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Autore: _Kappa_    03/01/2014    0 recensioni
- Solo birra? Allora non è niente di grave, stavolta -
- Non voglio ubriacarmi - fece saltare il tappo alla bottiglia.
- Lo fai tutte le volte -
- Oggi non è "tutte le volte" -
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia è ispirata alla canzone “Face Down” dei Red Jumpsuit Apparatus, e spero che vi piaccia.
Buona lettura <3

 
*** 

“Di nuovo”.
Non servivano altre parole, ovviamente. Aveva già capito tutto.
“Dieci minuti” digitò. Inviò il messaggio, prese la giacca e usci.

*

Era seduta sul pavimento e fissava il vuoto. Indossava già il cappotto, la borsa accanto a se, e aspettava.
Il campanello suonò tre vote. Uscì senza una parola.
- Ciao -
- Sali -
Aprì la portiera, buttò dentro la borsa e salì in macchina senza nemmeno chiudere a chiave la porta.

*

Si sedette per terra, la schiena contro il cornicione di cemento. Anche lui si sedette, in silenzio.
- Mi piace un sacco qui -
- Lo so -
Lei  non rispose. Aprì la borsa e tirò fuori due birre.
- Solo birra? Allora non è niente di grave stavolta -
- Non voglio ubriacarmi -  fece saltare il tappo alla bottiglia.
- Lo fai tutte le volte -
- Oggi non è “tutte le volte” -
Lui non disse una parola. Si limitò a stappare la birra
- Cin cin - bevve un sorso.
- Parla - disse poi.
Lei non rispose. Fissò un punto indefinito del cielo. Era pomeriggio inoltrato, il sole cominciava a tramontare. Era il suo momento preferito. Dal loro tetto si vedeva tutta la città sotto la luce arancio del sole. E c’era silenzio, un silenzio che solo li potevi trovare.
Ci andavano sempre, da sempre.
Per tutti, era solo lo squallido tetto di un grattacielo, e in effetti un po’ squallido lo era. Però era anche l’unico posto dove non si sentiva giudicata.
Strinse il collo della bottiglia sospirando - Mi ha lasciata -
- Sai che novità. Perché, stavolta? -
- Abbiamo litigato -
- Mh -
- Avevo appena finito il turno al ristorante, mi sono fermata a prendergli le sigarette e sono tornata a casa. Lui mi aspettava. All’inizio andava tutto bene. Abbiamo pranzato, abbiamo guardato un po’ di tv e abbiamo fatto l’amore -
Lui strinse i pugni.
- Poi abbiamo cominciato a discutere. Voleva che uscissi con lui stasera. Gli ho detto che avevo un impegno, ma non mi ha dato retta. Ha detto che non se ne faceva niente di una ragazza così. Che sono la sua donna e che avrei fatto quello che diceva lui. -
- Posso dire che te l’avevo detto? -
- No -
- Ok -
Silenzio. Lui bevve ancora. Lei appoggiò a terra la bottiglia.
- Quante volte avete litigato così? -
- Quattro -
- E merita ancora un’altra possibilità, immagino -
- Lo amo -
- Stronzate -
Lei ebbe la decenza di non rispondere.
- Poi che è successo? -
- Poi ha detto che se non avevo intenzione di uscire con lui, lui non aveva più intenzione di stare con me -
Fece una pausa.
- Non gliel’ho data vinta, stavolta -
- E che gli hai risposto? -
- Che è un egoista, e che se non voleva più stare con me, a me stava benissimo -
- Non lo pensavi -
- No, infatti - tremava - E poi .. -
Lentamente, scostò dal viso i capelli. Nonostante si fosse data da fare per coprirlo come poteva col fondotinta, sotto l’occhio destro era chiaramente visibile un livido violaceo.
Lui non reagì subito. Si limitò a serrare i pugni senza guardarla in faccia.
- Che figlio di puttana. Che gran figlio di puttana. Cristo - aveva la voce alterata dalla rabbia repressa.
Lei non fece commenti.
- Giuro che se lo trovo per strada lo ammazzo -
- Non puoi -
- Posso eccome -
Lo guardò.
Lui invece non la guardava. Cercava solo di non esplodere.
- Ti prego, non ti mettere in mezzo - disse in un soffio
- Non sono io che devo mettermi in mezzo, sei tu che te ne dovresti tirare fuori. Perché stai con lui? Perché ? -
- Ma io lo amo - provò a difendersi debolmente.
- Non mi rifilare stronzate. NON MI RIFILARE STRONZATE! -
Stava urlando. Scaraventò la bottiglia vuota contro il cornicione, dove si infranse. Poi scattò in piedi e si girò per guardarla negli occhi.
- Non venirmi a dire che lo ami, sappiamo entrambi che non è vero. Perché ti ostini a stare con lui? Perché, porca troia?!? - aggiunse quando lei non gli rispose.
Ma la ragazza rimaneva impassibile, limitandosi a lanciargli occhiate assassine.
Poi si alzò, in silenzio, lo sguardo carico d’odio. Non arrivava nemmeno lontanamente alla sua altezza, ma faceva paura comunque.
- Senti un po’ - sibilò - Tu non ti devi permettere di trattarmi in questo modo. Che ne sai tu dei miei sentimenti? Che cazzo vuoi saperne tu?!? -
- Sai che non lo ami -
- SMETTILA! - urlava, totalmente fuori controllo. - Tu non ne sai niente. NIENTE. Io amo quel ragazzo, e questo è quanto! Può essere bastardo quanto vuoi, ma non cambia le cose. SONO STATA CHIARA?!? -
- STRONZATE!! - Ripeté per l’ennesima volta - Non lo ami, e non l’hai mai amato. TU AMI ME, PORCA TROIA! -
Lei continuò a guardarlo, tremante di rabbia. Poi gli afferrò la testa e lo baciò.
Lui rimase immobile per un attimo, totalmente spiazzato, poi la prese forte per i fianchi e rispose baciandola con violenza. Era pieno di rabbia. La odiava, la odiava!
Si era aggrappata con forza alle spalle di lui e teneva gli occhi serrati. Sentiva le sue mai sulla schiena, che la tenevano inchiodata contro di lui.
Poi lui smise di baciarla e si fece serio.
- Lo lascerai perdere? -
- Si -
- Davvero? -
- Si -
- Ti amo -
- Stai zitto -
E riprese a baciarlo.
 
 
 
 
SPAZIO ME:
Buongiorno popolo.
Dunque, questa  cosa mi è venuta fuori a caso, perché si.
Perdonatemi.
E se volete recensire, sarò felice u.u
Addio <3
_Kappa_
  
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