Frost Flower
*
Scende lento,
soffice più di una piuma. Aggraziato e quasi
inconsistente, il primo fiocco di neve dell’anno galleggia
nell’aria,
lasciandosi trasportare dal gelido vento invernale. Eccolo che si
sposta verso
sinistra, ora invece vira a destra. Fa una giravolta, come se danzasse,
mentre
plana indisturbato sopra un ruscello ghiacciato. La natura è
secca e spoglia,
smaniosa del suo arrivo. Un cervo lo vede arrivare e alza la testa, per
poi
abbassare le corna, quasi si stesse inchinando.
Il vento prende
ad ululare, inneggiando quel fiocco di neve che porta con garbo, mentre
la
popolazione del bosco attende il momento. Ma non arriva,
perché quella fredda
brezza lo tiene ancora un po’ per sé, se lo porta
in giro per la foresta,
facendolo volare sopra gli alti pini, le rocce e seguendo quella lingua
di
ghiaccio che è divenuto il torrente. Vola, il piccolo fiocco
di neve,
lasciandosi cullare da quel vento geloso. Gli alberi prendono a
frusciare
insistentemente, le montagne a tremare e gli orsi a ruggire: tutti lo
stanno
chiedendo, tutti lo vogliono. E allora per il vento non
c’è più scampo, deve
donare quel suo amore a tutta la natura. Smette di correre, la brezza,
e
dolcemente – così, come lo schiocco di un bacio
– posa il fiocco di neve a
terra.
Silenzio. Il
bosco è in attesa. Nessuno parla, nessuno si muove.
Silenzio.
È
questione di un
attimo, succede che il fiocco tocca il terreno fangoso ed implode,
svanendo,
sparendo, proprio per magia, perché è questo
ciò che avviene, una vera e
propria magia: un secondo prima c’è il fiocco, il
secondo dopo c’è lei.
Lei
con la sua pelle
candida, lei
con la sua criniera del colore della neve, lei
con i suoi occhi di ghiaccio. Lei che
porta con sé la prima, maestosa tormenta di neve.
È
sempre il primo
fiocco di neve dell’anno che genera lei, dolce e candida come
la neve, pura e fresca
come il vento di Gennaio, limpida come il ghiaccio. Lei, che porta con
sé
l’Inverno.
Con il suo
arrivo
il paesaggio si colora di bianco, gli alberi si lasciano spruzzare di
neve, gli
animali si ritirano nelle tane. E il vento canta, canta il suo arrivo.
Per mesi,
lei resta l’indiscussa Regina della natura, portando il suo
nome in ogni dove:
prepara le montagne per far sì che gli uomini possano
sciare, ghiaccia i laghi
per permettere di pattinare, fa nevicare sui tetti e sulle strade.
La natura la
guarda
incantato, lei così bella da sembrare irreale, aggraziata
come il fiocco di
neve da cui è nata. La si vede danzare sul ghiaccio, una
visione incantata,
mentre il suo corpo nudo resta alla mercé del mondo intero.
Lei, così irreale,
così intoccabile, non copre la sua pelle con abiti, ma resta
spoglia e vergine
come il fiocco di neve l’ha creata. E sono mille, gli occhi
che la guardano con
bramosia, senza che lei lo possa sospettare. Come può
saperlo, lei, che danza
indisturbata sul torrente ghiacciato? Come può sapere che la
sua carne scoperta
attrae ogni essere vivente? No, lei non lo sa, ed è per
questo che continua a
camminare nuda, senza mai coprirsi. Intoccabile, ecco
com’è la Principessa
d’Inverno. Occhi che guardano, mani che non toccano. E lei
rimane così, per
mesi interi, portando freddo e ballando sulla neve.
Finché
non arriva
lui.
Perché,
quando
dalla neve, con estremo sforzo e coraggio, spunta il primo fiore
dell’anno, nasce
lui. Alto e muscoloso, forte e
vivace, punta il suo piede sul ghiaccio, sciogliendolo lentamente.
È
così che va,
ogni anno: l’incantevole ballerina di neve svanisce non
appena appare il Re
della Primavera, con la sua pelle abbronzata.
Quando arriva
uno, l’altro scompare.
Intoccabili.
Inafferrabili. Nessuno li ha mai visti insieme, non posso coesistere.
La
Primavera si fa spazio tra la neve, scacciando l’Inverno, che
si ritira fino
all’anno successivo. Eppure, ogni stagione, lui
gira la sua testa a destra e a sinistra, cerca disperato, corre per
ore, fruga
in ogni dove sperando di trovarla, di poterla vedere per un solo
istante. E
allora è il bosco che deve consolarlo, rigenerandosi per
lui, facendosi
spuntare le foglie, mandando via il ghiaccio e regalandogli centinaia
di
splendidi fiori colorati. Solo a quel punto, lui alzerà la
testa e sorriderà
rinsavito, facendo così risplendere il sole.
Ogni anno
avviene
così.
Ogni anno le
loro
mani tentano disperatamente di intrecciarsi, lui la cerca senza darsi
tregua e
lei piange consapevole che non potrà mai scorgere il suo
caldo viso
primaverile.
Perché
tutti
sanno che Lei e Lui
vivono l’una dell’altra, senza poter
davvero vivere l’una
dell’altra.
Ogni anno si
amano e non si possono amare.
Lo sente.
Smette di
danzare, Lei. Rizza le orecchie, cercando di udire un rumore in mezzo a
quel
silenzio invernale. Nulla. Eppure lo sente. Sente nel suo cuore quella
sensazione di rinascita, di speranza, quella che la riempie ogni anno.
Sta
arrivando, lo sa, e non può fare a meno di sorridere felice.
Ma dura poco,
quella gioia, consapevole che anche quest’anno non
potrà vederlo sorgere dal
primo fiore, non potrà assaporare l’odore del
polline, non potrà vedere l’erba
crescere. Anche quest’anno, non potrà guardare in
quegli occhi smeraldini.
Si prepara a
morire di nuovo, Lei.
E allora chiude
gli occhi, lascia andare la testa all’indietro e apre le
braccia, pronta ad
andarsene sapendo che Lui arriverà. E sente la Primavera.
Non importa se non la
vedrà mai, se non la toccherà mai, la sente
nascere nel suo cuore quando lui è
vicino.
E sente che il
fiore sta nascendo – il suo cuore
è più
debole – , sta combattendo contro la neve
– il sangue scorre lento, lentissimo
–, ha delle radici forti – la
vista le si appanna –, è forte, il
fiorellino, sta salendo in superficie – e
lei muore, lo sente, sta morendo...
E lui nasce.
Nasce e la prima
cosa che fa non appena il suo cuore palpita è di rizzare le
orecchie, ascoltare
se lei è ancora viva. C’è ancora
speranza, c’è ancora un battito, lo sente quel
piccolo cuore gelido battere flebilmente. Corre, Lui. Corre come mai
prima
d’allora e spera, lo sa che non ce la farà, ma
spera comunque, perché non si
può mai smettere di sperare, come si può? E
allora corre. Corre contro il
naturale circolo della vita. Corre contro il tempo.
Ma il Tempo,
questa volta, urla. «Basta!» E tutto si ferma. La
sua voce tonante, immensa,
eterna ha sovrastato ogni cosa, ogni speranza, ogni dolore. Sta sopra
tutti, il
Tempo. E se parla, lo si ascolta.
Il Re della
Primavera è incapace di muoversi, così come ogni
altra cosa attorno a lui:
tutto è momentaneamente in arresto, per volere del
Magnifico.
«Non
è la prima
volta che osi sfidarmi, Signore della Stagione Fiorente.»
Alza la testa,
Lui, cercando di vedere il Tempo, nonostante sappia che è
inconsistente,
astratto. Impossibile vederlo, impossibile non sentirlo. Il Tempo non
è
visibile ai nostri occhi, eppure tutti ne siamo vittime. Lui scorre e
nessuno
può fermarlo, nessuno può sfuggire allo scorrere
dei minuti, Lui lo sa bene.
Oh, diamine! Non c’è nessuno che sa meglio di Lui
quanto il Tempo sia
capriccioso.
«Tu e
la Grande
Regina dei Tempi Gelidi tentate di ostacolarmi da troppo tempo, ormai.
Vi vedo
correre, dannarvi per sconfiggermi, ma non capisco per quale motivo. La
durata
dei vostri regnami è stata prefissata all’origine
del mondo e dovrebbe esservi
ben chiara. Ora parla, Sovrano della Primavera e dimmi
perché vi opponete a
me.»
Prende un
respiro, Lui. L’aria che entra nei suoi polmoni è
così fresca che lo fa sentire
vivo, vivo come mai lo era stato prima. E allora capisce: Lei
è ancora viva. Il
Tempo si è fermato, ha smesso di passare e lei non
è ancora morta, ferma
esattamente come lui. Chiude gli occhi, lascia che la sensazione del
freddo di
Lei entri nel suo corpo. La sente, lì con lui. Lascia che un
sorriso gli
attraversi il volto e sa che anche lei lo sta facendo, che anche lei lo
sta
sentendo dentro di lei, che per una volta, almeno una volta, si stanno
sentendo.
«Per
sentirci.»
Non è
la voce del
Signore della Primavera quella che risponde al Tempo, ma la sua. È una voce fragile e
acuta, proprio
come il ghiaccio, così sottile che quasi non la si riesce ad
udire. Si lascia invadere
da quel suono dolcissimo, Lui e pensa che era proprio così
che aveva immaginato
la voce di Lei. Non poteva che essere una voce cristallina.
Il Tempo non si
muove ancora, resta fermo e con lui tutto il mondo. Lui e Lei
attendono, per la
prima volta davvero speranzosi. Perché per adesso va bene
così, va bene
sentirsi finché possono. E il Tempo non può
ripartire, non adesso che si stanno
assaporando.
«Sentirvi?»
domanda allora la voce tuonante, la confusione nelle sue parole, come
se non
capisse per quale strambo motivo il ghiaccio volesse sentire il calore
e il
calore volesse sentire il ghiaccio.
Dove
c’è freddo
non c’è il tiepido, dove c’è
tiepido non c’è il freddo: così
è e così dovrà
essere.
Eppure Lui la
sta
sentendo e ne gode.
Eppure Lei lo
sta
sentendo e ne gode.
«Voglio
sentire
la freschezza toccare la mia pelle.»
Dolce,
dolce freschezza.
«E io
voglio
sentire il calore sulle mie guance.»
Dolce,
dolce calore.
Il Tempo fa uno
sforzo e li osserva, allora. Li osserva e vede un Calore che ha bisogno
di una
rinfrescata e di un Freddo smanioso di essere un po’
riscaldato. Non riesce a
capire, il Signore dell’Eterno. Non riesce a capire come
abbia fatto a non
accorgersi di questo cambiamento, di come abbia potuto continuare a
scorrere
senza rendersi conto di ciò che stava succedendo.
E allora
capisce.
Capisce che ogni calore ha il suo freddo e ogni freddo ha il suo
calore, così
come ogni buio ha la sua luce e ogni luce ha il suo buio, ogni giorno
ha la sua
notte e ogni notte ha il suo giorno. Non può che essere
così.
Non dice nulla,
il Tempo. Non parla. Ma prima di riprendere a scorrere imperterrito,
decide di
modificare il suo corso.
E regala loro un
po’ di sé.
È tornato a
scorrere, il Tempo, Lei lo sente. Sente sulla sua pelle
gli attimi che passano, gli alberi che vengono scossi dal vento, Lui
che sorge.
Il Tempo passa, è evidente. Eppure lei non muore, rimane
lì, viva, non
appassisce, non scompare. Si tocca il corpo, in cerca dei segni della
sua
disfatta, ma non li trova. È viva. È viva per
davvero e sente Lui sempre più
vicino, sente il rumore dei suoi passi mentre corre verso di lei. E
allora
prende a correre anche lei, verso di lui, verso di lui,
perché non c’è altro
posto in cui dovrebbe andare. Corre sulla distesa di neve e lo vede in
lontananza,
completamente circondato di verde. Dove c’è lei,
neve. Dov’è c’è lui, erba. Si
guardano così, distanti, divisi da quei due paesaggi che si
portano dietro. Lo
vede ridere. E allora non si trattiene più: elimina lo
spazio che rimane tra di
loro e si getta in quelle braccia muscolose, si lascia stringere dal
calore del
suo corpo, che la avvolge, la avvolge e lei si sente viva.
Lui le carezza una guancia, mentre Lei guarda affascinata in
quegli occhi verde smeraldo.
E finalmente
la bacia.
Così
non esiste
più caldo e freddo, ma un mélange dei due: una
tiepida frescura, un fresco
calore. Non esiste distanza, non esiste differenza. Esiste solo la
bocca di Lui
sulla sua, le loro lingue che si intrecciano e danzano, danzano. E la
natura
non può credere che ci sia qualcuno che osa violare il corpo
di Lei, così pura
e così casta. Ma a lui non importa, non importa nulla se non
fondersi con Lei,
se non toccarla e sentirla, sentire quella freschezza che gli
dà brio. E la
bacia e si lascia baciare.
Le mani di Lei
sono fra suoi capelli, lunghi dredlock castani, mentre la bocca
dell’uomo le
vezzeggia il collo, per poi scendere più in basso, verso il
seno, dove si
ferma. Inarca la schiena, la Regina dell’Inverno, quando la
bocca di lui si
richiude attorno al suo capezzolo. Lascia che lui la sdrai sul terreno,
che è
coperto di neve e fiori, in uno spettacolo incredibile, mai visto
prima. Tutto
è così: ghiaccio ed erba, neve e fiori, piante e
brina. In mezzo, loro due,
abbracciati.
Le gambe di lei
sono attorno ai suoi fianchi, mentre la bocca di lui scende sempre
più in
basso, baciando ogni lembo di quella pelle candida. Il piacere
è nell’aria, lo
sente Lui, lo sente Lei, che si lasciano sopraffare da quella
sensazione
carnale e spontanea, attesa così a lungo. E non
c’è nulla se non loro, quando
Lei geme, non appena la lingua di Lui le lambisce il sesso. Si lasciano
trasportare da quell’amore, incuranti del mondo, grati al
Tempo.
Occhi negli
occhi, quando lui entra in Lei, fondendo completamente il calore al
gelo,
unendo quell’amore impossibile. Nulla ha più
importanza, se non la sensazione
che creano insieme, quel connubio perfetto tra le loro essenze,
dimenticandosi
di tutto se non del loro amore.
Perché
non esiste
caldo senza freddo, né freddo senza caldo.
Così
era, così è
e così sempre sarà.
*
Uscite di casa,
quando sentite che l’Inverno sta svanendo e il
tempo della Primavera sta arrivando. Aprite la porta e fiondatevi in
giardino.
Guardate i fiori nascere nella neve, assaporate quella fusione perfetta
delle
stagioni, quel sussistere insieme, nonostante le differenze. Lo vedete?
Assaporatelo.
Chiudete gli occhi. Durerà solo per poco tempo, poi
l’Inverno se ne andrà
definitivamente, lasciando il posto alla Primavera.
Ma assaporatelo,
quel breve lasso di tempo: sono gli attimi in cui Lui e Lei possono
stringersi.
E da qualche
parte, mentre il fiore nasce dalla neve, Loro si stanno amando.
Fine.
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Eryca’s Corner
Da dove iniziare?
Bene. Dopo aver visto “Le 5 Leggende” (adoro quel
cartone animato,
diamine!) mi è venuta l’ispirazione per questa…
che non so precisamente cosa sia.
Però è arrivata. E quando arriva non posso non
acciuffarla!
Quindi... Direi che la faccio finita con i miei sproloqui inutili
e ringrazio chiunque abbia letto questa semi-favola. E faccio anche
l’elemosina,
va’: mi lasciate un commentino? (ma ino-ino)
La vostra Eryca.