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Autore: Elizabeth_Tempest    13/01/2014    1 recensioni
"La vita eterna è un nonsenso, l'eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l'impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo."
- Albert Caraco
L’aveva ottenuta, infine. Una vita eterna, un’infinita sequela di attimi, l’assenza di una fine. Un patto col Diavolo, con la Morte, col Nulla.
Un patto tutto a suo vantaggio, si era detto… dopotutto, non gli avevano chiesto nulla, in cambio. Nel suo inseguimento dell’eterna giovinezza e del dominio della morte, non si era chiesto il perché e, se mai l’aveva inconsciamente fatto, si era rassicurato con la sua furbizia, la sua scaltrezza.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La vita eterna è un nonsenso, l'eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l'impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo."
- Albert Caraco

 

L’aveva ottenuta, infine. Una vita eterna, un’infinita sequela di attimi, l’assenza di una fine. Un patto col Diavolo, con la Morte, col Nulla.

Un patto tutto a suo vantaggio, si era detto… dopotutto, non gli avevano chiesto nulla, in cambio. Nel suo inseguimento dell’eterna giovinezza e del dominio della morte, non si era chiesto il perché e, se mai l’aveva inconsciamente fatto, si era rassicurato con la sua furbizia, la sua scaltrezza.

Ed il tempo aveva iniziato a scorrere, lento, inesorabile, ma eterno. Un secondo dopo l’altro, ore che si susseguivano, giorno dopo giorno, un mese dopo l’altro, un anno e poi un altro: eternamente giovane, libero di fare ciò che voleva senza curarsi di invecchiare, di intraprendere una lotta contro la vita che sfugge dalle dita.

All’inizio aveva gioito: ogni vizio, ogni curiosità, ogni desiderio era stato soddisfatto; aveva vissuto avventure e rimandato senza curarsi dell’assenza del domani. Ma poi aveva capito qual era il prezzo del suo patto.

Si chiamava Amanda, “colei amata”. E Dio, l’aveva amata come non aveva amato mai nessun’altra, le aveva dato il suo cuore, una sua parola e le avrebbe messo il mondo ai suoi piedi, l’avrebbe coperta d’oro e diamanti.  Aveva speso intere notti ad osservarla dormire e a trovare parole per descrivere ciò che provava per lei, ma mai nessuno ne aveva inventate abbastanza e, soprattutto, di così profonde. Avevano fatto progetti, per il loro futuro. Avevano riempito di amore, sogni e parole sussurrate il tempo che scorreva inesorabile. Per lei.

E, pian piano, aveva realizzato l’orrore del loro destino. Le rughe di espressione attorno agli occhi mentre invecchiava. Il primo capello bianco. La menopausa. I primi acciacchi dell’età. Il corpo, già morbido di natura, che si appesantiva. La vista che calava. Gli occhi scuri che si velavano. La chioma corvina che diventava candida come la neve. La pelle soffice e profumata che si copriva di macchie e rughe, diventando floscia e odorando di anziana signora. L’odore chimico dell’ospedale, il suono dei macchinari e delle pantofole delle infermiere, un lieve fruscio strascicato. Ed infine una fossa di terra umida e scura, che profumava di humus bagnato e foglie marcescenti.  

Cenere alla cenere, polvere alla polvere.

E lui rimaneva solo a quel mondo, bello e perfetto, giovane in eterno, un momento dopo l’altro, fissato in un attimo per l’eternità, mentre Amanda diventava cibo per vermi e disgustose creature di ombra che si nutrivano di morte.

All’improvviso aveva capito. Aveva finalmente realizzato: eccolo, il prezzo da pagare. Il prezzo della superbia, il prezzo della paura. Il tempo aveva inghiottito il suo amore, i suoi amici, coloro che lo circondavano. L’eterna solitudine, il vero nulla, la vera morte.

Aveva cessato di esistere. Era morto comunque, nella sua immortalità. Il mondo continuava ad esistere, attorno a lui, una serie di attimi unici, di gioie e dolori, granelli di sabbia in una spiaggia infinita, ma preziosi come pepite d’oro. Aveva invidiato quelle vite finite, contro l’infinità della sua vita.

Sarebbe rimasto solo per sempre. Sarebbe rimasto l’unico, condannato all’oblio, al nulla.

Aveva voluto vivere per sempre, ma era morto più dei morti. Una morte immortale.

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

Questa OS è nata come risposta ad una domanda sul mio profilo Ask, dove mi si chiedeva di inventare una storia basandomi su una delle citazioni proposte.

Ho scelto la terza, che potete trovare all’inizio del testo: mi ha colpito particolarmente, anche perché spesso mi è capitato di pensare o parlare dell’immortalità e di cosa implicherebbe vivere per sempre.

Beth

   
 
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