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Autore: AnEvanescenceFan    05/01/2014    1 recensioni
Come può un uomo restare impassibile di fronte alla rabbia crescente di una donna?
Dal testo:
Tutti gli spettatori di quell’inusuale scena attendevano silenziosamente il decollo dirompente di sedie e, possibilmente, persone; tuttavia, l’apparente (che, forse, non era solo apparente) calma del ragazzo posto di fronte alla furia omicida sembrava sviare l’ipotesi di un terremoto in grado di mettere in ginocchio mezza Toronto.
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Primo tentativo comico di One shot scritto senza alcuna pretesa.
Buona lettura.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaineley, Josh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Innocenti... ma non troppo.

 

Era una fredda mattina di gennaio, a Toronto, Canada.

In uno dei più prestigiosi centri di riabilitazione motoria, di certo non il miglior luogo dove passare le feste, vi era una giovane donna intenta ad inveire, incomprensibilmente, contro un ragazzo fermamente convinto della propria notorietà.

Il ragazzo in questione, meglio noto come Josh, era seduto su una di quelle classiche sedie da sala d’attesa, in plastica bianca, che contrastava apertamente con il suo elegante smoking nero da famigerato presentatore, come si ostinava a definirsi.
La donna intenta a bestemmiargli contro in chissà quale lingua, una certa Mildred Staci Andrews O’Halloran ribattezzata Blaineley, doveva di certo aspettarsi un imminente ricovero per esaurimento nervoso, dato l’evidente tic alla palpebra sinistra che si manifestava palese da oltre tre quarti d’ora.

Ancor più evidente e, forse, più preoccupante, era l’espressione omicida dipinta sul suo volto (dipinto che appariva come svolto da chissà quale demone infernale). Ma ciò che in verità faceva più scalpore, era l’assoluta serenità con cui il malcapitato Josh sorseggiava tranquillo il suo caffè, attendendo indifferente l’ennesima sfuriata della donna posta a distanza di sicurezza da lui (probabilmente da uno degli inservienti che si stava gustando la scena spiaccicato sul vetro che divideva la sala dal corridoio).
Tutti gli spettatori di quell’inusuale scena attendevano silenziosamente il decollo dirompente di sedie e, possibilmente, persone; tuttavia, l’apparente (che, forse, non era solo apparente) calma del ragazzo posto di fronte alla furia omicida sembrava sviare l’ipotesi di un terremoto in grado di mettere in ginocchio mezza Toronto.

Da ben un’ora e mezza l’indifferenza fattasi uomo, così era ormai definito il buon vecchio Josh da tutto il personale del centro (cechi compresi), era lì, dentro quella saletta ben illuminata dalla luce, che penetrava dalle ampie vetrate, poiché la giornata era sì fredda, ma senza l’ombra di una nuvola.

Appena entrato, Josh, era stato accolto con impazienza dalla donna ormai prossima candidata a Torcia Umana. Dovevano incontrarsi per discutere di lavoro, contratti e clausole, qualcosa che riguardava un nuovo speciale di quel reality assurdo basato su sfide che nemmeno un atleta delle Olimpiadi sarebbe in grado di portare a termine senza rimetterci qualche decina di ossa/parti del corpo. La sua visita era dunque dovuta al più ovvio dei motivi: lavoro. La situazione si prospettava semplice, esposizione del contratto, breve discussione, un paio di caffè ed infine qualche firma qua e là; ma non sempre le cose vanno come ci aspettiamo, no?
Questo, il caro Josh, l’aveva messo in conto, data la famigerata “calma” della sua collega, calma in grado di suscitare l’ira dei santi.

Il vero e proprio motivo della loro discussione, alla quale Josh sembrava astenersi, erano le condizioni di salute di sua maestà Blaineley; in seguito alla rovinosa (“tragicomica”, a detta di Josh) caduta dal Jumbo Jet, con non confortevole (“esilarante”, a detta di Josh) atterraggio su un’abitazione cinese in stile rustico (“catapecchia”, nel contratto), Blaineley aveva riportato innumerevoli contusioni, per rimediare alle quali era stata letteralmente immersa nel gesso; dopo oltre un anno di immobilità, era finita proprio lì, al centro di riabilitazione, ma le sue condizioni non erano ancora del tutto “fuori pericolo” (proprio come Josh in quel momento). Era scritto nero su bianco: niente lavoro se non si è sani al cento percento (la produzione non ha alcuna intenzione di assumersi la colpa di qualsiasi morte accidentale sul posto di lavoro). Solo che Blaineley sembrava non volerlo comprendere.

Anni di carriera, fama, successi (successi!) non erano disposti a cedere il posto alla pensione, per colpa di una pidocchiosa produzione incapace di svolgere i propri doveri, o almeno questo era ciò che sosteneva la Falsa Diva (detto nella maniera più “pulita” possibile). Ma la legge è legge ed in quanto tale, va rispettata da tutti, niente privilegi, né favoreggiamenti, per nessuno; così, nonostante le continue minacce di cause “colossali”, imminente fallimento, tragica perdita di credibilità per la produzione stessa, Josh, da bravo cittadino qual’era, restava lì, inerme, indifferente e silenzioso, totalmente incurante dell’ira funesta che infiniti lutti addurrà alla produzione; quello non era più affar suo, poteva benissimo alzare i tacchi e privare Blaineley della sua presenza in smoking e farfallino, tuttavia aveva optato per una silenziosa permanenza in attesa di un possibile (se mai lo fosse stato) ritorno alla calma, per poter poi discutere civilmente della situazione per la seconda volta.
Era fermamente convinto, ci avrebbe scommesso il farfallino, che la donna, ancora intenta ad esporre le proprie ragioni a quei poveri volatili dall’espressione basita affacciati alla finestra, avesse avuto bisogno di una valvola di sfogo per poi accettare arrendevolmente i termini del contratto. Convinzione che, negli ultimi quarantacinque minuti abbondanti (li aveva cronometrati), sembrava mostrare i primi segni di vacillamento.

Ad ogni minuto che passava, l’aspirante presentatore da premio Nobel lanciava languide occhiate a qualche bella inserviente, ottenendo, peraltro, altrettante occhiate dal neo-costituito fan club del gomitolo e delle calze lavorate a mano. Il tutto, mentre la Blaineley Furiosa arrivava a narrare alla pianta grassa dei suoi esordi nel mondo dello spettacolo, dei suoi provini per far parte delle Charlie’ s Angels a quindici anni (al che, il ragazzo dovette ricredersi dal ritenere Blaineley così tanto “giovane”come diceva di essere) e delle innumerevoli (in effetti, contare uno zero non ha senso, pensava Josh) proposte di lavoro che riceveva a bizzeffe.

Dopo circa il sesto caffè della giornata, arricchito da tre dosi abbondanti di zucchero, per le quali Josh si è guadagnato uno sguardo di puro odio dalla donna in volontaria astinenza da polisaccaridi, nell’illuminata saletta prossima a divenire scenario di guerra, si fece largo un piccolo e grazioso ometto, avvolto da un camice candido qualche taglia più grande della sua, con dei baffetti che lo facevano somigliare più a Super Mario che a un uomo di indubbia autorità, munito di occhiali grandi quasi quanto la sua faccia. L’idraulico/medico, che si scoprì essere il primario del terzo piano, con un’espressione alquanto atterrita sul volto, chiamò con un filo di voce la signora Mildred Staci Andrews O’Halloran. In quel momento, tutto si fermò.

 Come in uno di quei film alla James Bond, ogni scena sembrava svolgersi al rallentatore: gli occhi iniettati di furia rovente di Blaineley passarono dall’azzurro ghiaccio al grigio tempesta, il volto adirato in un’espressione d’ira nella sua forma più primitiva, i capelli e le rispettive extension ritti sul capo come pervasi da una scarica di circa cento volt, Josh si risveglia improvvisamente dal suo stato di trans (troppo caffè fa male, caro), una sedia si leva in volo pronta a centrare il suo bersaglio, il quale, prontamente, richiude la porta con uno scatto fulmineo, sprangandola giusto per essere sicuro di arrivare a fine giornata.

Quel che ne seguì, fu solo la quiete dopo la tempesta. Josh decise una volta per tutte di uscire, congedando la furia elettrificata con due parole taglienti come la lama di una katana:

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