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Autore: Eryca    04/01/2014    4 recensioni
Ogni anno avviene così.
Ogni anno le loro mani tentano disperatamente di intrecciarsi, lui la cerca senza darsi tregua e lei piange consapevole che non potrà mai scorgere il suo caldo viso primaverile.
Perché tutti sanno che Lei e Lui vivono l’una dell’altra, senza poter davvero vivere l’una dell’altra.
Ogni anno si amano e non si possono amare.

**
Il primo fiocco di neve dell'anno porta con sè Lei, l'Inverno.
Il primo fiore dell'anno, che spunta dalla neve, porta con sè Lui, la Primavera.
Loro, opposti.
Loro, divisi.
Loro, legati.
Un amore che potrà consumarsi grazie al Tempo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Frost Flower

 

*



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Scende lento, soffice più di una piuma. Aggraziato e quasi inconsistente, il primo fiocco di neve dell’anno galleggia nell’aria, lasciandosi trasportare dal gelido vento invernale. Eccolo che si sposta verso sinistra, ora invece vira a destra. Fa una giravolta, come se danzasse, mentre plana indisturbato sopra un ruscello ghiacciato. La natura è secca e spoglia, smaniosa del suo arrivo. Un cervo lo vede arrivare e alza la testa, per poi abbassare le corna, quasi si stesse inchinando.

Il vento prende ad ululare, inneggiando quel fiocco di neve che porta con garbo, mentre la popolazione del bosco attende il momento. Ma non arriva, perché quella fredda brezza lo tiene ancora un po’ per sé, se lo porta in giro per la foresta, facendolo volare sopra gli alti pini, le rocce e seguendo quella lingua di ghiaccio che è divenuto il torrente. Vola, il piccolo fiocco di neve, lasciandosi cullare da quel vento geloso. Gli alberi prendono a frusciare insistentemente, le montagne a tremare e gli orsi a ruggire: tutti lo stanno chiedendo, tutti lo vogliono. E allora per il vento non c’è più scampo, deve donare quel suo amore a tutta la natura. Smette di correre, la brezza, e dolcemente – così, come lo schiocco di un bacio – posa il fiocco di neve a terra.

Silenzio. Il bosco è in attesa. Nessuno parla, nessuno si muove. Silenzio.

È questione di un attimo, succede che il fiocco tocca il terreno fangoso ed implode, svanendo, sparendo, proprio per magia, perché è questo ciò che avviene, una vera e propria magia: un secondo prima c’è il fiocco, il secondo dopo c’è lei.

Lei con la sua pelle candida, lei con la sua criniera del colore della neve, lei con i suoi occhi di ghiaccio. Lei che porta con sé la prima, maestosa tormenta di neve.

È sempre il primo fiocco di neve dell’anno che genera lei, dolce e candida come la neve, pura e fresca come il vento di Gennaio, limpida come il ghiaccio. Lei, che porta con sé l’Inverno.

Con il suo arrivo il paesaggio si colora di bianco, gli alberi si lasciano spruzzare di neve, gli animali si ritirano nelle tane. E il vento canta, canta il suo arrivo. Per mesi, lei resta l’indiscussa Regina della natura, portando il suo nome in ogni dove: prepara le montagne per far sì che gli uomini possano sciare, ghiaccia i laghi per permettere di pattinare, fa nevicare sui tetti e sulle strade.

La natura la guarda incantato, lei così bella da sembrare irreale, aggraziata come il fiocco di neve da cui è nata. La si vede danzare sul ghiaccio, una visione incantata, mentre il suo corpo nudo resta alla mercé del mondo intero. Lei, così irreale, così intoccabile, non copre la sua pelle con abiti, ma resta spoglia e vergine come il fiocco di neve l’ha creata. E sono mille, gli occhi che la guardano con bramosia, senza che lei lo possa sospettare. Come può saperlo, lei, che danza indisturbata sul torrente ghiacciato? Come può sapere che la sua carne scoperta attrae ogni essere vivente? No, lei non lo sa, ed è per questo che continua a camminare nuda, senza mai coprirsi. Intoccabile, ecco com’è la Principessa d’Inverno. Occhi che guardano, mani che non toccano. E lei rimane così, per mesi interi, portando freddo e ballando sulla neve.

Finché non arriva lui.

Perché, quando dalla neve, con estremo sforzo e coraggio, spunta il primo fiore dell’anno, nasce lui. Alto e muscoloso, forte e vivace, punta il suo piede sul ghiaccio, sciogliendolo lentamente.

È così che va, ogni anno: l’incantevole ballerina di neve svanisce non appena appare il Re della Primavera, con la sua pelle abbronzata.

Quando arriva uno, l’altro scompare.

Intoccabili. Inafferrabili. Nessuno li ha mai visti insieme, non posso coesistere. La Primavera si fa spazio tra la neve, scacciando l’Inverno, che si ritira fino all’anno successivo. Eppure, ogni stagione, lui gira la sua testa a destra e a sinistra, cerca disperato, corre per ore, fruga in ogni dove sperando di trovarla, di poterla vedere per un solo istante. E allora è il bosco che deve consolarlo, rigenerandosi per lui, facendosi spuntare le foglie, mandando via il ghiaccio e regalandogli centinaia di splendidi fiori colorati. Solo a quel punto, lui alzerà la testa e sorriderà rinsavito, facendo così risplendere il sole.

Ogni anno avviene così.

Ogni anno le loro mani tentano disperatamente di intrecciarsi, lui la cerca senza darsi tregua e lei piange consapevole che non potrà mai scorgere il suo caldo viso primaverile.

Perché tutti sanno che Lei e Lui vivono l’una dell’altra, senza poter davvero vivere l’una dell’altra.

Ogni anno si amano e non si possono amare.

 

 

Lo sente.

Smette di danzare, Lei. Rizza le orecchie, cercando di udire un rumore in mezzo a quel silenzio invernale. Nulla. Eppure lo sente. Sente nel suo cuore quella sensazione di rinascita, di speranza, quella che la riempie ogni anno. Sta arrivando, lo sa, e non può fare a meno di sorridere felice. Ma dura poco, quella gioia, consapevole che anche quest’anno non potrà vederlo sorgere dal primo fiore, non potrà assaporare l’odore del polline, non potrà vedere l’erba crescere. Anche quest’anno, non potrà guardare in quegli occhi smeraldini.

Si prepara a morire di nuovo, Lei.

E allora chiude gli occhi, lascia andare la testa all’indietro e apre le braccia, pronta ad andarsene sapendo che Lui arriverà. E sente la Primavera. Non importa se non la vedrà mai, se non la toccherà mai, la sente nascere nel suo cuore quando lui è vicino.

E sente che il fiore sta nascendo – il suo cuore è più debole – , sta combattendo contro la neve – il sangue scorre lento, lentissimo –, ha delle radici forti – la vista le si appanna –, è forte, il fiorellino, sta salendo in superficie – e lei muore, lo sente, sta morendo...

E lui nasce.

Nasce e la prima cosa che fa non appena il suo cuore palpita è di rizzare le orecchie, ascoltare se lei è ancora viva. C’è ancora speranza, c’è ancora un battito, lo sente quel piccolo cuore gelido battere flebilmente. Corre, Lui. Corre come mai prima d’allora e spera, lo sa che non ce la farà, ma spera comunque, perché non si può mai smettere di sperare, come si può? E allora corre. Corre contro il naturale circolo della vita. Corre contro il tempo.

Ma il Tempo, questa volta, urla. «Basta!» E tutto si ferma. La sua voce tonante, immensa, eterna ha sovrastato ogni cosa, ogni speranza, ogni dolore. Sta sopra tutti, il Tempo. E se parla, lo si ascolta.

Il Re della Primavera è incapace di muoversi, così come ogni altra cosa attorno a lui: tutto è momentaneamente in arresto, per volere del Magnifico.

«Non è la prima volta che osi sfidarmi, Signore della Stagione Fiorente.»

Alza la testa, Lui, cercando di vedere il Tempo, nonostante sappia che è inconsistente, astratto. Impossibile vederlo, impossibile non sentirlo. Il Tempo non è visibile ai nostri occhi, eppure tutti ne siamo vittime. Lui scorre e nessuno può fermarlo, nessuno può sfuggire allo scorrere dei minuti, Lui lo sa bene. Oh, diamine! Non c’è nessuno che sa meglio di Lui quanto il Tempo sia capriccioso.

«Tu e la Grande Regina dei Tempi Gelidi tentate di ostacolarmi da troppo tempo, ormai. Vi vedo correre, dannarvi per sconfiggermi, ma non capisco per quale motivo. La durata dei vostri regnami è stata prefissata all’origine del mondo e dovrebbe esservi ben chiara. Ora parla, Sovrano della Primavera e dimmi perché vi opponete a me.»

Prende un respiro, Lui. L’aria che entra nei suoi polmoni è così fresca che lo fa sentire vivo, vivo come mai lo era stato prima. E allora capisce: Lei è ancora viva. Il Tempo si è fermato, ha smesso di passare e lei non è ancora morta, ferma esattamente come lui. Chiude gli occhi, lascia che la sensazione del freddo di Lei entri nel suo corpo. La sente, lì con lui. Lascia che un sorriso gli attraversi il volto e sa che anche lei lo sta facendo, che anche lei lo sta sentendo dentro di lei, che per una volta, almeno una volta, si stanno sentendo.

«Per sentirci.»

Non è la voce del Signore della Primavera quella che risponde al Tempo, ma la sua. È una voce fragile e acuta, proprio come il ghiaccio, così sottile che quasi non la si riesce ad udire. Si lascia invadere da quel suono dolcissimo, Lui e pensa che era proprio così che aveva immaginato la voce di Lei. Non poteva che essere una voce cristallina.

Il Tempo non si muove ancora, resta fermo e con lui tutto il mondo. Lui e Lei attendono, per la prima volta davvero speranzosi. Perché per adesso va bene così, va bene sentirsi finché possono. E il Tempo non può ripartire, non adesso che si stanno assaporando.

«Sentirvi?» domanda allora la voce tuonante, la confusione nelle sue parole, come se non capisse per quale strambo motivo il ghiaccio volesse sentire il calore e il calore volesse sentire il ghiaccio.

Dove c’è freddo non c’è il tiepido, dove c’è tiepido non c’è il freddo: così è e così dovrà essere.

Eppure Lui la sta sentendo e ne gode.

Eppure Lei lo sta sentendo e ne gode.

«Voglio sentire la freschezza toccare la mia pelle.»

Dolce, dolce freschezza.

«E io voglio sentire il calore sulle mie guance.»

Dolce, dolce calore.

Il Tempo fa uno sforzo e li osserva, allora. Li osserva e vede un Calore che ha bisogno di una rinfrescata e di un Freddo smanioso di essere un po’ riscaldato. Non riesce a capire, il Signore dell’Eterno. Non riesce a capire come abbia fatto a non accorgersi di questo cambiamento, di come abbia potuto continuare a scorrere senza rendersi conto di ciò che stava succedendo.

E allora capisce. Capisce che ogni calore ha il suo freddo e ogni freddo ha il suo calore, così come ogni buio ha la sua luce e ogni luce ha il suo buio, ogni giorno ha la sua notte e ogni notte ha il suo giorno. Non può che essere così.

Non dice nulla, il Tempo. Non parla. Ma prima di riprendere a scorrere imperterrito, decide di modificare il suo corso.

E regala loro un po’ di sé.

 

 

 

È tornato a scorrere, il Tempo, Lei lo sente. Sente sulla sua pelle gli attimi che passano, gli alberi che vengono scossi dal vento, Lui che sorge. Il Tempo passa, è evidente. Eppure lei non muore, rimane lì, viva, non appassisce, non scompare. Si tocca il corpo, in cerca dei segni della sua disfatta, ma non li trova. È viva. È viva per davvero e sente Lui sempre più vicino, sente il rumore dei suoi passi mentre corre verso di lei. E allora prende a correre anche lei, verso di lui, verso di lui, perché non c’è altro posto in cui dovrebbe andare. Corre sulla distesa di neve e lo vede in lontananza, completamente circondato di verde. Dove c’è lei, neve. Dov’è c’è lui, erba. Si guardano così, distanti, divisi da quei due paesaggi che si portano dietro. Lo vede ridere. E allora non si trattiene più: elimina lo spazio che rimane tra di loro e si getta in quelle braccia muscolose, si lascia stringere dal calore del suo corpo, che la avvolge, la avvolge e lei si sente viva. Lui le carezza una guancia, mentre Lei guarda affascinata in quegli occhi verde smeraldo.

E finalmente

la bacia.

Così non esiste più caldo e freddo, ma un mélange dei due: una tiepida frescura, un fresco calore. Non esiste distanza, non esiste differenza. Esiste solo la bocca di Lui sulla sua, le loro lingue che si intrecciano e danzano, danzano. E la natura non può credere che ci sia qualcuno che osa violare il corpo di Lei, così pura e così casta. Ma a lui non importa, non importa nulla se non fondersi con Lei, se non toccarla e sentirla, sentire quella freschezza che gli dà brio. E la bacia e si lascia baciare.

Le mani di Lei sono fra suoi capelli, lunghi dredlock castani, mentre la bocca dell’uomo le vezzeggia il collo, per poi scendere più in basso, verso il seno, dove si ferma. Inarca la schiena, la Regina dell’Inverno, quando la bocca di lui si richiude attorno al suo capezzolo. Lascia che lui la sdrai sul terreno, che è coperto di neve e fiori, in uno spettacolo incredibile, mai visto prima. Tutto è così: ghiaccio ed erba, neve e fiori, piante e brina. In mezzo, loro due, abbracciati.

Le gambe di lei sono attorno ai suoi fianchi, mentre la bocca di lui scende sempre più in basso, baciando ogni lembo di quella pelle candida. Il piacere è nell’aria, lo sente Lui, lo sente Lei, che si lasciano sopraffare da quella sensazione carnale e spontanea, attesa così a lungo. E non c’è nulla se non loro, quando Lei geme, non appena la lingua di Lui le lambisce il sesso. Si lasciano trasportare da quell’amore, incuranti del mondo, grati al Tempo.

Occhi negli occhi, quando lui entra in Lei, fondendo completamente il calore al gelo, unendo quell’amore impossibile. Nulla ha più importanza, se non la sensazione che creano insieme, quel connubio perfetto tra le loro essenze, dimenticandosi di tutto se non del loro amore.

Perché non esiste caldo senza freddo, né freddo senza caldo.

Così era, così è e così sempre sarà.

 

 

*

 

Uscite di casa, quando sentite che l’Inverno sta svanendo e il tempo della Primavera sta arrivando. Aprite la porta e fiondatevi in giardino. Guardate i fiori nascere nella neve, assaporate quella fusione perfetta delle stagioni, quel sussistere insieme, nonostante le differenze. Lo vedete?

Assaporatelo. Chiudete gli occhi. Durerà solo per poco tempo, poi l’Inverno se ne andrà definitivamente, lasciando il posto alla Primavera.

Ma assaporatelo, quel breve lasso di tempo: sono gli attimi in cui Lui e Lei possono stringersi.

E da qualche parte, mentre il fiore nasce dalla neve, Loro si stanno amando.

 

 

 

 

Fine.

 

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Eryca’s Corner

...
Da dove iniziare?
Bene. Dopo aver visto “Le 5 Leggende” (adoro quel cartone animato, diamine!) mi è venuta l’ispirazione per questa… che non so precisamente cosa sia. Però è arrivata. E quando arriva non posso non acciuffarla!
Quindi... Direi che la faccio finita con i miei sproloqui inutili e ringrazio chiunque abbia letto questa semi-favola. E faccio anche l’elemosina, va’: mi lasciate un commentino? (ma ino-ino)

Grazie ad aniasolary che ha letto e betato la storia.

Una nevicata di baci,
La vostra Eryca.

   
 
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