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Autore: watch me burn    03/01/2014    4 recensioni
La morte di Paul Walker mi ha dato il coraggio di pubblicare questa storia che avevo lasciato in un angolino, per paura che fosse banale, scontata, noiosa.
Però, ci provo lo stesso. Per te, Paul.
Questa storia parla di Arwen e Jack, rispettivamente figli di Dom, Letty e Brian, Mia.
Spero vi piaccia, dopo questa tragedia, spero veramente vi piaccia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3.
 
Vedeva solo il soffitto.
Il bianco uniforme le riempiva lo sguardo mentre Kendra guaiva al suo fianco, stesa sul letto della sua camera.
La porta si spalancò di botto e sua madre entrò nella sua stanza «cosa fai?»
«Mi deprimo» rispose Arwen, coprendosi il viso con le mani in un gesto melodrammatico.
«Non lo fare» obbiettò Letty, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Non sarei distesa sul letto a guardare il nulla, sennò» sbuffò la ragazza, mentre la madre le si sedeva accanto, guardandola amorevolmente. Letty era cambiata da quando era rimasta incinta. Era sempre la stessa donna scoppiettante ed energica, ma non più così tanto. Adesso era più tranquilla – non troppo però – ed era diventata dannatamente protettiva e.. materna. Cosa che non avrebbe mai creduto possibile. Il silenzio della stanza fu rotto dal rombo di un motore, giù in strada. Le due donne si alzarono improvvisamente e si affacciarono insieme alla finestra vedendo in strada un’auto, ma non un’auto normale. Era la sua auto, quella di Arwen.
La ragazza si mise ad urlare dalla gioia e corse giù dalle scale, spalancò la porta e si affrettò verso l’auto trovandone alla guida suo padre mentre Jack alzava il cofano e controllava le ultime cose.
«Mio dio!» urlò e Dom scese dall’auto per lasciarle il posto di guida. Arwen gli si appese al collo e, dopo essersi sciolti dall’abbraccio, Dom la prese sottobraccio e Jack chiuse il cofano, pulendosi le mani su uno strofinaccio che poi ripiegò e si mise in tasca.
«Perfetta» esclamò poi il ragazzo, appoggiandosi alla portiera.
«E tutta tua» Dom le sventolò davanti agli occhi un mazzo di chiavi che lei strinse tra le mani, poi si avvicinò all’auto, ma quando era giunto il momento di montare a bordo, si bloccò.
«Non ci riesco» esclamò, fissando il vuoto. Suo padre le sfilò le chiavi di mano e, con tono dolce, le chiese di montare in macchina dalla parte del passeggero «ti porto a fare un giro» le disse e Arwen obbedì, lanciando uno sguardo languido al cugino che rientrò in casa appena l’auto partì.
Padre e figlia rimasero in silenzio per un po’, mentre la città sfrecciava davanti i loro occhi. Il primo a rompere il silenzio fu proprio Dom, che fino a quel momento sembrava intento a riordinare le idee «ti ho mai raccontato che cosa successe qui?» le chiese lui, mentre davanti ai loro occhi si apriva una strada deserta attraversata solo da un passaggio a livello poco più avanti. La strava correva in discesa ed un solo semaforo bloccava la corsa degli automobilisti. La ragazzina scosse la testa «no», si limitò a dire. Dom sorrise mentre davanti ai suoi occhi si riproduceva come in un sogno quello che stava per raccontarle: «Da qui al passaggio a livello è un quarto di miglio. Lungo questa strada ho sfidato tuo zio Brian. Ci eravamo conosciuti da poco e dopo varie vicende decisi di sfidarlo a passare sulle rotaie prima dell’arrivo del treno. Fu divertente, ma appena le superammo un camion uscì improvvisamente da quella strada» le spiegò lui, indicando una stradicciola sulla destra, parecchio più infondo, «e colpì la mia auto in pieno».
Arwen si portò le mani alla bocca dallo stupore «e poi? Che è successo?»
«Ho fatto un bel volo» sorrise l’uomo, mentre i ricordi riaffioravano come se non fossero vicende accadute quasi vent’anni prima «ma Brian mi aiutò ad uscire dai rottami. Poi andammo anche a riprendere l’auto dal carrozziere prima che la demolissero del tutto e la ricostruimmo. Fu un lavoro duro e non fu la prima volta che dovetti ricostruire quell’auto. Persino tua madre mi aiutò a completarla»
«Perché mi stai dicendo questo, papà?», l’uomo si voltò verso la figlia, la mano sinistra stretta sul volante mentre pesava le parole che aveva intenzione di dirle «quello fu uno dei miei tanti incidenti, forse uno dei più terribili, ma nonostante tutto sono sempre rimontato in macchina» sospirò prima di ricominciare «anche tua madre fece un bruttissimo incidente. Volò fuori strada mentre inseguivamo un camion al quale era appeso lo zio Vince» Dom sorrise malgrado quella forte fitta che improvvisamente gli trapassò il cuore. Anche Arwen rise «perché Vince era appeso ad un camion?»
«Questo te lo spiegherò quando sarai più grande» disse Dom e le diede un buffetto sulla guancia «ti ho raccontato tutto questo per dirti che è normale avere paura, ma questa è una cosa che abbiamo dentro, tutta la nostra famiglia. Abbiamo motori che pompano sangue, noi. E malgrado tutto devi accettarlo. Non subito, non ora, hai tutto il tempo che vuoi» le spiegò, schioccandole poi un bacio paterno sulla guancia. La ragazza sorrise grata al padre, mentre ripartivano e percorrevano a grande velocità quella discesa totalmente sgombra.
 
«Una festa?» la voce acuta di Misha rimbombò nelle orecchie di Arwen per alcuni secondi, mentre svuotavano le macchinette nella speranza di ricaricarsi di zuccheri e schifezze varie.
«Sì, una festa. A casa dei Van Damme» rispose con noncuranza, scrollandosi le spalle, mentre si lisciava una ciocca di capelli fra le dita.
«Van Damme? Quei Van Damme?» balbettò la ragazza «Jessica Van Damme? Mio dio, sarà la festa più esclusiva dell’anno! Quelli hanno soldi che escono da tutte le parti. Dio!» Misha prese a cinguettare mentre saltellava al posto di salire le scale.
«Finirai per scivolare» la mise in guardia Arwen appena in tempo per vederla mettere male il piede e perdere l’equilibrio, rischiando di cadere con la faccia sul pavimento se non fosse stato per Jack che riuscì a prenderla al volo.
Rossa in volto, Misha si tirò su, si sistemò la maglietta e guardò in faccia colui che l’aveva salvata dal dentista assicurato «grazie» balbettò, mentre il suo corpo raggiungeva una temperatura febbrile.
In totale tranquillità Arwen cercò di smorzare un po’ la tensione «ci sarai sabato?», Jack si grattò la guancia «seh» sospirò «me l’ha appena chiesto Jessica», la faccia di Misha si illuminò in un’espressione estasiata mista ad ammirazione per il ragazzo che aveva davanti agli occhi.
«Jessica ti ha parlato?» domandò, come se invece di una semplice ragazza fosse la reincarnazione di Dio in terra «lei è stata reginetta del ballo per due anni, è la più desiderata della scuola, capitano delle Cheerleaders e..»
«Sì Misha, sappiamo che sei innamorata di lei» sospirò Arwen, divertita dall’espressione dipintasi sul viso dell’amica.
«Non sono innamorata di lei, dico solo che è quasi un onore che lei ti abbia parlato!» esclamò, rivolta a Jack, che non si scompose minimamente, anzi «se lo dici tu» disse, scrollando le spalle.
«A dire il vero ci provava con me, ma non è il mio tipo» e quando finì la frase si allontanò, con le mani in tasca, verso la sua classe.
Misha spalancò la bocca «se Jessica non è il suo tipo allora io non ho speranze», Arwen allora scoppiò a ridere, scuotendo la testa mentre raccoglieva da terra un pacchetto di patatine.
«Quindi, andiamo alla festa sabato sera?»
«Perché, la mia faccia non da già una risposta convincente?»   
 
Arwen ancora si chiedeva per quale motivo l’idea di partecipare a quella festa le fosse balenata in testa, ma chi glielo aveva fatto fare? Adesso Misha si stava rotolando sul letto dell’amica disperandosi per il fatto che non trovasse nemmeno un vestito da mettersi.
«Per l’amor del cielo prendi quel vestito color pesca e falla finita!» sbottò d’un tratto Arwen, dopo aver smesso di dare testate all’anta dell’armadio.
«Ma se poi sono l’unica con un vestito del genere? Con un colore così chiaro?» chiese, mettendosi in ginocchio sul letto e stringendo fra le mani il vestito in questione. Arwen parve sbuffare come una pentola a pressione prima di prendere l’amica per le spalle e lanciarla fuori dalla porta della sua stanza, seguita dal vestito. Misha si rialzò raccogliendo il pezzo di stoffa morbido e prima di alzare lo sguardo sentì la porta sbattere e la voce ovattata di Arwen urlarle da dentro la stanza «adesso fila in bagno e prova quel dannatissimo vestito!», così detto la ragazza affondò la testa nell’armadio mentre l’amica si richiudeva in bagno e si cambiava.
Arwen ne riaffiorò stringendo tra le mani un vestito color cenere. Lo posò sul letto, si levò la maglietta rivelando un corpo ben allenato e s’infilò il vestito che le ricadeva morbido addosso. Poi fece cadere i pantaloncini che indossava e si diresse verso lo specchio sopra il tavolino stracolmo di trucchi. Si osservò, in silenzio. Il color cenere le illuminava gli occhi, il vestito sembrava più una tunica che le arrivava sopra il ginocchio, una manica lunga che ricordava un’ala di farfalla le copriva il braccio destro mentre quello sinistro era nudo perché il vestito aveva una sola spallina.
«uhm» sospirò lei, stringendo tra le mani un lembo del vestito e muovendolo, fino a quando la porta alla sua sinistra non si spalancò rivelando Misha che sembrava una principessa.
«Sei bellissima!» esclamò Arwen, rimanendo a bocca aperta mentre l’amica entrava nella stanza lasciando la porta aperta.
«Dici? Anche tu lo sei» Misha si accostò all’amica davanti lo specchio «siamo bellissime», sorrise imbarazzata mentre si osservava. Il vestito senza spalline le sottolineava il busto magro, la gonna sfasata rivelava delle belle gambe magre, infatti davanti la gonna era più corta, mentre dietro le cadeva fino a per terra, formando un piccolo strascico.
«Ti dona il rosa»
«Non è rosa, è pesca» obbiettò Misha, prima di accorgersi che ad aver parlato era proprio Jack che se ne stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto «grazie comunque» si affrettò a dire, diventando paonazza. Il ragazzo rise e si allontanò, in silenzio.
«E’ possibile che compaia sempre come un fantasma e poi se ne vada?»
«E’ fatto così» esclamò Arwen, scrollando le spalle.
Si truccarono, si sistemarono i capelli e verso le otto di sera erano pronte ad uscire. Come sarebbe stata la festa?


__________________________________
Angolino Autrice! 
Domando scusa (come sempre!) per il ritardo, ma insomma... c'erano le feste ed ho mangiato come un maialino! :(
Avete passato un buon Natale ed un buon Capodanno? Auguri a tutti, anche se un po' in ritardo!
Comunque.. ecco qua un nuovo capitolo. Non succede molto, è un capitolo un po' di stallo, però si iniziano a capire un po' di più i caratteri dei personaggi principali, soprattutto di Arwen. 
Spero vi piaccia, recensite <3
Grazie a tutti! :))


watchmeburn.
  
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