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Autore: MusicDanceRomance    12/01/2014    20 recensioni
I colori proiettati nella sua mente danzavano distratti all’ombra di un discorso mai chiuso.
Perché le sembrava che la sua anima stesse sprofondando in un abisso già conosciuto, perché quell’incapacità di riemergere dal dolore la sopraffaceva al punto di lasciarsi morire nel sogno?
Affogava lievemente nel ricordo di un futuro rappreso.
Lui era scappato di nuovo.
E lei stava diventando una bambola.
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Vi suggerisco caldamente di ascoltare il brano mentre leggete, secondo me dà qualcosa di più alla storia.
 
http://www.youtube.com/watch?v=oOkJaJjfzbE
 
 
GOING UNDER
 
 
Non andartene di nuovo.  
 
Non abbandonarci proprio adesso.
 
Dimostrami che ti fidi di noi.
 
 
 
Now I will tell you what I've done for you
Fifty-thousand tears I've cried
Screaming, deceiving and bleeding for you
And you still won't hear me (I'm going under)
 
I colori proiettati nella sua mente danzavano distratti all’ombra di un discorso mai chiuso.
Perché le sembrava che la sua anima stesse sprofondando in un abisso già conosciuto, perché quell’incapacità di riemergere dal dolore la sopraffaceva al punto di lasciarsi morire nel sogno?
Affogava lievemente nel ricordo di un futuro rappreso.
Lui era scappato di nuovo.
E lei stava diventando una bambola.
Non era certo la prima volta che la abbandonava.
Remus. Una piastrella che si incollava volontariamente ad un destino in frantumi.
Che prima la amava e poi fuggiva dalla sua stessa natura. Abbandonata una, due, dieci volte, aveva più importanza per lei?
Tutti le dicevano che da quel giorno lei era cambiata, che stava male.
Tonks non rideva più. Una maschera di cera aveva sostituito il sorriso fresco e vitale che da sempre l’aveva contraddistinta, ma non capiva.
Non capiva mai.
Non lo sapeva, ma era diventata una bambola.
Che ancora annegava.
Impassibile, ingenua, il suo sorriso era sbiadito come si stavano spegnendo le sue forze.
 
Non andartene di nuovo.
 
Don't want your hand this time I'll save myself
Maybe I'll wake up for once (wake up for once)
Not tormented daily defeated by you
Just when I thought I'd reached the bottom
 
Non si sapeva con esattezza quando fosse cominciata tra di loro. Forse da troppo poco tempo per esigere certezze complete, forse da sempre. Forse la guerra aveva spronato quel rapporto così contorto, che lui aveva definito più volte “surreale”.
Com’era scattata la scintilla?
Una missione in due, un duello di allenamento, una fase lunare più dura del previsto, una delle tante attese in cui sfregarsi pelle contro pelle avrebbe diminuito le torture del lupo.
Tonks era un soldato, corazza feroce e cuore instancabile. Era stata per lui una risata imprevista, che nelle riunioni segrete dell’Ordine lo pungolava a voce alta e nei sussurri della solitudine lo incoraggiava a lottare contro la sua doppia natura.
Le riunioni dell’Ordine lasciavano nelle narici di Remus uno spesso odore di polvere e casa. Una casa in cui rifugiarsi oltre le notti di luna piena, una casa che gli avrebbe garantito un’accoglienza d’amore se avesse accettato di superare le barriere dei suoi “forse”.
Perché per Tonks era stato facile innamorarsi di lui. Lei si era nutrita dell’amore dei suoi genitori fino all’adolescenza, e dalla madre era stata educata a perdere la testa solo per il valore degli uomini, non per la loro bellezza o il loro talento nel non farsi dimenticare.
Lupin era un po’ il nero in cui lei chiedeva di brillare, avrebbe voluto sciogliere con le labbra i nodi che Remus si portava addosso da anni, ma lui l’aveva sempre rifiutata ponendo imperdonabili distanze tra di loro.
La paura lo accerchiava nel suo labirinto personale e lei in controparte rideva, scherzava fingendosi tranquilla ma le magie esterne che indossava la tradivano puntualmente.
Si faceva scoprire sempre e Silente, suo fido alleato, cercava solo il pretesto migliore per spiegare a Remus Lupin che la brutalità della bestia dipendeva dalla sua paura di uomo.
Remus corrispondeva i sentimenti di Tonks e taceva in silenzio, così il mannaro nelle notti illuminate devastava i boschi senza pace.
Poi era scattato un bacio crudele, e più Remus si era mostrato spietato nell’imprigionare la passione che stava per esplodere, più il lupo aveva ululato alla luna la sua disperazione.
Quello che seguivano entrambi era lo schema sintattico del morire dentro.
 
I'm dying again
I'm going under (going under)
Drowning in you (drowning in you)
I'm falling forever (falling forever)
I've got to break through
I'm going under
 
Com’era scappato da lei dopo il primo bacio galeotto?
Diceva che si sarebbe fatta male, si era giustificato col più classico dei modi.
Come se fosse solo lui l’esperto nel campo dell’autolesionismo sentimentale.
Ma Tonks non sarebbe fuggita, lei era una guerriera dal sangue mezzo aristocratico e mezzo popolano, era venuta alla luce da un amore battagliero e aveva scavalcato tante sbarre nella vita, a partire da quando il padre si era rifiutato di farla iscrivere al corso di Auror perché temeva per la sua incolumità.
Lei poteva accettare senza riserve la condizione di amare un uomo che si sbilanciava in due forme distinte, ne sarebbe stata in grado perché l’ottimismo e l’energia facevano parte del suo carattere da sempre.
“Tonks, sono cresciuto da solo, mi sono formato da solo, tu sei giovane e piena di vita, io sono vecchio, malato, stanco, trovati un altro.”
Era il monologo ripetitivo di un ex professore che di buono le avrebbe potuto offrire soltanto qualche barretta di cioccolata.
Aveva un carattere strano, Tonks, e l’idea di frequentare un altro uomo tanto per dimenticare Remus non l’aveva mai neppure sfiorata. Si mangiucchiava le unghie e il colore dei suoi capelli si spegneva per far spazio a tutto ciò che più le poteva ricordare le ombre del lupo mannaro.
Lo guardava e non poteva fare nulla di più, affondava e soffocava nei suoi stessi pensieri e poi riemergeva con più dolore di prima, per masticare un’aria pesante.
E poi un secondo bacio, sfuggente, accattivante e irrequieto li aveva sorpresi ancora, nel corso di un mandato notturno. Avrebbero forse passato l’intera vita a concedersi baci silenziosi e mordersi le labbra per il limite oltrepassato?
Affondavano sotto il ghiaccio e la neve, affondavano nel ricordo di ciò che non poteva esistere.
Più giù ancora.
Per Tonks, ogni bacio che riusciva a strappare a Remus quando lui dimostrava di non poterne più, di voler cedere a quell’estenuante sfida contro la sua razionalità, rappresentava una piccola battaglia vinta, un territorio occupato in più nella mappa del regno che doveva conquistare.
 
Blurring and stirring the truth and the lies
So I don't know what's real and what's not
Always confusing the thoughts in my head
So I can't trust myself anymore
 
Tonks sapeva che prima o poi sarebbe riuscita a riscuotere la sua vittoria. Perché lei lo batteva sempre, sia nei duelli che nelle sfide sulla tentazione. Sarebbe stato facile trascinarlo a riva e insegnargli a boccheggiare a poco a poco per respirare sulla scia della felicità.
Così, quando anche Fleur aveva dimostrato a Bill di avere abbastanza fede e coraggio per passare la vita insieme ai rischi dei suoi morsi, dopo le confortanti parole di chi chiedeva un po’ di amore in più sotto il velo della guerra, Remus aveva ceduto la prima volta, promettendo che non si sarebbero più separati e che avrebbe cercato di renderla felice, perché lui non era un mostro pericoloso, solo un uomo in cerca di una serenità in cui non riposava da troppi anni.
E si erano amati.
In superficie, controcorrente.
In alto, senza le scottature delle lacrime.
Da lì si era sfilacciata una coroncina di eventi che divenivano, man mano che il tempo passava, sempre più tragici e cruenti. Le morti di tanti loro compagni, il sudore del bene che li stemperava contro una corsa per salvare il Bambino Sopravvissuto, la voglia di mangiare appieno quegli attimi d’amore che ancora si potevano concedere, tutto turbinava nel caos della guerra.
E loro galleggiavano, nuotavano contro le onde per non cadere giù insieme.
Ma Remus inciampava spesso. Ancora una volta, una sera, dopo una romantica cenetta nella sua umile dimora, la pressione della luna piena che si avvicinava lo aveva inchiodato al muro costringendolo a compiere una delle sue tante scelte conflittuali.
“È sbagliato, Tonks, tu potresti avere un uomo migliore accanto a te. Ho paura di farti del male.” Ripeteva lievemente.
“Tu non mi farai male, sarai solo in grado di proteggermi. Vieni qui, Remus, fammi stare con te stanotte, ti prego.”
E poi il suono delle stelle aveva oscurato per una volta il timore della luna che cambiava forma.
Tra macchie di sangue e lenzuola profumate il nuovo sole sorgeva per abbracciare Tonks e basta. Remus fuggiva, subito dopo aver fatto l’amore con lei per la prima volta.
La voleva gettare via, lontano da sé e dal baratro in cui cascava spesso.
Lo aveva rivisto due giorni dopo e le aveva ripetuto che non l’avrebbe lasciata mai più, perché per sopravvivere e rimanere in alto aveva bisogno di lei.
E lei, che aveva passato quarantotto ore a comprimersi il cuore, gli aveva voluto credere, aveva bisogno solo di credergli per non rotolare di nuovo: gli avrebbe impedito di sommergersi ancora in se stesso.
 
I'm dying again
I'm going under (going under)
Drowning in you (drowning in you)
I'm falling forever (falling forever)
I've got to break through
 
Avevano vissuto insieme alcuni mesi bellissimi, congelati appena dall’alone della guerra e dal fatto che fossero ormai i combattenti schierati in prima linea sul campo della morte. Harry Potter era sparito per dedicarsi alla lotta contro Voldemort, rimaneva la loro speranza migliore, e Tonks era riuscita a giungere all’altare di una chiesa a fianco dell’unico uomo che poteva sognare.
Erano felici, finalmente, e non avrebbero meritato altro.
Marito e moglie, uniti per sempre, non sarebbero rimasti in due troppo a lungo, perché anche Tonks covava in sé una speranza migliore solo per loro due.
Lottavano insieme e vivevano insieme, si amavano come pochi altri al mondo vi sarebbero riusciti, ma un nuovo dubbio assillante attanagliava Remus: temeva che il peso della sua maledizione si sarebbe protratto ad un’altra creatura, e nel corpicino che sua moglie faceva crescere dentro di sé si stava diffondendo chissà quale gene dannato che avrebbe sicuramente fatto nascere un bambino col terrore della luna piena.
Remus dormiva sognando neonati che affilavano i denti e cambiavano pelle ogni mese. Che guaivano e sarebbero stati capaci di sbranare la madre.
Non avrebbe mai dovuto mettere incinta sua moglie, quel bambino sarebbe stato condannato a una vita di angoscia, marchiato come il padre che lo aveva generato per imprudenza.
Remus si era tormentato con mille dubbi, e infine aveva preso la sua decisione.
Scappare di nuovo. Le responsabilità potevano andare bene per Remus Lupin, non per il lupo mannaro. In fondo sarebbe andato ad aiutare Harry per la causa della pace e il bene di sua moglie, si giustificava così.
Remus fin dai tempi della scuola era stato un maestro nel perdonare tutti, poteva permettersi di giustificare anche se stesso.
Con quella scusa a se stesso credeva che sarebbe riuscito a risparmiarsi la tentazione di ribaltarsi di nuovo e precipitare sempre più giù nel suo inferno personale.
 
So go on and scream
Scream at me I'm so far away
I won't be broken again
I've got to breathe I can't keep going under
 
Per l’ennesima volta voleva sottrarsi ai suoi doveri di uomo e amante.
Se ne era andato di nuovo.
Il futuro che Tonks andava fantasticando su di loro si era già cancellato automaticamente da sé, con un colpo di spugna rapido e violento.
E lei era rimasta sola, si schiacciava contro il muro e si accarezzava il grembo quasi volesse dire: “Ci sono io, io non sono come tuo padre”.
Odiava profondamente il lupo che era più forte di Remus e glielo portava via ogni volta.
Non andartene di nuovo. Sibilava a se stessa.
Non andartene di nuovo.
Remus se ne era già andato via troppe volte da lei.
Forse sarebbe tornato, come aveva fatto ogni volta.
Invece i giorni scorrevano e lui non si faceva vedere, si dava per disperso.
E lei stava diventando una bambola.
Immobile, priva di pensieri e voglia di lottare ancora.
E sognava. Sognava di riabbracciare quello che era suo marito, quello che era il padre del suo bambino. E quasi non voleva risvegliarsi dai sogni che le affollavano i giorni e le notti.
Era in dolce attesa, non poteva più svolgere missioni rischiose per conto degli Auror, e questo aveva intensificato il suo dolore. Si sentiva quasi inutile, inattiva e senza scopi.
Le bugie erano castelli di carta, e i castelli crollavano tutti addosso a lei e la tiravano verso il fondo. Un fondo marcio e nero e privo di gravità per risalire in superficie.
Quante bugie sapeva dire Remus. Ma lei e la sua vita non sarebbero stati una bugia, lei lo amava e lo avrebbe sempre amato.
Anche se ormai in lei rimaneva il vuoto di una bambola senza sorriso e senza parole.
Una tristezza sconquassante, un silenzio assurdo, una conversazione di cuore tra lei e il suo bambino.
 
I'm dying again
I'm going under (going under)
Drowning in you (drowning in you)
I'm falling forever (falling forever)
I've got to break through
 
Quanto si era sacrificata per lui? Quanto aveva combattuto, quanta dignità aveva offerto?
Per ritrovarsi abbandonata, sposata e incinta. Moglie di un lupo mannaro e madre di un bambino senza padre. Ecco perché aveva scelto, da piccola, di diventare Auror: per offrire alla giustizia chi compiva azioni malvagie, ma suo marito, così tremendamente vittima di se stesso e malvagio con la sua famiglia, avrebbe fatto scontare a lei i suoi crimini d’amore e codardia.
Remus l’aveva di nuovo lasciata.
E lei inciampava nel suo destino, perché lei stessa aveva scelto lui da una vita e lo avrebbe scelto sempre.
Remus preferiva morire sotto Voldemort piuttosto che affrontare quella realtà.
E lei rimaneva a terra, non aveva voglia di rialzarsi.
Remus aveva paura del loro bambino, non sarebbe tornato.
E lei si lasciava avvolgere dalle spire del dolore che la trascinavano verso il basso.
Più a fondo.
Con dolore, con disperazione.
A fondo, sempre più giù.
 
I'm going under (going under)
Going under (drowning in you)
I'm going under
 
Non riusciva ad odiarlo, preferiva rimanere una bambola morta.
Senza sorrisi, manovrata da mani dolci che l’avevano gettata via perché Remus non era in grado di affrontare le cose dei grandi.
Giù.
Sprofondava ancora.
Giù.
Giù.
Suo padre e sua madre, gli unici rimasti a confortarla, gli unici a voler credere ancora a quel loro amore, tentavano con ogni mezzo di farla risalire a poco a poco tra i sorrisi del mondo.
La loro piccola Ninfadora avrebbe avuto presto una creatura da accudire, non poteva spiaccicarsi sotto terra nel dolore. Doveva lottare ed essere forte, per dimostrare anche a chi era scappato che nella vita i disegni del bene non potevano schiantarsi al suolo alla minaccia del primo attacco nemico.
“Sorriderò, mamma. Sorriderò, papà. Lo faccio per voi, ma anche per lui”.
Tonks non temeva il torpore dei suoi sogni, era cresciuta con un carattere forte, deciso, sbarazzino e ironico. La bambola silenziosa che l’aveva sostituita non sarebbe stata la cura migliore per il suo dolore.
Lei sarebbe dovuta risalire da sola, in alto, anche per il loro piccolo bambino, che avrebbe voluto chiamare come l’unico uomo di cui si poteva fidare. Ted, come suo padre, che doveva essere anche per Remus un esempio di padre e di marito.
Rialzarsi e arrampicarsi nel mondo, abbandonare le viscere del dolore e della solitudine non sembrava tanto facile. Anzi, non sapeva come ci sarebbe riuscita, ma doveva tentare.
Ma rimaneva giù.
Sempre più giù.
Codardo, li aveva abbandonati entrambi.
Tre passi in avanti e uno indietro, sempre. Tante soste e la lusinga di ricadere.
Giù, di nuovo.
Era stanca di camminare da sola.
Rimaneva giù.
Una boccata d’aria e altre tre della terra marcia e profonda.
Era sempre giù, in fondo.
 
“Dora”.
Una voce debole e colpevole la cercava.
Sulla porta stava un uomo dal viso consumato dal pentimento, buttato da chissà quanto nel pozzo profondo della desolazione.
“Perdonami”.
“Quante volte lo hai già detto e quante altre volte scapperai ancora?”
“Ho parlato con Harry. Non scapperò più. Faccio schifo, io stavolta rimarrò anche se tu proverai a cacciarmi via.”
“Non ti caccio via. Noi abbiamo bisogno di te.”
Il loro forse era il destino di attraversare il fuoco per riuscire a rimanere a galla. Grattare la vita per ancorarsi a un impegno di ferro e non precipitare più.
Loro si amavano come pochi potevano ancora riuscirci al mondo.
“Cadremo solo da morti d’ora in avanti, Remus.”
“E anche se moriremo, non cadremo più giù. Voglio il cielo, con te”.
L’amore, il loro amore, inspiegabilmente, dava vita al cielo: se dovevano cadere allora lo avrebbero fatto insieme, dopo avere scoperto il valore del baratro, perché cadere significava voler risalire con spinte più forti, a velocità maggiore, nel cielo del perdono e del sentimento.
E il cielo avrebbero guadagnato presto, per volare, perché dall’abisso si erano salvati per sempre.
Dopo il fondo, per loro non rimanevano che unità, amore e nuvole.
Mai più si sarebbero persi, da soli, e mai più si sarebbero fatti strattonare a fondo.
A fondo. No.
Più giù, sottoterra, no.
Mai più.
Solo il cielo poteva aspettarli ormai, e li avrebbe accolti presto, insieme.
 
 
 
 
Noticine:
 
Spero che vi sia piaciuta, il tema della song-fic (Going Under degli Evanescence) riguardava il cadere a terra, lo sprofondare sempre di più, quindi non mi sono messa, come al solito, a partire dalla genesi di come si sono conosciuti e innamorati, mi sono voluta concentrare solo sul loro cadere giù come coppia. Tonks ha un carattere simpatico e grintoso ma non l’ho voluta rendere così perché qualsiasi sua bella battuta, qualsiasi suo atteggiamento spiritoso avrebbero stonato con la canzone e il senso della song. La song voleva la disperazione e ho ripreso solo questo momento della loro vita di coppia. So già che le autrici delle Remus-Tonks mi odieranno, però l’ispirazione mi è scattata così, volevo mostrare il loro lato più debole, il lato del lupo che cade. Più che altro il lato di Dora, che si ritrova abbandonata e che deve lottare sempre per due. Insomma, sono stata angosciante, non credo di aver mai scritto nulla di così disperato e cupo fino ad oggi, però la canzone mi ha trasmesso questo, volevo rispettare l'IC della canzone e spero di esserci riuscita.
Kiss a tutti! :*
 
   
 
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