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Autore: Cagiu_Dida    31/12/2013    0 recensioni
"Tardis?" chiese John.
"E' la mia navicella spaziale." rispose il Dottore destandosi dai suoi pensieri.
"E tu saresti?" chiese ancora John avvicinandosi a lui.
"Io sono il Dottore."
"Il dottore chi?" chiese Paul.
"Il Dottore e basta." rispose e il Tardis si fermò.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dalek, Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Basically run.
Lo sentii arrivare accompagnato da quel suono caratteristico, sapevo che era lui, ne ero certa. Come previsto, una cabina blu si materializzò di fronte a me, nella mia stanza.
‘ E’ solo un sogno’ mi dissi ‘ne sono sicura’.
Girai intorno a quella cabina blu osservandola, aspettando che succedesse qualcosa, una qualsiasi cosa, quando ad un tratto la porta si aprì e una strana figura uscì e iniziò ad osservare i poster sulla mia parete.
“Mmh Beatles! Adoro quel periodo: rock ‘n roll, giacche di pelle e buona musica.”

“Ehm ehm.” Tossii per attirare l’attenzione e quell’uomo alto e magro si girò verso di me prendendo gli occhiali dalla tasca interna della giacca e inforcandoli.

“E tu sei..?” chiese lui con un accento sicuramente inglese, probabilmente del nord e che riuscivo a capire nonostante fossi italiana.
‘Giusto! Il Tardis traduce!’ pensai.

“Io sono Giulia e tu devi essere..”

“Io sono il Dottore.” Rispose lui completando la mia frase.

“Dove mi trovo, signorina?” chiese toccandosi il lobo dell’orecchio in attesa di una mia risposta.

“Terra, Italia. Nella mia stanza precisamente. Ma la domanda giusta è: perché ti trovi qui?” dissi girando intorno al Dottore cercando ancora di capire se stessi sognando o meno.

“Giusto, si, perché sono qui? E’ quello che vorrei sapere anch’io.” Disse lui e io gli tirai un po’ la guancia per capire se esisteva davvero, in quel momento, nella mia stanza.

“Hei! Verrò pure da un altro pianeta, ma non sono mica fatto di gomma!”

“Non sto sognando, vero? C’è davvero un’astronave a forma di cabina telefonica blu nella mia stanza?” chiesi continuando a fissarlo.

“No..” disse e mi diede un pizzicotto. “Tu sei sveglia e io sono qui e non so come ci sono finito né perché. Ora magari potresti aiutarmi a capire come sono finito qui anziché stare li ferma a fissarmi?”

“Ehm, si, ok, giusto..” risposi trovando quell’uomo strano e misterioso ma in qualche modo attraente.

“Pensa, pensa, pensa, pensa..” iniziò a dire tra sé e sé andando avanti e indietro per la stanza. “Cosa ci faccio io qui? Perché proprio qui?”disse poi avvicinandosi al Tardis e accarezzandolo. Poi prese qualcosa da una tasca interna della giacca e iniziò ad ispezionare tutto ciò che era nella stanza.

“Quello è..”

“Un cacciavite. Un cacciavite sonico!” rispose prima che io potessi finire la domanda. Esaminò anche me, in cerca di qualcosa, ma non trovò nulla.

“Dunque..” iniziò “non riesco a trovare il motivo preciso per cui mi trovo qui, ed è strano dato che di solito so sempre tutto. Ma ora, dal momento che sono qui e che ho un’astronave/macchina del tempo, cosa vorresti fare? Dove vorresti andare?”

“Londra!” proposi entusiasta di poter fare un viaggio gratis e per di più con il Dottore.

“Oh andiamo! Ho una navicella spaziale pronta per qualsiasi avventura e mi proponi Londra? Dovresti osare un po’ di più!”

“Ma io non sono mai stata a Londra!” dissi quasi lamentandomi.

“Bene, Londra sia allora..” disse infine lui rassegnato.

“Aspetta..potremmo andare indietro nel tempo, giusto?” dissi abbozzando un sorriso.

“Ecco, così mi piaci!” disse esaltato e sorridente. “Allora, cosa vuoi vedere? Il big bang? Versailles al suo splendore? La scoperta dell’America? La prima Olimpiade?”

“Veramente vorrei andare nel 1980, a New York. Precisamente l’8 dicembre del 1980.” Proposi io con gli occhi quasi lucidi.

“Ok, si parte allora, tieniti stretta! Allons-y!” urlò e il Tardis partì.
 
La cabina blu si materializzò poco dopo davanti al Dakota Building, alle 22.49 dell’8 dicembre 1980. ‘Giusto in tempo’ pensai. ‘Giusto in tempo per salvarlo’.
“Hei Mr. Lennon! Sta per entrare nella storia!” urlò un’ombra nel buio e cinque colpi di pistola bucarono l’aria, ma solo quattro l’addome di John. “NOOO! JOOOHN!” urlai.
Ero lì, a due passi da quel mostro di Chapman e le mie gambe erano completamente immobili, ero diventata di pietra. Avevo assistito ad una delle scene più strazianti che avessi mai immaginato e non ero riuscita a fare niente.

"Dimmi che puoi fare qualcosa. Dimmi che posso ancora fare qualcosa! Dimmi che posso salvarlo e far marcire quel mostro di Chapman in cella per sempre." urlai in lacrime contro il Dottore.

"Lo so che vorresti salvarlo, ma alcune cose devono andare in un certo modo. Capisci? So che è ingiusto, so che non sarebbe dovuto morire così, ma è successo e non c'è niente che possiamo fare."

"Ma..io.."

"Listen to me, it's a wibbly wobbly timey wimey stuff…you can't just change the past without changing the future, your future." mi rispose guardandomi negli occhi e poggiando le sue mani sulle mie spalle cercando di farmi calmare. Era diverso però, questa volta quello che diceva non era tradotto.

"Parli in inglese ora?" chiesi asciugandomi gli occhi.

"Cosa? No..Forse il Tardis è un po' stanco." rispose. "Comunque, dicevo, non puoi fare niente senza cambiare qualsiasi altra cosa. Quindi è categorico che tu non faccia niente, va bene?" disse con tono severo ma preoccupato.

"Va bene.." risposi rassegnata. "Però potrei comunque conoscerlo, giusto? Prima che tutto finisca, potrei ancora conoscerlo? Potresti riportarmi a qualche anno fa?" chiesi cercando di convincerlo facendo gli occhioni dolci. Mi guardò e fece un lungo sospiro rassegnato, poi mi rispose.

"Si, posso farlo. Sali a bordo, si parte!"
 
Il viaggio questa volta durò un po' di più e fu leggermente più turbolento del solito.
"Cosa succede?" urlai al Dottore.

"Qualche problemino tecnico, niente che io non possa risolvere! Sta' tranquilla..forse il Tardis è ancora stanco.." mi rispose girando intorno all'albero centrale della navicella, premendo pulsanti e tirando leve di ogni genere.

Dopo qualche minuto ci fermammo, di colpo.
"Chi ti ha insegnato a guidare?" chiesi ironicamente tenendomi tra le mani la testa che ancora girava.

"In realtà sono stato bocciato all'esame." disse sorridendomi.

"E si vede!" dissi infine dirigendomi verso la porta.
Si sentivano dall'esterno delle urla e qualcuno che cantava e suonava delle canzoni a me molto familiari.
"Dopo di lei, signorina." mi disse il dottore aprendomi la porta e sorridendomi.

"Cos'è tutta questa gente? Dove siamo?" chiesi preoccupata.

"Il Tardis ha avuto qualche problemino e ci ha dirottati qui, ma sono sicuro che ti divertirai ugualmente!"

"Perchè dovre..-"

"Benvenuta allo Shea Stadium, concerto dei Beatles del 1965! Volevi conoscere John Lennon, giusto? Ora hai tutto il tempo che vuoi. Andiamo a conoscere quei capelloni, su!" disse prendendomi per mano e trascinandomi verso il palco.

"Oh mio dio! Sono davvero loro? Sono i Beatles e io sono a pochi metri da loro! Non posso crederci!" dissi al Dottore con gli occhi lucidi.

Lui mi prese per mano e mi fece fare una giravolta, e continuammo a ballare per altre due o tre canzoni, sembrava felice. "Amo questo periodo! Amo il rock 'n roll!"
Ancora non riuscivo a crederci, ero davvero lì, ero davvero tornata indietro nel tempo e quelle che sentivo erano le voci di John, Paul, Ringo e George. Stavamo ancora ballando sulle note finali di I'm down quando improvvisamente il Dottore rimase immobile alla vista di uno strano robot con una ventosa come braccio che si avvicinava verso di noi.

"Il Dottore è qui! Mi ha trovato! Nemico rilevato! Nemico rilevato! Exterminate! Exterminate!" disse il robot dalla voce metallica puntando il suo occhio blu contro di noi.

"Non vorrei metterti ansia ma...corri!" mi urlò il Dottore prendendomi per mano e trascinandomi dietro di sè. Ci ritrovammo sul palco insieme ai Beatles intenti a fare un inchino per salutare i loro fan, mentre quella voce meccanica continuava a seguirci urlando che ci avrebbe sterminati.

"Hei, voi quattro, se ci tenete alla vostra vita, correte!" urlò il Dottore ai quattro ragazzi sul palco che ci seguirono fino a dentro il Tardis.

"Non possiamo fare molto, ma possiamo comunque prendere tempo spostandoci da un'altra parte! Chiudi la porta Giulia, veloce!" mi urlò il Dottore facendo partire velocemente il Tardis.

"Cos'era quel coso che ci seguiva?" chiesi spaventata e ancora col fiatone.

"Quello era un Dalek, l'ultimo della sua specie. Non so perchè sia qui, nè cosa voglia, ma sicuramente nulla di buono." disse il Dottore tra i denti, con la fronte corrucciata e gli occhi pieni di rabbia.

"Scusate se interrompiamo il vostro discutere su viaggi nel tempo e altro, potremmo sapere che diavolo ci facciamo noi qui?" chiese John sforzando gli occhi per guardarsi intorno pur non riuscendo a vedere molto senza i suoi occhiali.

"Vi abbiamo appena salvato da una possibile, immediata morte." rispose il Dottore continuando a controllare i comandi del Tardis.

"Morte?" chiese George.

"Perchè qualcuno dovrebbe ucciderci?" si intromise Ringo.

"Non è voi che vogliono uccidere, vogliono uccidere tutta l'umanità. I Dalek sono esseri nati per distruggere chiunque sia diverso da loro. Ma questa volta stranamente non è questo che voleva lui, gli serviva qualcos'altro..per questo non ci ha uccisi subito." spiegò il Dottore cercando intanto di capire cosa stesse succedendo.

"Ma noi siamo entrati in una cabina telefonica, non dovremmo stare tutti un po' strettini?" chiese Paul. "Saremo pure un po' fatti, ma questa sembra fantascienza. Come fa una cabina così piccola ad essere così grand all’nterno?"

"Ooh, non è fantascienza! E' solo il Tardis!" risposi io come se fosse una cosa scontata.

"Tardis?" chiese John.

"E' la mia navicella spaziale." rispose il Dottore destandosi dai suoi pensieri.

"E tu saresti?" chiese ancora John avvicinandosi a lui.

"Io sono il Dottore."

"Il dottore chi?" chiese Paul.

"Il Dottore e basta." rispose e il Tardis si fermò. "Dovremmo essere al sicuro per un po', fino a quando il Dalek non ci troverà di nuovo, ma per quel momento saprò già come affrontarlo..spero."

"E tu chi sei?" chiese John avvicinandosi a me e sforzando gli occhi per mettermi a fuoco.

"I-Io sono Giulia.." risposi avvampando per la vicinanza del ragazzo.

"Molto piacere Giulia, Io sono John." disse il ragazzo facendomi il baciamano.

"Quel tuo amico lì, il Dottore, è un po'..." disse Paul facendo roteare il dito indice vicino alla tempia.

"Oh, no. Lui è fatto così.." risposi difendendolo.

"Pensa, pensa, pensa, pensa, pensa, pensa..cosa potrebbe volere? Perchè qui? Dopo l'ultimo teletrasporto non aveva abbastanza energia per decidere dove andare, quindi è finito qui..ma come ha fatto a dirottare anche me?"

"Dottore, stai pensando di nuovo ad alta voce.." lo avvertii.

"Si, non preoccuparti, è tutto ok. Ci sono quasi, devo solo capire il perchè.." disse e continuò a borbottare qualcosa di incomprensibile mentre i quattro ragazzi si guardavano intorno anche loro in cerca di una spiegazione razionale per quello che stava accadendo che, evidentemente però, non esisteva.

"Ci sono!" urlò improvvisamente il Dottore facendoci sobbalzare tutti e ottenendo subito la nostra attenzione. "Sta usando un catalizzatore per produrre energia..ma cosa catalizza?"

"Bhè, ai loro concerti c'è sempre molta gente.." dissi cercando di aiutare.

"Eh dio! Non la smettono mai di urlare! Ogni volta le nostre voci vengono coperte dalle loro urla!" si lamentò Paul.

"Urla eh?" disse il Dottore cercando elementi da collegare per arrivare ad una conclusione. "Ma si, giusto! Che stupido!” si disse dandosi una pacca sulla testa. "Sta utilizzando un catalizzatore che raccoglie le urla e le trasforma in energia, così da potersi rigenerare e riprendere a distruggere."
Lo guardammo tutti con le bocche spalancate e qualcuno si grattava la testa cercando di comprendere quello che il Dottore stava dicendo.
"Ma se loro smettono di urlare, lui sarà costretto ad ucciderli, poichè a quel punto saranno inutili. Devo tornare lì, voi aspettate nel Tardis e non fate niente.."

"Ma, Dottore.." dissi io raggiungendolo alla porta.

"Giulia, stai qui e controllali, non voglio mettere in pericolo anche te." disse prendendomi il viso tra le mani.

"Va bene, farò come mi hai chiesto, vai ora!" dissi rassegnata mentre uscì dalla porta correndo. "Hei, aspetta!" urlai poi.

"Cosa c'è?" chiese girandosi verso di me, fermandosi gradualmente.

"Hai dimenticato il cappotto!" urlai porgendoglielo.

"Oh, grazie! Adoro il mio cappotto!" disse prendendolo e ritornando per la sua strada. Chiusi la porta e tornai dentro.

"Non posso credere di essere veramente qui, insieme a voi, i Beatles. Ho sempre sognato di incontrarvi!" dissi accompagnando le mie parole con dei gridolini.

"Bhè, ora siamo qui. I Beatles, in carne ed ossa!" disse Paul sorridendomi.
Improvvisamente una luce rossa iniziò a lampeggiare accompagnata da una voce. "Allarme! Allarme! Pericolo!"
Il Dottore spuntò dalla porta col fiatone e ci incitò a correre fuori. "Il Dalek ci ha trovati! Forza, correte!" Corremmo fuori per circa dieci minuti cercando di seminare il Dalek poi io e il Dottore ci dividemmo, George e Ringo seguirono lui e Paul e John seguirono me. Sfiniti dalla corsa ci nascondemmo in un vicolo, sperando che quella macchina distruttic non ci trovasse.

"Brutta situazione, eh?" disse John avvicinandosi di più a me.

"S-si, davvero brutta.." dissi io cercando di non incontrare il suo sguardo.

"Potremmo renderla migliore.." disse John poggiando due dita sotto il mio mento e alzandomi il viso in modo che lo guardassi negli occhi.

"Oh, andiamo John! Potresti smetterla di provarci con chiunque in qualsiasi situazione!" urlò Paul preoccupato e col fiatone, continuando a guardarsi attorno.

"Tentavo solo di farla a sentire a suo agio." si difese John.

"Si bhè, non aiuti!" continuò Paul.

"Andrà tutto bene, ci siamo noi qui." mi disse John cingendomi i fianchi con un braccio e stringendomi.

"Ehm, ragazzi, non vorrei interrompervi ma..qualcuno ci ha trovati." disse Paul immobilizzato dalla paura di fronte al Dalek.

"Il Dottore non è con loro! Exterminate! Exterminate!"

"Correte, forza, non è questo il momento di flirtare!" urlò il Dottore spuntando improvvisamente da dietro di noi e incitandoci a seguirlo.

Corremmo a perdifiato per quasi un quarto d'ora cercando di seminare il Dalek, dirigendoci nuovamente verso lo Shea Stadium.
"Dovete cercare di far star zitti i vostri fan, così il catalizzatore non otterrà alcuna energia dalle loro urla e lui non riuscirà a ricaricarsi, intanto io potenzio le casse per neutralizzarlo." urlò il Dottore ai quattro ragazzi ormai vicini al palco.

Alcuni poliziotti ci fermarono ma il Dottore gli mostrò una carta, e ci fecero passare.
"Cosa c'era scritto?" chiesi continuando a correre.

"Niente, è un foglio bianco. Carta psichica. L'altro legge qualunque cosa tu voglia fargli leggere." mi rispose dirigendosi verso gli amplificatori.

Il pubblico era totalmente in delirio dopo aver visto i Beatles scomparire in una cabina blu e ora, come per magia, ritornare sul palco. Non smettevano di urlare e come se non bastasse, il Dalek era ormai alle porte dello stadio.

"Silenzio!" urlò Paul, ma senza nessun risultato.

"Fate silenzio, maledizione! E' una cosa importante, statemi a sentire!" continuò Paul urlando al microfono e ancora i fan continuavano ad urlare.

"Chiudete quelle bocche! PAUL STA PARLANDO!" urlò John, e buona parte dei fan smise di urlare.

"Exterminate! Exterminate!" continuava ad urlare la voce metallica in avvicinamento.

"Statemi a sentire! Sono successe cose strane oggi e il destino del pianeta è nelle vostre mani, quindi ora fate silenzio. Non posso spiegarvi altro, solo, fate silenzio!" urlò Paul spaventato dall'avvicinamento di quel robot che uccise tre poliziotti che si trovavano sulla sua strada. Alla vista di tutto ciò la folla riprese ad urlare spaventata e Paul continuò ad urlare di fare silenzio.

Intanto il Dottore armeggiava con gli amplificatori per cercare di aumentarne il volume, prese il cacciavite sonico dalla tasca interna della giacca e lo puntò contro una delle casse.

"Vai a dirgli di suonare qualcosa, una qualsiasi cosa! E digli di dire ai fan di fare silenzio, è l'unico modo!" mi urlò il Dottore velocemente.
Corsi sul palco e dissi a Paul e a John di farli stare in silenzio e a George e a Ringo di iniziare a suonare qualcosa, una qualsiasi cosa.

"Ok, se ora fate silenzio vi suoneremo un'ultima canzone!" urlò Paul, ma i fan continuarono ad urlare.

"Maledizione! VOLETE CHIUDERE QUELLE BOCCHE? STIAMO CERCANDO DI SUONARE! SILENZIO!" urlò John e il pubblico finalmente si calmò e stette in silenzio, mentre il Dalek percorreva lo stadio avvicinandosi al palco.
Help! I need somebody
Help! Not just anybody
Help! You know I need someone
Help!
 
When I was younger
So much younger than today
I never needed anybody's
Help in any way
But now these days are gone
I'm not so self assured
Now I find I've changed my mind
I've opened up the doors
 
Help me if you can, I'm feeling down
And I do appreciate you being 'round
Help me get my feet back on the ground
Won't you please, please help me?
 
Dopo l'ultima frase del ritornello, la musica si trasformò in un suono fastidioso che arrivò dritto nella corazza del Dalek che si contorse cercando di avvicinarsi ancora al palco e al catalizzatore. "Pericolo! Pericolo!" urlò ancora con quella fastidiosa voce metallica "Teletrasporto!" urlò infine e scomparve appena prima di poter raggiungere i Beatles sul palco.
Tirai un sospiro di sollievo e corsi ad abbracciare il Dottore che stava rimettendo in tasca soddisfatto il suo cacciavite sonico.

"Grazie Dottore! Grazie! Chissà cosa sarebbe successo se non ci fossi stato tu." dissi stringendolo forte tra le braccia.

"Oh, cose da niente.." disse sorridendomi "L'importante è che ora sia tutto finito e che tutti stiano bene." disse prendendomi per mano e raggiungendo i Beatles che erano scesi dal palco dopo aver finito di suonare.

"Devo dire la verità Dottore, non credevo ce l'avresti fatta!" disse John.

"Io sono stato col fiato sospeso fino all'ultimo secondo!" disse Ringo tirando un sospiro di sollievo.

"Bene, ora dobbiamo andare.." disse il Dottore ai ragazzi. "Lieto di avervi salvato la vita, il mondo ha ancora bisogno della vostra musica."

"Non lo deluderemo! Dureremo per sempre, se possibile!" disse John entusiasta.

"Si, durerete per sempre.." dissi con lo sguardo triste.

"Ti lascio il tempo di salutarli, ti aspetto al Tardis." mi sussurrò il Dottore nell'orecchio. "Alla prossima! E vedete di stare lontani dai guai." disse poi ai ragazzi salutandoli.

"Sono felice di avervi conosciuti." dissi avvicinandomi ai Beatles ancora un po' imbarazzata.

"Ne siamo felici anche noi, dato che ci avete salvato la vita!" disse George abbracciandomi.

"Oh, non me l'aspettavo!" dissi sgranando gli occhi.

"Eravamo davvero spaventati!" disse Ringo.

"Già! E l'essere fatti non ha aiutato molto.." disse Paul esplodendo poi in una risata.

"Non ho avuto il tempo per conoscervi bene, e purtroppo non ne ho di altro, ma sono felice di avervi potuto incontrare. Credo siate fantastici!" dissi con gli occhi lucidi e tutti e quattro mi abbracciarono.

"Oh, ora non piangere!" disse John tentando di consolarmi "Ci rivedremo presto.."

"Oh no tesoro..non credo. Questo è un addio." risposi lasciando scivolare le lacrime sulle guance.

"Bhè, allora vedremo di non dimenticarci di te." risposero tutti quasi all'unisono.

"Neanche io vi dimenticherò..." risposi sorridendo e cercando di cacciar via le lacrime. "Devo andare ora.." dissi e li salutai allontanandomi.

"Aspetta!" urlò John "Devo darti una cosa."

"Cosa?" chiesi tornando indietro.

"Qualcosa per cui tu possa ricordarti di noi." disse, si avvicinò, mi diede il loro ultimo album e un bacio sulla guancia. "Ora puoi andare.." mi disse poi e mi abbracciarono tutti nuovamente.

"Addio ragazzi!" dissi sciogliendomi dall'abbraccio e dirigendomi verso il Tardis.

 
"Possiamo partire." sussurrai entrando nella cabina e chiudendo la porta dietro di me.

"Si torna a casa!" disse accendendo i motori e facendola partire.
Il Tardis si fermò nella mia stanza come la prima volta che si era presentato da me, nello stesso identico punto. Uscii dalla cabina e il Dottore mi seguì nella stanza.

"Un altro addio, eh?" dissi al Dottore rivolgendogli le spalle.

"Un altro addio.." rispose lui e si avvicinò a me.

"Ci rivedremo?" chiesi girandomi verso di lui e guardandolo negli occhi.

"Spero di si.." mi rispose e mi abbracciò. E altre lacrime scesero per le mie guance, e le mie braccia lo strinsero più forte.

"Addio allora." dissi asciugandomi il viso.

"Addio." disse, mi diede un bacio sulla fronte, salì sul Tardis e per un attimo si fermò. "Un'ultima cosa.."

"Si?" dissi avvicinandomi al Dottore.

"Ricordati di me, anche se non dovessi tornare. Se per qualche ragione non riuscissimo più a rivederci, tu ricordati di me." Disse e attese una mia risposta.

"Lo farò, lo prometto. Non ti dimenticherò Dottore, mai." risposi e la porta della cabina blu si chiuse sotto i miei occhi e scomparve dopo il caratteristico suono che per la prima volta l'aveva portato da me.


"Non ti dimenticherò."







Note autrice:
Se siete arrivati qui significa che avete letto tutta la mia storia e vi ringrazio per questo. "Basically run" è la mia prima storia su Doctor Who e anche il mio primo crossover, e dato che adoro anche i Beatles, non potevo far altro che scrivere questa storia. Spero vi sia piaciuta almeno un po'. Alla prossima...Bye! :3
  
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