2) Di parti e matrimoni.
Chiunque abbia detto che partorire
è la cosa più facile
del mondo meriterebbe di essere impiccato.
Prima del parto portare in giro la pancia sembra la cosa
più difficile del mondo, è grande e ingombrante e
– per una come me che è
abituata a muoversi in modo agile – in un certo modo una
seccatura.
Certo, Tristepan non fa che coccolarmi e trattarmi in
maniera gentilissima, ma inizio a essere stanca di sentirmi come una
malata.
Cosa che rimpiango durante il parto, le contrazioni sono
frequentissime e dolorosissime e la mia bambina non sembra avere voglia
di
nascere. Non sono mai dilatata abbastanza e nemmeno camminare sorretta
dal mio
uomo mi aiuta.
Sono stanca, voglio che tutto questo abbia fine e vedere
finalmente il faccino della nostra yocra (yop+cra).
“Come vuoi chiamarla, Eva?
“Di sicuro non Amalia o Cleo.”
Ringhio io.
“Perché dovresti chiamarla come loro.”
“Tristepan, dove cazzo vivi?
Sia Amalia che Cleo mi hanno chiesto di chiamare la
bambina con i loro nomi!”
“Ah, davvero?”
Questi sono i momenti in cui vorrei prenderlo a calci, ma
non posso a causa della pancia, finirà mai tutto questo?
La guaritrice torna in sala e mi rivisita.
“Ok, così può andare. Evangelyne,
adesso spingi.”
Io eseguo.
Spingo e spingo ancora incitata dalla donna, sperando
sempre che l’ultima spinta sia quella decisiva.
Finalmente dopo un bel po’ sento qualcosa uscire da me,
sento le esclamazioni di gioia della guaritrice e di Tristepan e un
piccolo esserino
con un ciuffo di capelli rossi mi viene deposto sul petto.
Hai i capelli di Panpan, tutto il resto l’ha preso da me.
“Come volete chiamarla?”
“Alia!”
Rispondo io, ripensando a quella ragazza che ogni volta
era disposta a recitare la stessa cosa al ragazzo che amava e che si
dimenticava di lei ogni giorno.
“Alia Parsifal. Suona bene!”
“Certo, cervello di Yop, ci ho pensato io.”
Gli rispondo sorridendo.
“Sempre seria, eh?”
“Sempre sciocco, eh?”
Scoppiamo entrambi a ridere.
La bambina rimane con noi per un po’, poi la guaritrice
la porta via e io mi lascio andare spossata sul letto, questo parto non
è stato
una passeggiata.
“Come ti senti adesso?”
Mi chiede premuroso Tristepan.
“Meglio, ora ho solo bisogno di un po’ sonno e
sarò
pronta a occuparmi della nostra bambina.
Ti piace il nome Alia?”
Gli chiedo seria.
“Sì, mi piace. È carino e facile da
ricordare.”
Io sorrido, ho azzeccato il nome di nostra figlia e non è
una cosa facile, prima del parto io e lui avevamo litigato parecchio
per questa
cosa.
“Ti lascio riposare, ne avrai bisogno.
Dopo vorrebbero venire a visitarti anche gli altri.”
Io annuisco, lui mi lascia un bacio in fronte e se ne va.
Io scivolo in un sonno tranquillo, ora mi sento
finalmente in pace con me stessa e il mondo.
Vengo svegliata due ore dopo da un allegro vociare e
cerco di indovinare a chi appartengano le voci: Panpan, Amalia, Ruel,
mia
sorella, il principe Armand (?!), il maestro di Tristepan, Elaine e
Yugo.
Ecco perché Amalia sembra così di buon umore.
Poco dopo la porta si apre ed entrano tutti, Amalia ha in
mano un mazzo di fiori quasi più grande di lei e Yugo sembra
più adulto ora.
“Ciao, ragazzi!”
“Ciao, Eva!”
A turno vengo abbracciata da tutti.
“Eva, ho una notizia fantastica da darti!”
Esordisce mia sorella con un sorrisone.
“Dimmi.”
“Ecco, io sono diventata la dea degli Yop.”
La guardo senza capire, lei – un’ocra come me
– dea degli
Yop?
“Di’ un po’, hai preso una botta in
testa, Cleo?”
“No, ho sposato Goultard.”
Io guardo il
maestro di PanPan senza capire. Non era stato risucchiato nella
dimensione
degli Shushu, mentre lottava con Rushu?
“Non ci capisco
nulla, qualcuno mi spiega per favore?
Lei non dovrebbe
essere nel mondo degli Shushu?”
Chiedo a
Goultard.
“Ah, dovrei, ma
qualcuno ha aperto un portale solo per me e sono uscito.”
Io aggrotto la
fronte, gli unici in grado di farlo sono Yugo e Adamai, visto che
quando era
successo a Panpan, Yugo e Remington erano stati Adamai e Quilby a
creare un
portale per salvarli.
“Yugo, Adamai,
siete stati voi?”
Loro annuiscono.
“Ci stiamo
esercitando con i nostri poteri e abbiamo deciso di salvare il maestro
di
PanPan.”
Lo Yop maggiore
li guarda con gratitudine.
“In tal caso, vi
devo la vita. Grazie.”
“Non ci ringrazi,
siamo degli eroi, è il nostro compito salvare le persone in
difficoltà.”
Io sorrido e
penso che Yugo non sia cambiato di una virgola.
“Beh, una volta
uscito dal mondo degli Shushu ho conosciuto tua sorella, era in una
banda i
pirati con un’altra ragazzina e una stella marina.”
Elaine e suo padre,
Cleo si era unita a loro dunque. Una cra piratessa, se lo sapessero i
nostri
genitori la ucciderebbero.
“Mi ha fatto la
corte fino a che ho ceduto e l’ho sposata.”
“Tu… Che cosa?”
Guardo di nuovo
mia sorella e lei mi mostra una fede d’oro scintillante
sull’anulare destro.
“Ah, mi sono
sposata prima di te e con uno yop più forte di te!”
“La vita non è
una gara a chi si sposa lo yop più potente!”
Le rispondo
piccata.
“Su, signore, non
litigate.”
Non avrei mai
pensato che un giorno avrei ringraziato Armand per essere intervenuto
in una
discussione.
“Eva, le mie
congratulazioni. Ora devo andare, spero di rivederti presto a palazzo,
a
proposito…
Come si chiama la
bambina?”
“Alia.”
“Bel nome, molto
ocra!”
Il principe
lascia la stanza.
“Mia sorella si è
sposata, ci sono altre notizie shock?”
“Io e Yugo ci
siamo fidanzati e un giorno mi sposerà!”
Urla Amalia.
“Davvero, Yugo?”
Lui annuisce.
“Quando finirò
l’allenamento tornerò a prenderla e la
renderò la regina degli Elatrop.”
“Che bella,
notizia!”
“Sì!”
Lui si gratta la
testa, chissà cosa nasconde sotto quel lungo cappello?
Non ce l’ha mai
mostrato, magari Amalia lo scoprirà.
“E voi quando vi
sposate?”
La domanda di
Cleo ci spiazza.
“Uhm, quando Alia
avrà un anno circa.”
“Se volete posso
organizzarvi la cerimonia per soli mille kama!”
Interviene Ruel.
“Ruel! Sei il
solito taccagno!
Gliela organizzo
io gratis, qui a palazzo!”
“Sono solo un
povero vecchio che tenta di sopravvivere!”
Amalia alza gli
occhi al cielo, credo che pensi che più che altro lui sia un
vecchio taccagno,
sempre alla ricerca di metodi per fare soldi. Non ha torto, Ruel
è nostro
amico, ma sappiamo com’è fatto ed è
esattamente questo il suo carattere.
“Ragazzi, buoni!
Amalia, tuo
fratello come ha reagito alla notizia del tuo fidanzamento?”
“Beh, nono è
stato felicissimo, ma visto che Yugo è comunque un re non ha
protestato più di
tanto.”
Meglio o
altrimenti non ce l’avrei fatta a sopportarli tutti e due.
“Volete vedere la
bambina?
Tra poco me la
dovrebbero portare.”
“Sì!”
Esclamano tutti
in coro, proprio in quel momento entra la guaritrice con Alia in
braccio, la
guardano tutti incantati.
“Che bella
bambina! Ha preso tutto da te, solo i capelli sono quelli di
Tristepan.”
“Chissà se sarà
un’ocra o una yop.”
Commenta
Goultard.
“Sarebbe il colmo
se la figlia di un tale grande guerriero fosse una cra!”
Interviene Ruby,
PanPan, come suo solito, inizia a sbatterlo contro qualcosa, lo stipite
della
porta in questo caso.
“Stai zitto,
stupido ferro vecchio!”
“Ahahahahaha!
Sarà una cra!”
“Taci!”
“PanPan, basta!”
Urla Amalia.
“Siamo in un
ospedale, se devi litigare con Rubilax fallo fuori.”
I due smettono
immediatamente, anche se si guardano in cagnesco: hanno una relazione
complicata per essere uno shushu e un guardiano.
Un
anno dopo
siamo di nuovo in una situazione critica.
Alia è cresciuta
e abbiamo scoperto che probabilmente sarà una yop,
è molto attratta da Rubilax,
le piace giocarci e ascoltarlo, questo non piace né a me
né a PanPan: è
pericoloso che una bambina giochi con una spada.
La situazione critica,
comunque non è questa, è un’altra: mi
sto per sposare e rischio di impazzire.
Amalia ha
convocato le sarte del regno e mi sta confezionando un abito
spettacolare,
peccato che per entrarci mi abbia messo a dieta e –
nonostante mangi ogni
giorno di meno – a ogni prova è così
stretto che respiro a malapena.
Che diavolo di
misure hanno preso?
Quelle di Alia al
posto delle mie?
“Amalia, questo
vestito è una tortura!”
“Non esagerare,
ti sta benissimo e poi ti sposi una volta sola, devi essere
perfetta!”
“Amalia, mangio
sempre meno, ma questo coso è stretto lo stesso, come me lo
spieghi?”
Lei picchietta un
indice sulla tempia.
“È tutta una
questione psicologica, l’abito ti sembra piccolo,
perché sei preoccupa per il
matrimonio, il che è davvero stupido.
Tu e PanPan vi
amate, vero?”
“Certo che ci
amiamo, abbiamo anche una figlia!”
“Allora non
capisco come mai tu sia così preoccupata.”
Non lo so nemmeno
io, se la teoria di Amalia è corretta, forse sono le
responsabilità che un
matrimonio comporta a spaventarmi.
“Quanto vorrei
essere al tuo posto, mi manca Yugo.”
“Ha scritto che
verrà alle nozze, lo vedrai lì.”
Lei sospira.
“È troppo poco e
il tempo passa. Ho paura che quando finalmente sarà pronto,
io sarò vecchia.”
“In tal caso
risolverà lui la situazione, è uno che sa quello
che sta facendo.”
Lei annuisce, non
mi sembra troppo convinta, ma è l’unica
consolazione che le posso offrire, non
sono mai stata brava a consolare la gente.
Pensandoci bene,
ho sempre avuto problemi con i sentimenti, deve essere per questo che
il matrimonio
mi preoccupa: è qualcosa di definitivo e da cui non si torna
indietro.
“Accidenti, si è
sposata Cleo, perché non dovrei sposarmi io?”
Mugugno io,
dimenticandomi delle nostre differenze di carattere.
Amalia mi sente e
sorride divertita.
“Non ti ho mai
vista così impacciata come ora, di solito sai sempre cosa
fare e come
comportarti.”
“Perché cerco di
fare le cose in modo razionale, ma ho capito che l’amore non
è razionale.”
Dico alla mia
amica.
“In fondo cosa
abbiamo in comune io e Tristepan?
Poco o nulla,
eppure, guardaci tubiamo come due colombe e abbiamo vissuto avventure
inimmaginabili.
Forse è di questo
che ho paura, delle cose che non so controllare e l’amore
è una di queste.”
Amalia mi stringe
le mani.
“Lasciati alle
spalle questa paura e pensa solo a Tristepan e a tua figlia, ormai sono
loro i
punti fissi della tua vita e sarebbe veramente stupido se tu scappassi
solo per
un po’ di paura.
PanPan ti ama
anche se lo chiami testa di yop ogni tre secondi e Alia sta crescendo
benissimo.
Stai tranquilla,
andrà tutto bene.”
Vorrei avere le
stesse certezze di Amalia, invece dentro di me regna il caos. da una
parte sono
felicissima di sposarmi, dall’altra ho paura che potrei
smettere di amare
PanPan tra un anno, due, dieci e ci potremmo trovare imprigionati in
qualcosa
che non vogliamo.
“Amalia, come
faccio a essere sicura di amarlo per sempre?
E se, che ne so,
tra dieci anni cambiassi idea e non lo amassi più?”
“Pensa a tutto
quello che avere superato e capirai che non succederà.
Quando tutti lo credevamo
morto solo tu hai continuato a sperare di vederlo e ce l’hai
fatta.”
“Già, hai
ragione.”
“Signorina, sono
finite le prove.”
Io e Amalia
lasciamo la stanza, lei deve tornare ai suoi doveri di principessa, io
a quelli
di mamma, spero che il mio futuro marito non abbia fatto di nuovo
giocare Alia
e Rubilax.
Arrivo a casa e
li trovo tutti e due addormentati, inutile dire che accanto a loro
c’è la spada
di Tristepan, la piccola sarà sicuramente una yop.
Con gentilezza
sveglio Panpan, lui apre gli occhi
confuso.
“Già finito?”
“Sì e adesso
tocca a te.”
Lui annuisce ed
esce di casa, io prendo Alia e la metto a letto, è davvero
una bella bambina,
peccato che non sarà una cra. Ci penso un attimo e decido
che non me ne frega
niente, sarà quel che sarà, basta che sia felice.
Mentre la guardo
dormire scivolo lentamente nel sonno e questa volta è il mio
fidanzato a
svegliarmi.
“Le prove del
vestito sono un incubo e non c’è nessuno che mi
tenga compagnia, se non il gran
ciambellano, ma non possiamo sposarci vestiti così in un
posto piccolo e solo
per i nostri amici?”
“Non convincerai
mai Amalia a smettere di organizzarci il matrimonio.”
Rispondo io,
sbadigliando.
“Adesso preparo
la cena.”
Scendo dabbasso e
mi metto a cucinare pensando che il grande evento è tra due
settimane.
Un brivido di
paura serpeggia lungo la mia schiena.
Sono così
coraggiosa in battaglia e codarda nella vita vera?
Il
gran giorno è
finalmente arrivato, indosso il mio bel vestito, Amalia e Armand
– che mi
accompagnerà all’altare – sono dabbasso
e aspettano solo me, peccato che una
forza invisibile mi tenga attaccata a questo letto.
Amalia bussa ed
entra senza aspettare risposta, privilegi da principessa.
“Eva, aspettiamo
solo te. Cosa sta succedendo?”
“Non voglio
sposarmi”! Ho paura, e se non funzionasse?
E se PanPan si
innamorasse di un’altra? E se io mi innamorassi di un altro?
E se…?”
Amalia mi dà un
leggero schiaffo e io mi calmo all’istante.
“Ascolta, tutte
le spose hanno paura prima del matrimonio, ma poi passa. Pensa a quanto
lo ami.”
Io ripenso a
Rubiliaxia e a come abbia seguito il vento, nonostante il mio timore di
essere
diventata pazza, pur di trovarlo e sento finalmente un po’ di
pace.
“Hai ragione,
Amalia. Andiamo, oggi mi devo sposare.”
Lei mi sorride e
scendiamo a braccetto le scale.
“Finalmente,
Evangelyne. Credevo avessi cambiato idea.”
“No, sua altezza.
Ora sono qui e possiamo andare.”
I due mi scortano
in una grande carrozza verde trainata da dragacchini e partiamo verso
il grande
prato in cui sarà celebrata la cerimonia.
Il verde del
regno sadida si svela davanti ai miei occhi, non smetterò
mai di amare questo
posto: è così pieno di pace.
Arrivati, Amalia
corre a prendere il suo posto come testimone insieme a Yugo, io invece
scendo
lentamente aiutata da Armand e guardo la gente presente e soprattutto
lui che
mi guarda estasiato.
Non mi sono mai
sentita così bene se non sotto quello sguardo, gli sorrido e
appoggiata al
braccio che mi porge Armand percorro il breve corridoio.
Vengono
pronunciate tutte le formule di rito, ma noi non le sentiamo, i nostri
occhi
sono impegnati in un dialogo muto d’amore.
“Vuoi tu,
Tristepan, prendere come tua sposa la cui presente Evangelyne nella
buona e
nella cattiva sorte, in salute e in malattia finché morte
non vi separi.”
“Sì.”
“Vuoi tu, Evangelyne,
prendere come tuo sposo il cui presente Tristepan nella buona e nella
cattiva
sorte, in salute e in malattia, finchè morte non vi
separi?”
Io sorrido.
“Sì!”
“Lo sposo può
baciare la sposa.”
Tristepan mi
coinvolge in un bacio mozzafiato, che mi lascia stordita e sorridente.
Come da
tradizione i nostri amici ci lanciano del riso e io lancio il bouquet
che
finisce nelle mani di Amalia, che arrossisce e guarda speranzosa Yugo,
che le
fa un cenno impercettibile.
La mia amica
sorride.
Tutti insieme ci avviamo
verso il palazzo, dove i cuochi della famiglia reale e Alibert stanno
cucinando
per noi. La mia mano è stretta in quella di Tristepan e io
mi sento felice.
Tutte le mie
paure se ne sono andate, ho sempre amato questa stretta e la
amerò sempre.
Non importa cosa
potrà capitarci o se troverò qualcun altro
carino, nessuno sarà mai come lui.
Lui ha la chiave
del mio cuore e io del suo.
Chi l’avrebbe mai
detto la prima volta che ci siamo incontrati, io no di certo, visto che
lo
odiavo.
“Sei felice,
Eva?”
Mi chiede Panpan.
“Sì, sono felice.
Ho te e Alia, cosa potrei chiedere di più?”
Adesso anche sul
mio anulare scintilla una fede e io non ho paura di mostrarla al mondo.
Io e lui ci
amiamo, solo questo conta.
Angolo di Layla.
E questo è l'ultimo, anche se credo che metterò altre storie più o meno collegate a questa.
Ringrazio christian98 e
jessy87
per le recensioni^^!