da te.-
Capisco che quel vorticoso e disordinato fiume di parole lo ha colpito nel profondo. Così, per convincerlo che deve restare, prendo il suo viso tra le mie mani, lo bacio e con la brina gli trasmetto un pensiero.
“Nulla è un caso, tutto ciò è perché sono innamorata di te… da due mesi.”
Si stacca dalle mie labbra, visibilmente shoccato, e dice –Per tutto questo tempo sono stato così stupido da non capire?-
-Non darti colpe che non hai.- sussurro guardandolo con occhi pieni di speranza.
-Ora sarà più difficile partire…- afferma, abbassando lo sguardo.
Dentro di me sento di nuovo il gelo che sentivo alcune ore fa. Non ci sono più i suoi freddi occhi a rimuoverlo, loro non mi guardano più. Sono tornati distanti e fuggiaschi. Lui è ancora fisicamente sopra di me, ma lo sento più lontano del solito. Inevitabilmente, i miei occhi si riempiono di lacrime.
Jack si sposta e scende dal letto, senza guardarmi, senza parlarmi. In silenzio, raccoglie il suo bastone e si incammina verso il balcone.
Lo raggiungo in fretta. Voglio salutarlo, forse per sempre, come si deve. Il suo capo rimane chino. Restiamo in piedi, a pochi passi di distanza, senza dirci nulla, senza guardarci. Alzo gli occhi verso di lui, ma non trovo i suoi ad aspettare il mio sguardo. Sto in piedi, ferma, con le mani strette a pugno, cercando di non piangere. Con la coda dell’occhio si accorge della mia rigidità, del mio stato di calma precaria e mi si avvicina. Occhi tristi, ma senza lacrime, sono i suoi. Occhi tristi, velati di lacrime pronte a scendere appena se ne andrà, sono i miei.
Ci guardiamo un’ultima volta. La sua mano incontra la mia e le nostre dita si intrecciano perfettamente. Restiamo fermi, occhi negli occhi. Ci stiamo dicendo troppe cose silenziose per essere captate tutte. I suoi piedi scalzi si sollevano dal pavimento del balcone di ghiaccio, lentamente. Si allontana sempre di più da me. I nostri palmi si staccano; le nostre dita, piano piano, si separano. La lentezza di questo addio è talmente straziante da apparire quasi rincuorante. Quando anche le ultime due dita smettono di toccarsi e il contatto si spezza, quel freddo si intensifica; una vera e propria tempesta infuria dentro di me. Non ci saranno più i suoi occhi a contrastare il gelo. Non troverò mai più nessuno in grado di vedere dentro di me come faceva lui.
Mi accorgo che la mia tristezza ha dato il via a una bufera di neve, non solo dentro di me, ma anche fuori. Jack non sembra risentirne. Ci guardiamo ancora. L’ultimo sguardo, poi sparisce velocemente tra i fiocchi di neve.

Appena è fuori dal mio campo visivo, sento una lacrima solcarmi lentamente la guancia. Essa è gelida, com’è giusto che sia. Dopo aver lasciato la mia pelle, per cadere verso il pavimento, congela. Appena si scontra col ghiaccio del balcone, si frantuma in tanti minuscoli pezzettini. Mentre il suono amplificato di quella piccola lacrima ghiacciata in frantumi rimbomba dentro di me, continuo a fissare il punto nel quale Jack è scomparso dalla mia vista. Non sento più niente, solo freddo. E, per la prima volta, il freddo che sento mi dà veramente fastidio. È un freddo “vuoto”. Un freddo non generato dalle sue mani su di me. Un freddo non provocato dai suoi poteri. Un freddo anonimo, vuoto, che sa di solitudine.  
Giro i tacchi, torno dentro al castello e faccio sbattere la porta dietro di me. Per la disperazione, inizio a creare grosse stalagmiti e stalattiti appuntite in una stanza vuota del castello. Quando la stanza è ormai troppo piccola per procedere nella creazione di altro ghiaccio, cerco di calmarmi. Cammino per il castello senza meta, per poi arrivare a sedermi su uno scalino, con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani. Se n’è andato da un’ora circa e sono già ridotta come uno straccio. Resto qui, seduta, in silenzio, al freddo. Un freddo e un silenzio diversi da quelli che condividevo con lui. È inutile, qualunque cosa io faccia, qualunque cosa io veda o pensi, mi riporta a Jack.
Tre colpi decisi alla porta mi strappano dal mio mondo per riportarmi alla realtà. Non ho la benché minima voglia di ricevere visite, a meno che non si tratti di Anna. Forse lei può tirarmi su. Spero vivamente che sia lei. E ne sono quasi sicura, grazie al numero preciso di colpi sulla porta.
Scendo le scale, cercando di ricompormi il più possibile. Riparo lo strappo del vestito con cristalli di ghiaccio e sono pronta ad accogliere mia sorella. Provo a dipingermi un sorriso sulle labbra e, solennemente, apro le due grandi ante della porta principale, chiudendo gli occhi.
Appena alzo le palpebre cosparse di ombretto viola, la persona davanti a me non è Anna.
Una felpa blu incrostata di ghiaccio e pantaloni marroni con dentro un ragazzo il cui volto è incorniciato da un sorriso giocoso, si parano davanti a me.
Devo essere diventata pazza. Scuoto la testa a destra e a sinistra con gli occhi chiusi, ma quando li riapro quella meravigliosa visione è ancora lì, appoggiata con disinvoltura al suo bastone ricurvo.
-Salve, sono Jack Frost, lo spirito dell’inverno.- recita sorridendo.
Mentre un ampio e spontaneo sorriso prende il possesso delle mie labbra, lo maledico mentalmente almeno una ventina di volte. Ridendo, mi circonda la vita con le braccia, mi solleva e facciamo un paio di giravolte. Con delicatezza, mi posa a terra. Ho il cuore che batte a mille. Non riesco a far uscire alcuna parola dalla mia bocca, che è solo capace di sorridere. Lo guardo negli occhi e lui capisce.
-Non potevo lasciarti, mi hai fatto riflettere… avevi ragione.-
Con un gridolino di gioia gli getto le braccia al collo, lui mi stringe, sollevo le gambe dal suolo e piroettiamo ancora, fino a farci girare la tesa e a vedere tutto intorno a noi che si muove. Cadiamo a terra e, anche se è difficile per colpa dello stato momentaneo di confusione, ci guardiamo negli occhi. Poi, con un bacio, sigilliamo la tacita promessa di non lasciarci mai più. 




Salve, tesori che avete letto fino in fondo ^^
No, non sono morta è solo che quella stronza dell’ispirazione sta giocando a nascondino con me. E, purtroppo, la maggior parte delle volte il round lo vince lei.
Coooooomunque, piccola premessa: non ho mai visto “Le 5 leggende” mi sono basata solo su wikipedia e testimonianze di amiche, quindi chiedo umilmente venia se qualche caratteristica di Jack non dovesse corrispondere al personaggio originale, ho cercato apposta di non soffermarmi più di tanto sulla descrizione dei personaggi. Perdonate anche se la storia non è il massimo, sono molto arrugginita :/
Invece, ho visto Frozen l’altro giorno e me ne sono subito innamorata. Finalmente una principessa Disney che mi assomiglia! Il triste destino delle bionde con gli occhi azzurri è che le si paragona sempre a Rapunzel, ma non abbiamo né venti metri di capelli appresso né gli occhi verdi. In poche parole, Elsa ci ha salvate ^^
L’idea di una os sul pairing ElsaxJack mi è venuta mentre leggevo un’altra os sullo stesso pairing con Heart by heart nelle orecchie. Ispirazione, io vince >:D (evvivalacorrettaconiugazionedeiverbi)
Inoltre, vi chiedo di essere clementi nel caso abbiate incontrato nel testo alcuni errori di qualsiasi genere. Si ricollega tutto col blocco dello scrittore e la ruggine :/
Dedico la colonna sonora, la suddetta Heart by heart di Demi Lovato, alla mia lovatic preferita; ­_ClyssiasChange_ la mia Clycly <3
Detto questo vi lascio con una fanart ElsaxJack che riassume perfettamente tutta la one shot ^^ (giuro che li shippo troppo *occhi a forma di cuore*)
See you next time c:
Hugs,
-Lady Blue

 
  
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