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Autore: Neera6    12/01/2014    1 recensioni
I numeri per Zayn Malik avevano un significato tutto particolare: “La simbologia, ragazzi – ripeteva sempre - È la fonte di tutto”.
Ed era proprio per questo che non vedeva l’ora di compiere ventuno anni.
Ventuno, esattamente la metà di quarantadue.
“E che significa?”, dirà adesso il lettore, spaesato.
Ve lo dico subito: Quarantadue è sempre la risposta. La Risposta Fondamentale alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto.
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Ho scritto questa breve storia in onore di Zayn, nel giorno del suo ventunesimo compleanno.
Saranno 3 capitoli, li pubblicherò nel corso di tutta la giornata.
Sappiate che questa storia non ha assolutamente niente di normale.
Quindi potrebbe piacervi.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Cross-over, Nonsense, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Zayn Malik era sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle, nonostante il successo.
Aveva la fama, la gloria, tanti amici, una splendida donna e un’insana passione per la fantascienza.
I numeri per Zayn Malik avevano un significato tutto particolare: “La simbologia, ragazzi – ripeteva sempre - È la fonte di tutto”.
Ed era proprio per questo che non vedeva l’ora di compiere ventuno anni.
Ventuno, esattamente la metà di quarantadue.
“E che significa?”, dirà adesso il lettore, spaesato.
Ve lo dico subito: Quarantadue è sempre la risposta. La Risposta Fondamentale alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto. Questo lo sa bene chi ha letto i libri di Douglas Adams.
E Zayn Malik adorava Douglas Adams. Zayn Malik sapeva benissimo che il giorno del suo ventunesimo compleanno sarebbe stato importante, sotto mille punti di vista: sapeva che significava essere maggiorenni in tutto il mondo; sapeva che il 21 era un numero fortunato; sapeva che 12, il suo giorno di nascita, è 21 al contrario; sapeva che il 21 rappresenta la perfezione, perché è il risultato della moltiplicazione tra il 3 e il 7, due numeri sacri; sapeva anche che nella smorfia napoletana il 21 rappresenta la donna nuda, il che non gli dispiaceva affatto.
Ciò che Zayn Malik non sapeva era che quel 12 gennaio 2014 sarebbe stato un giorno talmente assurdo, per lui, che nessun libro di Douglas Adams avrebbe potuto prepararlo a ciò che stava per accadere.
 
La mattina di quel 12 gennaio 2014, Zayn Malik era, come al solito, nel suo letto.
Dormiva beatamente, avvolto tra coperte, cuscini e piumoni, con la bocca spalancata e un piccolo rivolo di bava che gli scendeva mollemente dall’angolo destro della bocca.
Dei tenui raggi di sole filtravano tra le imposte della finestra, illuminando le pareti ricoperte di poster e solleticando il viso di Zayn Malik.
Sì, solleticando.
Zayn si svegliò, intontito, ma non aprì gli occhi.
Cos’era quel fastidioso formicolio? Si toccò la faccia, riempiendosi la mano di bava.
“Bleah”, borbottò, sempre con gli occhi chiusi. Girò la testa dall’altra parte e continuò a dormire, sperando che quel sole dispettoso lo lasciasse in pace.
Cosa che non accadde.
Il sole era fermamente convinto che Zayn dovesse alzarsi, così continuò a solleticargli il collo con insistenza.
Questa volta Zayn si costrinse ad aprire gli occhi, e si trovò davanti il sole.
Beh, non era proprio il sole. A meno che il sole non fosse biondo, avesse due grandi occhi azzurri, le tette e le gambe lunghe.
Davanti a Zayn, in effetti, non c’era il sole: c’era Perrie Edwards.
“Forza, alzati. Muoviti”, gli disse con tono autoritario.
“Come hai fatto ad entrare in casa mia?”, borbottò, stupidamente, il ragazzo.
“Ho le chiavi, stupido idiota. Ora muoviti, dobbiamo parlare” e, con uno scatto felino, uscì dalla stanza.
Zayn si alzò, cercò a tentoni le ciabatte – non trovandole – e afferrò una felpa che giaceva inerte sulla sedia lì di fianco. Sbadigliando, uscì dalla sua stanza, senza nemmeno accorgersi di avere infilato la felpa al contrario.
Si diresse verso la cucina, trascinandosi in corridoio con aspetto molto stupido. Non si degnò nemmeno di guardare fuori dalla finestra, altrimenti avrebbe notato la grande astronave argentata che in quel momento era parcheggiata nel suo giardino.
L’aspetto stupido di Zayn aumentò quando, entrando in cucina, sul suo viso assonnato si aggiunse un’espressione di sgomento: seduti intorno al suo tavolo, nella sua cucina, c’erano Perrie e quattro creature palesemente extraterrestri che somigliavano ai suoi colleghi Niall, Harry, Louis e Liam.
Zayn non capì subito perché fossero “palesemente extraterrestri”, il suo cervello aveva affibbiato loro quell’etichetta in maniera automatic. Si stropicciò gli occhi e li fissò meglio.
Tutti e quattro indossavano dei capi di abbigliamento piuttosto stravaganti: delle tutine simili a quelle dei Power Rangers, ma completamente bianche. Avevano tutti degli anfibi neri da metallari e delle lunghe giacche di pelle nera, con delle cinture di un colore diverso per ogni ragazzo.
“Perché cazzo siete vestiti così? – esclamò Zayn, sconvolto – E perché siete nella mia cucina?”
“Non c’è tempo per spiegare, Jawaad – rispose Harry, alzandosi in fretta – Dobbiamo andarcene subito di qui”
“Prego, quella è la porta”, esclamò Zayn, sollevato. Ma, appena indicò la porta, l’occhio gli cadde sulla famosa astronave parcheggiata in giardino e rimase a bocca aperta.
“E quella cosa sarebbe?”, urlò.
Un’astronave nel suo giardino? Non poteva essere vero. Non poteva.
“Quello è il mezzo che useremo per portarti via”, rispose con naturalezza Louis, prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori.
“Portarmi via? Dove? Perché?”, chiese Zayn, ormai in bilico tra il panico e la rabbia.
“Jawaad – gli sussurrò Perrie con dolcezza – Ti spiegheremo tutto quando saremo a bordo, in salvo. Hai preso il tuo asciugamano?”.
“Cosa?”, domandò Zayn, che però cominciava a capire.
L’asciugamano, ovvio. Tutti gli autostoppisti galattici dovevano avere un asciugamano, era chiaramente scritto nella Guida Galattica per gli Autostoppisti: “l'asciugamano ha una immensa utilità psicologica. Per una qualche ragione,[…] il figo (figo = non-autostoppista) pensa che un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagevoli condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli, e che dimostri alla fine di sapere dov'è il suo asciugamano, sia chiaramente un uomo degno di considerazione.”
“Vado a prenderlo io – disse Liam – Voi iniziate ad andare.
Zayn fu trascinato davanti a quella che – ormai non aveva più dubbi – era palesemente una gigantesca astronave delle dimensioni di un grosso camper a due piani. Ed era parcheggiata nel suo giardino.
“Qualcuno mi dice cosa sta succedendo, per favore?”, urlò Zayn, quasi sull’orlo del pianto.
“Appena saremo al sicuro a bordo saprai tutto, Jawaad”, replicò Niall, mentre saliva una passerella traballante per entrare nell’enorme trabiccolo argentato, troppo assurdo per essere vero, ma troppo grosso per non esserlo.
Quando Zayn salì lassù, si ritrovò in una piccola stanza senza finestre, illuminata solo da qualche lampadina flebile. Su tutte le pareti c’erano delle piccole nicchie che ospitavano divise simili a quelle degli altri ragazzi e, sotto ognuna di esse, c’erano delle capsule che somigliavano incredibilmente a delle navette di emergenza.
“E qui dove saremmo?”, domandò Zayn.
“Questa è la lavanderia”, rispose con naturalezza Louis.
“E tenete le navette di salvataggio nella lavanderia?”
“Jawaad, quelle sono lavatrici”.
Zayn iniziò a non capirci davvero più niente.
“Tieni – gli disse Perrie, dandogli dei capi di abbigliamento identici a quelli degli altri quattro – Indossa queste cose e raggiungici nella sala comandi, dietro quella porta”.
Perrie era davvero sensuale, nella sua tutina di lattice nera aderente e gli stivali di pelle bianca alti fino al ginocchio. Camminava con una grazia incredibile su dei sottilissimi tacchi vertiginosi e Zayn non riuscì ad evitare di osservare in trance il suo portamento ondeggiante e ipnotico.
Sì vestì in fretta e furia – notò che il suo cappotto non aveva nessuna cintura colorata – e, appena fu pronto, andò verso la porta che Perrie gli aveva indicato.
“Parola d’ordine?”, chiese la porta.
“Cosa?”. Che sciocchezze, le porte non parlano.
“Parola d’ordine non riconosciuta. Due tentativi rimasti. Ritentare, prego.”
“Non la so la parola d’ordine!”, urlò Zayn.
“Parola d’ordine non riconosciuta. Un tentativo rimasto. Ritentare, prego.”
“Perrie non me l’ha detta, cosa posso saperne io?”, si lamentò Zayn.
“Parola d’ordine non riconosciuta. Accesso negato”.
“Ma vaffanculo”, disse Zayn, prendendo a pugni la porta.
Per fortuna, in quel momento entrò Liam: aveva recuperato un paio di asciugamani dal bagno di Zayn e ora li brandiva come trofei.
“Bene, ti sei cambiato. – osservò – Andiamo dagli altri”
“Parola d’ordine?”, chiese di nuovo la porta.
“Quarantadue”, esclamò Liam.
Ovvio.
“Parola d’ordine riconosciuta. Non era così complicato, vero, Pakistan Boy?”.
Con uno scatto la porta sparì e i due si trovarono davanti un’enorme stanza circolare, quasi completamente bianca. Al centro, c’era un grosso tavolo rotondo, con delle poltroncine nere con le rifiniture di colori diversi: colori uguali a quelli delle cinture degli altri.
Tranne Harry, che sembrava alle prese con un complicato pannello di controllo, erano tutti seduti intorno a quel tavolo e osservavano con insistenza Zayn Malik, che iniziava a credere di essere pazzo.
“Prego, Jawaad – gli disse Perrie, indicandogli una poltrona accanto alla sua – Siediti qui. È arrivato il momento che tu sappia tutto. Facci pure tutte le domande che vuoi”.
Zayn si accasciò su quella poltroncina morbidissima e si preparò a fare la sua prima domanda.  
La tensione era palpabile.
Sei paia d’occhi fissavano Zayn, che finalmente si decise a parlare.
“Perché proprio a me la poltrona rosa?”
 


***PICCOLO ANGOLO DELL'AUTRICE***
Innanzitutto, grazie se siete arrivati a leggere fin qui: la storia è molto strana, per cui può non piacere a tutti.
In secondo luogo, ma credo l'abbiate già capito da soli, l'ispirazione mi è venuta leggendo la "Guida Galattica Per Gli Autostoppisti", di Douglas Adams: un racconto eccezionale, imperdibile e meraviglioso: vi consiglio vivamente di leggerlo. In effetti, è da lì che ho preso molti elementi della storia: dall'asciugamano al numero 42.
Il seguito sarà pubblicato a breve, devo "solo" finire di scriverlo. Vi prometto che entro stasera avrete la storia completa: d'altra parte, è scritta in onore del nostro Zayn, che oggi compie 21 anni (tanti auguri, yeeee!).
Spero che mi lascerete una recensione, ci terrei tanto.
A prestissimo e...DON'T PANIC.
  
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