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Autore: hapworth    30/05/2008    2 recensioni
Forse era realmente impazzito ma, finalmente, aveva qualcosa per cui valeva la pena vivere; qualcosa di prezioso, che avrebbe protetto anche a costo della sua stessa vita. Non sapeva o, probabilmente, non voleva dare un nome a quello che provava. Sapeva solo che, se non ci fosse stata Shinju, la sua esistenza non sarebbe stata la stessa: non sarebbe riuscito a vivere così a lungo.
[Shiren/Shinju]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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[Edit: 22.05.2013]
Ho voluto revisionarla completamente, presa dal momento di ispirazione. Non è cambiata granché, ho apportato diverse modifiche allo stile di scrittura e alla punteggiatura. L’ho riscritta completamente ma, comunque, rimane pressoché uguale a quando, anni fa, la postai. Mi farebbe piacere sapere ciò che ne pensate, benché comprendo sia un manga piuttosto impegnativo e particolare ma, la storia, continuo ad amarla molto.
Questa shot è il risultato dell’apprezzamento che ho provato per il manga, specie per il personaggio di Shiren che, davvero, trovo molto intrigante a livello psicologico. Probabilmente non gli renderà giustizia, anche perché troppo breve, ma questa è la mia personale visione dei suoi pensieri.
I personaggi non mi appartengono e io non scrivo a fini di lucro ma per puro divertimento.
By athenachan  
 
È solo che ti amo troppo

La sua vita, prima di quel momento, non aveva mai avuto un senso; non aveva mai veramente vissuto. Ma poi l’aveva vista: quella bambina che gli aveva cambiato completamente la vita, l’aveva fatto vivere, lui che prima non aveva mai vissuto. Del resto non era mai stato davvero voluto, tuttavia lei… Lei gli aveva fatto sentire qualcosa, il suo cuore aveva sentito la sua voce chiamarlo, chiedergli aiuto in quello sporco mercato di schiavi.
Forse era realmente impazzito ma, finalmente, aveva qualcosa per cui valeva la pena vivere; qualcosa di prezioso, che avrebbe protetto anche a costo della sua stessa vita. Non sapeva o, probabilmente, non voleva dare un nome a quello che provava. Sapeva solo che, se non ci fosse stata Shinju, la sua esistenza non sarebbe stata la stessa: non sarebbe riuscito a vivere così a lungo.
Le faceva male spesso, sempre, eppure in un modo malato e del tutto irrazionale, vederla soffrire gli piaceva. Gli piaceva che soffrisse per mano sua, che fosse lui la persona che la feriva. Allo stesso modo, però, quando sentiva le sue parole, quei suoi continui “Ti odio, Shiren!” soffriva. Era assolutamente irrazionale, un controsenso… Ma sentire che lei lo pensava, anche solo odiandolo, faceva sia male che bene.
Lui era il suo padrone, non le doveva niente ma, al tempo stesso, le doveva tutto. Tutto ciò che provava era merito di Shinju, Shiren lo sapeva bene ma mai l’avrebbe ringraziata, troppo orgoglioso, per farlo.
Sin dalla prima volta che l’aveva amata le aveva gridato che era solamente un oggetto, un manichino, qualcosa senza neppure un minimo valore… Ma mai, in tutta la vita, avrebbe potuto dire menzogna più grande. Per lui, la piccola Shinju era luce, non avrebbe mai potuto vivere senza di lei, mai. Il solo pensiero gli provocava un dolore pari a mille pugnalate al cuore.
Non sopportava lo starle lontano per troppo tempo, non riusciva a dormire la notte, sapendola in un’altra stanza, forse al freddo; forse in preda ad un orrendo incubo. E così si rifugiava nella scusa di volerla, solo per averla ancora accanto a sé nel proprio letto. Per scaldarla, per allontanare i suoi sogni che gliela portavano via, tenendola stretta contro il suo corpo molto più ampio del suo, troppo gracile.
Voleva insegnarle l’amore, voleva vivere per sempre insieme a lei… Il desiderio di sentirle dire, un giorno, “Ti amo, Shiren” era qualcosa che lo coglieva, qualche volta. Non voleva capire, davvero, ciò che ci stava dietro ma sapeva che si era innamorato di lei, sapeva che l’amava e che, malgrado fosse proprio lui a farsi odiare, desiderava ardentemente essere amato.
Il problema stava proprio in quello: l’amava troppo, l’amava talmente tanto da non riuscire a dirglielo; l’amava al punto da voler essere odiato, solo per avere la certezza della sua considerazione. L’amava talmente che avrebbe voluto morire, per lei, anche se non lo avrebbe ammesso mai.


Fine
 
   
 
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