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Autore: Netmine    14/01/2014    4 recensioni
Domani Sara, la bambina che con tanto affetto mi ha accolto nel suo letto, compirà tre anni e, come tutti di sicuro saprete, quella è la prima soglia da superare prima di diventare adulti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un movimento e un suono mi fanno risvegliare, apro gli occhi preoccupato e quando la vedo ancora nel suo lettino con gli occhi chiusi tiro un respiro di sollievo. Mi sgranchisco un po' e salto sul letto accanto a lei. Apre gli occhietti di un verde acceso e mi sorride, passando una manina paffuta sulla mia pancia "Machi, piccolino, dormi che domani ci sarà un sacco di gente a casa e non potrai appisolarti da nessuna parte, vorranno tutti giocare con te." detto questo, chiude gli occhi e il suo respiro si fa pesante, come quello di chi dorme già da ore. Mi accuccio accanto a lei, facendo attenzione a non far spostare la sua manina, mi è sempre di conforto starle accanto quando ho dei pensieri cattivi e questa è in assoluto la serata più brutta da quando mi hanno preso con loro. Domani Sara, la bambina che con tanto affetto mi ha accolto nel suo letto, compirà tre anni e, come tutti di sicuro saprete, quella è la prima soglia da superare prima di diventare adulti. Vi ricordate nulla della vostra vita prima dei tre anni? No, certo che no! Prima di quell'età il mondo è in sintonia con voi, tutte le creature lo sono e, pian piano, con la crescita, andate perdendo quest'unione fino al giorno in cui non compite tre anni, è quello il momento in cui i legami si recidono del tutto. Ora capirete perché questa notte per me è tanto penosa. Da quando i genitori di Sara mi hanno trovato, il giorno del suo primo compleanno, io e lei diventammo amici per la pelle. Non avevo mai incontrato un umano che riuscisse a capirmi e gli altri umani non riuscivano ancora a capire lei, perciò divenimmo inseparabili. Io ero ancora un cucciolo e crescemmo insieme, diventai un po' più grosso di quanto i padroni si aspettassero e, quando dissero a Sara che mi avrebbero portato nella casa in campagna lei rispose fermamente "No, Macchia rimane con noi!" - ovviamente, questo è quello che sentiì io, ai suoi genitori la frase suonò di certo in modo diverso e il mio nome divenne "Machi" così come loro avevano interpretato il nome detto dalla bambina - poi, vedendo che non la capivano, lei mi buttò le braccia al collo - ai tempi ero molto più grosso di lei - e cominciò a piangere, così che i suoi decisero di tenermi con loro. 
Il tartufo mi prude e gli occhi mi bruciano, uggiolo piano piano, sperando di non svegliare la padroncina, ma lei sbadiglia e socchiude gli occhi "Che succede Machi, perché piangi?" 
La sua voce è impastata dal sonno ed è molto tenera, so che mi mancherà parlare con lei, ma so anche che lei non smetterà mai di provarci... O almeno, non tanto presto. Guardo l'ora, proiettata sul tetto della stanza da uno strano orologio. Sono le 22.30, non abbiamo più molto tempo per parlare. Sollevo il muso e le lecco una guancia "Mi mancherà parlare con te, sai?" 
"Ma che dici, Machi? Noi continueremo sempre a parlare! Sei il mio migliore amico" non le ho detto nulla della soglia dei tre anni, è ancora una bambina e so che ne soffrirebbe molto, anche se penso che qualcosa l'abbia intuito. Negli ultimi mesi non è più riuscita a parlare con i gatti che ogni tanto vengono nel nostro giardino e nemmeno con la cagnolina dei vicini, ormai le sono rimasto solo io e ben presto non avrà più nemmeno me. Poso una zampa sul suo petto e faccio finta di addormentarmi, dopo poco sento di nuovo il suo respiro pesante.
Penso a tutte le giornate passate insieme, a tutte le volte in cui un qualche malessere l'aveva costretta a letto e io ero rimasto in ogni istante con lei per tirarle su il morale e farla ridere... Tutto quello mi sarebbe mancato moltissimo, ma almeno io manterrò i ricordi di questi anni per sempre mentre lei, eccezione fatta per i momenti che i suoi genitori hanno voluto immortalare, in qualche anno dimenticherà tutto. Alzo lo sguardo verso il tetto, sono le 23.59. Avvicino il muso al suo petto e mi ci stringo forte mentre le sussurro "Ti voglio tanto bene, Sara, spero che questo non te lo dimentichi mai" 

La porta si apre e la mamma di Sara entra nella camera. Tiro indietro le orecchie e nascondo la coda tra le zampe, so che la signora non vuole che io dorma nel letto. Lei mi sorride e mi accarezza mentre si siede dall'altra parte del letto "Va tutto bene, Machi. Oggi è un giorno di festa. Aiutami a svegliarla!". La signora dà un bacio sulla guancia a Sara e le sussurra tante cose dolci all'orecchio, mentre io le lecco una mano e scodinzolo. 
Sara apre gli occhi lentamente, per continuare a farsi fare le coccole ancora per un po', e sorride. E' raggiante così come lo è solo nei giorni festivi e riesce a trasmettere la sua allegria a tutti. "Buongiorno, piccola."
"Non sono più piccola, mamma. Ora ho ben tre anni!" e, con un po' di fatica, accompagnò le parole con il gesto delle tre ditine alzate, come per dire: 'vedi, so anche contare!'
La mamma le porge la vestaglia e poi la prende per mano "Vieni, papà ci aspetta di sotto." 

Dopo aver fatto una buona colazione, e averne anche dato qualche pezzetto di nascosto a Machi, torno in camera mia per mettermi il vestitino che la mamma mi ha preparato apposta per quella giornata. "Machi, cattivone, ancora non mi hai fatto gli auguri per il mio compleanno!" 
Machi non aveva parlato affatto ma, presa da tutte le attenzioni che i miei genitori mi avevano riservato, non me ne ero accorta.
Mi seggo sul letto e gli faccio cenno di mettersi accanto a me "Dai, Machi, parlami. Che ti ho fatto di male?" Nessuna risposta. Gli occhi iniziano a bruciarmi e sento una prima lacrima pronta a scappare dai miei occhi. Machi allora inizia a guaire e mi si avvicina tanto da premere il suo tartufone bagnato contro la mia guancia. Rido "Machi, mi fai il solletico!" Ho un idea geniale, so come farlo parlare! Machi soffre il solletico! Sorrido. La mia faccia deve rivelare il mio piano perché Machi corre giù dal letto e scatta verso la porta che, per sua sfortuna, è chiusa. "Ora sei mio, bwahahahah!" dico, e inizio a fargli il solletico. Machi resiste molto più del solito, ma dopo poco non ce la fa più e inizia ad abbaiare. Sta abbaiando. Non capisco una parola di quello che dice. Sento solo dei lunghi "woof". Mi allontano da lui e lo guardo triste. "Se è uno scherzo, Machi..." Ma lui è rimasto lì, il muso tocca quasi il pavimento e non scodinzola più. In quel momento ricordo le parole della sera prima, quelle che mi erano sembrate parte di un sogno. Lo abbraccio e gli accarezzo il retro delle orecchie, so che gli piace molto. "Ti voglio bene anche io, Machi. E resterai per sempre il mio migliore amico." La lacrima torna ad appannarmi la vista e questa volta non la fermo. Scende lungo la mia guancia, presto seguita da molte altre. Non potrò più parlare  come prima con il mio migliore amico, ma saremo sempre lì l'uno per l'altro, su questo non ho alcun dubbio. Un sorriso sboccia sul mio viso in mezzo alle lacrime. Gli do un bacio sul muso e mi alzo. "Machi, mi raccomando, sii sincero. Ti piace questo vestito?" faccio una piroetta per farglielo ammirare da tutti i lati. Lui scodinzola e abbaia. "Dirò alla mamma che è stato approvato anche da te, sai che si fida più del tuo giudizio che del mio!" 
   
 
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