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Autore: PsYcHoGIRL_SYLARtheBEST    24/05/2008    3 recensioni
Lui le strinse la mano.
-Te lo giuro. Vengo con te perchè ti amo.-
Proprio in quel momento il cuore di lei smise di battere, smise di respirare, ma rimase col sorriso sul volto.
Sembrava aspettasse quella promessa per andarsene del tutto.
[tristissima Adam/Elle]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e non li uso a scopo di lucro, ma solo per dar sfogo alla mia pazzia. XD
NB: sta sera mi girava un po' male è mi è venuta questa fic melodrammatica. Scusate se ho fatto Adam un po OOC ma mi è venuto così.
Se mai la leggerete spero di non annoiarvi ^^


-Ti prego non mi lasciare.- Aveva la voce spezzata dal pianto.
-Ti prego.-
Guardava quel visino ormai bianco, corroso dalla malattia.
-Non piangere amore mio.-
Amore mio... un sussulto a sentire quella voce ormai quasi inesistente.
-Adam...-
Lui si chinò su di lei, l'abbracciò più stretta che potè e le bagnò la guancia con le sue lacrime. Lacrime sincere, lacrime di un uomo che ama.
-Elle ti giuro che vengo con te.-
Un debole sorriso le si disegnò sul viso.
-Non puoi.-
Lui le strinse la mano.
-Te lo giuro. Vengo con te perchè ti amo.-
Proprio in quel momento il cuore di lei smise di battere, smise di respirare, ma rimase col sorriso sul volto.
Sembrava aspettasse quella promessa per andarsene del tutto.
Lui pianse, pianse come un bambino.
Si sentiva in colpa.
Dopo la brutta esperienza della tomba in giappone la rincontrò.
E non volle più sentire parlare di virus e di apocalissi.
Purtroppo l'unica provetta finì nelle mani di Bob, che in uno scatto d'ira lo iniettò alla figlia.
E la causa era proprio lui.
Non doveva, cazzo. non doveva avvicinarsi a lei.
Non doveva innamorarsi di lei.
Quando il dottor Suresh aveva detto che non c'era cura gli era cascato il mondo addosso.
E tutto perchè aveva semplicemente imparato ad amarla.
-Cazzo!- diede un pugno sul pavimento, rompendosi la mano. Che guarì sedutastante.
-Elle....- si aggrappò alla maglietta di lei, stringendola .
E continuò a piangere.


Due anni prima.

-Vuoi uscire con me?-
Si era ripromesso di farlo, da quando la sentiva parlare con Peter da dietro il muro.
Sei anni prima aveva provato a parlare con lei, ma tutto ciò che aveva avuto era stata una scarica elettrica.
E a sentirla parlare con Peter si rodeva il fegato.
Ma appena un gruppo di sconosciuti lo aveva disseppellito aveva comprato una camicia nuova e l'era andata a cercare, come fosse il suo nuovo scopo di vita.
Elle era rimasta con la bocca aperta con un mezzo sorriso stampato in faccia.
-Io...io...tu...-
Non sapeva cosa rispondere, dato che nessuno glielo aveva mai chiesto.
Premettendo che poi lui era uno dei suoi nemici. Suoi o di suo padre?
-Tranquilla se non vuoi non importa.-
-No! cioè... si ok.-
Diventò rossa fino alla radice dei capelli e abbassò gli occhi guardandosi le scarpe. -Ecco... lo sai che... questo è il mio...primo appuntamento con un ragazzo?-
Diventò ancora più rossa e cominciò a giocare con le proprie dita. Era un assassina patentata, una spia, aveva dei poteri straordinari. Ma era pur sempre una ragazza.
-Lo so.-
-Come?-
-So tutto di te Elle.-
Lei sorrise specchiandosi nei suoi occhi azzurri.
-Ok... allora vediamo dove mi vuoi portare??-
Lui fece finta di pensarci un po'. -Sulle montagne russe.-
L'aveva sentita dire a Peter che non ci era mai stata. Se è per questo neanche lui ci era mai andato.
E gli sembrava anche una cosa stupida dopo tutto.
-Allora che dici vieni?-
-Solo se giuri di non provarci.-
-Lo giuro. Ne va il mio anore di samurai.-
-Questa me la devi spiegare.-
-Tanto abbiamo tempo.-



Gli rivenne in mente il loro primo appuntamento. Sembravano due ragazzini.
Lei lo era, lo sarebbe continuato ad essere per un bel po'.
Lui si sentiva così.
Si sdraiò accanto a lei, abbracciandola, come fosse una delle tante notti insieme.
Non aveva neanche più la forza di piangere.
Era una bestia quell'uomo. Era la sua bambina Cristo, sangue del suo sangue.
Lei lo aveva tradito e lui non ci aveva pensato due volte a ucciderla.
-Elle...-
Sperava ancora di sentirla parlare.
Uccidere Bob? No non serebbe servito a niente.
Alla fine, aveva imparato che la vendetta non era poi così soddisfacente.


Un anno prima.

-Elle, siamo venuti a New York solo per visitare un museo?-
-Dai ti prometto che ne vale la pena, non fare il bambino.-
-Non sto facendo il bambino.-
-Si-
-No.-
Le cominciò a fare il solletico. Lei cominciò a urlare e ridacchiare facendo girare tutti i passanti. -Ora sto facendo il bambino.-

-Ti prego ridimmelo... perchè siamo qui?-
-Devo farti vedere una cosa.-
Lui sorrise. Con lei sarebbe andato anche in capo al mondo. Le prese la mano.
-Eccoci qui. Guarda.-
Lui alzò gli occhi verso il fantoccio vestito con un'armatura e col viso coperto da una maschera.
-Oddio...-
Sgranò gli occhi. Lesse il trafiletto che parlava della storia di quel grande Samurai qual era Takezo Kensei. Ovviamente sapeva che almeno la metà delle cose che c'erano scritte non erano andate proprio così.
Hiro "carpa" Nakamura. Gli aveva rubato la ragazza. L'aveva seppellito vivo. Ma era stato il più grande amico che avesse mai avuto.
Si girò verso Elle cercando di nascondere, inutilmente, gli occhi lucidi.
-Grazie amore.-
-Hai visto che ne valeva la pena... Kensei.-
Adam la strinse forte.
-Ti amo.-
-Anch'io. Ti prego fammi una promessa.-
-Tutto quello che vuoi.-
-Non mi lasciare mai.-



Adam ricordò quel momento e la strinse di più.
-Te lo giuro non ti lascio. Ma tu aspettami.-


-Kensei!-
Hiro urlò sorpreso. Certo c'era da apettarselo. Se era riuscito a rincontrarlo dopo 400 anni, non c'era da sorprendersi se lo rivedeva dopo 2 soltanto. -Sei venuto qui per vendicarti?- Hiro si fece tutto serio.
-No Carpa.-
Hiro lo osservò meglio. Aveva un Kimono bianco, la katana a tracolla. Ma non riocnosceva i suoi occhi. Erano pieni di tristezza, prosciugati dal pianto e in più era più pallido del solito. E non sorrideva.
-Che ti è successo?-
-Lo sai che succedeva ai Samurai quando venivano disonorati?-
Aveva sviato la domanda. Hiro lo conosceva fin troppo bene.
-Dovevano passarsi un coltello nello stomaco?-
-Esatto. Ma dimentichi una parte.-
-Un altro Samurai, il più fidato che avevano al mondo, doveva decapitarli con una Katana...-
Adam sfilò la Katana dal fodero e gliela porse. -Hiro ti prego fallo.-
-Kensei perchè vuoi farlo?-
-Per seguire la mia principessa, amico mio.-
Hiro sgranò gli occhi. Amico mio? gli aveva portato via Yaeko, lo aveva seppellito vivo... e lo chiamava ancora amico mio?
-Perchè vuoi che lo faccia io?-
-Perchè alla fine, pensandoci bene, non è tanto grave ciò che hai fatto. Ti perdono Carpa. Eri.. sei più di un amico per me lo sai.-
Hiro gli tese la mano e cercò di controllare le lacrime che gli scendevano sul viso.
Adam gli strinse la mano e poi lo abbracciò cominciò a piangere, singhiozzando sulla spalla del piccolo giapponesino.
-Hiro potrai mai perdonarmi? Non sapevo fosse tuo padre.-
-Kensei l'ho già fatto.-
-Non ti dimenticare mai di me.-
-No.- adesso la voce di Hiro era un singhiozzo.
-Giuralo Samurai.- Kensei abbozzò un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla.
-Lo giuro maestro Kensei.-
-Adesso fai quello che devi fare.-
Hiro prese in mano la katana tremando. Sapeva che doveva farlo in un colpo solo per non farlo soffrire.
Respirò a fondo vedendo kensei che si mise in ginocchio dandogli le spalle.
Sorrise tra le lacrime.
Adesso il grande Kensei aveva imparato cosa voleva dire amare.
Un ultima lacrima, un sospiro dell'altro un colpo e poi più niente.


Otto mesi prima

Erano sdraiati sul letto, abbracciati. come tutte le sere.
-Adam?-
-Dimmi.-
-Ti sto per fare una domanda stupida. Però te la voglio fare.-
Lui rise. -Dai dimmi.-
-Non mi prendi in giro?-
-No.-
-Mi racconti una favola che parla di Takezo Kensei.-
Lui le diede un piccolo bacio. -Certo.-
Guardò il soffitto e comiciò a raccontare.
Takezo Kensei voleva riunificare il Giappone. Si recò dal Drago che viveva sul monte Hizo e gli chiese di illuminarlo sui segreti del combattimento con la spada. Il Drago gli insegnò come diventare un Kenze, un Santo della Spada.
Affrontò i suoi nemici e li sconfisse, salvando la sua gente.
Un giorno il Drago si presentò a Palazzo Reale chiedendo l'amore della Principessa. Kenzei sguaino la sua spada e si trafisse il cuore. Poi lo consegnò al Drago dicendo: "Il mio Amore è qui dentro... prendilo!" ...e poi morì.

-Lo faresti mai per me?- chiese lei ridendo.
-Non ti montare la testa adesso.-
  
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