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Autore: Jadis96    14/01/2014    5 recensioni
"C'era qualcosa di speciale in loro. Era forse il modo in cui si muovevano, o il modo in cui parlavano... tutto faceva parte di qualcosa di più grande: una sintonia completa".
Elladan ed Elrohir sono i gemelli figli di Elrond, Signore di Imladris. Dall'infanzia trascorsa tra i rigogliosi giardini di Gran Burrone, attraverso la nascita di un legame speciale con i Dùnedain, fino alla scelta finale, che determinerà il loro destino per l'eternità. Questa è la storia dei principi che non erano figli di re, degli elfi che erano anche Uomini, identici e diversi, mortali ed immortali.
[I protagonisti saranno Elladan ed Elrohir, ma saranno presenti anche Elrond, Celebrian, Arwen, Glorfindel, Galadriel, Aragorn ed altri].
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arwen, Elladan, Elrohir, Elrond, Glorfindel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Mae g'ovannen! E’ con grande piacere che posto (finalmente) la mia prima fanfiction in questa sezione. La mia passione per Il Signore degli Anelli e, in generale, per tutti gli scritti di Tolkien, è nata anni fa, e da allora ha accompagnato ogni fase della mia vita. Tante volte ho pensato di scrivere qualcosa su questa magnifica saga, ma mi ha trattenuta dal farlo la paura di poter in qualche modo “profanare” la storia originale. Per questo ho deciso di dedicarmi a due personaggi appena accennati nei libri: Elladan ed Elrohir. Chi ha visto solo i film potrebbe non conoscerli, visto che lì non sono presenti, ma comunque non dovrebbe avere problemi a leggere questa ff. Vi basta sapere che sono i figli gemelli di Elrond, fratelli maggiori di Arwen. Spero che questo primo capitolo vi piaccia; se avete suggerimenti, critiche, inviti a darmi all’ippica, commenti ecc… non esitate a farvi vivi.
 
 
Un suono cristallino risuonò nella foresta. Un suono dolce e raro come la pioggia d'estate. Erano le risa di due bambini. Le loro fattezze erano del tutto identiche per chiunque non avesse avuto modo di conoscerli a fondo. I capelli scuri e lisci, gli occhi grigi come il cielo in tempesta, la pelle candida e le orecchie a punta denotavano la loro appartenenza alla nobile razza degli Elfi.
I gemelli fingevano di affrontarsi in combattimento brandendo spade di legno dagli spigoli smussati. Attorno a loro, la foresta era silenziosa in maniera innaturale. L'aria era immobile e gli alberi stavano lentamente perdendo le loro foglie, che ormai ricoprivano ogni angolo di terreno.
I piccoli elfi erano così concentrati nel loro gioco che non si accorsero della voce preoccupata che chiamava i loro nomi. Il combattimento era tanto serrato quanto attentamente misurato: ciascuno si impegnava a non ferire accidentalmente l’altro. Il legame che univa i due fratelli era speciale e misterioso. Sin dalla nascita, i gemelli erano in grado di scambiarsi pensieri ed emozioni, con effetti non sempre gradevoli per entrambi. Il dolore, per esempio, era la sensazione che più facilmente condividevano, volenti o nolenti.
Solo quando il richiamo si fece più vicino e più allarmato, i bambini abbassarono le spade e si guardarono intorno in cerca della provenienza di quella voce familiare.
<< Elladan! Elrohir! >>.
Gli elfi corsero nella direzione dalla quale erano venuti, i sorrisi spensierati ancora dipinti in volto.
<< Adar! >>, esclamò Elrohir quando scorse l'alta figura che veniva verso di loro. Elrond, figlio di Earendil, Signore di Gran Burrone, era preoccupato e al contempo sollevato per aver ritrovato i propri figli.
<< Vi avevo detto di non allontanarvi >>, disse con tono severo.
Elladan abbassò lo sguardo, ammettendo silenziosamente le proprie colpe; Elrohir, invece, replicò, << Non ci siamo allontanati molto, eravamo solo... >>.
<< Non importa. Ora camminate svelti e in silenzio, restate dietro di me >>.
Solo allora i gemelli compresero che c'era qualcosa che non andava. Elrond teneva la mano destra sull'elsa della spada e sembrava pronto a sfoderarla al più presto. Fino a pochi istanti prima non avevano provato altro che eccitazione e orgoglio per essere riusciti finalmente a convincere Elrond a portarli con sé durante un'ispezione della foresta adiacente a Gran Burrone. Si erano incamminati con una compagnia di otto elfi armati di arco e spada, alcuni tra le migliori guardie della città.
Ma quando avevano visto la preoccupazione nello sguardo del padre avevano capito che il pericolo era vicino. Elladan chiese in un sussurro, << Man presta le, adar? Prestad? >>, chiese Elladan.
Elrond rispose senza voltarsi. Per qualche secondo l'unico rumore udibile fu il fruscio dei passi degli elfi sul terreno coperto di foglie.
<< Hanno avvistato degli orchi>>.
<< Ias? >>.
<< Andrete ad ucciderli? >>, chiese Elrohir.
<< Solo dopo che sarete tornati a casa >>.
Nessuno dei due osò protestare. Desideravano ardentemente vedere una vera battaglia, ma sapevano che Elrond non glie l'avrebbe permesso finché non fossero cresciuti.
Quando raggiunsero il resto della compagnia videro molte spade sfoderate e le guardie che parlavano sommessamente.
<< Gli orchi non sembrano essersi accorti di noi, ma marciano verso i nostri confini. Siamo in numero sufficiente per sconfiggerli senza subire perdite significative >>, disse uno di loro non appena vide Elrond.
<< Ogni perdita è significativa. Teliadir, accompagna a casa i miei figli e invia dieci guerrieri. Li attaccheranno frontalmente, mentre noi arriveremo alle loro spalle >>.
<< Sì, signore >>.
Teliadir, uno dei guerrieri meno esperti, dal viso gioviale e lo sguardo sereno, si avvicinò portando per le redini il piccolo cavallo sul quale cavalcavano i gemelli.
Elrond s'inginocchiò per guardarli negli occhi e disse, << Un giorno questo compito spetterà a voi. Non abbiate fretta di crescere, poiché sono pochi gli anni che trascorrerete nella spensieratezza e molti negli affanni che la sapienza comporta >>, la sua voce si era addolcita e aveva perso quella nota di rimprovero che li aveva intimiditi poco prima.
Prese le loro spade di legno, li aiutò a salire in sella e poi glie le riconsegnò.
<< Mi affido a voi affinché badiate a Teliadir >>, sussurrò.
I piccoli elfi sorrisero, dimenticando la paura.
Si guardarono indietro un'ultima volta mentre il loro cavallo galoppava verso Gran Burrone, l'Ultima Casa Accogliente.

 
Traduzione delle frasi in Sindarin.
Adar: padre
Man presta le, adar?:  Cosa ti turba, padre?
Prestad?: C'è pericolo?
Ias?: Dove?
 
P.s. ho scritto alcuni dialoghi in Sindarin (e talvolta in Quenya) per rendere più verosimili le conversazioni. Nonostante ciò non sono un’esperta di lingua elfica, quindi, se doveste notare degli errori, fatemelo sapere e li correggerò.
   
 
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