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Autore: OperationFailed    04/01/2014    3 recensioni
Guardando Sherlock e John, Mycroft si rende conto che il suo motto "Carin is not an advantage" non è sempre vero.
[Lotteria di Natale]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essere pioggia ed essere ombrello

Prompt: Guardando Sherlock e John, Mycroft pensa che il suo motto carin is not an advantage non è sempre vero.

 

Lo aveva pensato la prima volta che aveva visto i loro volti incorniciati in uno schermo collegato alle CCTV della città. Sherlock Holmes e il dottor Watson. Forse, curarsene non è poi così male. Suo fratello sembrava ora fare più attenzione all'ordine delle sue parole; formulava frasi in modo da accompagnare il dottore per mano nella scoperta verso la risposta giusta, invece che spiattellare tutto subito dando dell'idiota a destra e manca. Il dottore si lasciava sempre condurre, come un bambino che il papà mette di fronte al tramonto e che esclama puntualmente “il tramonto!”. E Sherlock, come il padre che sente il cuore riempirsi d'orgoglio, accennava un sorriso.

Lo aveva ripensato quando Moriarty si era annoiato talmente tanto da mettere in scena uno spettacolo pirotecnico per tutta Londra, preparando per il gran finale un cappotto di semtex da regalare a John Watson. Forse, tenerci non è poi così dannoso. Certo è un rischio, è lanciarsi nel vuoto e non sapere se il paracadute si aprirà o no, ma poteva leggere sulle labbra e sulle mani di suo fratello che forse, dopotutto, il gioco valeva la candela.

La verità è che Mycroft sapeva di essere, nella vita di suo fratello, la pioggia e l'ombrello. C'era sempre stata competizione tra loro, ma quando strettamente indispensabile c'era stata anche complicità. Aveva sperimentato egli stesso che le emozioni sono mortali, perché vibrazioni infinite rinchiuse in gesti finiti – nessuna meraviglia che le emozioni possano far crollare, uccidere e ricostruire nello spazio di un sorriso. Dopo aver venduto la vita di suo fratello per le informazioni di Moriarty, Mycroft aveva sentito un alito freddo sul collo. Era la sensazione di aver sbagliato, e nell'occasione peggiore di tutte. C'è chi si nasconde in una chitarra e canta canzoni a chi non conosce. C'è chi si nasconde in un paio di cosce e chi si fa solo i fatti suoi. C'è un uomo nascosto in ognuno di noi*. Anche in Mycroft, anche in Sherlock. Eppure non riusciva più a pensare che tenerci fosse uno svantaggio. Come poteva esserlo quando John, curandosene, aveva curato Sherlock? Sherlock che aveva passato anni in fuga, soffrendo talvolta la fame, eliminando persone come fossero state virgole fuori posto in una frase. Tutto per assicurare un futuro a quegli amici che, sul punto di perdere, aveva scoperto di avere.

Se John non ci avesse tenuto, Sherlock sarebbe stato probabilmente in galera, in un ospedale psichiatrico, o in rehab.

Se Sherlock non ci avesse tenuto, John sarebbe morto con il proiettile di un cecchino in mezzo alla fronte, o avrebbe sposato una donna bella e triste, o si sarebbe ucciso.

Per fortuna, o caso, o qualsiasi cosa sia, i due si erano incontrati e non si erano detestati a morte. Per fortuna, o caso, o qualsiasi cosa sia, si erano in qualche modo insegnati a vicenda che un ubriaco lascia sempre tracce chiarissime e che un'emozione non è sempre dannosa.

Sotto quella pioggerella fina che sapeva di ruggine, Mycroft pensava che, dopotutto, quello era il turno di Sherlock. Era suo fratello, ora, in piedi accanto al dottore e di fronte alla bara di una donna bella e triste, a doversene curare, a dover curare John. Non sembrava così terribile. Doloroso, un po' una perdita di tempo, un po' un sacrificio alla concentrazione, ma pur sempre sopportabile.

Ora, davanti alla bara della signorina Morstan e alle lacrime di un dottore che per una volta sarebbe stato curato invece di curare, Mycroft pensava che tutto sommato interessarsi alle persone giuste non portava svantaggi. John si era interessato a suo fratello, sempre, incessantemente, con la costanza degli stupidi e la perseveranza dei pazzi. Eppure, con la pazzia come uscita di sicurezza, il dottore aveva curato e si era curato, e aveva insegnato a Sherlock che bisogna lasciarsi curare, essere pioggia ed essere ombrello.

 

 


*Un uomo nascosto, Claudio Lolli

La storia in questione mi è stata ispirata dal magnifico prompt di Monica, che spero abbia apprezzato, ma ancor di più questa fanfiction nasce dalla peculiarità del verbo inglese “to care”. E' praticamente intraducibile in una maniera decente. Può significare fregarsene, interessarsi, badare a, tenere d'occhio, e un buon numero di altre cose. Tra tutte le traduzioni, io ho scelto curarsene, perché nella sua forma non riflessiva diventa curare, che alla fine è solo un altro modo di avere interesse per qualcuno o per qualcosa. Sherlock e John si sono curati e completati a vicenda, essendo l'uno la medicina dell'altro, ed è questo aspetto del loro rapporto che ho voluto evidenziare in questa mia storia.

Concludo facendo tantissimi auguri a Monica e a tutto il TCATH, che mi ha sempre fatto sentire parte della famiglia nonostante la mia presenza altalenante, e che con questa Lotteria di Natale mi ha spronato a riprendere virtualmente la penna in mano e a scrivere per questo meraviglioso fandom. 

   
 
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