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Autore: Licht4    08/01/2014    0 recensioni
Storia scritta per un GDR via forum. Bisognava partire da alcuni elementi, cioè lo speccho, un portale verso altre dimensioni, e il protagonista che lo attraversava. Il resto era da inventare. Volevo ritornare a scrivere dopo un periodo di blocchi, e dovevo pur inventarmi qualcosa. Questo gdr mi ha dato la possibilità. Commentate circa il mio stile, please. *faccina puccia*
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo vedevo, con occhi chiusi e sigillati, nascosta sotto le coperte, lo vedevo. Ogni mio senso percepiva quella presenza, ed ogni volta che entravo nella mia camera, alla sera, dopo una giornata di lavoro, i battiti del mio cuore accelleravano, sempre più veloci, un motore che parte e non vuole più fermarsi. Allora posavo la mia borsa sulla scrivania, guardavo a destra ed a sinistra, e quando il mio sguardo cadeva lì, le gambe iniziavano a divenire molli, e il peso del mio corpo si acasciava sulla sedia.
Lo specchio, era lui. Copriva quasi tutta la parete, posto proprio di fronte al mio letto. Quando mi trasferì in questa città, da sola, vagai ore ed ore in tutta la città, per cercare un qualsiasi arredamento. Pensavo spesso alla vecchia casa, alla mia città che avevo lasciato, che mi aveva visto giocare saltando e correndo lungo le sue strade, poi crescere e diventare ragazza.La mia mente tornava al lago che miravo dalla mia terrazza durante i giorni caldi, la cui distesa sembrava non finire mai. Mi mancava la mia stanza, profumata di legno, di antico.
Cercai nei mercatini e nei negozi, per trovare un elemento che mi facesse di nuovo sentire a casa. Lo trovai, infine, in un negozio dell'usato. Il proprietario me lo diede senza volere nulla in cambio. "E' uno specchio che mi hanno portato tempo fa, penso che risalga ancora all'800. E' uno squisito arredamento per una stanza, mi creda, signorina, lei farà un ottimo affare.". Diceva il proprietario. Niente soldi, mi aiutò a portare lo specchio fino alla stanza. Volevo porlo di fronte al mio letto. Che sciocca sono stata.
I primi giorni quasi mi piaceva, anche se ogni volta che ci camminavo davanti il mio corpo rabbrividiva. Scuotevo la testa e non ci pensavo. Col passare dei giorni, quando passavo del tempo nella camera avevo la pelle d'oca. L'ambiente era gelido anche con una stufetta al mio fianco.
Poi capìì. Aprivo gli occhi alla notte e vedevo delle ombre allungarsi sulla parete, proprio accanto allo specchio. Di giorno non riuscivo a lavorare, di notte potevo udire delle voci sussurrare il mio nome, e ventate gelide sfiorarmi. "E' il lavoro che mi stanca!" continuavo a ripetermi. Quasi me ne convincevo.
Sì, il lavoro mi stancava.

Tornai a casa, scuotendo l'acqua dal giubotto e dai capelli. La pioggia mi aveva colpito in pieno, senza ombrello e proprio all'uscita da lavoro. "Questa bella giacca rovinata!" esclamai, alzando lo sguardo al soffitto e scuotendo la testa. Sbuffai e lanciai la borsa sul divano. 
Entrai in camera, fiondandomi sull'armadio per prendere un cambio. Poi lo sentì. Le mie mani mollarono la presa sulla maglia, scosse da un tremito.  Mi voltai. La parete bianca mi fissava. Mi fissava! Mi alzai di scatto, e corsi verso lo specchio. "Mi hai stufato!" gridai. Mi guardò anche lui, e mi presi la testa tra le mani. "S..sono pazza, sto parlando con un oggetto!". Posi la mano sulla parete, sfiorando la superficie dell'oggetto. Sussultai. Eppure l'avevo guardato tante volte, ma non mi era mai sembrato così. 
"Gelatinoso", sussurrai. La parete mutava, sembrò dissolversi. Lo specchio divenne completamente nero, come se qualche pittore avesse buttato su di lui tutto il colore. Mi chiamava. 
La mia mano ora, a contatto con lo specchio, sparì. Il mio corpo si fuse con lui. Non tremava, non faceva nulla e non riuscivo a scappare. 
"Prigioniera di uno specchio?". Fu il mio ultimo pensiero prima di essere inghiottita da quell'oggetto. 
  
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