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Autore: Lunarys    05/01/2014    8 recensioni
[ «La prova di forza, che, tra gli schiavi reputati migliori, troverà il più forte, il più perseverante…» alzò la voce e guardò dritto in cielo.
«…L’ultimo ..uomo ..IN PIEDI!» ]
[ L’aria era afosa, a tal punto da essere quasi irrespirabile. Non tirava neanche un filo di vento e il sole arroventava le teste delle persone che sciamavano nel grande spiazzo sabbioso fuori dalle mura dell’agorà. Era passato da poco il mezzogiorno e il sole brillava nel punto più alto del cielo verdognolo, facendo riflettere i luminosi colori degli edifici di vetro di murano sparsi nei diversi quartieri dell’antica agorà. ]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[4S]

L'ULTIMO UOMO IN PIEDI


L’aria era afosa, a tal punto da essere quasi irrespirabile. Non tirava neanche un filo di vento e il sole arroventava le teste delle persone che sciamavano nel grande spiazzo sabbioso fuori dalle mura dell’agorà. Era passato da poco il mezzogiorno e il sole brillava nel punto più alto del cielo verdognolo, facendo riflettere i luminosi colori degli edifici di vetro di murano sparsi nei diversi quartieri dell’antica città.
    Adnan Salth, la toga marrone stretta in ventre da una cinta nera di cuoio, era un uomo arcigno e meschino, completamente glabro a differenza del pizzetto sul mento. Si aggirava tra le diverse tende di esposizioni con il suo gruppo di servitori al seguito mentre osservava gli schiavi esposti dai loro padroni: gli apriva la bocca per vedere se avevano i denti del giudizio, sollevava le labbra per accertarsi dell’assenza di carie, passava le mani tra i capelli delle ragazze e ragazzi a cui non erano stati tagliati corti a causa dei pidocchi, e infine controllava i muscoli e i riflessi dei ragazzi più giovani. Talvolta si fermava di fronte a qualche schiava o schiavo giovane e li odorava dietro all’orecchio, dove crescevano i capelli.
    Adnan Salth non era quasi mai soddisfatto. Infatti tornò alla sua tenda senza nessuna aggiunta al suo gruppo personale di schiavi assistenti e guardiani. Decise di aspettare fino alle esposizioni pubbliche del pomeriggio, nelle quali solitamente si trovavano i capi migliori, ma anche i più costosi.
Furono due rintocchi di campana, ripetuti ininterrottamente a far uscire Adnan Salth dalla sua tenda. Spinse malamente di lato la giovane schiava che gli stava inginocchiata davanti, urlandole qualche insulto su quanto fosse incapace e senza valore.
    Nel mezzo del cuore del mercato era stato eretto un palco di legno, abbellito con qualche telo colorato appeso sui bordi per nascondere le travi della struttura. Erano stati condotti sul palco degli uomini, uno a testa per ogni venditore del mercato che aveva deciso di prender parte a questo macabro evento.
    «Accorrete! Mancano pochi minuti alle cinque!» un alto ma esile ragazzo si sgolava sul palco davanti ad una decina di schiavi, da giovani ragazzi a uomini adulti messi in fila l’uno di fianco all’altro. Il ragazzo si girò verso il gruppo diede delle pacche sulle spalle ad alcuni di loro, che non alzarono lo sguardo da terra.
    «La prova di forza, che, tra gli schiavi reputati migliori, troverà il più forte, il più perseverante…» alzò la voce e guardò dritto in cielo.
    «…L’ultimo ..uomo ..IN PIEDI!» La folla scoppiò in un breve ma forte fragore di applausi. Dopo aver deciso le coppie tramite estrazioni a sorte il ragazzo lasciò il palco. Queste coppie si sfidarono fino a quando ne rimaneva solo uno in piedi, che passava al turno successivo.

    Adnan Salth osservava i combattimenti stando in piedi dietro alla folla, passandosi pensieroso le punte delle dita sul folto pizzetto. Fu quando rimasero solo due coppie che si fece strada tra la calca per raggiungere il sottopalco. Intanto era tornato il presentatore, che con uno straccio puliva il sangue degli sventurati sconfitti. Siccome lo straccio fu quasi subito impregnato di sangue, ci vollero altri schiavi per spargere della sabbia sul palco, in modo da assorbire i residui.
    Presto rimase solo una coppia: dai due combattimenti precedenti un uomo sulla trentina era caduto a terra senza più rialzarsi subito dopo aver vinto, e ad un altro ragazzo venne rotto il collo da uno schiavo che sembrava addirittura trarre divertimento dalle sfide, che aveva vinto una dopo l’altra, risparmiando ben pochi dei suoi avversari. Aveva i muscoli imperlati di sudore, una statura imponente e gli occhi leggermente a mandorla. L’energumeno camminò verso il limitare del palco tenendo le braccia alzate, la folla che esplodeva in un boato di ovazioni.
    Poco dopo venne spinto sul palco un giovane uomo dalla riccia capigliatura nera come la cenere, di cui una grossa ciocca a destra della fronte era stata strappata, forse in uno dei combattimenti precedenti. La pelle attorno era tutta arrossata, e un rivolo di sangue gli scendeva dal sopracciglio e dal labbro. Anche sotto tutto quel sangue si nontava che il ragazzo aveva i lineamenti delicati ma decisi. Adnan Salth però non si ricordava di lui, forse era per il fatto che non dava molto peso agli schiavi esili come questo. Si chiese come avesse fatto ad arrivare tra gli ultimi due in piedi, e la risposta gli arrivò appena la sfida fu iniziata. Nonostante la stanchezza era veloce e reattivo, schivava ogni colpo che l’energumeno cercava di infliggergli. Ben presto, goccioline di sudore cominciarono a colare sulla fronte e sul petto di entrambi.
    Dopo una decina di minuti, la folla era stanca del continuo tira e molla, ma nessuno dava segno di volere andarsene prima della fine del combattimento. Chiunque avrebbe vinto, sarebbe stato sicuramente venduto ad un prezzo altissimo per la gioia del proprio padrone.
Il ragazzo fece un passo falso, e l’energumeno colse quel piccolo errore per saltargli addosso e bloccarlo con un braccio stretto intorno al suo esile busto, il ragazzo si dimenava e graffiava inutilmente l’avanbraccio dell’avversario che lo stava trascinando al limitare del palco. Lo sollevò come fosse un fuscello, e lo era anche, la folla che sbraitava e già inneggiava il vincitore. Il sudore gli imperlava tutto il petto, che sembrava risplendere colpito dal sole che cominciava a tramontare dietro alle montagne di sabbia all’orizzonte.
    Aizzando ancora di più la folla, l’energumeno fece inginocchiare di forza il ragazzo davanti a se, per rompergli il collo come aveva fatto in alcune delle sfide precedenti. Una volta toccata terra il ragazzo scivolò alla destra del suo avversario che però lo riafferò per un piede torcendolo all’indietro, e facendo urlare di dolore il malcapitato. Sotto al palco, nella direzione in cui si era lanciato lo schiavo dai ricci neri, Adnan Salth vide una ragazzina schiava che scoppiava a piangere e veniva subito picchiata da una guardia e poi portata dentro ad una tenda. Bastò quello per distrarre il ragazzo per qualche secondo che l’energumeno gli fu di nuovo addosso, questa volta stringendolo in una morsa d’acciaio. Lo strinse così forte da far uscire tutta l’aria dai polmoni, così forte da togliere il respiro anche a chi guardava; e quando il giovane ragazzo, che tra le sue braccia sembrava un bambino, chiuse gli occhi senza più riaprirli si notarono i lineamenti delicati che forse lo facevano sembrare più giovane di quanto in realtà era.
    L’energumeno lo lasciò cadere a terra al centro del palco come fosse un burattino, la folla in piena ovazione per il vincitore. Vennero lanciate noci dolci e amuleti di vetro sul palco, e dopo aver lanciato la sua cintura di cuoio alla folla il vincitore raccolse una noce dolce dal guscio rosa pallido e le diede un morso, rompendo il guscio duro come se fosse quasi inesistente. La folla esultò, ma poi si zittì da un momento all’altro. Il ragazzo che prima era disteso a terra esanime, saltò addosso all’energumeno con un amuleto di vetro appuntito che era stato lanciato sul palco poco prima, lo passò leggero come una piuma sul collo dell’avversario, dal quale cominciò a sgorgare sangue rosso opaco poco dopo. Il ragazzo, che si era tagliato la mano a sua volta, stramazzò di nuovo a terra dopo un urlo di dolore probabilmente causato dalla caviglia, e l’energumeno che vacillava appena nonostante il taglio gli si gettò addosso lanciando un urlo rabbioso.
    Erano avvinghiati sul bordo del palco, e l’energumeno riuscì a raccogliere lo stesso amuleto di vetro con il quale il ragazzo aveva cercato di ucciderlo poco prima. Lanciò un fendente che tagliò il ragazzo al petto, da una costola fino alla spalla sinistra. Uno schizzo di sangue colpì Adnan Salth in diagonale sul viso, sporcando anche la toga, e uno dei suoi assistenti personali emise un verso di terrore e corse a prendere un telo per pulire il suo padrone. Adnan Salth invece, si passò un dito sul viso proprio dove era stato sporcato dal sangue e poi se lo portò al naso, odorando con gli occhi simili a due fessure. Poi il suo assistente tornò con un telo e lui si lasciò pulire per alcuni secondi prima di scacciarlo.
    I due sul palco intanto si erano tirati in piedi, il ragazzo che lottava per tenere le mani dell’energumeno lontano dal suo collo, ma era una battaglia persa fin dall’inizio. Nonostante avesse le mani piene del suo stesso sangue, la presa dell’energumeno era ben salda. Il ragazzo avrebbe dovuto tagliargli il collo più in profondità e da una parte all’altra per metterlo fuori gioco. Si sentì le mani viscide attorcigliarsi attorno al collo, salde come acciaio, mani che lo fecero girare a guardare la folla che lo fissava con gli occhi spalancati, quasi dispiaciuta per quel ragazzo che aveva resistito tanto a lungo.
    Per quanto il suo petto si muovesse velocemente su e giù, il giovane schiavo sentiva di non riuscire a riempire completamente i suoi polmoni d’aria. Inspirò profondamente guardando le montagne di sabbia all’orizzonte e il sole verdognolo proprio nel momento in cui scompariva dietro, creando un anello di luce verde brillante che si ingrandì per tutto il cielo fino a dissolversi. Un evento rarissimo.
    Poi gli girò di scatto il collo e fu tutto buio.

Il vincitore venne incoronato con ancora il corpo del ragazzo senza vita sul palco. La folla chiamava a gran voce L’ultimo uomo in piedi. Già c’erano compratori che facevano offerte sul valore di quello schiavo tanto spietato e forte, ma Adnan Salth continuava ad osservare compiaciuto la scena. La folla era impazzita e si sentivano offerte arrivare da ogni posto. Intanto salirono sul palco due schiavi che portarono giù dal palco il corpo del ragazzo riccio tenendolo per i polsi e le caviglie.
    L’assistente di Adnan Salth guardò il suo padone con un espressione interrogativa, in attesa di un ordine. Si chiedeva se anche lui volesse offrire qualcosa per quel mostro sul palco.
    «Voglio quello schiavo. Fate un offerta a mio nome» disse Adnan Salth senza distogliere lo sguardo dal palco.
   «Quanto vuole offrire, Signore, per L’ultimo uomo in piedi?» Adnan Salth si girò finalmente verso il suo schiavo, che abbassò subito lo sguardo.
   «Non ho intenzione di comprare quel caprone. Voglio il ragazzo morto, trova il suo padrone prima che bruci il corpo o lo venda alle streghe dell’agorà. Và!» lo schiavo lo guardò per un secondo e poi partì in corsa verso il retro del palco.
   Adnan Salth raccolse da terra il telo che il suo schiavo aveva usato per ripulirlo dal sangue del ragazzo, e lo annusò per lunghi secondi prima di lasciarlo cadere e dirigersi verso la sua tenda.


Idea che mi è venuta in viaggio verso casa, non sono ancora sicura se la continuazione sarà lineare nel tempo o se tornerò indietro nel tempo per spiegare qualche cosa. Fatemi sapere nelle recensioni se volete sapere qualcosa di più sul passato dei personaggi: di Adnan Salth, del ragazzo dai ricci neri o dell'energumeno! bacii xx
  
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