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Autore: Nazumichan    10/01/2014    0 recensioni
Vederlo sorridere mi riempiva il cuore di gioia, sempre. Mi dava conforto nei momenti difficili.
Probabilmente è per questo che non ero riuscito a dirgli di no; la cosa che mi chiesi in quel momento fu: “Perché volevo vedere il suo sorriso? Perché mi rendeva così felice guardarlo sorridere?”
“Ma soprattutto...perché adesso quel sorriso meraviglioso mi provocava solamente un inguaribile dolore?”
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2

Il mutare di un sorriso

 

 

 

-Non puoi immaginare quanto mi stia rendendo felice, Natsuno! Era da tantissimo tempo che volevo uscire con Ricchan ed ora che so di avere il tuo supporto sono doppiamente felice.

-Tutti questi ringraziamenti per così poco? Non mi sembra di star facendo chissà cosa, onestamente.

-E qui ti sbagli, caro il mio Natsuno. Ti stai comportando proprio come farebbe un vero amico. Sono davvero felice.

 

Tohru sorrideva. Sorrideva davvero tantissimo, di gioia. Adoravo il suo sorriso, perché era un sorriso puro, reale, non quel tipo di sorriso fasullo, senza sentimento, senza espressione. Eppure in quell'istante pensai davvero che ci fosse qualcosa che non andasse. Il suo sorriso mi apparve più “distante”, se così posso dire. Quasi come se non mi appartenesse più.

Non volevo che condividesse quel sorriso con qualcuno, se quel qualcuno non fossi stato io. Non volevo che Ricchan lo vedesse, che si innamorasse di quel ritratto autentico di perfezione pura.

Quello era il sorriso che riservava solo a me, il suo migliore amico; e allora perché avrebbe dovuto vederlo anche lei? Perché?

Probabilmente fu a causa di tutti questi pensieri che adesso avvertivo una sensazione strana al cuore e, al contempo, qualcosa di caldo sul mio volto, un calore che non voleva smettere di tormentarmi.

-Eh?

Lacrime?

...Lacrime.

Erano proprio lacrime a scendere sul mio viso e che non riuscivo a fermare, nel tentativo di capire il perché del mio comportamento assurdo. Il sorriso sul volto di Tohru svanì all'improvviso, trasformandosi in preoccupazione che non fece altro che annuvolare il suo bellissimo viso.

Mentre cercavo di asciugare le lacrime, lui diresse il suo sguardo su di me, iniziando a chiedermi il perché di quelle lacrime, tanto salate quanto inspiegabili.

-Natsuno, cos'hai?! Non ti senti bene? Ti fa male da qualche parte?

-No, non mi fa male niente, non preoccuparti. Sto bene.

Perché sei così gentile...?

-Non si direbbe, stai piangendo! Si può sapere cos'è successo? Ho per caso detto qualcosa di sbagliato? Se è così, ne sono desolato, non era assolutamente mia intenzione! Io, io...

Non scusarti con me, non hai fatto niente di sbagliato! Qui l'unico strano sono... io.

-Ehi Natsuno...rispondimi per favore. Non startene lì impalato a fissare il vuoto con quell'espressione triste, guardami, dì qualcosa!

Dire qualcosa? Cosa avrei dovuto dire? Se avessi parlato in quel momento, sarei esploso sicuramente. Anche se non ero a conoscenza del reale motivo della mia tristezza, sarei esploso dalla disperazione. Specialmente perché i miei occhi non riuscivano più a vedere il suo sorriso.

Lui non aveva fatto niente di male, mi aveva solo confidato la sua cotta per quell'infermiera, mi aveva chiesto un aiuto e io gli avevo detto che l'avrei aiutato, che gli avrei dato il mio sostegno, ma, nonostante questo, non ero felice, anzi. Mi sentivo come se un masso enorme mi stesse schiacciando il petto, impedendomi di respirare.

Tohru mi stava fissando con quei suoi occhi tristi color nocciola; si era messo piegato sulle ginocchia, proprio di fronte a me, non appena mi aveva visto piangere. Mi prese le mani saldamente, cercando di capire cosa mi rendesse triste, cercando una risposta da me.

Il mio sguardo incrociò il suo. L'espressione sul mio volto si era fatta ancora più cupa, e quella sul volto di Tohru ancora più preoccupata.

Forse sarebbe stato meglio che me ne fossi andato. Se fossi rimasto lì, in quello stato, non avrei fatto altro che peggiorare le cose più del dovuto. Non potevo parlargli del motivo per cui ero così triste, se questo non lo conoscevo nemmeno io. Per qualche ragione, non riuscivo a guardarmi dentro.

Con un scatto rapido mi alzai dal letto, distogliendo lo sguardo da quel ragazzo che mi fu tanto caro ed abbandonando il calore delle sue mani, mentre mi fissava con un' espressione basita, stupito dal mio gesto improvviso.

-Vado a casa.

-Eh? Perché?

-...Scusami, Tohru. Sono stanco, voglio andare a casa.

-Ma...tu non stai bene.

-Non devi preoccuparti, sto benissimo, quello di un attimo fa è stato solo un lapsus, niente di allarmante insomma- sorridendo, continuai a parlargli, nonostante non sapessi cosa dire, nonostante stessi trattenendo a stento le lacrime. -Spero che il tuo appuntamento con Ricchan vada per il meglio. Lo spero davvero, ti meriti una brava ragazza come lei. E' il minimo per uno come te.

-Uno come me? Che intendi dire?

-Semplicemente questo. Tu...- non ce la feci a continuare questa frase.

Credetti di aver capito quello che il mio cuore mi stava cercando di dire già da un po'. -...tu sei una brava persona.

Non ebbi nemmeno il tempo di farmi uscire quelle parole di bocca, che le lacrime tornarono a tormentarmi, implacabili e silenziose.

-Natsuno!

Tohru probabilmente non era riuscito a capire nulla di quello che stava succedendo. In pochi minuti una situazione del tutto normale e tranquilla, si era trasformata in un qualcosa che non era mai capitato prima, uno spettacolo raro. In effetti, per far piangere un ragazzo come me, che non esternava mai le proprie emozioni, ce ne voleva; ma mai, ne sono certo, Tohru avrebbe pensato che mi avrebbe visto in quello stato penoso così all'improvviso e, sopratutto, senza nemmeno sapere il perché. O forse il perché lo aveva capito, ma gli era impossibile da credere.

-Beh, allora io vado. Ci vediamo, Tohru-chan.

-Dove credi di andare, Natsuno? Non credo che tu sia nelle condizioni di andartene in giro da solo, insomma guardati! Si può sapere cos'hai? Nemmeno un minuto fa, stava andando tutto bene e adesso sei completamente sconvolto, non so cosa pensare, accidenti!

Sgranai gli occhi. Mai mi sarei aspettato una risposta simile da lui, una risposta tempestiva, datami con furore, con frustrazione. Lui, sempre così calmo e pacato, adesso mi appariva come un mare in burrasca, sul punto di far affondare tutte le mie certezze su di lui.

Conoscevo davvero il ragazzo di nome Tohru, che era lì, proprio di fronte a me? Mai avrei pensato che se la prendesse così tanto per il mio comportamento...o semplicemente si comportava in questo modo solo perché teneva a me. Già, era proprio per questo probabilmente. Tohru mi voleva bene, mi era sempre stato accanto, fin dal primo momento in cui lo incontrai. Ricordo ancora quella calda mattina d'estate, la mia bici, una ruota bucata, la sua voce, la sua cordialità, il suo sorriso. Ne rimasi affascinato, ma non potevo di certo dirglielo, mi pare ovvio. Rimasi affascinato e innervosito allo stesso tempo, se devo dirla tutta, però. Non avevo mai potuto sopportare i tipi gentili come lui, non riuscivo davvero a parlarci. Probabilmente, però, la mia era solo invidia, perché nessuno sa quanto avessi desiderato di poter essere cordiale nello stesso modo in cui lo era lui.

Alla fine, l'ultima cosa che volevo è che si preoccupasse per me. E forse fu proprio questo il motivo che mi spinse a dire quella frase che, di lì a poco, avrebbe cambiato tutto.

-Mi dispiace, Tohru-chan. Ti ho fatto preoccupare inutilmente, ma ti assicuro che non era mia intenzione, lo giuro!

-Non scusarti Natsuno, anzi, dispiace a me per aver urlato, poco fa. Adesso per favore mi dici che hai?

-Ecco io...-deglutii, guardando Tohru dritto negli occhi ma distogliendo subito lo sguardo per la vergogna di quello che stavo per dire- ...io mi sono sentito male mentre parlavi di Ricchan perché...mi è venuta in mente Megumi.

Ma che sto dicendo?

-Natsuno...- Tohru mi fissava con occhi tristi. Probabilmente si era sentito in colpa in maniera tremenda, avendomi parlato della sua felice cottarella mentre io stavo male per la morte di Megumi. Che cavolata. Mi facevo schifo da solo, e non solo per questa enorme bugia che gli avevo appena raccontato, ma anche perché non ero riuscito a parlare con lui apertamente.

Megumi era innamorata di me, ma io non le avevo mai rivolto un singolo pensiero, mai. Non la consideravo un'amica, non la consideravo un'amante, non la consideravo niente. Una cosa triste da dire, senza dubbio, ma le cose stavano così. L'unico che si era conquistato un posticino nella mia mente e nel mio cuore era Tohru. Non lei.

E malgrado questi sentimenti stessero esplodendo dentro di me, non riuscivo a dire niente, se non una mera bugia.

-Non preoccuparti Tohru-chan, non fa niente. Che potevi saperne tu? Comunque sia, adesso si è fatto proprio tardi e devo andare a casa, altrimenti i miei si preoccupano. Ci vediamo, va bene?

-Si, ho capito. Scusami ancora, sono mortificato, davvero...spero che tu riesca a perdonarmi.

-Uffa, ma quante paranoie ti fai?! Mi pare ovvio che ti abbia già perdonato, tu che dici?

Sorrisi. Un sorriso fasullo e, a dirla tutta, anche mal riuscito, ma in quel momento era l'unica cosa che il mio cervello era riuscito a partorire. Sempre meglio di niente, comunque, vista la situazione orrenda in cui mi trovavo.

Salutai Tohru e mi avviai, sulla strada verso casa. Mentre camminavo mi voltai verso quella casa tanto amata e sentii il cuore stringermi in petto, forte, inesorabile.

Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo, sentendo di nuovo quelle maledette lacrime scendere dai miei occhi stanchi.

 

 

 

Fine secondo capitolo

  
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