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Autore: Harriet    30/05/2008    2 recensioni
Momenti, ricordi, sensazioni e scelte...I passi per scrivere la propria storia. Raccolta di oneshot e songfics per raccontare le tappe della storia di Cain e di coloro che l'hanno resa degna di essere vissuta.
COMPLETA, finalmente!XD
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VII – La città liberata

Alzerò il bicchiere
Farò un brindisi
Un brindisi in tuo onore
Ti sento ridere…

(Tori Amos)



Londra, 1947

Sulla banchina ad attenderla c’era un vecchio.
Non tanto vecchio come se lo aspettava, comunque.
- Grazie per essere venuto!- Gli sorrise, con il candore e il fascino con cui aveva imparato a sorridere, da donna. Lui le fece un inchino cortese.
- Bentornata a Londra, signora.- Lei si fermò qualche istante ad osservarlo. Dovette indugiare troppo sul suo viso, però, perché lui se ne accorse. – Vi aspettavate una creatura decrepita, vero?-
- Sì.- ammise lei. – Sembrate poco più vecchio di me. Eppure... Voi... Con quello che...-
- Un ultimo regalo della Delilah, immagino.- sospirò lui. – Anch’io pensavo che sarei durato poco, in questo corpo non mio. Beh, non so cosa mi abbiano fatto, che tecnica abbiano usato, ma sembra che siano riusciti ad allungarmi la vita. Come se non avessi vissuto abbastanza!-
La nota straziante nella voce del vecchio fu il primo particolare che la rigettò nei tempi lontani in cui viveva a Londra, ed era prigioniera del suo incantesimo. Da tanti anni ormai viveva in America, con suo marito e i suoi tre figli. Di tutta la disperazione del passato non c’era più traccia. C’erano solo i dolori e le fatiche che ogni vita fa incontrare, insieme alle meraviglie di ogni giorno.
Ma da quando si era lasciata Londra alle spalle aveva dimenticato anche che potesse esistere una disperazione così profonda.
- Non potevate andarvene da qui?- gli domandò.
- Non lo so.- sospirò lui. – Sì, potevo. Ma se me ne fossi andato, avrei finito per dimenticare. Succede sempre, sapete. Si dimentica per sopravvivere, e io non mi meritavo di dimenticare.-
- Tutto quello che ci è successo... Non è stato abbastanza per cancellare le colpe?- mormorò lei.
- Non lo so. Però voi non avevate colpe. Voi siete una delle vittime innocenti di tutto quel che ci è successo.-
- Ma io ho avuto una vita felice, una volta lasciata Londra. Ho ancora una vita felice. C’è mio marito, ad aspettarmi, e i miei figli e nipoti, e...-
- Non vi siete pentita di aver rinunciato al titolo nobiliare e a quel che avevate qui?-
Si guardarono negli occhi per la prima volta, in quel momento. - Mai. A che sarebbe servito rimanere qui, mentre il mondo che conoscevamo appassiva? Il dono che mio fratello mi ha fatto è stato... La vita, e la fiducia in me stessa, non certo il titolo nobiliare. Quando ho trovato la mia strada e qui non c’era più niente da fare, anche il compito di guidare la famiglia non aveva più senso. In realtà, non c’era più una famiglia da guidare. E poi, è molto meglio che il nome maledetto di quella famiglia si sia estinto, finalmente.-
- Voi siete...- Si fermò, imbarazzato.
- Io sono?- incalzò lei, senza capire.
- Siete diventata una bellissima donna.-
- Oh Cielo!- Rideva di gusto, era divertita da quel complimento così tenero e goffo. – Ho quasi sessant’anni!-
- E siete ancora una bellissima donna.-
- Per fortuna Oscar non è qui con me, o dovreste fare i conti con lui!-
- Come sta Oscar?-
- Non molto bene.- S’incupì, ma l’attimo buio passò in fretta. – Non sta bene nel fisico, ma ha la stessa energia di sempre. Insieme siamo riusciti a superare tante difficoltà, e così sarà anche per questa.-
- E’ per questo, per la sua salute, che siete venuta da sola?-
Lei scosse la testa, incerta se dire la verità o meno. Decise di sì, alla fine.
- Anche per questo. Ma il vero motivo è un altro. So che dopo non potrò farlo mai più. Sono fuggita da questa città che avevo vent’anni, perché nonostante la felicità di mio marito e del mio primo figlio c’era ancora qualcosa di maligno, sotto questo cielo, che mi toglieva il respiro. Eppure, una parte di me è rimasta legata alla mia città. Io... Volevo rivederla. Sentire di nuovo la sua magia. Io avevo bisogno di dirle addio.-
- E perché avete chiesto di vedermi?-
- Perché siete l’ultima persona che conosco, qui. Mio zio Neal, mia zia Kathleen, la signorina Luchia, il signor Cleador... Sono tutti morti. Tutti i vecchi amici di Londra. Tranne voi.-
Sembrò quasi sconvolto da quella frase così innocua.
- ... amico?-
E lei si sentì molto fiera di averlo colto di sorpresa, con quella frase per niente innocua.
- Siamo stati nemici una volta, è vero. E allora? Il tempo trasforma tutto, Casian.-
- Sì, ma...-
- Ditemi, vi prendete ancora cura di quella tomba?-
Casian si arrese al fatto sconcertante che la signora Maryweather Gabril lo considerasse un amico, e sospirò.
- Stupido, eh? E’ che... Oh, ma voi non avete mai sentito il bisogno di avere una tomba da visitare, in tutti questi anni?-
- A dire il vero, no. Ho imparato che le persone care sanno essere con noi in ogni istante.-
Casian sembrò meditare su quelle parole, nei lunghi momenti di silenzio che seguirono.
Intanto si muovevano tra le vie, che una volta le erano familiari. Senza paura, dai quartieri più poveri alle strade scintillanti. Itinerari compiuti mille volte da entrambi. Era tutto diverso: il mondo aveva cambiato faccia, dall’ultima volta in cui la donna aveva visto la sua città. Il tempo trasforma tutto, davvero.
- Signora Maryweather. Pensate che... Se c’è... qualcosa come un Dio... Pensate che li abbia perdonati? Almeno un po’?- La domanda gli uscì di bocca con un’urgenza dolorosa e la lasciò senza parole.
Però capì che doveva rispondere, e quindi raccolse il coraggio e ci provò.
- In questi anni ci ho pensato tanto. E ho capito due cose. Che non si può pretendere di capire cosa c’è nella mente di Dio. E soprattutto, che non si può mai sapere cosa c’è nel cuore degli uomini, fino alla fine. Se è vero che cose come l’amore o il sacrificio cancellano le colpe peggiori... Io credo di sì. Credo che alla fine siano stati perdonati.-
- Siete diventata anche una donna saggia, oltre che bella.-
- Oh, Casian, la volete smettere di lusingarmi così?-
Rise ancora, e si sentì sollevata. Forse aveva bisogno di dirle a voce alta, quelle cose, proprio lì tra le vie del luogo dov’era cresciuta, e dove aveva visto cose bellissime e cose terribili.

Rimase in città dieci giorni, ospite dell’unica casa che aveva conservato, di tutto il patrimonio familiare. Rivide Casian l’ultimo giorno, prima di imbarcarsi. Quando la raggiunse, ebbe l’impressione che fosse più curvo del giorno in cui l’aveva accolta, e le sue mani avevano preso a tremare leggermente.
- Com’è andato il vostro addio, Maryweather?-
- E’ tutto un altro mondo.- rispose lei. – E’ strano. Devono essere successe così tante cose. Due guerre, nella vecchia Europa. Di là dal mare è un po’ difficile da capire. Mi vengono i brividi. Eppure... Non so, ho come l’impressione che da quei giorni bui, alla fine dello scorso secolo, la città sia stata come liberata. Ah, lascia perdere, sono le fantasie di una vecchia!-
- Non sono fantasie. E’ così. Quella società che indagava il senso della vita giocando con le leggi naturali... Il loro incantesimo era molto forte, anche se rimaneva nascosto. La città è stata davvero liberata. E gli eroi... Noi li conosciamo molto bene.-
- Gli eroi... Messa così, sembra una specie di fiaba. Gli eroi che combattono contro l’incantesimo malvagio che tiene prigioniera la città. Solo che questa fiaba non è finita così bene.-
- Mah. Chi lo sa. Forse, nemmeno così male.-
Si sorrisero, e lei all’improvviso si sentì colma di una pace, come mai le era successo. Ebbe davanti agli occhi tutta la sua esistenza, con tutti i frammenti al posto giusto, con tutti i fili riuniti in un unico intreccio, che aveva senso, finalmente!
- Forse è davvero così.- mormorò. Poi decise che era il momento della sorpresa finale. Tirò fuori dalla borsa un foglio e lo porse a Casian. – Avete detto che negli ultimi anni avete aiutato la gente dei quartieri poveri, no? Beh, ora potete usare la mia casa, l’ultima che mi era rimasta.-
- Ma cosa...-
- E’ vostra. E’ l’atto di passaggio di proprietà. L’ho fatto redigere ieri da un notaio. Usatela bene... e state tranquillo, non ci sono cose strane, di quelle che piacevano tanto ai membri della mia famiglia.-
Casian accettò il foglio tra le mani tremanti, e le fece un inchino, incapace di ringraziarla in altro modo.
- Maryweather...-
- Fate un brindisi in nostro onore, vi chiedo solo questo. Alla salute della famiglia Gabril, che prospera oltreoceano. E in memoria di tutti quelli che sono morti nei giorni più bui della nostra vita, quelli che abbiamo amato e perso... No, quelli che abbiamo amato, e mai perso! Fate un brindisi speciale per il vostro dottore, e per mio fratello. Nella speranza che si siano incontrati... E abbiano sanato la maledizione di Caino e Abele.-
Casian aveva nascosto il viso tra le mani, e anche se lei non poteva vedere i suoi occhi, sapeva che stava piangendo.
- ... lo farò. Ve lo prometto.-
Le baciò la mano, e poi l’accompagnò fino alla gradinata d’imbarco, in silenzio. Un ultimo sguardo, un “buon viaggio” sussurrato, e poi...
- Può darsi che stessi aspettando proprio questo, per partire anch’io.- mormorò lui, e furono le ultime parole che lei sentì, prima di essere trasportata dalla folla fin dentro la nave. E sorrise, con quel sorriso innocente e vissuto che aveva sempre avuto e che non aveva perso con gli anni.
Quando fu a bordo continuò a dare le spalle a Londra. Non si voltò più, nemmeno per rivederla un’ultima volta. L’addio era dato. L’incantesimo sciolto per sempre. Il cerchio chiuso, finalmente.

E questa volta è davvero tutto.


FINE



Due anni dopo, post-rilettura del manga. L’ultimo capitolo che volevo scrivere a tutti i costi, e che nella mia mente ha cambiato forma mille volte. Alla fine è uscito così.
Piccola nota sull’anno in cui è svolta questa storia. Allora... Jack the Ripper ha commesso i suoi omicidi nel 1888. Ma la regina Vittoria compì 60 anni di regno nel 1898. Immagino che o la signora Yuki ha fatto un po’ di arrosto cronologico, visto che entrambi gli eventi sono citati nel manga, o il Jack del “Sigillo” era un emulo del Jack vero. O era un secondo Jack - e anche il primo e più famoso probabilmente era assoldato dalla Delilah, forse? Non lo so, ma comunque io ho considerato il sessantesimo della regina come data di riferimento (ricordate? Il finale della storia si svolge per l’appunto durante quella festa...) Per cui, se Mary aveva circa 10-11 anni nel 1898, ne ha quasi 60 nel 1947.
Grazie per aver amato questa storia, negli anni passati...XD E grazie per aver atteso così tanto questo finale. Beh, vi saluto. Grazie a tutti, davvero.
Grazie alla signora Yuki che, nonostante follie, esagerazioni, incesti e angst oltre i limiti consentiti dalla legge, ha creato una bella storia, con tante belle idee e splendidi personaggi, nella quale è un piacere rituffarsi, tutte le volte.

(Uh, e visto che sono arrivata alla fine di quest'impresa, un commento lo lasciate, vero?XD Grazie! ^_^)

I’m at: Dark Chest of Wonders
   
 
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