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Autore: lupacchiotta blu    06/01/2014    1 recensioni
“Che la mamma sia già tornata?” penṣ. Guarḍ fuori dalla finestra ma non vide nessuno.
La paura prese posto dentro di lei: in quei giorni c’erano stati tre furti da quelle parti, e tutti verso quell’ora. Un’ora strana, è vero, ma è proprio quando non te lo aspetti che i poco di buono escono fuori. E non hanno di certo la cortesia di suonare il campanello, preferiscono aprirsi la porta da soli.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutta la casa era al buio, tranne il salotto, dove la lampada vicino al divano sul quale sedeva Caterina, emanava una luce fioca, giusto quello che a lei bastava per leggere.
Rimase immobile, con le orecchie tese per captare anche il più flebile rumore. E sentì dei passi. A giudicare da quelli, doveva essere un uomo solo, di media corporatura, e dal suo modo di camminare, capì che non era suo padre o nessun altro che conoscesse.
Il terrore prese possesso del suo corpo. Chi era quell’uomo? Cosa voleva? E se le avesse fatto del male? A chi poteva chiedere aiuto?
Si fece coraggio e con passo felpato andò fino in corridoio, dal quale si poteva vedere in cucina.
Lo vide: non molto alto, abbastanza robusto, ma non grasso. Scarpe grosse, vestito di scuro, cappello calcato sulla testa e torcia elettrica in mano.
Non poteva spaventarlo e farlo scappare: era solo una ragazzina e se fosse stato armato? Lei non sapeva difendersi.
Lui stava per uscire dalla cucina, quindi Caterina prese l’unica decisione possibile: scappare. Una volta fuori di casa avrebbe potuto andare da un vicino e chiamare la polizia, ma per ora la priorità assoluta andava alla fuga.
Camminò velocemente e sbatté un piede contro un mobiletto con un sonoro “Tun!”. Il cuore cominciò a battere a mille, e le sembrava che a momenti le sarebbe uscito dal petto. Il ladro si affacciò in corridoio e appena la vide le corse contro con un coltello a serramanico.
Caterina fece appena in tempo a vederlo in volto e si mise a correre, ma lui era vicino, e la porta troppo lontana.
Aveva un'ultima possibilità: salire le scale.
In un secondo fu al piano superiore. Se fosse riuscita a barricarsi in camera sua, avrebbe potuto chiamare la polizia con il cellulare. Ma non ebbe abbastanza tempo.
L’uomo tentò di acciuffarla, ma la sfiorò e basta, e Caterina fece appena in tempo a chiudersi a chiave in bagno.
Tirò un sospiro di sollievo: almeno per un po’, forse sarebbe stata al sicuro, tanto mancava poco al rientro del padre.
“Tun!Tun!Tun!” l’uomo calciava la porta, che almeno per ora sembrava tenere.
“Chi sei?Cosa vuoi da me?” urlò Caterina.
“Esci!” rispose lui. Aveva uno strano accento. Era chiaramente italiano, ma non di quelle parti.
“No! Vai via da casa mia o chiamo la polizia! Ti ho visto in faccia! Ti descriverò agli agenti, e anche se scapperai loro ti troveranno!”.
“Non sono stupido! So che non puoi farlo! Non hai il telefono con te!”
“E invece si!”
“Chiama pure allora! Ah ah ah!” Non ci era cascato.
“Vattene! Lasciami in pace!”
“Esci” disse lui calmatosi tutto d’un colpo”non voglio farti del male, se esci, prometto che non ti farò niente” continuò “esci, mostrami dove sono i gioielli e i soldi, e io ti lascerò stare”.
“No! Non ci casco! Ho visto che hai un coltello!”
“Allora non mi lasci altra scelta che ucciderti ragazzina!”
E ricominciò a tirare calci e pugni alla porta.
Nel bagno c’era una finestrella, ma era troppo piccola e troppo in alto per Caterina, e anche se fosse riuscita a scappare da lì sarebbe caduta sui calcinacci lì sotto. Però poteva usarla per chiamare aiuto. Urlò a squarciagola più volte, ma non ci furono segni di risposta. Non c’era da meravigliarsene, visto che la casa più vicina distava 200 metri e che la vecchia signora che la abitava era mezza sorda.
Pianse. Era sola, con un ladro in casa che voleva ucciderla e nessuno che potesse aiutarla. Erano le 20:00 e suo padre non sarebbe tornato prima di mezzora. Era disperata.
Sentì dei colpi più forti: probabilmente il ladro stava usando qualcosa per buttare giù la porta, che stava ormai per cedere.
  
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