Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Cathy Earnshaw    08/01/2014    3 recensioni
"Era una calda serata estiva, di quelle che restano incollate addosso con il loro profumo di fiori e di rosmarino, con il frinire delle cicale, con le risate degli amici. Tutta la popolazione della piccola cittadina di Pothien si era riunita nella piazzetta principale. La musica colorava con le note eteree dell’arpa le serate del Nord della Terra dei Tuoni, e i cantori narravano le loro storie affascinanti a chiunque le volesse ascoltare."
Non è un'introduzione, lo so..ma credetemi se vi dico che è ancora tutto troppo vago anche per me per poter scrivere un'introduzione coerente ;) Vi piaciono i racconti con maghi, elfi, duelli e lunghi viaggi in terre desolate? Benvenuti nella Terra dei Tuoni, amici!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aqua correva per i corridoi deserti, faticando a tenere il passo con le gambe lunghe di Konstantin. Il suono raccapricciante delle ali che percuotevano l’aria si era fatto assordante. Il mago svoltava con sicurezza a destra o a sinistra quando incontravano dei bivi, e a lei iniziava a mancare il fiato. Alle sue spalle, Hailie arrancava.
«Stan!» chiamò.
Konstantin disse:
«Resistete ragazze, manca poco!»
Aqua strinse i denti. Svoltarono l’angolo e si trovarono davanti ad una grande porta. Konstantin vi posò le mani aperte e dai palmi sprigionò una luce verde.
Dall’esterno giunse un tonfo e un ruggito.
«Veloce, Stan» piagnucolò Hailie.
Konstantin gemette quando, con un’esplosione di luce, la porta scomparve.
I tre maghi si precipitarono nel salone e, quando si voltarono indietro, l’ingresso era nuovamente occupato dalla porta chiusa.
«Ma come cavolo..?»
Konstantin sospirò.
«Era lo stile di Storr. Ne ha creati un sacco, di passaggi di questo tipo. Porte che appaiono e scompaiono, oppure che si vedono da un lato soltanto» spiegò.
«Siamo certi che nessuno possa entrare?» domandò Hailie.
Il mago annuì.
«Fidatevi di me. Da ragazzo, ero molto interessato alla storia di questo posto. Nemmeno un drago potrà entrare in quest’area del palazzo. La porta non verrà giù neanche a spallate.»
«E uno stregone, invece?» domandò Aqua.
Il mago volse loro le spalle e attraversò il salone.
«Stan?» insistette.
«Teoricamente no.»
«Teoricamente?!» ripeté Hailie, e la sua voce salì di un’ottava.
«Non preoccupatevi. Non entrerà nessuno» tagliò corto.
Poco persuase, le ragazze si scambiarono un’occhiata preoccupata e lo seguirono.
 
Jonna dondolava avanti e indietro sul divanetto, come in trance, e Liam non era ancora riuscito a spiccicare parola. Si teneva le mani nei capelli, senza sapere come affrontare il problema. I draghi erano già a Cyanor. La regina delle nevi l’aveva visto. Dovevano solo sperare che i loro fossero già al sicuro.
“Allegro, mago! Adesso sai come funzionano le sue visioni!”, disse la vocina acida nella sua testa.
Bell’affare, se ci restavano secchi in cinque.
«Credi che fossero già arrivati?» mormorò Jonna, dopo un abisso di silenzio.
«Non ne ho la minima idea» rispose.
La ragazza sospirò. Sembrava affranta, pensò Liam. Sembrava…umana. Istintivamente le prese una mano gelida tra le sue.
Jonna lo guardò sorpresa, ma non si ritrasse.
«Dovresti mangiare qualcosa, sai? Ti capita spesso di perdere i sensi?»
«Solo quando mi connetto a lui
«E…quello ti capita spesso?»
Jonna sospirò.
«Non ti arrendi mai, eh?» sbottò. «Ogni tanto succede. È iniziato tutto dopo Madian. Stavo male, avevo delle visioni, sentivo suoni che nessun altro poteva sentire…la donna che mi curava credeva che fossi impazzita, ma si sbagliava. Io…io non so che cosa sia successo quel giorno, il mio potere deve aver in qualche modo reagito al fuoco di Djalmat.»
Liam annuì, impreparato a ricevere quel tipo di confidenza così, all’improvviso.
«C’è qualcosa che ti faccia stare meglio?» domandò.
Jonna accennò un sorriso, e per una volta non era un sorriso sarcastico.
«Il malessere passa da solo, pian piano. Ma grazie di averlo chiesto» guardò verso la finestra. «Credi che dovremmo avvertire James? Ruben ha incaricato lui di fare le sue veci…»
Liam si mordicchiò un labbro.
«Non so. Forse vale la pena di aspettare. Temo che ormai la frittata sia fatta.»
Qualcuno bussò, e la porta si aprì.
«Jonna?»
Era Ruben. Liam lasciò immediatamente la mano della ragazza, pregando che il Maestro non avesse visto nulla.
«Disturbo?» disse, secco, guardandoli con sospetto.
Jonna si alzò e traballò, ma si sforzò di andargli incontro.
«Stai bene?» sussurrò la ragazza, crollando tra le sue braccia.
«È successo qualcosa?» domandò Ruben guardando ora lei, ora Liam.
Liam si alzò. Aveva la sensazione di aver appena rischiato l’osso del collo, e lo sguardo del capo era tutto fuorché amichevole.
Jonna non accennava a rispondere, così Ruben insistette.
«Liam?»
«I draghi sono già a Cyanor. Se non lo sapevi, devo dedurre che tu e Tim abbiate fatto in tempo a ripartire prima del loro arrivo» spiegò.
Ruben strinse Jonna.
«È tutto a posto?» le disse.
Jonna annuì.
«Come facciamo a sapere se stanno bene?» domandò cercando di reggersi sulle sue gambe.
«Possiamo solo aspettare loro notizie, tesoro.»
«Dal momento che non c’è più bisogno di me, se non vi dispiace, vado a cercare mio fratello» disse Liam, cercando di defilarsi.
C’era qualcosa nel rapporto di quei due che gli dava la nausea, qualcosa di viscido. Aveva la sgradevole sensazione che la loro fosse una relazione di opportunità. O, forse, era solo una malignità gratuita, frutto di un’impressione sbagliata.
«Liam…»
Si fermò sulla porta e si volse indietro. Ruben era già sparito nella stanza attigua, e Jonna se ne stava in equilibrio precario in mezzo al salottino.
«Grazie» mormorò.
Liam sorrise. Per la prima volta, aveva visto una scintilla di luce attraversare i suoi occhi.
 
Le braci nel camino languivano. La notte scendeva sempre prima, e Irthen attendeva raggomitolato sotto le coperte che il sonno lo portasse finalmente via con sé. Ma cominciava a disperare.
Liam gli aveva dato troppe cose per cui preoccuparsi, tutto ciò che di positivo poteva avergli fatto la compagnia vivace di Eetan del Fuoco era finito schiacciato sotto la storia di Jonna e delle sue visioni. Senza contare che si sentiva ancora discretamente in colpa per come aveva trattato Yu – non riusciva ancora a capacitarsi di quanto avesse perso il controllo – e avrebbe voluto farsi perdonare, cosa che avrebbe dovuto cercare di fare anche suo fratello con Amina, dato che la stava bellamente ignorando e gli sguardi di lei erano sempre più eloquenti. Non aveva bisogno di prove per sapere che quei due erano finiti a letto insieme. Da Liam non poteva aspettarsi nient’altro, ma da Amina non se lo sarebbe mai aspettato.
“Se lo sapesse Jeremy, farebbe un infarto”, si disse con un sorriso pieno di nostalgia.
Chissà che cosa stava facendo il suo migliore amico…e chissà che cosa stava facendo Abby! Per quanto si sforzasse di non pensare a lei, quell’accidenti di anello non faceva che ricordargli la sua assenza, e la figuraccia che ci aveva fatto. Ma col passare dei giorni, quella bruciava via via meno. Restava solo il vuoto doloroso, e pur di cancellare quella vertigine sarebbe stato disposto a fare qualunque cosa. Più o meno.
Si mise in ascolto: nel silenzio della notte, percepì dei passi in corridoio. Trattenne il respiro, assalito da un’ondata di panico, quando la serratura della sua porta scattò. Rimpianse amaramente di non avere un coltello o un’altra arma qualsiasi a portata di mano. La luce tenue delle braci non era sufficiente per consentirgli di identificare la persona che si stava introducendo nella sua stanza, ma forse gli poteva permettere di sgattaiolare fuori dalle coperte per prendere il coltello da caccia abbandonato nella borsa da viaggio. Lentamente, cercando di non fare rumore, scivolò verso il bordo del letto. La porta si richiuse con uno scrocco.
«Sei sveglio?» mormorò una voce conosciuta.
Irthen si rilassò di colpo, ringraziando di non aver avuto davvero un’arma a portata di mano. Era la voce di Yu.
«Come cavolo hai fatto ad entrare? E cosa ci fai in camera mia in piena notte?!» esclamò.
Imprecò mentalmente, sentendo la propria voce sfociare nel panico.
«Ho una copia di tutte le chiavi» disse con aria colpevole.
«Cosa sei, una specie di maniaca?» farfugliò.
Yu scoppiò a ridere.
«Ma ti pare? E anche se fosse, sei alto due volte me…»
Irthen si concesse una risata, ma si fece subito serio.
«Non credevo che saresti tornata…» disse.
«Perché?»
«Non mi sono comportato molto bene.»
Il profilo poco definito della ragazza si strinse nelle spalle.
«Niente di così drammatico.»
Si avvicinò. Irthen constatò con sorpresa che non indossava il solito grembiule e che i capelli non erano raccolti nella solita crocchia, ma erano sparsi sulle spalle.
“Ovviamente”, si disse, “di notte dorme anche il personale di servizio…o almeno dovrebbe”.
«Posso stare un po’ qui con te?»
«C-certo, ma…»
Prima che potesse aggiungere altro, si era infilata sotto alle coperte.
«È…successo qualcosa, per caso?» balbettò, colpito prima da una folata di aria gelida, poi dal calore del corpo steso vicino al suo.
«È stata una giornataccia. Anche per colpa tua, se proprio lo vuoi sapere. Perciò permettimi di sfruttarti ancora una volta, la tua compagnia mi fa bene. Dormi pure, se vuoi, ho la chiave e prima dell’alba sparirò, promesso.»
Irthen la guardò, poco persuaso. Dubitava che sarebbe riuscito a dormire, e dubitava soprattutto che fosse una buona idea quella di tenere una ragazza nel suo letto.
«Non ti molesto, non preoccuparti» aggiunse Yu.
Al ragazzo sfuggì una risatina nervosa.
«Potrei molestarti io.»
Yu si accoccolò tra le coperte e ridacchiò, per nulla colpita.
«Ma non ce l’hai, tu, una stanza?» gemette allora.
«Sì, ma non ci voglio stare…su, fai il bravo, fingi che io sia il tuo cane.»
Nella mente di Irthen balenò vivida l’immagine della piana di Thann e di un accampamento di orchi in lontananza.
«Non, funziona, credimi!»
«Allora sarò un orchetto. Avrò le corna, la testa bitorzoluta, le pustole, e puzzerò di morto. Grazie dell’ospitalità, Ir…sogni d’oro.»
«Buona notte, Yu» rispose perplesso, aggiungendo mentalmente:
“Come se avessi avuto scelta…”.
 
Aqua si svegliò all’alba, maledicendo la luce che le dava fastidio. Si era addormentata solo da poche ore, aveva passato buona parte della notte a fissare il soffitto affrescato. Un movimento attirò la sua attenzione. Si alzò a sedere, e vide che Konstantin era già in piedi, e guardava fuori dalla finestra. Cercando di non svegliare Hailie, sgusciò fuori dalle coperte e gli si affiancò.
Il sorgere del sole colorava tutto di rosso e rosa, case, palazzi, mura e, in lontananza, la Piana di Thann.
«Non dirmi che ti piace» commentò Konstantin con un sorriso.
Aqua gli diede un pizzicotto.
«Che cosa vorresti insinuare? Che sono troppo acida per apprezzare un bel paesaggio?» domandò in rimando.
«L’hai detto tu.»
Aqua sorrise, incapace di decidere se la rischiosità di quella situazione fosse di suo gradimento o meno. Se non altro, stavano facendo qualcosa.
«Hai un’aria strana» disse il mago.
«Bel coraggio hai, tu, a dire una cosa del genere! Hai una vaga idea di quante cose assurde tu stia facendo, ultimamente? E di quanto strano tu sia diventato?»
Konstantin le lanciò un’occhiata cupa.
«Ultimamente, mi ricordi tanto Alec…» aggiunse con un filo di voce. «Sai niente, di lui?»
Konstantin scosse il capo, e il dolore che trasparì dai suoi occhi fece sentire la ragazza in colpa.
«Niente. Non riesco ancora a credere che sia diventato un nemico, sai? Che…presto saremo entrambi su un campo di battaglia, e in schieramenti opposti» sospirò. «Come sta Mina?»
Aqua riportò lo sguardo sull’alba e si strinse nelle spalle.
«È difficile dirlo. Cerca sempre di sembrare forte, anche quando è evidente che tiene tutto insieme per miracolo. Credo che la compagnia di Liam le faccia bene, però.»
Stan annuì lentamente, e Aqua si sentì ancora più in colpa. Era chiaro e lampante come il mago fosse innamorato perso di Amina, e Aqua lo ricordava così da sempre, ma non poteva davvero illudersi che lei lo avrebbe mai ricambiato. Amina aveva amato troppo Alec, e troppo aveva sofferto per lui perché potesse sopportare di stare con una persona che lo ricordava così tanto. Avevano lo stesso viso, gli stessi occhi, le stesse mani, la stessa voce…avevano persino lo stesso odore!
«Lo so che hai ragione, ma non posso farci niente» mormorò Stan.
Aqua sgranò gli occhi.
«Prego?»
«Empatia. Percepisco il tuo stato d’animo e lo condivido. E hai ragione tu, sono senza speranza.»
Aqua avrebbe voluto dirgli qualcosa per incoraggiarlo, ma esitò. Non era brava per niente in quel tipo di cose. Forse perché non era mai stata innamorata davvero. Storielle qua e là, più per sentirsi meno sola che per altro, ma quello che provava davvero Stan non era nella sua disponibilità.
Un ruggito improvviso le strappò un grido. Hailie si svegliò di soprassalto, farneticando parole sconnesse, e Konstantin si allontanò dal vetro.
Un immenso drago passò per un momento davanti alla finestra. Le squame verde smeraldo brillavano come gemme nella luce obliqua.
«Wow» commentò Hailie avvicinandosi.
«C’è modo di riconoscerli?» domandò Aqua.
«Quello è Raj, figlio primogenito di Djalmat. Ogni drago ha caratteristiche particolari. Raj, per esempio, a parte il colore meraviglioso, ha una coda particolarmente lunga, e una grossa serie di aculei di osso sul dorso» spiegò Konstantin.
Hailie rabbrividì.
«Ottimo, adesso che siamo qui che si fa?» domandò.
Aqua si guardò attorno.
«Io propongo di esplorare l’area a nostra disposizione e, poi, di iniziare ad impostare una rete informativa.»
Konstantin annuì.
«Sono d’accordo. Dobbiamo sapere quanto spazio abbiamo a disposizione, e avere la certezza che non ci siano falle nell’sistema di protezione di Storr.»
«È possibile?» domandò Aqua.
«In teoria no, ma preferisco verificare.»
 
Consapevole di aver saltato la sua sessione di allenamento quotidiana per colpa di Jonna, Liam aveva dato appuntamento a suo fratello vicino alle cucine, per poter fare colazione insieme e, poi, dirigersi al campo. Ma Irthen non si era presentato. Non che la cosa fosse strana, non era mai stato un mostro di puntualità. Così, Liam aveva mangiato senza di lui e poi si era spostato verso il luogo dell’appuntamento. Quando, finalmente, era comparso Irthen, Liam iniziava già ad innervosirsi.
«Alla buonora!» disse, ma rimase un attimo inebetito davanti all’aria persa di suo fratello. «Non hai un gran aspetto, sai?»
Irthen si passò le mani sul viso.
«Se ti dicessi cosa mi è successo stanotte non ci crederesti» mugugnò.
Incuriosito, Liam si fermò davanti a lui e lo guardò. Aveva un principio di occhiaie.
«Devi mangiare?» domandò.
«No, lascia perdere.»
Liam si strinse nelle spalle e si incamminò verso il campo.
«Dunque? Che ti è successo?»
«Beh, ero già a letto da un po’, quando la tua amica Yu si è introdotta furtivamente nella mia stanza – approposito, io ci starei attento, ha una copia di tutte le chiavi – insistendo nel voler dormire con me.»
Il mago sgranò gli occhi, colto da una vertigine di apprensione.
«Quella Yu?! Quella che è scappata a gambe levate da te meno di ventiquattro ore fa?» balbettò.
Irthen annuì.
«E tu che hai fatto?» esclamò.
«Ho tentato di cacciarla via, ma non c’è stato verso. Così ho dormito da cani perché occupava metà del mio letto, perché avevo la fobia di spiaccicarla, e per altri mille motivi che non ho bisogno di elencarti…»
Poco persuaso, Liam lo guardò storto.
«Sul serio?»
«”Sul serio” cosa? Che ha voluto dormire con me, oppure che ho dormito da cani?»
«Che ha voluto dormire da te e che tu hai dormito» ribatté, scettico.
«Sul serio entrambe le cose» disse con uno sbadiglio.
Combattuto tra l’apprezzare l’autocontrollo di suo fratello e il deplorare la sua mancanza di iniziativa, Liam scosse la testa.
«E pensare che sembrava una persona normale.»
«Normale, dici? A me non sembra affatto normale. Quale persona sana di mente si innamorerebbe dell’uomo che l’ha comprata, manco fosse una forma di formaggio?»
Liam scoppiò a ridere.
«Non è infrequente come credi» disse afferrando la maniglia della porta che si apriva sul cortile.
Irthen lo bloccò afferrandogli il polso.
«Che c’è?» domandò allarmato.
«E se dovesse tornare? Anche stanotte, intendo?»
«Ti preoccupa dormire male di nuovo? Oppure temi che qualcuno possa vederla andare e venire dalla tua camera?»
Irthen esitò, e Liam comprese perfettamente quale fosse il problema.
«Lascia stare» mormorò il ragazzo aprendo la porta.
Fu il turno di Liam di bloccarlo.
«Non è mai successo che Abby ti dormisse addosso?» disse in un sussurro.
Irthen arrossì e si strinse nelle spalle.
«Non per necessità, intendi? Una volta sola. Ed ero discretamente arrabbiato con lei, ero certo che stesse cercando di tenermi buono, quindi non credo che conti, sì?»
Il mago sospirò.
Come poteva dargli consiglio di quel genere lui, che non si era mai fatto il minimo scrupolo?
«Magari non tornerà» disse.
“Codardo!”, gridò la sua coscienza.
«O magari sì» ribatté Irthen.
«Io sono la persona più sbagliata del mondo a cui chiedere aiuto, Ir, lo sai…tuttavia, se posso darti un consiglio, cercando di formularlo con il cervello e con null’altro, se dovesse tornare, forse dovresti cercare di capire perché lo fa…che cosa vuole, insomma. Una ragazza non crea una simile situazione, con un quasi perfetto sconosciuto, fra l’altro, senza secondi fini. In base a quello che deduci, fai le tue valutazioni. Perdona la brutalità, ma nel tuo letto ci è arrivata con le sue gambe, e ormai sei grande abbastanza per poter decidere se scopartela o meno.»
Irthen arrossì di nuovo, ma mugugnò un “OK” poco convinto.
La porta si spalancò di colpo, colpendo il ragazzo in piena fronte. Incapace di trattenersi, Liam scoppiò a ridere.
«Acc…scusami tantissimo! Ti ho fatto male?» farfugliò James emergendo dal cortile, investito dalle imprecazioni di Irthen, che si teneva le mani sulla testa.
«È successo qualcosa?» domandò Liam, cercando di frenare le risa.
«Seguitemi» disse.
 
«Manca ancora qualcuno?» domandò James entrando nella sala riunioni.
Amina annuì.
«Ruben» rispose.
«Non verrà» disse Jonna con un breve sospiro. «È impegnato con il Governatore. Puoi procedere.»
Amina le lanciò un’occhiata infastidita.
«Va bene. Ho ricevuto una lettera di Konstantin, che ci informa dell’arrivo di Djalmat a Cyanor, immediatamente successivo alla partenza di Ben e Tim. Ci chiede se ci sono stati problemi per il loro rientro, e dice anche che loro tre stanno bene. Hanno trovato facilmente le stanze protette ed entro la giornata di oggi cercheranno di organizzarsi per avere notizie più precise della situazione della Piana, e, soprattutto, di Torat» fece scorrere gli occhi sulla lettera che teneva tra le mani. «Che altro? Ah, sì, cercheranno di farci avere notizie ad intervalli il più brevi possibile, senza dare troppo nell’occhio. Dovrebbe essere tutto» concluse.
Liam trasse un respiro di sollievo. Aver visto rientrare Ruben tutto intero l’aveva fatto sentire meglio, ma la lettera di Konstantin era quel genere di cosa capace di cambiargli la giornata.
«Il Maestro dice» intervenne Jonna «che non sappiamo in che modo si metteranno in contatto con noi, perciò teniamo tutti occhi e orecchie aperte. Aqua, Terra ed Aria conosco innumerevoli mezzi per trasmettere notizie…»
Qualcuno annuì, altri distolsero lo sguardo per evitare di doverle rispondere. Decisamente Jonna non andava a genio a molti, si appuntò Liam.
 
Tornati sul campo di allenamento, Liam sfoderò la spada.
«Che vuoi fare?» domandò Irthen.
«Duellare con te. Potremmo aver bisogno di combattere da un momento all’altro, e dubito che tu voglia startene a guardare…»
Irthen deglutì a vuoto. Suo fratello aveva ragione, ma aveva una paura tremenda di mettersi alla prova con lui. Perché aveva la certezza che avrebbe fatto una figuraccia, perché sapeva di non essere bravo quanto lui, e perché aveva addosso una stanchezza tremenda.
«Pronto?»
Liam impugnò meglio l’arma e stabilizzò la posizione.
“Prima comincia, prima finisce” si disse Irthen, lanciandosi su di lui.
Liam schivò con estrema facilità il suo primo attacco. Scartò di lato e parò. Senza perdere tempo, Irthen attaccò di nuovo, e di nuovo.
Quando le gambe iniziavano a farsi pesanti, Liam si fermò e alzò una mano.
«Non stai usando il cervello, Ir.»
«Che vuoi dire?» ansimò.
«Non puoi lanciarti come un pesce nella rete, in un duello! Guarda chi hai davanti, studia le sue tecniche, l’arma che impugna, cerca di immaginare le mosse future del tuo avversario! Non puoi pensare che ogni avversario sia uguale, e ognuno ha un punto debole, anche se magari poco evidente. Ti mostro cosa intendo, sei pronto?»
Irthen annuì, stringendo la spada.
Liam si avvicinò lentamente, muovendosi in diagonale. Improvvisamente, balzò in avanti, mirando al fianco destro. Irthen si predispose a parare, ma, all’ultimo momento, Liam fece mezzo giro su sé stesso, cogliendolo di sorpresa. La spada lo colpì di piatto sulle costole, togliendogli il respiro.
«Scusa» disse Liam. «Questo è quello che intendevo. Hai perennemente il fianco sinistro scoperto. Se tu avessi pensato a quale mossa avrebbe potuto fare il tuo avversario, ti saresti reso conto che sarebbe stato sciocco da parte mia tentare sul destro, e forse ti saresti accorto che il sinistro era in pericolo. Chiaro?»
Irthen annuì, premendosi una mano sul fianco. Gli sarebbe uscito un bell’ematoma, a ricordargli quanto fosse sciocco per qualche giorno.
«Chiaro» mormorò.
«Riproviamo» disse Liam alzando la spada.
Irthen sospirò. Cominciava a sospettare che sarebbe stata una giornata lunga…
 
«Questa è l’ultima» disse Konstantin, posando il palmo sulla porta intagliata che chiudeva la sesta stanza.
«Come lo sai?» domandò Aqua.
«Lo sento. È piena zeppa di magia, significa che è quella che isola dal resto del palazzo» spiegò.
Hailie adocchiò una sedia e vi prese posto.
«Aiutatemi a ricapitolare» disse. «Sei stanze, di cui: due saloni, una stanza da letto, una stanza da bagno, una cucina e una dispensa vuota. Ciò che manca è il cibo, ma, forse, qualcosa riusciremo a recuperare sfruttando il potere di Stan di attirare gli animali. Per quanto riguarda l’acqua, invece?»
«Nel bagno c’è un sistema di canalette che portavano acqua dalla falda sottostante il palazzo fin quassù. Sperando che funzioni ancora, non dovrebbe essere troppo complicato purificare l’acqua e renderla potabile. Anzi, penso che questo sistema potrebbe essere utile anche per raccogliere notizie. Attraverso l’acqua corrente posso vedere quello che succede a miglia da qui» disse Aqua.
Hailie annuì.
«Anche per quanto riguarda il mio elemento non sarà un problema. Mi basta poter aprire una finestra.»
«Tu, Stan, cosa pensi di fare?» domandò Aqua.
Konstantin sorrise.
«Semplicissimo: sfrutterò la finestra aperta da Hailie per chiamare qui gli animali e attingere alle loro informazioni. L’unico problema è…»
«…Come fare perché nessuno noti il via vai di uccelli dalla finestra?» concluse Hailie.
«E come fare perché Djalmat non mangi i tuoi informatori pennuti, Stan?» aggiunse Aqua.
Konstantin sospirò.
«Dovremo fare molta attenzione» disse.
Uno scoppio di grida attirò la loro attenzione. Si avvicinarono tutti e tre alla finestra. Da quella stanza, era visibile il cortile interno del palazzo, dove Raj, il drago verde smeraldo, stava ruggendo contro ad un grosso orco dalle corna ricurve. L’orco fece un passo avanti, grugnendo qualcosa nella sua lingua gutturale, e gettò a terra la sua ascia. Con un gesto fulmineo, il drago scattò in avanti e afferrò l’orco tra le zanne, tra le urla degli altri orchi. Lo lanciò lontano, mandandolo a schiantarsi sulla parete di un edificio, che si sgretolò.
«Speriamo che non demoliscano il palazzo» commentò Hailie.
«Sarebbe un bel problema» concesse Konstantin con un sorriso tirato.
 
Il sole stava tramontando e, nonostante fosse quasi ora di cena, Liam aveva voluto passare dalle stalle per salutare Baio. Non aveva avuto occasione di uscire con lui, e non voleva passare l’intera giornata senza vederlo. La sua compagnia lo tranquillizzava, quegli occhioni liquidi lo facevano sentire a casa.
Non appena messo piede nell’edificio, il mago capì di non essere solo. Una voce sussurrava, nella penombra, e proveniva proprio dal box di Baio. Liam si avvicinò cercando di non fare rumore, ma il sussurro si interruppe.
«Liam?» mormorò la voce dopo un attimo di silenzio.
Il mago sussultò, ed entrò cautamente.
«Mina…che ci fai qui?» domandò, sorpreso.
Amina si strinse nelle spalle.
«Volevo salutare Baio» disse.
Convinto che fosse una bugia, Liam si costrinse ad annuire.
«Com’è andata con Ir?» domandò Amina accarezzando il muso lungo di Baio.
«Speravo meglio» disse Liam. «Speravo che Abby gli avesse insegnato qualcosa, ma evidentemente era concentrata su altro. Contro un soldato se la caverebbe di certo, ma contro un mago…»
«Non è necessario che affronti un mago, Li’…per i maghi ci siamo noi.»
«Lo spero. Non sopporterei di…di…» la sua voce si perse.
L’immagine del corpo inerte di Irthen gli tolse il respiro.
Amina si avvicinò e gli prese la mano.
«Non succederà» disse con fermezza.
Liam sorrise.
«È sempre confortante parlare con te, Mina.»
La maga scoppiò a ridere, e Liam si incantò ad osservarla. Nella penombra, la sua pelle sembrava diafana. Senza pensarci troppo, le prese il viso tra le mani e la baciò.
«Va tutto bene?» farfugliò Amina, staccandosi per respirare.
«Più che bene…» sussurrò Liam, spingendola contro alla parete di legno, mente la vocina nella sua testa gridava “Drogato!”.
La ignorò con disinvoltura, e, d’altra parte, Amina non sembrava intenzionata ad obiettare quando le sue mani andarono a cercare la pelle nuda.
“Ognuno ha i suoi vizi”, si disse. “E il mio non è certo quello più deprecabile”.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Cathy Earnshaw