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Autore: Helen Lance    25/05/2008    12 recensioni
- [Spoiler fine arco Soul Society e Saga Arrancar] -
Ci sono molti modi per morire.
[Renji/Ruki/Ichi - soft ByaRuki - UlquiHime - Hitsugaya/Matsumoto/Ichimaru - Hitsu/Hina/Aizen ]
[Angst, Drammatico. Molto.][One-shot.]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Trying To Shut Lidless Eyes










1. Ukitake Jyuushiro

La sua morte era stata vederli arrivare.

L'aria si sbrindellava con secchi rumori di strappo, che risuonavano distorti e graffianti nel cielo della notte [notte, ovviamente, notte; quale altro momento migliore, per Aizen e la sua armata di biancore accecante, quale altro momento in cui poter risplendere quasi fosse stato un dio sul mare bianco in tempesta di un'armata di sangue, quale altro momento migliore se non... la notte?].
Lì sotto, con i piedi che sentivano la terra pulsare, stavano loro.
A guardare quelle lunghe ferite scure e slabbrate vomitare corpi bianchi e maschere rotte.
L'armata che usciva dai varchi per l'Hueco Mundo dilagava nel cielo come una nuvola soffocante, ingrandiva e si espandeva come una qualche sorta di malattia, di cancro.
Il nostro cancro, pensò Ukitake, con un vago senso di nausea che gli stringeva lo stomaco, e guardò il gruppo dei ragazzini terrestri, stretti gli uni contro gli altri in un compatto gruppetto che si scambiava occhiate veloci, guardò gli altri capitani guardare il cielo e non guardarsi mai in faccia, guardò Rukia intrecciare le sue dita con quelle di suo fratello per un breve, brevissimo attimo e poi girarsi verso Ichigo Kurosaki, e sorridergli debolmente, guardò Hinamori, la piccola Hinamori, pallida e sciupata, con di fianco Kira con gli occhi sbarrati e lievemente lucidi, guardò Hitsugaya con le mani strette in pugni talmente serrati che si potevano vedere le nocche bianche e i tendini in evidenza, guardò Matsumoto che sembrava non vedere nulla se non un sorriso, là nel cielo, che sorriso non era mai stato, guardò Shuuhei di fianco a Komamura torcersi le mani a scatti.
Ukitake sentì la testa che girava e tutto quell'intreccio di gesti e di pensieri schiacciarlo con la sua pressione.
Poi Ukitake guardò al suo fianco.
Shunsui inclinò appena la testa, socchiudendo gli occhi, con un pigro sorriso.
<< Quando abbiamo finito qui ci prendiamo un po' di sakè, eh, Jyuushiro? >>
Ukitake guardò l'amico con una sorta di malcelata malinconia.
Si chiese, vagamente, se quel sorriso di Shunsui era un addio.
<< ...Sì. >>



2. Hinamori Momo

La sua morte era stata vederlo.

Sembrava davvero un dio, pensò Hinamori, un magnifico dio bianco.
Aizen allargò le braccia, da sopra la sua armata, e quel gesto alzò il rombare di mille voci inumane e terribili che, come con un lungo boato, squassarono il cielo.
Aizen stava lì, bianco, le braccia aperte verso il cielo, e sorrideva.
Hinamori sentiva un groppo alla gola.
Il suo sorriso.
[Le sue mani calde, i suoi passi regolari, le sue spalle larghe, il suo odore di pulito.]
Il suo sorriso.
[E le sue parole che scivolavano sulla pelle morbide, così morbide, il vago movimento delle sue mani quando parlava, la rassicurante sensazione del suo reiatsu vicino, il tepore soffuso della sua mano sulla spalla]
Il Capitano Aizen, il suo Capitano.
Lassù, come un dio bianco, le braccia aperte e un sorriso sul volto che non era il suo sorriso.
[Avete avuto paura, eh? Non preoccupatevi, ora qui ci sono io. Non preoccuparti, Hinamori, vai a casa a riposare. Qui ci penso io. Hinamori, stai dietro di me, non voglio che tu ti faccia male.]
Non poteva esserlo.
Hinamori sentiva una stretta terribilmente forte proprio al centro del petto.
Aizen la guardò, per un attimo, e sorrise.



3. Unohana Retsu

La sua morte erano state le urla.

Quando Aizen era apparso in cielo, c'era stato solo silenzio.
Nient'altro che silenzio per lunghi, lunghissimi minuti.
Poi, quando l'armata bianca si era riversata su di loro come un fiume la cui diga era stata distrutta dalla potenza della piena, erano iniziate le urla.
Le urla, le voci, i sussurri.
[Capitano lo salvi la prego lo salvi la prego la prego capitano la prego lo salvi lo salvi, la prego]
Le urla, le voci, i sussurri.
[Non morire, non morire, respira, non morire non morire respira non morire nonmorirenonmorire ti prego non morire]
Le urla, le voci, i sussurri.
In mezzo al sangue, riconoscere ogni suono come il suono del dolore.
<< Unohana-taicho? >>
<< Cosa c'è, Isane? >>
<< Cosa rimarrà di noi? >>
[Le urla, le voci, i sussurri.]



4. Abarai Renji

La sua morte era stata vederla cadere.

Fra le grida, i pianti, lo stridere di spade e artigli, le esplosioni.
Solo vederla cadere, mentre, attorno a lei, si allargava una pozza di sangue.
<< RUKIA!! >>



5. Kurosaki Ichigo

La sua morte era stata il sangue.

Il sangue, dappertutto.
Sul viso esanime di Rukia, negli occhi di Orihime, sulla veste bianca di Ishida, sulle nocche di Chad, sul petto di Renji.
Sulle mani di tutti, colare dalle spade di tutti.
La voce nella sua testa rideva.
La maschera sul suo viso era sempre più pesante.
[<< Ti conviene sbrigarti, Re. >>]
[<< Fai silenzio. >>]
[<< Ti conviene sbrigarti, Re, o ci annegherai, nel sangue. >>]
E poi la voce aspettò.
Ichigo guardò Rukia [non morire], guardò Orihime [non morire] guardò Ishida [non morire] guardò Chad [non morire], guardò Renji [non morire] e tutti gli altri, come se il tempo si fosse fermato, li guardò uno ad uno.
[Il sangue sul volto esanime di Rukia.]
Dio, no.
N o n m o r i t e .
Per favore.
[<< Annegherai, annegherai, Re! >>]
E la voce rideva, rideva, rideva.



6. Hisagi Shuuhei

La sua morte era stata non riuscire ad aprire i suoi occhi.

E, mentre guardava la spada trapassargli il ventre e alzava gli occhi sul suo Capitano per l'ultima volta prima di vedere solo buio, Hisagi finalmente capì.
<< Mi dispiace, Shuuhei. Ma il massacro, in questo caso, è giustizia. >>
E così Tousen lo è davvero, pensò Shuuhei mentre la vista gli si annebbiava, lo è davvero, cieco.
Komamura urlò, da qualche parte dietro di loro.
Hisagi avrebbe voluto dirglielo che, infondo, ci aveva davvero creduto.



7. Sheiffer Ulquiorra

La sua morte era stata la follia.

La follia [che altro nome, che altro nome, per un Arrancar, se non follia?] di correre e correre e correre più veloce e più veloce ancora e, prima di potersi chiedere cosa stava facendo, prima di potersi fermare, vedere il sangue sgorgare a fiotti dal proprio petto e non sentire rimorso, non sentire nessuno, nessunissimo maledetto rimorso.
Nessun rimorso, anche se la spada del suo stesso signore scavava il suo petto, trapassandolo da parte a parte, mancando il bersaglio originale.
E il dolore, forse nemmeno quello aveva più tanta importanza.
<< Ulquiorra! >>
Perché, in un qualche modo, bastavano gli occhi di Orihime a dirgli che lei era viva, e che non importava davvero che lui, adesso, stava morendo.



8. Matsumoto Rangiku

La sua morte non era stata la sua.

Gin li aveva respinti tutti e tre, lei, Hitsugaya-taicho e Kira, e si era fermato per un attimo, uno solo, e aveva guardato la battaglia infuriare intorno a loro.
Poi aveva aperto gli occhi, e aveva guardato solo lei.
Le aveva sorriso.
<< Vorrei che fossi tu, Rangiku. >>
Hitsugaya-taicho non aveva capito, e nemmeno Kira.
Passavano lo sguardo da lei a Gin, e non sapevano cosa dire.
<< Non posso. >>
<< Ma vorrei che fossi tu. >>
E, alla fine, lei l'aveva accontentato, come sempre.
Non ascoltò gli avvertimenti di Hitsugaya mentre si avvicinava a Gin, e ignorò lo sguardo muto di Kira.
Gin la aspettava.
Fermo, la spada abbassata lungo il fianco, Gin la aspettava.
Rangiku fece a Hitsugaya, che aveva avanzato un passo verso di loro, cenno di stare fermo e lui, boccheggiando, non riuscì ad obbiettare.
Gin, semplicemente, la aspettava.
Rangiku azzerò la distanza fra loro e poi, quasi con dolcezza, sollevò Haineko e con un gesto tremante gliela piantò nello stomaco. Un rivolo di sangue colò dalla bocca di Gin, e quando lui posò le sue labbra su quelle di Matsumoto, lei sentì le proprie lacrime e il sangue mischiarsi in quello che identificò come il sapore della fine.
<< Te ne stai andando di nuovo, Gin. Come sempre. >>
<< E tu, come sempre, aspetterai che io torni. >>
[Dimmi, Gin, come, come, adesso, come, Gin, adesso come ti aspetterò, adesso che te ne stai andando e non potrai tornare più?]
<< Ma tu non potrai più tornare. >>
Gli occhi di Gin erano rossi, rossi come il sangue che le imbrattava le mani, il suo sangue che gocciolava sul terreno, gocciolava, gocciolava, si anneriva raffreddandosi piano.
<< Tornerò. Magari, in un'altra vita. >>
Gin si inginocchiò per terra, incapace di sostenersi più a lungo, e lei gli si affiancò cercando di sostenerlo, e rendendosi conto di quanto quella scena fosse terribilmente ridicola.
[Perché che senso aveva, adesso, rendersi conto che senza di lui.. senza di lui...]
<< Rangiku... >>
Poi Gin cadde in avanti, seppellendola sotto il suo peso.
Lei non sentì più il suo respiro sul collo.
Rangiku rimase sotto di lui, sentendo il sangue ancora caldo fluire dallo stomaco di Gin e ricoprirla, raffreddandosi piano su di lei.



9. Hitsugaya Toushiro

C'erano state molte morti, per lui, quel giorno.

La prima era stata lo sguardo di Hinamori quando Aizen era apparso in cielo.
La seconda era stata il modo in cui Ichigo Kurosaki li aveva guardati tutti.
La terza era stata il vuoto negli occhi di Matsumoto quando rispondeva a Kira che sì, ce l'avrebbero fatta, e sì, sarebbe andato tutto bene.
La quarta era stata vedere l'espressione sul volto di Byakuya mentre correva verso sua sorella con una velocità che era disperazione, e chiedersi se lui aveva la stessa espressione mentre correva verso Aizen, che respirava sulle labbra di Momo.
La quinta era stata incontrare il sorriso di Ichimaru mentre l'uomo lo oltrepassava, dirigendosi verso Matsumoto, e ignorando completamente Hitsugaya stesso che cercava di arginare le lacrime di Momo e al contempo di evitare che le si avvicinasse alcun nemico [peccato che fosse troppo tardi, per quello.]
La sesta era stata vedere gli occhi di Momo quando lei gli disse che se Aizen-taicho fosse morto lei... se fosse morto lei non avrebbe più avuto ragione di... se fosse morto... Ma Hitsugaya se ne andò [fuggì] prima di sentire il resto della frase venire fuori da quelle labbra che erano ancora calde del respiro del traditore.
La settima era stata sentire il respiro di Matsumoto fermarsi quando Ichimaru aveva detto quelle semplici parole: vorrei che fossi tu, Rangiku.
Poi, Hitsugaya pensò, era stata una caduta libera verso la fine [Matsumoto che si avvicinava a lui, Matsumoto che lo uccideva con occhi che Hitsugaya pensò di non voler vedere mai, mai, mai più, Ichimaru che la baciava, sporcandola di sangue, Matsumoto che gli si inginocchiava di fianco, Ichimaru che cadeva, finalmente, cadeva, moriva, seppellendola sotto di lui e lì imprigionandola.]
E quindi Hitsugaya, dopo così tante morti, quando vide Matsumoto sfilare Shinsou dalle mani inermi, morte, di Ichimaru e portarselo al collo, sussurrando qualcosa che assomigliava paurosamente ad in un altra vita, Hitsugaya pensò che, se l'avesse permesso, non sarebbe stato più capace di vivere.
Se ancora lo era.
E quindi, corse.



10. Aizen Sousuke

La sua morte era stata, semplicemente, morte.

Avvolto dal fuoco di Yamamoto, con la spada nera di quel ragazzino, Kurosaki [chi l'avrebbe mai detto?], piantata nel petto, Aizen pensò al suo gioco, e alle sue pedine.
Guardò il sangue, e ascoltò le urla.
Aizen, avvolto dal fuoco e con la spada nera di Ichigo Kurosaki piantata nel petto, vide la battaglia finire intorno a lui, e, morendo, rise.







*Trying To Shut Lidless Eyes = Cercando di chiudere occhi senza palpebre. È una rielaborazione di una frase di The Waste Land capitolo II A Game Of Chess di T.S.Eliot.

Se siete ancora qui, i miei complimenti. Davvero.
Molto, molto, molto angst. Lascio a voi che fine abbiano fatto Rukia, Hinamori e Matsumoto.
Spero che si sia capito qual'è l'altro nome della follia di Ulquiorra, vero?

Ad ogni modo, ringrazio di cuore Alessandra, celiane4ever, Kaho_chan e AllegraRagazzaMorta per aver recensito When The Sky Fell Apart.
Vi amo <3

Helen




  
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