Sogni
di stelle
Dopo quel brutto incidente, il
capitano iniziò a bere e a ubriacarsi. Voleva
dimenticare quell’infasto episodio, costasse quel che costasse. Shera
iniziò presto a venirlo a trovare tutti i giorni. Gli preparava i pasti, sotto
la pioggia dei suoi insulti e delle sue imprecazioni.
Cid non la voleva in casa, l’avrebbe volentieri sbattuta fuori
a calci nel culo. Ma era debole. E stanco. E ubriaco. E affamato. Così Shera ogni mattina veniva accolta
da un “Troia, non azzardarti ad entrare in casa!”. Riordinava l’abitazione,
lavava i piatti, stirava i vestiti. E intanto il Capitano le urlava contro
tutto il suo vocabolario di infamanti insulti.
Quindi preparava il pranzo e lo portava in camera di Cid. Bussava educatamente ed entrava nonostante il brusco
rifiuto. Quella camera (che non puliva mai per privacy) puzzava di chiuso e di
rancore. Shera posava il vassoio sul tavolo pieno di
roba scaricata lì alla rinfusa. Si scusava per tutto il fastidio che aveva provocato e salutava Cid.
-A rivederci a stasera, Capitano.-
mormorava con gli occhi bassi, umili.
E Cid la guardava con fuoco ruvido
nello sguardo e ringhiava:
-Ti odio, Shera.-
E allora Shera
sorrideva, quel sorriso nervoso che si indossa al
posto delle lacrime, e con voce un po’ gutturale rispondeva: -Lo so.-
Shera si alzava tutte le mattine
alle cinque. Il tempo di prepararsi, vestirsi, trovare le chiavi ed era già
sulla porta della casa del Capitano. Entrava nonostante il rifiuto (il Capitano
non chiudeva a chiave, perché diceva che tutto quello che gli potevano rubare
glielo avevano già fregato). Puliva, spolverava, stirava per tutta la mattina. Quindi portava il pranzo a Cid e
andava al lavoro. Oh, sì, era una rinomata meccanica con diploma, ma non poteva
più dedicarsi a quella difficile attività. Doveva prendersi cura del capitano.
Così era diventata la cameriera del piccolo bar della città.
Stipendio dimezzato di almeno cinque volte, ma non
importava. Finito il turno (sempre e solo il pomeridiano), tornava da Cid e finiva gli ultimi mestieri. A volte curava il
giardino o (con nostalgia) controllava lo stato del Tiny
Broncho.
Quindi preparava la cena e la
portava a Cid, mormorando un “buonanotte” al quale il
Capitano rispondeva con una vasta gamma di frasi, fra le quali la più gentile
era “Va’ al diavolo”.
Tornava quindi a casa, dove, dopo aver
consumato un pasto frugale, crollava nel letto sfatto.
E poi un sonno dettato dalla stanchezza,
fino alle cinque del giorno dopo.
E così continuò per molto tempo. Finché una sera Cid, dopo aver
gettato uno sguardo sul suo risotto serale, non le ringhiò contro i soliti
insulti.
-A quanto pare le cose non ti
entrano nella zucca, eh, Shera? Da quanto tempo ti
sto dicendo di non mettere nemmeno un piede in casa e da quanto tempo te ne freghi? Stai qua tutto il santo
giorno. E poi ti lamenti che ti manca il tempo e sei
così stanca! Stupida!-
Shera aveva abbassato la testa
umilmente.
-Perché non resti addirittura qui a
dormire, già che ci sei? Così ti puoi veramente considerare una cameriera a
tutti gli effetti, visto che è questo che ti piace
pensare!- le sbraitò contro, come se le avesse chiesto perché non aveva
aggiunto le carote allo spezzatino.
-Sprechi un sacco di tempo, soldi ed
energie, andando a dormire da un’altra parte. Qua ormai mangi, lavori, vivi. Ti intrufoli
ogni santo giorno mentre io dormo ancora come una ladra, lavori fino a quando
non devi correre a quel bar da quattro soldi, torni la sera e te ne va a notte
fonda… Cazzo, Shera, non sai
proprio gestire il tuo tempo! Impara a usare meglio i
soldi per l’affitto della tua casa, invece di lamentarti come una vecchia!-
Shera pensò sinceramente a un’allucinazione acustica, ma poi dovette credere alla
realtà. Stava per rispondere, ma Cid la precedette.
-E vedi di imparare a cucinare un
po’ meglio, questo risotto è vomitevole! E, se hai
tempo da perdere, vai a lezione di cucito: tutti i vestiti che rammendi durano
al massimo una settimana! E…-
Shera ascoltò con
cuore gonfio di commozione tutti quei rimproveri.
-… E per finire, l’affitto lo paghiamo in due, chiaro?-
Shera avrebbe accettato mille
volte quelle condizioni. Stava per ringraziare Cid,
ma una sua occhiata la convinse a rimanere in silenzio. Tremando scese le scale
e prese dalla sua abitazione le poche cose che le potevano essere utili.
Quello era il giorno più felice della sua vita. E, in cuor suo, osava sperare che il Capitano pensasse che,
dopotutto, la sua compagnia non era così sgradevole, se la voleva come una
cameriera.
Per tutta quella sera, immaginò che gli aspri insulti di Cid nascondessero qualcosa, il seme un
sentimento che il Capitano non poteva certo permettersi di provare.
Alla domanda “Ma perché ti lasci trattare così male da una
persona del genere?!” Shera aveva sempre risposto con
uno scrollata di spalle e un sorriso ispido. La verità
la sussurrava dentro di sé ogni giorno.
Perché solo un uomo veramente
gentile poteva essere così attratto dalle stelle.
E perché quando aveva visto che il Capitano voleva decollare
con il razzo ancora in revisione e crepare lì dentro,
non aveva resistito.
Avrebbe perso volentieri la vita, per aiutarlo a realizzare
il suo sogno.
Ma il senso di colpa che avrebbe
provato nel vedere il razzo esplodere nel cielo senza poter fare nulla, vivere
ogni giorno con quel rimpianto e con il ricordo del Capitano sulle spalle,
quello non l’avrebbe mai accettato.
Così aveva distrutto un sogno e salvato una vita.
E, nello stesso istante in cui il
Capitano aveva fermato il motore e rovinato il suo momento di gloria, aveva
deciso.
Era pronta a pagare con la sua vita quel baratto.
Ed era felice, perché ora sapeva di
avere ragione. Solo una persona veramente gentile avrebbe preferito il
salvataggio di una vita alla conquista del cielo.
Solo le persone gentili danno più importanza alle vite, che
ai sogni.
Spero sinceramente che il momento in cui Cid chiede a Shera di venire a
vivere con lui non sia troppo irreale. Ha qualcosa che ancora non
mi convince, ma fra tutti i tentativi mi pare quello
meglio riuscito.
Ah, Shera dice
che Cid è “gentile”… ma non è l’aggettivo più adatto.
Non è gentile nel senso di educato o delicato, ma
gentile d’animo.
Ovvero,
con animo profondo diciamo, ma non esiste un aggettivo preciso per ciò che
intendo.
Non avevo mai letto una Cid/Shera, spero di aver
rispettato lo spirito della coppia.
È la mia versione sulla ragione dei
sentimenti di Shera verso Cid.
Umh, di FF7 non mi posso certo dire un’esperta, anche se ci sto
lavorando sopra. I commenti sono molto graditi.
Scintilla
Strange inside, fanfictions
by Asmesia alias Scintilla