Storie originali > Introspettivo
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Autore: Annika Mitchell    11/01/2014    0 recensioni
Una raccolta di stralci di storie mai nate, ritratti di persone conosciute e sconosciute, pezzi di una me che non conosco, anime di persone che ho incontrato una volta per strada e di cui non ho mai conosciuto la storia, vite mai vissute ma scritte, briciole e rimasugli di chi non c'è più e di chi semplicemente non c'è mai stato.
Storie che hanno senso solo grazie a quel lettore che si ferma ad ascoltarle e, perché no, a leggere di sé.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Emiliana,
che della vita ci ha capito qualcosa in più di tutti noi,
e perciò non fa altro che domandare al cielo lo sterminio dell'umanità tutta.


 
- La Veuve Blanche.


“Professione?”
“Imbucata.”
L’anziana rispose con il massimo della serietà, come fosse la più naturale delle cose.
“Im-pie-ga-ta”, sillabò Thomas Miller, scrivendo a macchina. Aveva due figli, una ex-moglie e l’odore della sua nuova compagna impregnato nei vestiti. Dipendenza da alcool, si chiamava.
“Non ha capito.”
“No?” chiese l’uomo, con gli occhi lucidi e la voce titubante.
Emily Sullivan gli rivolse un sorriso comprensivo, dietro al mosaico di rughe che era il suo viso. Cercava sempre di risultare comprensiva nei confronti del genere umano, il quale, secondo la sua infinita esperienza di vita, comprendeva assai poco del mondo. Ribadì: “No. Faccio l’imbucata.”
“L’imbucata…”, ripeté atono Tom, con lo stesso sguardo vacuo e compromesso dall’alcool di pocanzi. Si ripromise di non bere più – non sul posto di lavoro, almeno – e tentò di ricordarsi di qualche sport a cui avessero dato l’improbabile nome di “imbuckey”.
“Faccio l’imbucata ai funerali.”, chiarì la donna, questa volta mortalmente seria.
“Ai funerali?”
Sto sognando? O sto morendo di cirrosi epatica?, pensò il signor Miller, che di mestiere faceva domande e nella vita non era mai stato in grado di fare nient’altro.
“Mi pare un po’ duro d’orecchi, giovane.”
“Ma la pagano?”
L’anziana donna accennò una risata, poi disse: “Be’, pagarmi! Il massimo che si possa ottenere da un mestiere come il mio è qualcuno che ti pianga su una spalla.”
“Guadagna lacrime?” chiese Thomas, che non poteva concepire l’esistenza di una donna che campasse di lacrime.
“Guadagno affetto.” lo corresse la donna, scostandosi con una mano i capelli perlacei dal viso.
 
La Vedova Bianca, così veniva chiamata Emily Sullivan. Colei che ricercava uno sprazzo di reale commozione in un mondo dove silenzio e lacrime sono gli unici protagonisti. Non era mai stata davvero vedova, perché non si era mai davvero sposata. Era vedova nel cuore, vedova di un amore mai vissuto e mai pensato. L’unica compagna di sempre non era stata altra che la solitudine: per questo motivo, si era rassegnata a celebrare l’amore come defunto.
Nessuno le aveva spiegato che ciò che non esiste non può morire mai.
   
 
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