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Autore: lyy223    11/01/2014    2 recensioni
"Nome dopo nome, la lista andava esaurendosi. Poche anime ancora e sarei stato libero. Mi sarei liberato di quel patto fatto più di un secolo fa. Per amore si è capaci di far tutto."
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Prima storia della serie "Soul"
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Soul'
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Mi muovevo veloce e leggero. Ero in ansia, non potevo perdere questo treno. Aspettare sarebbe stato troppo difficile, e soprattutto troppo pericoloso. Avrei perso quell’attimo fuggente, e si sa che quando si perde l’occasione tutto va per il verso sbagliato.
 -Treno per Montpelier in partenza sul binario 2!-.
“Cazzo! Ma dove sto andando?! E’ questa la direzione giusta?”.
Vedevo una ventina di treni fermi. Quale di quelli mi avrebbe portato a Montpelier?. Vidi i numeri grandi bianchi dei binari scritti sui cartelli. Avevo intravisto il binario 2, non era molto lontano. Dovevo però cercare velocemente un posto poco frequentato per riprendere le mie sembianze umane, di certo non potevo trasformarmi davanti agli occhi di centinaia di persone. Vidi in un piccolo angolino, una macchina per le fototessere azzura e bianca, aveva una lunga tenda, era perfetta. All’interno non c’era nessuno.  Mi avvicinai ed entrai il più veloce possibile, lentamente cercai di chiudere la tenda per non attirare l’attenzione di coloro che passavano lì vicino. Si sarebbero abbastanza impressionati vedendo la tenda chiudersi da sola. Mi trasformai e quasi non me ne accorsi. Era bello ritrovare il senso del tatto. Sentivo il tessuto della maglia e dei jeans sulla pelle. Non avrei mai pensato che mi sarebbe mancato il mio corpo umano.
Uscito, vidi un bambino che mi osservava. Notai subito il suo viso sconvolto. Le guanciotte rosse e morbide risaltavano sul suo volto dalla pelle chiara. Mi fissava con la bocca aperta. Iniziò a strattonare la mamma che era impegnata a parlare con un’amica in partenza
-Mamma, mamma! Guarda! Il signore è uscito da quella cosa! Forse Porta ad Hogwarts! Dai posso andare? Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego-.
-Stephen, smettila!- rispose la donna seccata.
Sorrisi al piccolino, mi portai un dito alla bocca, feci segno di tenere il segreto. Sul suo volto comparve un sorriso splendente, mi fece l’occhiolino.
Mancavano pochi metri al binario. Volevo correre, ma i miei muscoli non rispondevano. Mi girava la testa, ero rimasto troppo tempo sotto quella forma che mi ci volevano ancora alcuni minuti per riprendere completamente il controllo del mio corpo. Mi avvicinavo sempre più al treno. Le porte stavano per chiudersi. Con un balzo sovrumano riuscii ad entrare giusto in tempo. L’aria nel treno era calda, i sediolini erano rosso sangue, risaltavano in quell’ambiente completamente bianco. C’era poca gente. Probabilmente si trovavano già tutti sulla neve per festeggiare il Natale. Occupai uno dei sediolini che si trovavano vicino ai finestrini, adoravo guardare il susseguirsi di palazzi, alberi, immense distese abbandonate e imbiancate. Il natale, mi faceva tornare in mente alcuni ricordi della mia infanzia. Da piccolo facevo sempre gli angeli sulla neve, pupazzi, rubavo le carote per il naso dalla dispensa e il mio adorato padre non si arrabbiava mai per questo.
 Fui distratto dai miei pensieri.  Si avvicinò una ragazza bruna, alta, magra e con un paio di grandi occhiali neri che le nascondevano i grandi occhi castani.
-Posso sedermi?. Mi sorrise. –Certo- le risposi cortesemente. Si sedette davanti a me. Mi osservava di sottecchi, faceva finta di leggere un giornale di gossip. Io tornai ad osservare il paesaggio al di fuori del treno che viaggiava veloce.
-Piacere, io sono Johanna, Johanna Soul. E tu?-.
-Piacere Andrew-.
-Solo Andrew?-.
-No, sono Andrew…- dovevo inventarmi velocemente un cognome. “Perché mai voleva sapere il mio cognome?”.
-Andrew Daemon-. Sorrisi, cercando di essere convincente.
-Hai davvero degli occhi stupendi, credo te l’abbiano già detto tante persone-. Aveva ragione, Ctonie mi ripeteva sempre che avrei potuto conquistare qualunque donna con i miei occhioni grigi.
-Stavo cercando proprio un ragazzo come te, sono una giovane pubblicitaria. Nessun modello mi convinceva, cercavo qualcuno al di fuori del comune, e tu sei ciò che cercavo-.
La ragazza era molto intraprendente, si sporse verso di me. Mi osservava. Scrutava ogni piccolo particolare del mio viso, del mio fisico. Per la prima volta mi sentivo a disagio con una donna, non mi era mai successa una cosa del genere.
-Perché mi guardi?- le chiesi imbarazzato.
-Scusa, scusa se ti sto mettendo a disagio. Deformazione professionale- E’ che sei stupendo, non riesco a trovare un difetto nel tuo volto, sembra che sia stato scolpito da Michelangelo. Vorresti lavorare per me?-.
-Grazie..-.
 Non ebbi quasi tempo per rispondere, La nostra conversazione fu interrotta da una persona ancora più strana di Johanna.
Un ragazzo alto, capelli lunghi rossi, ci chiese se poteva sedersi.
-Certo!- rispose la ragazza che avevo appena conosciuto.
“Sono proprio fortunata oggi!” pensò la ragazza.
Quel tipo mi guardava. Restammo alcuni istanti a fissarci negli occhi.
-Vi conoscete?- disse Johanna pensierosa.
 All’improvviso riconobbi lo sguardo crudele e malvagio. Anche se aveva cambiato aspetto, l’avrei riconosciuta in mezzo a mille persone. E’ vero quando dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima. E i suoi occhi non la tradivano mai. Mi alzai senza fiatare. Ero sicuro che mi stava seguendo. Mi diressi verso il bagno, chiusi la porta senza però girare la chiave.
Sentii che qualcuno si era fermato davanti alla mia porta. Con molta forza entrò. La stavo aspettando.

 
   
 
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