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Autore: Shainareth    03/01/2014    3 recensioni
One-shot ambientata durante l'episodio dal titolo Non mi ama.
Avrebbe potuto lasciare tutto così com’era, in modo che Pucca capisse che era ora di mettersi il cuore in pace e di smetterla di pensare a lui.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garu, Pucca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPOSA




Era la sua occasione. Doveva coglierla al volo.
   Quando aveva preso il largo a bordo della sua barchetta a remi, mai avrebbe pensato che, al suo ritorno, si sarebbe trovato nel bel mezzo di una baraonda incredibile. Tutto il villaggio si era radunato davanti a Master Soo, sceso fra loro dalla propria dimora celeste per celebrare un matrimonio che era stato organizzato nel giro di un battito di ciglia. E quando Garu aveva visto gli sposi, non aveva potuto fare a meno di indignarsi profondamente: sull’altare c’era qualcuno che aveva preso le sue sembianze.
   Non era stato difficile, a quel punto, smascherare l’imbroglione che stava cercando di spacciarsi per lui; ma non appena si era reso conto che si trattava di Dada, nello stupore generale, Garu si era reso conto di un’altra verità: quella messa in scena era stata organizzata sicuramente da Ring Ring, la presunta sposa, con l’unico, malevolo scopo di fare dispetto alla sua eterna rivale, Pucca. Quale altra ragione avrebbe avuto, altrimenti? Quella ragazzina non aveva mai mostrato interesse di tipo sentimentale nei suoi confronti, quindi era da escludere che volesse incastrarlo. Così com’era da escludere che il buon Dada, che pure aveva i suoi torti, potesse avere la fantasia e la malizia per pianificare quella cattiveria – e se aveva accettato di prendere parte a quella farsa, era stato sicuramente perché Ring Ring doveva aver sfoderato alcuni argomenti convincenti per il suo povero cuore innamorato.
   E se anche lei giurava di non essere al corrente della vera identità dello sposo, Garu non aveva voluto perdonarla: nessuno poteva prendersi gioco di lui. Né di Pucca, si erano resi conto un attimo dopo; difatti, la piccola cameriera del Goh-Rong aveva infine deciso di dire la sua a suon di legnate, dando una lezione con i controfiocchi a quella sposina disgraziata che non avrebbe avuto occasione di vederla soffrire ancora per tutta quella storia.
   Quando perciò tornò la calma, Garu guardò Pucca. Gli stava dando le spalle con fare timido e cercava inutilmente di soffocare i singhiozzi. Se fosse stato per scaricare unicamente la tensione accumulata a causa del brutto tiro che le aveva giocato Ring Ring o meno, il ragazzo non avrebbe saputo dirlo. C’era tuttavia la possibilità che le sue fossero lacrime di rassegnazione: aveva finalmente realizzato che lui non ricambiava i suoi sentimenti e che, forse, in futuro avrebbero potuto prendere strade diverse, che li avrebbe visti legati per la vita ad altre persone.
   Era davvero la sua occasione? Per un tremendo attimo, Garu si convinse di sì. Avrebbe potuto lasciare tutto così com’era, in modo che Pucca capisse che era ora di mettersi il cuore in pace e di smetterla di pensare a lui.
   I suoi singhiozzi, però, erano crudeli. Riuscivano a stringergli lo stomaco e il cuore in una morsa terribile, facendogli quasi venir voglia di piangere con lei. Fu in quel momento che Garu si rese conto che, se Pucca piangeva con fare inconsolabile, era perché il cattivo scherzo di Ring Ring le aveva fatto davvero molto male. Soffriva così tanto al pensiero che lui potesse amare un’altra?
   Se le avesse fatto credere che le cose stessero così, si sarebbe sentito un mostro. Tuttavia, si rendeva anche conto che non sarebbe stato giusto mentirle e illuderla. Forse, e non per egoismo, avrebbe davvero dovuto lasciare tutto come stava. Col tempo sicuramente Pucca se ne sarebbe fatta una ragione.
   Ma se era quella la cosa giusta da fare, allora perché il solo pensiero di agire in quel modo faceva star male anche lui? Era perché odiava vedere Pucca in lacrime? Capitava di rado, ma tutte le volte che succedeva avvertiva un dolore sordo alla bocca dello stomaco, come se qualcuno gli avesse dato un pugno al plesso solare. Era ovvio che fosse dovuto al fatto che, nonostante tutto, le voleva bene. Meno logica, invece, era l’improvvisa voglia di consolarla che si era impadronita di lui. Non avrebbe avuto senso, se non voleva ferirla ulteriormente.
   Abbassò lo sguardo e, con la coda dell’occhio, catturò l’immagine del bouquet della sposa. Era sgualcito a causa della zuffa fra le due ragazzine, eppure rimaneva bello. Ma falso, perché rappresentava un amore insincero. Era un peccato.
   Senza quasi rifletterci, Garu si chinò per raccoglierlo e lo scrutò più da vicino, considerando che, dopotutto, quei poveri fiori non avevano avuto alcuna colpa per aver ornato una sposa bugiarda. Erano stati strappati dalle loro radici unicamente per appassire in quel modo? Senza neanche riuscire a donare un sorriso d’amore?
   Gli occhi scuri del giovane ninja cercarono nuovamente la figuretta tremante della ragazzina che continuava a piangere accanto a lui, sforzandosi di non dargli pena. Serrando una mano attorno alla base del bouquet, Garu fece un passo nella sua direzione. Poi, sentendosi avvampare, strinse le labbra e volse lo sguardo altrove per celare l’imbarazzo con cui decise di farle quel dono.
   Attirata dal suo gesto inaspettato, Pucca represse un singhiozzo e sbirciò verso di lui, prendendo istintivamente i fiori dalle sue dita. Garu tornò al suo posto e lei finalmente comprese.
   Sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo, rifletté Garu, ritrovandosi stretto nell’abbraccio dell’amica che, prevedibilmente, lo baciò con tutto l’affetto che aveva nel suo tenero cuore appena rinato. Andava bene così? Forse sì, si rese conto il ragazzino, non avvertendo la solita, irrefrenabile voglia di sfuggirle. Nonostante l’imbarazzo, la lasciò fare. Seppure incapace di parlare a causa del voto del silenzio fatto tempo prima, di sicuro in un momento come quello non avrebbe saputo cosa dire. Come sempre, i suoi gesti avevano parlato per lui; e quello che Pucca adesso stringeva in mano non era più un inutile orpello, ma il bouquet di una sposa felice.












Buon anno a tutti! :*
Shainareth





  
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