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Autore: _Pobluchan_    07/01/2014    2 recensioni
“Io vado e vengo. Non so bene perchè capita sempre a me, ma succede: io accompagno le persone per un tratto della loro vita, poi sparisco nel nulla”
Non capivo come le persone potessero farlo, lui era la persona più dolce del mondo, non lo meritava.
“Notte Miky, sogni d’oro”
“Tu resti?” sussurrò.
“Io resto”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Resto

“Io vado e vengo. Non so bene perchè capita sempre a me, ma succede: io accompagno le persone per un tratto della loro vita, poi sparisco nel nulla”
MIKY
L’ho conosciuto alle superiori: era un ragazzo così timido e riservato che mi ispirava una tenerezza immensa. Non parlava mai con nessuno se non ti rivolgrvi direttamente a lui e quando parlava usava un tono formale e gentile. molti lo prendevano per una persona altezzosa che ignorava le persone non degne di lui. Si sbagliavano: lui era la persona più dolce e sensibile del mondo.
In terza superiore mi decisi a rivolgergli la parola.
“Ehi Niall” lo salutai sedendomi accanto a lui.
“Ciao Miky” mi disse sorridendo.
“Come sono andate queste vacanze?” gli chiesi.
“Bene, mi sono divertito. Le tue?”
“Noiose: soliti amici, soliti posti, solite attività... Il solito”
“Beh, avere delle cose che rimangono non è così brutto”
“Insomma... non se sono cose che arrivi ad odiare”
“Come puoi odiare i tuoi amici?” chiese sorpreso.
“Non è che odio i miei amici: odio il fatto che facciano sempre le stesse cose e si rifiutino di provare qualsiasi cosa nuova. dopo praticamente dieci anni uno si stufa”
“Non ti lamenteresti se solo sapessi la mia storia” sussurrò lui.
“Allora raccontamela”
Lui mi guardò sorpreso: non si aspettava quella risposta. Evidentemente la gente non si interessava molto a lui.
“M-magari un’altra volta”
“Non no, io la voglio sapere subito, non resisto”
“È troppo lunga”
“Allora è deciso: dopo scuola vieni a pranzo da me e me la racconti”
“Ma”
“Non accetto un no” dissi mettendo fine al discorso.
NIALL
Mentre eravamo sull’autobus per andare a casa sua la osservi: era magrissima, troppo. Ero rimasto stupito quando mi aveva chiesto di raccontarle la mia storia: la gente non si interessava mai a me veramente, ero io ad interessarmi a loro. Era così che decidevo di conoscere le persone: le guardavo negli occhi e decretavo che avevano bisogno di qualcuno che si interessasse a loro, così gli stavo vicino. Lei l’avevo sempre vista così sicura di sè che non l’avevo mai guardata bene, ma bastava uno sguardo veloce per capire che le serviva aiuto.
“Dove abiti di preciso?” le chiesi.
“In Kensington High Street. Dobbiamo scendere ora”
Scendemmo e la vidi stringersi nella giacca nonostante io riuscissi a stare bene con una felpa. La seguii fino ad una casa stretta dalla porta bianca. Sembrava una casa comune, proprio come lei, ma i piccoli fiori sui davanzali la rendevano unica. La vidi inserire le chiavi nella toppa e aprire la porta per poi chiuderla alle mie spalle.
MIKY
Con un sorriso sulla faccia tirai fuori dal microonde la ciotola con gli spaghetti.
“Ecco qua, so che non è un gran chè, ma almeno ti riempi lo stomaco”
Presi due piatti e li riempii. Mentre mangiavamo lui mi guardava in modo strano.
“Come mai mangi così poco?” mi chiese.
Io guardai il mio piatto: io mangiavo sempre quella porzione.
“Ho sempre mangiato così. Però noi siamo qui per ascoltare la TUA storia”
Lo vidi sospirare e poggiare la forchetta nel piatto ormai vuoto.
“Dai vieni, spostiamoci sul divano”
Quando mi lanciai sul divano lui si sedette accanto a me e cominciò a raccontare.
“Fin da piccolo sono sempre riuscito a capire che problemi avessero le persone. Non so spiegarlo, ma quando guardo qualcuno negli occhi riesco a capire se ha bisogno del mio aiuto. È sempre stato così che mi sceglievo gli amici: sceglievo quelli più bisognosi. Non puoi neanche immaginare quanto io sia stato indispensabile per loro”
Si fermò un attimo a guardare un punto indefinito nel vuoto: sembrava così malinconico.
“Mi piace aiutare la gente” continuò. “Però è brutto quando queste persone si dimenticano di te. Non so perchè, ma tutte le persone che ho aiutato si sono dimenticate di me per un motivo o per un altro e io sono rimasto solo. Così ora sono io che piano piano me ne vado, mi allontano delle persone. Io vado e vengo. Non so bene perchè capita sempre a me, ma succede: io accompagno le persone per un tratto della loro vita, poi sparisco nel nulla. Non ho mai chiesto nulla in cambio e mai la chiederò, mi va’ bene così. Però ogni tanto vorrei non rimanere solo, vorrei che arrivasse qualcuno che si interessasse a me veramente”
Mentre parlava vidi trasparire le sue emozioni: frustrazione, gioia, soddisfazione, tristezza, solitudine, dolcezza... quel ragazzo dentro di sè aveva un mondo. COme poteva essere solo? Sorridendo gli porsi la mano. Lui la guardò titubante, ma alla fine la strinse.
“Piacere, mi chiamo Miky” dissi.
“Ehm... piacere. Niall” disse confuso.
“Io resto. E tu?”

NIALL
Ero rimasto con lei. Era uno cosa così strana e nuova per me: erano già passati tre anni e lei era ancora nella mia vita. Avevamo addirittura finito la scuola e ancora eravamo uno nella vita dell’altro. Non mi era mai successo prima.
“Allora Irlandese... oggi che facciamo?” mi chiese entrando in casa mia senza troppi convenevoli.
“Si mangiaaa!” urlai alzandomi e andando a prendere delle schifezze dalla cucina.
“Ancora?! Niall devi smetterla di cercare di mettermi all’ingrasso!” urlò ridendo.
La verità era che lei era spaventosamente magra e mangiava pochissimo. Okay che non doveva mangiare quanto me, ma con quello che mangiava lei uno ci poteva sfamare giusto due uccellini. Quindi io la buttavo sul ridere per non farla insospettire, non mi sembrava il caso di rivelarle qual’era il mio piano. Tornai di la con un pacchetto di patatine e delle merendine.
“A te la scelta” dissi lanciandomi sul divano. “Oh, e stasera rimani a dormire da me”
Lei miguardò con la bocca piena della merendina che aveva appena addentato.
“Cosa?! Perchè quando ci siamo conosciuti eri così timido e dolce e ora sei sfacciato e barbone?” miaccusò scherzando.
“Ehi! Me la sono fatta ieri la barba” scherzai infilandomi in bocca la prima patatina.
Passammo il pomeriggio a mangiare schifezze davanti alla televisione, finché un suo sonoro sbadiglio ci riportò alla realtà: era ora di andare a dormire.
“Dai dormigliona, andiamo a nanna”
“Non voglio Niall... sono troppo comoda”
Sbuffai. Sospirando la presi in braccio come facevo tutte le volte che rimaneva lì. Era più forte di me: non riuscivo a dirle no.
“Domani a che ora ti devi svegliare?” le chiesi andando in camera.
“Ehm... Mi devo vedere con Kevin alle dieci al parco, perciò sveglia alle otto e trenta?” biascicò.
“Perfetto, domani mattina la sveglierò con una buonissima colazione.
”Devi smetterla di essere così servizievole. Ribellati ogni tanto” sussurrò prima di addormentarsi fra le mie braccia.
 
MIKY
Tra me e Kevin andava alla grande, eravamo innamorati, o almeno, io lo ero. Stavamo insieme da quattro mesi e in più lui e Niall si adoravano.
“Dai Kevin! Siamo in ritardo!” urlai trascinandolo.
“Per favore non urlare, mi fa mal la testa!” sussurrò stringendo gli occhi.
Io lo guardai male.
“Si può sapere cos’hai fatto ieri sera?”
Ed ecco che di nuovo si perdeva a guardare il vuoto rabbuiandosi e non mi rispondeva. La sera prima voleva uscire con me, ma io ero a casa di Niall. Viste le sue condizioni quel mattino doveva essere uscito comunque, ma si rifiutava di dirmi cosa fosse successo.
“Come vuoi, ma vedrai che prima o poi lo scoprirò”
Quando suonai il campanello dell’appartamento di Niall lui mi aprì subito sorridendo.
“Auguriiii!!!” urlai abbracciandolo forte forte.
“Grazie” disse lui ricambiando l’abbraccio.
“Ciao Nialler, auguri” disse Kevin richiudendo la porta.
“Grazie amico”
Alla festa c’erano poche persone, tutti amici di Niall e buona parte di loro la conoscevo già.
“Si può sapere cos’avete tu e Kevin oggi? Di solito siete sempre appiccicati tutto il tempo” mi chiese Niall verso la fine della festa.
“Non lo so, è lui che non mi vuole dire cos’ha fatto ieri sera. per scherzare stamattina gli ho chiesto se avesse passato la notte in bianco viste le sue occhiaie e i capelli spettinati, ma lui si è chiuso in se stesso e non ha risposto. Appena accenno a ieri sera lui diventa muto”
“Se vuoi posso provare ad indagare io per”
Quando disse quelle parole mi si illuminarono gli occhi.
“Lo faresti davvero?” gli chiesi.
“Si, ma solo se mi prometti che per una settimana intera consumi da me almeno un pasto al giorno tra colazione, pranzo e cena”
Cavolo, mangiare con lui avrebbe significato essere messa all’ingrasso.
“Ci sto, ma solo se scopri tutti i dettagli” dissi stringendogli la mano.
NIALL
Speravo che fosse lui a dirle tutto, io proprio non me la sentivo di raccontarle cos’aveva fatto quel coglione. Avevo spiegato a Kevin che prima glielo diceva primas si sarebbe tolto il dente dolente. Avevo paura che soffrisse ancora. In quel momento suonò il campanello. Mi alzai e risposi al citofono.
“Chi è?” chiesi.
“S-sono io, Niall posso entrare?”
La sua voce tremolante mi fece intuire tutto. Aprii il portone spalancai la porta dell’appartamento andandole incontro. QUando la vidi aveva gli occhi rossi e le guance bagnate.
“Oh piccola... mi dispiace tanto” sussurai.
Lei non disse niente, semplicemente mi abbracciò forte e cominciò a singhiozzare sul mio petto. Era sempre così: per tre anni veniva da me quando qualcosa non andava. L’avevo vista con altri ragazzi e sempre era andata a finire male, e sempre lei era venuta da me. Avevo passato notti intere a consolarla e ancora non mi ero stancato, probabilmente l’avrei fatto per sempre.
“Vieni, ti preparo una tazza di te”

“Mi ha tradita! Lui che all’inizio credeva che tra me e te ci fosse qualcosa! Ad una sera che io non posso uscire con lui si trova una bionda tutta tette e se la scopa!” urlò sventolando il cucchiaio del gelato. “È  soltanto un lurido stronzo senza le palle per avere una relazione seria!”
“Hai ragione Miky, ma ora calmati e posa il cucchiaio prima che finisca sulla mia fronte”
Lei si imbronciò e gettò il cucchiaio nella vaschetta vuota.
“Scusa, è che più ci penso e più mi arrabbio, vorrei tanto tirargli un pugno su quel suo bel faccino”
Io risi. Lei che tirava un pungo? Ahahah solo in un mondo parallelo.
“Smettila di ridere, io faccio sul serio” mi disse.
Cercai di tornare serio, ma dopo appena trenta secondi scoppiai di nuovo a ridere.
“Sei di grande conforto Niall” disse sarcastica.
Feci due colpi di tosse e mi calmai.
“Scusa, è che proprio non ti ci vedo a picchiare qualcuno” mi giustificai.
“Già, non potrei mai” disse accoccolandosi contro il mio petto.
“Niall” mi chiamo dopo un po’.
“Si?” sussurrai.
“Mi porti a nanna? Sono stanca”
Ridacchiai a quella richiesta: a volte sembrava proprio una bambina bisognosa d’affetto. Dolcemente la sollevai e la portai sul mio letto rimboccandole le coperte e lasciandole un bacio sulla fronte.
“Notte Miky, sogni d’oro”
“Tu resti?” sussurrò.
“Io resto”

MIKY
La cosa che adoravo nel dorme da Niall era svegliarmi col suo profumo di vaniglia. Io adoravo la vaniglia. Mi svegliai perchè dal corridoio proveniva un buonissimo profumo. Stropicciandomi gli occhi gonfi raggiunsi la cucina dove trovai Niall senza maglia che cucinava.
“Buongiorno” dissi.
Lui si voltò verso di me e mi regalò uno dei suoi splendidi sorrisi. Ancora non riuscivo a credere che la gente lo abbandonasse senza un valido motivo, non si poteva.
“Buongiorno” mi disse.
Ancora indolenzita mi sedetti.
“Allora, è pronta la colazione?” chiesi leggermente impaziente.
Lui si voltò a bocca aperta.
“Che c’è?” gli chiesi.
“Tu mi hai appena chiesto della colazione?”
“S-si” dissi dubbiosa.
“MIRACOLO!” urlò. “Finalmente sei tu a chiedermi di mangiare! Oggi non dovrò imboccarti a forza!”
Io risi e lo mandai a quel paese.
“Sul serio, non potevi farmi domanda migliore: sei DAVVERO troppo magra! DEVI mangiare di più”
Io risi.
“A questo ci pensi tu” scherzai.
Lui sorrise e mi misi due crepes nel piatto avvicinandomi la Nutella.
“Tu si che mi conosci” dissi cominciando a spalmare la Nutella.
Mentre mi concentravo sulla mia azione la verità di quell’affermazione mi colpì: lui mi conosceva davvero. Nessuno sarebbe mai stato in grado di capirmi come mi capiva lui, riusciva a capire come mi sentivo e di cosa avevo bisogno. Alazai lo sguardo e lo osservai mangiarsi due crepes alla velocità della luce.
“Stai andando in palestra?” gli chiesi.
Lui arrossì e mi guardò.
“Quando ho del tempo libero, mi sa che io ho sempre mangiato anche al posto tuo”
Io ridacchiai e addentai la mia colazione: era squisita.
“Si vede, hai più muscoli ora”
Lui arrossì maggiormente e cercò di nascondersi mangiando. Rimanemmo in silenzio per il resto della colazione, poi ci alzammo spostandoci in salotto sul suo divano.
“Niall”
“Dimmi”
“Ma tu... Cosa ci trovi di speciale in me? Perchè sei rimasto anche se tu mi hai sempre consolato e sostenuto, mentre io non ho mai ricambiato?” chiesi guardando il soffitto bianco.
“Perchè tu non mi fai sentire solo, mi fai sentire importante e indispensabile. Perchè so che prima o poi tu avrai bisogno di me e io sarò al tuo fianco. Tu sei interamente speciale” mi disse.
Senza pensare a quello che stavo facendo mi avvicinai a lui e mi accoccolai sul suo petto.
“Resta” mi sussurrò.
“Io resto sempre Niall, resto finché non mi fai del male” sussurrai stringendomi ancora di più a lui.

“Niall!!” urlai dall’altra parte della pista di pattinaggio.
Perchè mi ero lasciata convincere da lui ad andare a pattinare se io non sapevo pattinare? Sorridente lui sfrecciò verso di me.
“Cosa succede piccola?” mi chiese.
“Io non so pattinare!” protestai.
“È facile: basta far strisciare prima un piede e poi l’altro. Non è difficile”
“Parla per te” borbottai.
Titubante e senza lasciare il bordo della pista cominciai a muovermi.
“DIo Niall, io non ci torno più qui” dissi afferrando il bordo con tutt’e due le mani per non cadere.
Lui rise e mi prese le mani.
“Niall fermati! Cosa stai facendo?!”
Lui continuò a ridere mentre mi trascinava in mezzo alla pista. Andò tutto bene finché non persi l’equilibrio e gli caddi addosso.
“Ti odio Niall!” urlai cercando di rialzarmi.
Se fossimo stati in una pista qualunque ora sarebbe venuto l’omino ad aiutarmi, ma no, lui aveva insistito per entrare furtivamente nella pista chiusa. Perciò se ci avessero scoperto saremmo finiti nei guai.
“Ti amo anch’io” disse dandomi un leggero bacio sulle labbra.
Quel gesto era stato così istintivo e naturale che ci misi qualche secondo a realizzare che mi aveva baciata e aveva detto di amarmi. I miei occhi si spalancarono e lo guardai mentre lui arrossiva.
“Oddio, nn volevo dirlo ad alta voce... cioè io non lo penso davvero, cioè sei la mia migliore amica io non dovrei pensare a certe cose... non che io le pensi! Tu sei bellissima, perfetta, da togliere il fiato, ma siamo migliori amici, e io migliori amici non si baciano neanche se uno dei due volesse... oddio! io non volevo dire che.. Insomma... Scusa” disse confusamente.
Lo guardai in faccia e scoppiai a ridere: aveva un faccino così tenero mentre blaterava cose alla rinfusa.
“I-io...” cercò di iniziare un discorso.
Gli lasciai esattamente tre secondi per continuare, poi presi io l’iniziativa e lo baciai. Fu un bacio vero, uno di quello pieni di sentimenti repressi e mai detti.
“Io resto” gli sussurrai sulle labbra mentre lui sorrideva come un bambino.
  
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